Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » Hind Lafram, la prima stilista italiana per donne musulmane: “Svelo i pregiudizi”

Hind Lafram, la prima stilista italiana per donne musulmane: “Svelo i pregiudizi”

Italomarocchina, la 28enne ha deciso di indossare il velo alle superiori, diventando una creatrice di moda professionista: “Ho sentito l’esigenza di un abbigliamento che coniugasse il mio essere italiana con il mio essere musulmana“

Domenico Guarino
3 Giugno 2022
Hind Lafram è una stilista italomarocchina le cui collezioni costituiscono un messaggio contro le discriminazioni e le oppressioni

Hind Lafram è una stilista italomarocchina le cui collezioni costituiscono un messaggio contro le discriminazioni e le oppressioni

Share on FacebookShare on Twitter

La moda contro i pregiudizi. Hind Lafram è una stilista italomarocchina le cui collezioni costituiscono un messaggio contro le discriminazioni e le oppressioni imposte dalla società alle donne, indipendentemente dal fatto che siano musulmane, atee, cattoliche o altro. Hind ha partecipato all’incontro nell’ambito della giornata Talenti per una società inclusiva, promosso dall’Istituto Sangalliche si è svolto il 30 maggio a Firenze presso l’Auditorium dell’Innovation Center di Fondazione CR Firenze, a chiusura del triennio di Formare per conoscere, conoscere per convivere. Religioni e cittadinanza’, nell’intento di riflettere non su una minoranza ma su più minoranze. Con lei Ahmed Abdullahi Abdullahi (consigliere comunale di Torino), Hamdan Al-Zeqri (mediatore interculturale e insegnante di lingua araba), Costanza Pagliai (Sorelle Apostole della Consolata), Filippo Tedeschi (assistente del rabbino-capo di Firenze) Alberto Tomberli (atleta non vedente di triathlon). L’abbiamo intervistata per Luce!

Da dove nasce la sua decisione di diventare stilista?

Hind Lafram stilista per donne musulmane
Hind Lafram stilista per donne musulmane: “Ho deciso di indossare il velo all’età di 12 anni ho sentito l’esigenza di un abbigliamento che coniugasse il mio essere italiana con il mio essere musulmana”

“Da un bisogno personale, all’inizio. Quando ho deciso di indossare il velo all’età di 12 anni ho sentito l’esigenza di un abbigliamento che coniugasse il mio essere italiana con il mio essere musulmana. Non trovandolo in giro e amando la moda ho deciso di crearmelo da sola. Facendo questo mi sono resa conto che questa esigenza non è solo mia ma è di tutte le ragazze musulmane nate e cresciute in Italia che si sentono italiane e allo steso tempo musulmane, e non vogliono tralasciare nessuna delle due parti. Quindi ho creato una moda che soddisfacesse queste esigenze, e, facendolo, ho anche sfatato tanti pregiudizi che ci sono intorno alle donne musulmane, tra cui quello che è obbligata ad indossare il velo e non che decida da sola di farlo”.

Ha mia vissuto o assistito a episodi di discriminazione contro le musulmane o i musulmani in genere?

Donne musulmane negli States mostrano i cartelli con il volto di una ragazza islamica che indossa il burqa fatto con la bandiera americana, simbolo di integrazione

“Certo, è una cosa con cui ormai conviviamo. E’ la normalità purtroppo. Dobbiamo dire che diminuisce per fortuna nel tempo, ma molto lentamente. Si va dagli sguardi, alle parole, alle azioni anche violente. Gli sguardi sono cosa di tutti i giorni: si va dalla curiosità, alla compassione, perché dall’altra parte pensano che tu sia obbligata ad esempio ad indossare il velo, e le persone provano pietà verso di te. Qualsiasi comportamento sbagliato di una persona viene poi associato all’intera comunità o religione e non al singolo che la commette, per cui se un musulmano, ad esempio, attraversa col rosso perché la strada è vuota, cosa che fanno tutti del resto, nel suo caso diventa l’occasione per dire che questo capita perché ‘loro sono fatti così, non rispettano le regole, etc’. Mia sorella è stata addirittura aggredita da una ragazza sul tram, perché si era scostata mentre lei passava col cane, e il suo gesto è stato interpretato come un’offesa, tanto che le è stato urlato ‘voi musulmani avete paura dei cani ma non avete paura di farvi esplodere’. E come se non bastasse, questa ragazza le ha anche sbattuto la testa cercando di toglierle il velo. Episodi così, e anche più gravi, capitano tutti i giorni, Alcune volte si denunciano altre no, perché si tende a tacere, anche per evitare ulteriori problemi. Invece io penso che è sbagliato, anche perché parlare può aiutare altre ragazze a non vivere queste situazioni”.

Per molti italiani e occidentali, il velo, ed in generale le regole islamiche di comportamento sono un limite alla libertà ed una violazione dei diritti umani, lei cosa risponde a proposito?

“Chi conosce veramente la religione islamica, sa che è l’ unica religione che dà diritti alle persone, e alle donne soprattutto. Parlo ovviamente della vera religione islamica, non quella che viene interpretata dalle persone per strada, ma quello che è il vero messaggio dell’Islam. L’Islam è più protettivo verso le donne per quanto riguarda i diritti. Basto pensare che centinaia di anni fa, il profeta Maometto ha sposato una donna lavoratrice che era il suo capo, un’ imprenditrice, più grande di lui d’età. Poi una donna divorziata. Ha dato dunque esempi che erano all’avanguardia per quei tempi. Del resto ancora oggi in molte religioni, cattolicesimo compreso, il divorzio è osteggiato e le donne che divorziano sono viste come delle poco di buono. Nell’Islam invece le donne hanno da sempre il diritto di eredità, il diritto di voto, e hanno conseguito tantissimi altri diritti prima ancora di qualsiasi altra cultura. L’Islam quando è arrivato ha elevato la posizione delle donne e le ha protette. Basti pensare che in molte culture le bambine appena nate venivano addirittura soppresse perché era un segno di vergogna. L’Islam ha posto fine a tutto questo. E del resto la donna è la vita”.

Cos’è la moda per lei?

Un capo sportivo della collezione disegnata per le donne mussulmane da
Un capo sportivo della collezione per le donne mussulmane disegnato dalla stilista Hind Lafram

“La moda per me è tanto. Innanzitutto è la mia passione. Poi la moda accomuna le persone indirettamente perché in ogni periodo storico, anche se non se ne rendono conto, tendono a vestirsi alla stessa maniera, o in maniera simile l’uno dall’altro. La moda è espressione, è cultura. E’ anche comunicazione: attraverso la moda si può comunicare qualsiasi cosa, si può cambiare la mentalità delle persone, si possono sfatare i pregiudizi, si può migliorare la società. Ad esempio, un tempo le donne erano costrette ad indossare abiti scomodi, stretti, per nulla confortevoli, per dimostrare di essere appartenenti ad una certa società. Poi è arrivata una stilista, Chanel, e con le sue creazioni ha cambiato le regole del gioco, unendo lo stile alla praticità. Il modo di vestire è sempre espressione della cultura di una società. Si pensi alla lunghezza dei vestiti, che ancora oggi condiziona il giudizio sociale sulle donne. Le donne musulmane sono ‘oppresse’ perché si vestono troppo e con abiti troppo lunghi. Però allo stesso tempo se una donna va in topless è una poco di buono. La società critica sempre il modo di vestire delle donne, e attraverso la moda le relega in un ruolo. Qualche settimana fa era stato in Francia una sentenza aveva dato il via libera al burkini in spiaggia e in piscina, ad esempio. Ma subito la decisione è stata contestata. Insomma. c’è sempre qualcuno che vuole decidere al posto delle donne, su cosa devono indossare e cosa no. Come è evidente quindi non è la religione che opprime la donna, ma la società. E in alcuni Paesi è lo Stato. La moda da questo punto di vista può essere uno strumento tanto di oppressione quanto di liberazione, a seconda di come la si usi.

Da dove prende ispirazione per le sue creazioni?

“Da tantissime cose: dai viaggi, dalle culture che incrocio, dal cibo… da tutto. Un profumo può ricordami un posto e quel posto delle forme e così via”.

Chi sono le sue clienti ideali?

Un capo elegante della stilista Hind Lafram
Un capo elegante della stilista Hind Lafram

“Non ho delle clienti ideali, la mia collezione non è solo per donne musulmane: è stata creata per loro tuttavia il mio stile non è esclusivo, ma inclusivo e vuole rivolgersi a tutte le donne che amano quella tipologia di abbigliamento o quella collezione. Tutte le donne sono le mie clienti ideali. Nella mia collezione ho delle proposte sia da giorno che da sera che da sport perché le donne ne hanno bisogno e per comunicare che anche le musulmane sono donne come tutte, eleganti nei momenti di festa ma anche informali nella vita di tutti i giorni. E fanno anche sport . Nella mia collezione ci sono proposte per il nuoto, l’equitazione, e altro ancora”.

Parliamo del burkini che fa sempre molto discutere. Qual è la sua proposta?

“Il mio burkini è un costume per nuotare tutto fatto con tessuti italiani, come il resto della mia collezione. Il tessuto del burkini che è un tessuto tecnico che si asciuga subito, non assorbe l’acqua e quindi non diventa pesante, protegge anche dai raggi uv. I miei Burkini non vengono indossati solo da donne musulmane ma anche da donne che hanno problemi di pelle, che non possono esporsi al sole. Del resto ho fatto veli e turbanti per donne che erano in cicli di chemioterapia e dunque volevano indossare copricapo eleganti per sentirsi a loro agio nel momento in cui la chemio fa perdere capelli. Il mio lavoro è trasversale”.

Progetti per il futuro?

“Tanti. La pandemia per molte cose è stata un freno, ma è stata anche l’occasione di progettare e riprogettare tante cose, tanti progetti per il futuro, per quando si fosse ripreso il tutto. Ora che sembra tutto stia riprendendo spero davvero di portare avanti alcuni progetti cui tengo molto ma che preferisco non svelare, perché penso che bisogna agire prima e poi parlare e non viceversa

Potrebbe interessarti anche

La campionessa di sci Mikaela Shiffrin (Instagram)
Sport

Mikaela Shiffrin parla del ciclo mestruale, il traduttore capisce tutt’altra cosa. E la gag diventa virale

27 Gennaio 2023
Michelle Yeoh nel film "Everything Everywhere All at Once"
Spettacolo

Everything Everywhere All at Once, l’attrice Michelle Yeoh è la prima donna asiatica candidata agli Oscar

28 Gennaio 2023
Maggie Maurer, il suo nome completo è Margaret Joy ed è nata nel 1990 nello stato di New York
Lifestyle

Maggie Maurer e il post mentre allatta la figlia nel backstage dello show couture di Schiaparelli

27 Gennaio 2023

Instagram

  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
La moda contro i pregiudizi. Hind Lafram è una stilista italomarocchina le cui collezioni costituiscono un messaggio contro le discriminazioni e le oppressioni imposte dalla società alle donne, indipendentemente dal fatto che siano musulmane, atee, cattoliche o altro. Hind ha partecipato all’incontro nell’ambito della giornata Talenti per una società inclusiva, promosso dall’Istituto Sangalliche si è svolto il 30 maggio a Firenze presso l’Auditorium dell’Innovation Center di Fondazione CR Firenze, a chiusura del triennio di Formare per conoscere, conoscere per convivere. Religioni e cittadinanza’, nell’intento di riflettere non su una minoranza ma su più minoranze. Con lei Ahmed Abdullahi Abdullahi (consigliere comunale di Torino), Hamdan Al-Zeqri (mediatore interculturale e insegnante di lingua araba), Costanza Pagliai (Sorelle Apostole della Consolata), Filippo Tedeschi (assistente del rabbino-capo di Firenze) Alberto Tomberli (atleta non vedente di triathlon). L’abbiamo intervistata per Luce! Da dove nasce la sua decisione di diventare stilista?
Hind Lafram stilista per donne musulmane
Hind Lafram stilista per donne musulmane: "Ho deciso di indossare il velo all’età di 12 anni ho sentito l’esigenza di un abbigliamento che coniugasse il mio essere italiana con il mio essere musulmana"
"Da un bisogno personale, all’inizio. Quando ho deciso di indossare il velo all’età di 12 anni ho sentito l’esigenza di un abbigliamento che coniugasse il mio essere italiana con il mio essere musulmana. Non trovandolo in giro e amando la moda ho deciso di crearmelo da sola. Facendo questo mi sono resa conto che questa esigenza non è solo mia ma è di tutte le ragazze musulmane nate e cresciute in Italia che si sentono italiane e allo steso tempo musulmane, e non vogliono tralasciare nessuna delle due parti. Quindi ho creato una moda che soddisfacesse queste esigenze, e, facendolo, ho anche sfatato tanti pregiudizi che ci sono intorno alle donne musulmane, tra cui quello che è obbligata ad indossare il velo e non che decida da sola di farlo". Ha mia vissuto o assistito a episodi di discriminazione contro le musulmane o i musulmani in genere?
Donne musulmane negli States mostrano i cartelli con il volto di una ragazza islamica che indossa il burqa fatto con la bandiera americana, simbolo di integrazione
"Certo, è una cosa con cui ormai conviviamo. E’ la normalità purtroppo. Dobbiamo dire che diminuisce per fortuna nel tempo, ma molto lentamente. Si va dagli sguardi, alle parole, alle azioni anche violente. Gli sguardi sono cosa di tutti i giorni: si va dalla curiosità, alla compassione, perché dall’altra parte pensano che tu sia obbligata ad esempio ad indossare il velo, e le persone provano pietà verso di te. Qualsiasi comportamento sbagliato di una persona viene poi associato all’intera comunità o religione e non al singolo che la commette, per cui se un musulmano, ad esempio, attraversa col rosso perché la strada è vuota, cosa che fanno tutti del resto, nel suo caso diventa l’occasione per dire che questo capita perché ‘loro sono fatti così, non rispettano le regole, etc'. Mia sorella è stata addirittura aggredita da una ragazza sul tram, perché si era scostata mentre lei passava col cane, e il suo gesto è stato interpretato come un’offesa, tanto che le è stato urlato 'voi musulmani avete paura dei cani ma non avete paura di farvi esplodere'. E come se non bastasse, questa ragazza le ha anche sbattuto la testa cercando di toglierle il velo. Episodi così, e anche più gravi, capitano tutti i giorni, Alcune volte si denunciano altre no, perché si tende a tacere, anche per evitare ulteriori problemi. Invece io penso che è sbagliato, anche perché parlare può aiutare altre ragazze a non vivere queste situazioni". Per molti italiani e occidentali, il velo, ed in generale le regole islamiche di comportamento sono un limite alla libertà ed una violazione dei diritti umani, lei cosa risponde a proposito? "Chi conosce veramente la religione islamica, sa che è l’ unica religione che dà diritti alle persone, e alle donne soprattutto. Parlo ovviamente della vera religione islamica, non quella che viene interpretata dalle persone per strada, ma quello che è il vero messaggio dell’Islam. L’Islam è più protettivo verso le donne per quanto riguarda i diritti. Basto pensare che centinaia di anni fa, il profeta Maometto ha sposato una donna lavoratrice che era il suo capo, un’ imprenditrice, più grande di lui d’età. Poi una donna divorziata. Ha dato dunque esempi che erano all’avanguardia per quei tempi. Del resto ancora oggi in molte religioni, cattolicesimo compreso, il divorzio è osteggiato e le donne che divorziano sono viste come delle poco di buono. Nell’Islam invece le donne hanno da sempre il diritto di eredità, il diritto di voto, e hanno conseguito tantissimi altri diritti prima ancora di qualsiasi altra cultura. L’Islam quando è arrivato ha elevato la posizione delle donne e le ha protette. Basti pensare che in molte culture le bambine appena nate venivano addirittura soppresse perché era un segno di vergogna. L’Islam ha posto fine a tutto questo. E del resto la donna è la vita". Cos’è la moda per lei?
Un capo sportivo della collezione disegnata per le donne mussulmane da
Un capo sportivo della collezione per le donne mussulmane disegnato dalla stilista Hind Lafram
"La moda per me è tanto. Innanzitutto è la mia passione. Poi la moda accomuna le persone indirettamente perché in ogni periodo storico, anche se non se ne rendono conto, tendono a vestirsi alla stessa maniera, o in maniera simile l’uno dall’altro. La moda è espressione, è cultura. E’ anche comunicazione: attraverso la moda si può comunicare qualsiasi cosa, si può cambiare la mentalità delle persone, si possono sfatare i pregiudizi, si può migliorare la società. Ad esempio, un tempo le donne erano costrette ad indossare abiti scomodi, stretti, per nulla confortevoli, per dimostrare di essere appartenenti ad una certa società. Poi è arrivata una stilista, Chanel, e con le sue creazioni ha cambiato le regole del gioco, unendo lo stile alla praticità. Il modo di vestire è sempre espressione della cultura di una società. Si pensi alla lunghezza dei vestiti, che ancora oggi condiziona il giudizio sociale sulle donne. Le donne musulmane sono ‘oppresse’ perché si vestono troppo e con abiti troppo lunghi. Però allo stesso tempo se una donna va in topless è una poco di buono. La società critica sempre il modo di vestire delle donne, e attraverso la moda le relega in un ruolo. Qualche settimana fa era stato in Francia una sentenza aveva dato il via libera al burkini in spiaggia e in piscina, ad esempio. Ma subito la decisione è stata contestata. Insomma. c’è sempre qualcuno che vuole decidere al posto delle donne, su cosa devono indossare e cosa no. Come è evidente quindi non è la religione che opprime la donna, ma la società. E in alcuni Paesi è lo Stato. La moda da questo punto di vista può essere uno strumento tanto di oppressione quanto di liberazione, a seconda di come la si usi. Da dove prende ispirazione per le sue creazioni? "Da tantissime cose: dai viaggi, dalle culture che incrocio, dal cibo… da tutto. Un profumo può ricordami un posto e quel posto delle forme e così via". Chi sono le sue clienti ideali?
Un capo elegante della stilista Hind Lafram
Un capo elegante della stilista Hind Lafram
"Non ho delle clienti ideali, la mia collezione non è solo per donne musulmane: è stata creata per loro tuttavia il mio stile non è esclusivo, ma inclusivo e vuole rivolgersi a tutte le donne che amano quella tipologia di abbigliamento o quella collezione. Tutte le donne sono le mie clienti ideali. Nella mia collezione ho delle proposte sia da giorno che da sera che da sport perché le donne ne hanno bisogno e per comunicare che anche le musulmane sono donne come tutte, eleganti nei momenti di festa ma anche informali nella vita di tutti i giorni. E fanno anche sport . Nella mia collezione ci sono proposte per il nuoto, l’equitazione, e altro ancora". Parliamo del burkini che fa sempre molto discutere. Qual è la sua proposta? "Il mio burkini è un costume per nuotare tutto fatto con tessuti italiani, come il resto della mia collezione. Il tessuto del burkini che è un tessuto tecnico che si asciuga subito, non assorbe l’acqua e quindi non diventa pesante, protegge anche dai raggi uv. I miei Burkini non vengono indossati solo da donne musulmane ma anche da donne che hanno problemi di pelle, che non possono esporsi al sole. Del resto ho fatto veli e turbanti per donne che erano in cicli di chemioterapia e dunque volevano indossare copricapo eleganti per sentirsi a loro agio nel momento in cui la chemio fa perdere capelli. Il mio lavoro è trasversale". Progetti per il futuro? "Tanti. La pandemia per molte cose è stata un freno, ma è stata anche l’occasione di progettare e riprogettare tante cose, tanti progetti per il futuro, per quando si fosse ripreso il tutto. Ora che sembra tutto stia riprendendo spero davvero di portare avanti alcuni progetti cui tengo molto ma che preferisco non svelare, perché penso che bisogna agire prima e poi parlare e non viceversa
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto