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Home » Lifestyle » Goblin mode, il bello di essere impresentabili. Quando fare schifo diventa una tendenza

Goblin mode, il bello di essere impresentabili. Quando fare schifo diventa una tendenza

Il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è un modus vivendi che attinge da ’Euphoria’ e sta spopolando: "Una reazione alla vita perfetta che in genere scorre sui social"

Letizia Cini
5 Giugno 2022
Goblin mode. Il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è un modus vivendi alimentato da foto di Zendaya che si trascina sul pavimento di casa  Euphoria e che sta spopolando sui social

Sextortion: cresce numero minori vittime estorsioni a sfondo sessuale. Cos'è e come difendersi

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Il bello di essere abbrutiti. Sentirsi down e mostrarsi senza vergogna stesi come otarie spiaggiate, buttati sul divano o nel letto sfatto, in pigiama, a mangiare cibi golosi (stile Omer Simpson) con il viso emaciato, i capelli arruffati e il resto in disordine. Situazione di cui vergognarsi? Tutt’altro, pare stia diventando la tendenza del momento, che ha dato vita perfino a un’espressione ad hoc diventata virale: Goblin mode.

Goblin mode. Il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è un modus vivendi alimentato da foto di Zendaya che si trascina sul pavimento di casa  Euphoria e che sta spopolando sui social
Goblin mode: il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è una tendenza social alimenta dalle immagini di Zendaya che si trascina sul pavimento di casa in  Euphoria

Goblin mode: il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è una tendenza alimenta dalle immagini di Zendaya che si trascina sul pavimento di cas in  Euphoria e che sta spopolando sui social.

Che cos’è e cosa significa Goblin mode?

L’hashtag #goblinmode è associato a video, meme e post su Twitter, Instagram, TikTok, Facebook
L’hashtag #goblinmode è associato a video, meme e post su Twitter, Instagram, TikTok, Facebook

L’hashtag #goblinmode è associato a video, meme e post su Twitter, Instagram, TikTok, Facebook. L’espressione circolava già qualche anno fa, ricostruisce il Guardian. Ed è tornata alla ribalta come tendenza social ora, dopo che abbiamo fatto i conti con la pandemia e nel tempo in cui ogni giorno vediamo le immagini della guerra in Ucraina. L’uso dell’espressione è stato attribuito a Julia Fox attrice che ama stupire ma che, però, ha poi smentito di averla usata. La definizione nasce comunque dai Goblin, ovvero quegli esseri di fantasia non esattamente bellissimi e, infatti, tra chi sposa questa nuova filosofia di vita, spunta anche qualche travestimento con le orecchie a punta.

Com’è la modalità Goblin?

Declinata come trend social, ora sembra fare riferimento al lasciarsi andare, all’essere trasandati o almeno a non preoccuparsi troppo dell’aspetto, a passare il tempo senza fare niente, ad esempio guardando la tv o scrollando i social.
Proprio la pandemia aveva posto la questione dello stare a casa e aveva sdoganato l’idea di presentarsi in abiti informali, tanto che tute e pigiamoni impazzano. Ma non è solo una questione di estetica.

Nel Globin mode, è infatti possibile scorgere diverse istanze dello spirito del nostro tempo: forse una reazione alla vita perfetta che in genere scorre sui social, all’invito quasi ossessivo ad avere un aspetto curato e uno stile di vita attento a ogni dettaglio; un’opposizione alla positività a tutti i costi, al mantra che “se vuoi, ce la fai e raggiungi l’obiettivo”; forse un modo per evadere dalle brutture di questo momento; una prosecuzione del mood da lockdown; forse un approccio al tempo che sfugge all’iper produttività (si pensi alle dimissioni dal lavoro); ma il confine può essere labile con uno stato depresso, o quantomeno di abbattimento, di allontanamento dalla vita sociale, di disagio che si esprime nella sciatteria eccessiva.

Perché  la Goblin mode

La Generazione Zeta, più di ogni altra forse, è quella bombardata dalle modelle patinate senza un filo di cellulite, dai tutorial con quindici passaggi di skincare routine, dalle diete detox tutte sedano e frullati, dalle teorie sul giusto ciclo del sonno che guai ad interrompere i 90 minuti di fase REM, dal workout anche in casa 5 volte a settimana, dai ragazzi prodigio che a 23 anni hanno 6 lauree e vengono ammessi a 49 college, dal tuttopositive, tutti sempre felici, che sia per lo stato d’animo, il corpo imperfetto o l’acne. Un mix letale che fa della sua arma più potente l’ostentazione, che fa dei like la vera medaglia. E allora scatta il desiderio di essere Goblin. Il piacere di fare schifo. E forse, piuttosto che buttarci giù, potremmo dedicarci all’ozio, al vero relax, per riprendere le energie e la grinta, e affrontare la vita.

In sostanza, ‘andare in Goblin mode’ significa smettere di occuparsi di dettagli quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario, insomma campare in un pigiama chiazzato ecumenicamente di latte e sugo: abbrutirsi come se non ci fosse un domani…

La testimonianza

Declinata come trend social, ora sembra fare riferimento al lasciarsi andare, all’essere trasandati o almeno a non preoccuparsi troppo dell’aspetto, a passare il tempo senza fare niente, ad esempio guardando la tv o scrollando i social.
Declinata come trend social, la Goblin mode sembra fare riferimento al lasciarsi andare, all’essere trasandati o almeno a non preoccuparsi troppo dell’aspetto, a passare il tempo senza fare niente, ad esempio guardando la tv o scrollando i social

“La modalità Goblin non è un’identità permanente, ma uno stato d’animo. È come quando ti svegli alle 2 del mattino e vai in cucina indossando nient’altro che una lunga maglietta per fare uno spuntino strano – ha detto la persona dietro l’account Twitter Dave McNamee, indicato come l’ideatore del recente trend -. Si tratta di una completa mancanza di estetica. Perché a un Goblin dovrebbe importare che aspetto ha?”.
“È fantastico essere un Goblin – scrive un altro utente su Twitter -. Tutti sono così perfetti online, invece è bello entrare in contatto con la strana piccola creatura che vive dentro di te”.

Per chi vuole approfondire ilLibraio.it pubblica l’ironica riflessione della scrittrice Alice Basso, protagonista in libreria con ’Una stella senza luce’, secondo capitolo della serie dedicata alla dattilografa Anita.

Da Una stella senza luce di Alice Basso

’andare in Goblin mode’ significa smettere di occuparsi di dettagli quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario
’andare in Goblin mode’ significa smettere di occuparsi di dettagli quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario

“Non so voi, ma io ho iniziato a sentir spuntare un po’ ovunque il termine Goblin mode e non è che abbia capito subito benissimo cosa fosse. Poi mi hanno segnalato questo articolo, che a sua volta cita questo e questo, e l’ho capito (e mi sono anche chiesta se non dovessi preoccuparmi un filo per il fatto che me li avessero segnalati, come intuirete fra un attimo).
In sostanza, andare in goblin mode significa – fatemi trovare dei termini pubblicabili, che c’è il rischio che qualcuno di voi stia leggendo mentre mangia – smettere di occuparsi di quisquilie quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario, insomma campare in un pigiama chiazzato ecumenicamente di latte e sugo, ignorando piatti da scrostare, lenzuola da cambiare e docce in trauma da abbandono, e orbitando come le scimmie di 2001: Odissea nello spazio attorno all’unico attrezzo indispensabile all’esistenza: il pc portatile.

Insomma: abbrutirsi come se non ci fosse un domani, letteralmente come se non ci fosse un domani, visto che è un modus vivendi che mezzo mondo ha iniziato a coltivare dal lockdown, cioè da quando le nostre convinzioni sulla vita, gli anticorpi e tutto il resto hanno vacillato come vasi Ming a una festa di gomiti, e quando la vita e gli anticorpi perdono di significato e ogni giorno potrebbe essere la vigilia dell’Apocalisse cosa vuoi che conti se vai in giro in tuta o meglio, dopo una certa soglia, una tuta va in giro con dentro te.Ora, io non è che sia una fan del Goblin mode, però per una cosa sì, la devo ringraziare, questa nuova tendenza. Questo sdoganamento di quanto ci si possa lasciar andare…”

Ora

Goblin mode, il bello di 'fare schifo'
Goblin mode, il bello di ‘fare schifo’

Scopro dunque che ‘sto goblin mode (che continuerò a chiamare così perché volete mettere, è come dire “fare schifo tutto il giorno” ma facendolo sembrare trendy) ultimamente viene ammantato di rivendicazioni sociali.
Sarebbe a dire che una percentuale di influencer ha iniziato a farsi foto e video in goblin mode e a scrivere nelle caption non l’onesta verità, ossia che neanche loro c’han sempre voglia di metterci due ore e un quarto per lavarsi i capelli con sedici balsami e due phon brevettati dalla NASA, bensì slogan come “Rivendico il mio diritto di fare schifo”.

In contrapposizione, ovviamente, a quegli altri influencer – poveri retrogradi – che per anni hanno promulgato l’“estetica della ciambella glassata” (altra espressione meravigliosa), ossia ci hanno fatto credere che bisognasse essere costantemente lindi e lucidi e rosaglitterati, indossare completini carini a colori abbinati pure per far ginnastica a casa e in mano, possibilmente, avere sempre un centrifugato di broccoli e zenzero…
Io non è che sia una fan del Goblin mode. Voglio dire, io posso benissimo vegetare davanti a un monitor lasciando aspettare la doccia come uno spasimante sfigato, ma non è che ne vada fierissima. Però per una cosa sì, la devo ringraziare, questa nuova tendenza. Questo sdoganamento di quanto ci si possa lasciar andare, questo aver fatto un po’ tutti il callo a gente con i capelli da cuscino e i vestiti da petardo nell’armadio”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Il bello di essere abbrutiti. Sentirsi down e mostrarsi senza vergogna stesi come otarie spiaggiate, buttati sul divano o nel letto sfatto, in pigiama, a mangiare cibi golosi (stile Omer Simpson) con il viso emaciato, i capelli arruffati e il resto in disordine. Situazione di cui vergognarsi? Tutt’altro, pare stia diventando la tendenza del momento, che ha dato vita perfino a un’espressione ad hoc diventata virale: Goblin mode.
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Goblin mode: il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è una tendenza social alimenta dalle immagini di Zendaya che si trascina sul pavimento di casa in  Euphoria
Goblin mode: il lasciarsi andare volontario, rifiutando la perfezione patinata, è una tendenza alimenta dalle immagini di Zendaya che si trascina sul pavimento di cas in  Euphoria e che sta spopolando sui social.

Che cos’è e cosa significa Goblin mode?

L’hashtag #goblinmode è associato a video, meme e post su Twitter, Instagram, TikTok, Facebook
L’hashtag #goblinmode è associato a video, meme e post su Twitter, Instagram, TikTok, Facebook
L’hashtag #goblinmode è associato a video, meme e post su Twitter, Instagram, TikTok, Facebook. L’espressione circolava già qualche anno fa, ricostruisce il Guardian. Ed è tornata alla ribalta come tendenza social ora, dopo che abbiamo fatto i conti con la pandemia e nel tempo in cui ogni giorno vediamo le immagini della guerra in Ucraina. L’uso dell’espressione è stato attribuito a Julia Fox attrice che ama stupire ma che, però, ha poi smentito di averla usata. La definizione nasce comunque dai Goblin, ovvero quegli esseri di fantasia non esattamente bellissimi e, infatti, tra chi sposa questa nuova filosofia di vita, spunta anche qualche travestimento con le orecchie a punta.

Com'è la modalità Goblin?

Declinata come trend social, ora sembra fare riferimento al lasciarsi andare, all’essere trasandati o almeno a non preoccuparsi troppo dell’aspetto, a passare il tempo senza fare niente, ad esempio guardando la tv o scrollando i social. Proprio la pandemia aveva posto la questione dello stare a casa e aveva sdoganato l’idea di presentarsi in abiti informali, tanto che tute e pigiamoni impazzano. Ma non è solo una questione di estetica. Nel Globin mode, è infatti possibile scorgere diverse istanze dello spirito del nostro tempo: forse una reazione alla vita perfetta che in genere scorre sui social, all’invito quasi ossessivo ad avere un aspetto curato e uno stile di vita attento a ogni dettaglio; un’opposizione alla positività a tutti i costi, al mantra che “se vuoi, ce la fai e raggiungi l’obiettivo”; forse un modo per evadere dalle brutture di questo momento; una prosecuzione del mood da lockdown; forse un approccio al tempo che sfugge all’iper produttività (si pensi alle dimissioni dal lavoro); ma il confine può essere labile con uno stato depresso, o quantomeno di abbattimento, di allontanamento dalla vita sociale, di disagio che si esprime nella sciatteria eccessiva.

Perché  la Goblin mode

La Generazione Zeta, più di ogni altra forse, è quella bombardata dalle modelle patinate senza un filo di cellulite, dai tutorial con quindici passaggi di skincare routine, dalle diete detox tutte sedano e frullati, dalle teorie sul giusto ciclo del sonno che guai ad interrompere i 90 minuti di fase REM, dal workout anche in casa 5 volte a settimana, dai ragazzi prodigio che a 23 anni hanno 6 lauree e vengono ammessi a 49 college, dal tuttopositive, tutti sempre felici, che sia per lo stato d’animo, il corpo imperfetto o l’acne. Un mix letale che fa della sua arma più potente l’ostentazione, che fa dei like la vera medaglia. E allora scatta il desiderio di essere Goblin. Il piacere di fare schifo. E forse, piuttosto che buttarci giù, potremmo dedicarci all’ozio, al vero relax, per riprendere le energie e la grinta, e affrontare la vita. In sostanza, 'andare in Goblin mode’ significa smettere di occuparsi di dettagli quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario, insomma campare in un pigiama chiazzato ecumenicamente di latte e sugo: abbrutirsi come se non ci fosse un domani…

La testimonianza

Declinata come trend social, ora sembra fare riferimento al lasciarsi andare, all’essere trasandati o almeno a non preoccuparsi troppo dell’aspetto, a passare il tempo senza fare niente, ad esempio guardando la tv o scrollando i social.
Declinata come trend social, la Goblin mode sembra fare riferimento al lasciarsi andare, all’essere trasandati o almeno a non preoccuparsi troppo dell’aspetto, a passare il tempo senza fare niente, ad esempio guardando la tv o scrollando i social
“La modalità Goblin non è un’identità permanente, ma uno stato d’animo. È come quando ti svegli alle 2 del mattino e vai in cucina indossando nient’altro che una lunga maglietta per fare uno spuntino strano - ha detto la persona dietro l’account Twitter Dave McNamee, indicato come l’ideatore del recente trend -. Si tratta di una completa mancanza di estetica. Perché a un Goblin dovrebbe importare che aspetto ha?”. “È fantastico essere un Goblin – scrive un altro utente su Twitter -. Tutti sono così perfetti online, invece è bello entrare in contatto con la strana piccola creatura che vive dentro di te”. Per chi vuole approfondire ilLibraio.it pubblica l’ironica riflessione della scrittrice Alice Basso, protagonista in libreria con ’Una stella senza luce’, secondo capitolo della serie dedicata alla dattilografa Anita.

Da Una stella senza luce di Alice Basso

’andare in Goblin mode’ significa smettere di occuparsi di dettagli quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario
’andare in Goblin mode’ significa smettere di occuparsi di dettagli quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario
“Non so voi, ma io ho iniziato a sentir spuntare un po’ ovunque il termine Goblin mode e non è che abbia capito subito benissimo cosa fosse. Poi mi hanno segnalato questo articolo, che a sua volta cita questo e questo, e l’ho capito (e mi sono anche chiesta se non dovessi preoccuparmi un filo per il fatto che me li avessero segnalati, come intuirete fra un attimo). In sostanza, andare in goblin mode significa – fatemi trovare dei termini pubblicabili, che c’è il rischio che qualcuno di voi stia leggendo mentre mangia – smettere di occuparsi di quisquilie quali l’igiene personale e domestica, il rigore alimentare, l’estetica del vestiario, insomma campare in un pigiama chiazzato ecumenicamente di latte e sugo, ignorando piatti da scrostare, lenzuola da cambiare e docce in trauma da abbandono, e orbitando come le scimmie di 2001: Odissea nello spazio attorno all’unico attrezzo indispensabile all’esistenza: il pc portatile. Insomma: abbrutirsi come se non ci fosse un domani, letteralmente come se non ci fosse un domani, visto che è un modus vivendi che mezzo mondo ha iniziato a coltivare dal lockdown, cioè da quando le nostre convinzioni sulla vita, gli anticorpi e tutto il resto hanno vacillato come vasi Ming a una festa di gomiti, e quando la vita e gli anticorpi perdono di significato e ogni giorno potrebbe essere la vigilia dell’Apocalisse cosa vuoi che conti se vai in giro in tuta o meglio, dopo una certa soglia, una tuta va in giro con dentro te.Ora, io non è che sia una fan del Goblin mode, però per una cosa sì, la devo ringraziare, questa nuova tendenza. Questo sdoganamento di quanto ci si possa lasciar andare…” Ora
Goblin mode, il bello di 'fare schifo'
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