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Home » Lifestyle » Home Pride Home: la formula vincente per una casa e una famiglia ‘a misura Lgbt+’

Home Pride Home: la formula vincente per una casa e una famiglia ‘a misura Lgbt+’

Tre incontri per raccontare, partendo da un’esperienza di vita vissuta, quanto sia importante il supporto del contesto familiare e sociale alle persone Lgbt+

Marianna Grazi
31 Luglio 2022
Il talk organizzato da Ikea e Agedo a Milano il 9 luglio a cui ha preso parte Diego Passoni

Il talk organizzato da Ikea e Agedo a Milano il 9 luglio a cui ha preso parte Diego Passoni

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Se il lockdown è stato un periodo a dir poco difficile per tutti, immaginatevi per coloro che, proprio durante quegli interminabili mesi di chiusure dovuti alla pandemia, hanno rivelato la loro vera identità di genere o il loro orientamento sessuale. Nessuna via d’uscita, nel bene e nel male. Dati drammatici raccontano quanto le persone Lgbt+ abbiano sofferto durante i lockdown per il Covid-19, per questo Ikea e Agedo hanno scelto di collaborare per dare una risposta concreta a queste problematiche. “La nostra idea di casa è che questa sia bella ma anche accogliente, un luogo dell’inclusione – spiega Chiara Buonvino, Equality, Diversity and Inclusion Leader Ikea Italia HQ –. Forti di questi dati abbiamo individuato in Agedo l’associazione principale per aiutarci. Chi meglio di loro che si occupano di ricevere le preoccupazioni e le emozioni dei genitori che accolgono il coming out?”.

ikea+agedo
Il talk di Milano organizzato da Ikea con Agedo per spronare le persone e i dipendenti aziendali ad essere alleati attivi della comunità Lgbt+

L’associazione di genitori, parenti, amiche e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*+ che da quasi 30 anni affianca i genitori, si è rivelata, insomma, la perfetta alleata per l’iniziativa della nota azienda specializzata nella vendita di mobili e complementi d’arredo. In realtà Ikea e Agedo si sono ‘conosciute’ molto prima: “Leggenda narra che già all’EuroPride di Roma di oltre 10 anni fa iniziarono i contatti”. Quest’anno tre città (Roma, Catania e Milano) hanno ospitato dei talk aperti al pubblico dove poter discutere insieme, anche a un influencer locale riconosciuto dalla comunità Lgbt+ e partendo da un’esperienza di vita vissuta, su quanto sia importante il supporto del contesto familiare e sociale e come questo possa esprimersi concretamente ogni giorno. Perché la casa e la famiglia siano davvero il luogo da poter chiamare “Home Pride Home“.

L’approccio di Ikea alla D&I

“In Ikea abbiamo un approccio proattivo alla diversità e all’inclusione. Basti pensare che esiste il mio ruolo in tutti i Paesi del gruppo Ikea – dice a Luce! Chiara Buonvino –. Abbiamo un Equality Plan che, a distanza di 3 anni, va a definire gli obiettivi che vogliamo raggiungere. In particolare ci occupiamo di tutte le aree della diversità, da quella di genere alle persone con disabilità o rifugiate, ma anche diversità generazionale – aggiunge –. Per noi diversità è quindi il datore di lavoro che cerca di far sì che i nostri dipendenti riflettano quella che è la molteplicità della società: abbiamo circa 7.500 dipendenti e ci sentiamo una piccola società nella società”.

Chiara Buonvino Ikea
Chiara Buonvino, Equality, Diversity and Inclusion Leader Ikea Italia HQ

Oltre all’attenzione alla diversità serve anche promuovere una vera inclusione: “Il nostro obiettivo è quello di essere attenti tanto all’interno quanto attori di cambiamento importanti all’esterno, essere un brand che promuove un’idea di società più aperta e paritaria“. Ed è in questa direzione che va l’ultima iniziativa con Agedo, perché le tematiche Lgbt+ rappresentano un’area che a Ikea sta molto a cuore, “su cui abbiamo un impegno risalente nel tempo: siamo state una delle prime aziende a livello nazionale che internamente, prima ancora che entrasse in vigore la Legge Cirinnà sulle unioni civili, ha riconosciuto i congedi per i colleghi che contraevano matrimonio o unione civile all’estero. Siamo impegnati in tante attività di sensibilizzazione interna e con Agedo abbiamo avuto bellissimi momenti di talk in cui abbiamo cercato di spiegar, ai nostri soci family e alle nostre persone, come poter diventare alleati attivi della comunità“, conclude Buonvino.

Alleati di genitori, parenti e amici: l’impegno di Agedo

Agedo è un’associazione di genitori, parenti e amici di persone Lgbt+, nata 30 anni fa su iniziativa di una mamma, Paola dall’Orto, quando suo figlio, allora 17enne, ha fatto coming out. “All’epoca era molto difficile per coloro che lo facevano ma altrettanto era per le famiglie che accoglievano questa informazione. Paola si è trovata in grande difficoltà, però ha lavorato molto su se stessa e l’amore nei confronti di Giovanni l’ha guidata nei primi passi. Ne sono nati un libro -a quattro mani con il figlio- e l’associazione”, racconta Elena Broggi, vicepresidente nazionale Agedo. All’epoca l’associazione si occupava soprattutto di genitori di ragazzi e ragazze omosessuali, perché quella era l’emergenza e il bisogno allora, ma faceva anche un lavoro sulla società, nelle scuole, per cercare invece informazioni.

“Nel frattempo l’Oms aveva depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie: si è capito che nessuno sceglie di essere gay o lesbica ma è la natura di queste persone e come tale va accettata e rispettata”, puntualizza Broggi, che fa parte della sede locale di Vebania/Arona. La società è andata avanti, i bisogni e le esigenze sono si sono modificate e questo ha fatto sì che anche Agedo cambiasse. “Poco per volta l’associazione si è aperta ad altre realtà, soprattutto attualmente a quella transgender che sentono l’urgenza di dire di sé quello che sono. E lo devono dire pubblicamente, non deve essere un segreto che si portano dietro a lungo. Questo mette le famiglie nella condizione di dover lavorare su di sé e camminare insieme ai propri figli e alle proprie figlie, perché questi non potrebbero farcela senza un sostegno fortissimo da parte della famiglia”. Oggi l’associazione si occupa di diritti, di portare un messaggio di rispetto e uguaglianza nei confronti di tutti e tutte, fa ancora assistenza e supporto ai genitori nel momento del coming out, “ma nello stesso tempo vuole portare le corrette informazioni nella società. E questo lo fa sia parlando nelle scuole, nelle aziende, che in tutti gli ambiti in cui veniamo chiamati a esporci”, conclude la vicepresidente.

Lockdown e identità di genere: sempre più giovani

Ikea e Agedo Milano
I responsabili di Ikea e i testimoni Agedo, con ospite Diego Passoni, durante il talk di Milano lo scorso 9 luglio

Donatella Siringo, presidente Agedo Genova, racconta a Luce! questo cambiamento, che ha osservato direttamente nella sezione locale ligure: “Fino a qualche anno fa – dice – il gruppo dei genitori, parenti, amici era costituito  da persone che erano legate a ragazzi omosessuali. Negli ultimi anni, in particolare in quelli del Covid, la situazione si è completamente ribaltata. Abbiamo avuto in pochi mesi una ventina di richieste di famiglie e genitori di ragazzi che avevano fatto coming out come persone transgender e avevano comunicato alla famiglia il loro bisogno di transitare verso l’atro genere”. La particolarità è stata la giovanissima età di questi, tutti minorenni e “tra questi persone di 12/13 anni, che per noi genitori è piuttosto sconvolgente”.

Il primo incontro tra chi chiede aiuto e Agedo avviene di solito individualmente o con massimo 2/3 persone, poi questo parente o amico viene inserito nel gruppo di supporto. “Ricordo un incontro con una mamma psicologa, che ci diceva che sua figlia aveva detto di sentirsi non binary quando aveva appena 12 anni. La mamma non pensava neanche ce l’avesse una sessualità. In Agedo siamo genitori eterosessuali, quindi è già diverso rispetto a noi l’orientamento sessuale dei figli, figuriamoci poi il coming out che riguarda un’identità di genere”, continua Siringo.

Trangenderismo: cosa comporta per figli e genitori

“I genitori che ci chiedono aiuto rispetto alla necessità di transizione di genere dei ragazzi e ragazze devono innanzitutto elaborare un lutto. Quello della perdita di quello/a che pensavano essere il proprio figlio o figlia. E fra questo momento e quello nel quale scoprono che ne stanno conquistando una o uno passa del tempo, è un lavoro che necessita una grande introspezione per i genitori”, spiega Donatella Siringo. Dall’altra parte i figli sentono la necessità di intraprendere un percorso di metamorfosi che è faticoso e a volte le liste di attesa sono molto lunghe. Nel periodo del lockdown anche a Genova (qui e a Firenze viene seguito il protocollo we pat, meno medicalizzato), tutto questo è saltato. “Spesso è difficile, per noi adulti, comprendere l’ansietà che hanno di fare presto. Questo perché non riflettiamo che quando loro fanno coming out sono alla fine di un percorso che è iniziato molti anni prima. E questo crea un grande gap con la famiglia perché questa è invece all’inizio. Così la rete di amici, l’ambiente scolastico, che oltre a essere informati chiedono un tempo per ‘digerire’ di questa informazione”, aggiunge.

Per fortuna, sempre di più, si parla anche in Italia di carriera alias negli istituti scolastici. “Noi di Agedo stiamo lavorando molto sul tema, esiste un protocollo che è stato formalizzato con GenderLens e devo dire che nelle scuole in cui la carriera alias viene istituita per i ragazzi questo è un notevole aiuto. Anche perché la maggioranza dei minori, all’inizio della transizione, ha abbandonato la scuola – evidenzia -. Si crea ulteriore marginalità per questi ragazzi che sono già provati da quello che stanno vivendo e i fenomeni di autolesionismo, i tentativi di suicidio sono all’ordine del giorno”.

Quali sono state le misure adottate, da Ikea e Agedo singolarmente, per supportare la comunità Lgbt+ soprattutto nel periodo del lockdown e qual è stata la risposta che hanno avuto dalla società?

Le testimonianze di familiari e amici di persone Lgbt+ dell’associazione Agedo durante il talk di Milano con Ikea

Elena Broggi (AGEDO): “In Agedo abbiamo riscontrato problemi all’interno delle famiglie quando c’era stato un coming out recente e quando c’erano già delle incomprensioni. Chiaramente con il lockdown tutto si è complicato e la sofferenza è diventata più importante. Allo stesso tempo, però, la nostra grande fortuna sono state le videocall, la possibilità di vederci e di parlare a tantissime persone semplicemente stando a casa. Questo ha aperto una finestra importantissima. Per tutto il periodo  del lockdown, e sta continuando ancora adesso, abbiamo fatto diversi incontri con aziende che richiedevano le nostre testimonianze proprio per sensibilizzare i dipendenti a essere più inclusivi e attenti. Questo anche grazie alla collaborazione con Pars Liberi Tutti, associazione di aziende di cui è partner anche Ikea, che ci ha invitato a portare un invito ad essere alleati attivi della comunità Lgbt+. Così siamo riusciti a raggiungere tante realtà prima lontane, e quando parli ai dipendenti parli alle famiglie, a uomini e donne”. 

Chiara Buonvino (IKEA): “I talk hanno avuto una grandissima partecipazione e più che parlare di sensibilizzazione, sul tema Lgbt+, in Ikea siamo già oltre, siamo già nell’orgoglio. Sono stati un momento di confronto importante e gli incontri di quest’anno sugli alleati attivi hanno dato degli strumenti in più anche alle nostre persone. Noi abbiamo anche una rete di Equality Diversity & Inclusion ambassador: in tutte le nostre unità abbiamo dipendenti che sono ambasciatori sulla D&I e chiaramente il tema dei diritti della comunità Lgbt+ ce l’hanno molto a cuore. Ai talk e alle iniziative a livello nazionale questi fanno sempre seguire altrettanti impegni a livello locale. Rispetto al lockdown abbiamo attivato per tutte le nostre persone un Employee assistance program, la possibilità di usufruire di un supporto psicologico durante il periodo della pandemia che però sta ancora continuando. Le possibilità di confronto sono veramente ampie, in un programma che rientra in un progetto di welfare più ampio”. 

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza

Se il lockdown è stato un periodo a dir poco difficile per tutti, immaginatevi per coloro che, proprio durante quegli interminabili mesi di chiusure dovuti alla pandemia, hanno rivelato la loro vera identità di genere o il loro orientamento sessuale. Nessuna via d'uscita, nel bene e nel male. Dati drammatici raccontano quanto le persone Lgbt+ abbiano sofferto durante i lockdown per il Covid-19, per questo Ikea e Agedo hanno scelto di collaborare per dare una risposta concreta a queste problematiche. "La nostra idea di casa è che questa sia bella ma anche accogliente, un luogo dell’inclusione – spiega Chiara Buonvino, Equality, Diversity and Inclusion Leader Ikea Italia HQ –. Forti di questi dati abbiamo individuato in Agedo l’associazione principale per aiutarci. Chi meglio di loro che si occupano di ricevere le preoccupazioni e le emozioni dei genitori che accolgono il coming out?".

ikea+agedo
Il talk di Milano organizzato da Ikea con Agedo per spronare le persone e i dipendenti aziendali ad essere alleati attivi della comunità Lgbt+

L’associazione di genitori, parenti, amiche e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*+ che da quasi 30 anni affianca i genitori, si è rivelata, insomma, la perfetta alleata per l'iniziativa della nota azienda specializzata nella vendita di mobili e complementi d'arredo. In realtà Ikea e Agedo si sono 'conosciute' molto prima: "Leggenda narra che già all’EuroPride di Roma di oltre 10 anni fa iniziarono i contatti". Quest'anno tre città (Roma, Catania e Milano) hanno ospitato dei talk aperti al pubblico dove poter discutere insieme, anche a un influencer locale riconosciuto dalla comunità Lgbt+ e partendo da un’esperienza di vita vissuta, su quanto sia importante il supporto del contesto familiare e sociale e come questo possa esprimersi concretamente ogni giorno. Perché la casa e la famiglia siano davvero il luogo da poter chiamare "Home Pride Home".

L’approccio di Ikea alla D&I

“In Ikea abbiamo un approccio proattivo alla diversità e all’inclusione. Basti pensare che esiste il mio ruolo in tutti i Paesi del gruppo Ikea – dice a Luce! Chiara Buonvino –. Abbiamo un Equality Plan che, a distanza di 3 anni, va a definire gli obiettivi che vogliamo raggiungere. In particolare ci occupiamo di tutte le aree della diversità, da quella di genere alle persone con disabilità o rifugiate, ma anche diversità generazionale – aggiunge –. Per noi diversità è quindi il datore di lavoro che cerca di far sì che i nostri dipendenti riflettano quella che è la molteplicità della società: abbiamo circa 7.500 dipendenti e ci sentiamo una piccola società nella società".

Chiara Buonvino Ikea
Chiara Buonvino, Equality, Diversity and Inclusion Leader Ikea Italia HQ

Oltre all'attenzione alla diversità serve anche promuovere una vera inclusione: "Il nostro obiettivo è quello di essere attenti tanto all’interno quanto attori di cambiamento importanti all’esterno, essere un brand che promuove un’idea di società più aperta e paritaria". Ed è in questa direzione che va l'ultima iniziativa con Agedo, perché le tematiche Lgbt+ rappresentano un’area che a Ikea sta molto a cuore, "su cui abbiamo un impegno risalente nel tempo: siamo state una delle prime aziende a livello nazionale che internamente, prima ancora che entrasse in vigore la Legge Cirinnà sulle unioni civili, ha riconosciuto i congedi per i colleghi che contraevano matrimonio o unione civile all’estero. Siamo impegnati in tante attività di sensibilizzazione interna e con Agedo abbiamo avuto bellissimi momenti di talk in cui abbiamo cercato di spiegar, ai nostri soci family e alle nostre persone, come poter diventare alleati attivi della comunità", conclude Buonvino.

Alleati di genitori, parenti e amici: l'impegno di Agedo

Agedo è un’associazione di genitori, parenti e amici di persone Lgbt+, nata 30 anni fa su iniziativa di una mamma, Paola dall’Orto, quando suo figlio, allora 17enne, ha fatto coming out. "All’epoca era molto difficile per coloro che lo facevano ma altrettanto era per le famiglie che accoglievano questa informazione. Paola si è trovata in grande difficoltà, però ha lavorato molto su se stessa e l’amore nei confronti di Giovanni l’ha guidata nei primi passi. Ne sono nati un libro -a quattro mani con il figlio- e l’associazione", racconta Elena Broggi, vicepresidente nazionale Agedo. All’epoca l'associazione si occupava soprattutto di genitori di ragazzi e ragazze omosessuali, perché quella era l’emergenza e il bisogno allora, ma faceva anche un lavoro sulla società, nelle scuole, per cercare invece informazioni.

"Nel frattempo l’Oms aveva depennato l’omosessualità dall’elenco delle malattie: si è capito che nessuno sceglie di essere gay o lesbica ma è la natura di queste persone e come tale va accettata e rispettata", puntualizza Broggi, che fa parte della sede locale di Vebania/Arona. La società è andata avanti, i bisogni e le esigenze sono si sono modificate e questo ha fatto sì che anche Agedo cambiasse. "Poco per volta l’associazione si è aperta ad altre realtà, soprattutto attualmente a quella transgender che sentono l’urgenza di dire di sé quello che sono. E lo devono dire pubblicamente, non deve essere un segreto che si portano dietro a lungo. Questo mette le famiglie nella condizione di dover lavorare su di sé e camminare insieme ai propri figli e alle proprie figlie, perché questi non potrebbero farcela senza un sostegno fortissimo da parte della famiglia". Oggi l'associazione si occupa di diritti, di portare un messaggio di rispetto e uguaglianza nei confronti di tutti e tutte, fa ancora assistenza e supporto ai genitori nel momento del coming out, "ma nello stesso tempo vuole portare le corrette informazioni nella società. E questo lo fa sia parlando nelle scuole, nelle aziende, che in tutti gli ambiti in cui veniamo chiamati a esporci", conclude la vicepresidente.

Lockdown e identità di genere: sempre più giovani

Ikea e Agedo Milano
I responsabili di Ikea e i testimoni Agedo, con ospite Diego Passoni, durante il talk di Milano lo scorso 9 luglio

Donatella Siringo, presidente Agedo Genova, racconta a Luce! questo cambiamento, che ha osservato direttamente nella sezione locale ligure: "Fino a qualche anno fa - dice - il gruppo dei genitori, parenti, amici era costituito  da persone che erano legate a ragazzi omosessuali. Negli ultimi anni, in particolare in quelli del Covid, la situazione si è completamente ribaltata. Abbiamo avuto in pochi mesi una ventina di richieste di famiglie e genitori di ragazzi che avevano fatto coming out come persone transgender e avevano comunicato alla famiglia il loro bisogno di transitare verso l’atro genere". La particolarità è stata la giovanissima età di questi, tutti minorenni e "tra questi persone di 12/13 anni, che per noi genitori è piuttosto sconvolgente".

Il primo incontro tra chi chiede aiuto e Agedo avviene di solito individualmente o con massimo 2/3 persone, poi questo parente o amico viene inserito nel gruppo di supporto. "Ricordo un incontro con una mamma psicologa, che ci diceva che sua figlia aveva detto di sentirsi non binary quando aveva appena 12 anni. La mamma non pensava neanche ce l’avesse una sessualità. In Agedo siamo genitori eterosessuali, quindi è già diverso rispetto a noi l’orientamento sessuale dei figli, figuriamoci poi il coming out che riguarda un’identità di genere", continua Siringo.

Trangenderismo: cosa comporta per figli e genitori

"I genitori che ci chiedono aiuto rispetto alla necessità di transizione di genere dei ragazzi e ragazze devono innanzitutto elaborare un lutto. Quello della perdita di quello/a che pensavano essere il proprio figlio o figlia. E fra questo momento e quello nel quale scoprono che ne stanno conquistando una o uno passa del tempo, è un lavoro che necessita una grande introspezione per i genitori", spiega Donatella Siringo. Dall’altra parte i figli sentono la necessità di intraprendere un percorso di metamorfosi che è faticoso e a volte le liste di attesa sono molto lunghe. Nel periodo del lockdown anche a Genova (qui e a Firenze viene seguito il protocollo we pat, meno medicalizzato), tutto questo è saltato. "Spesso è difficile, per noi adulti, comprendere l’ansietà che hanno di fare presto. Questo perché non riflettiamo che quando loro fanno coming out sono alla fine di un percorso che è iniziato molti anni prima. E questo crea un grande gap con la famiglia perché questa è invece all’inizio. Così la rete di amici, l’ambiente scolastico, che oltre a essere informati chiedono un tempo per 'digerire’ di questa informazione", aggiunge.

Per fortuna, sempre di più, si parla anche in Italia di carriera alias negli istituti scolastici. "Noi di Agedo stiamo lavorando molto sul tema, esiste un protocollo che è stato formalizzato con GenderLens e devo dire che nelle scuole in cui la carriera alias viene istituita per i ragazzi questo è un notevole aiuto. Anche perché la maggioranza dei minori, all’inizio della transizione, ha abbandonato la scuola - evidenzia -. Si crea ulteriore marginalità per questi ragazzi che sono già provati da quello che stanno vivendo e i fenomeni di autolesionismo, i tentativi di suicidio sono all’ordine del giorno".

Quali sono state le misure adottate, da Ikea e Agedo singolarmente, per supportare la comunità Lgbt+ soprattutto nel periodo del lockdown e qual è stata la risposta che hanno avuto dalla società?

Le testimonianze di familiari e amici di persone Lgbt+ dell'associazione Agedo durante il talk di Milano con Ikea

Elena Broggi (AGEDO): “In Agedo abbiamo riscontrato problemi all’interno delle famiglie quando c’era stato un coming out recente e quando c’erano già delle incomprensioni. Chiaramente con il lockdown tutto si è complicato e la sofferenza è diventata più importante. Allo stesso tempo, però, la nostra grande fortuna sono state le videocall, la possibilità di vederci e di parlare a tantissime persone semplicemente stando a casa. Questo ha aperto una finestra importantissima. Per tutto il periodo  del lockdown, e sta continuando ancora adesso, abbiamo fatto diversi incontri con aziende che richiedevano le nostre testimonianze proprio per sensibilizzare i dipendenti a essere più inclusivi e attenti. Questo anche grazie alla collaborazione con Pars Liberi Tutti, associazione di aziende di cui è partner anche Ikea, che ci ha invitato a portare un invito ad essere alleati attivi della comunità Lgbt+. Così siamo riusciti a raggiungere tante realtà prima lontane, e quando parli ai dipendenti parli alle famiglie, a uomini e donne". 

Chiara Buonvino (IKEA): “I talk hanno avuto una grandissima partecipazione e più che parlare di sensibilizzazione, sul tema Lgbt+, in Ikea siamo già oltre, siamo già nell’orgoglio. Sono stati un momento di confronto importante e gli incontri di quest’anno sugli alleati attivi hanno dato degli strumenti in più anche alle nostre persone. Noi abbiamo anche una rete di Equality Diversity & Inclusion ambassador: in tutte le nostre unità abbiamo dipendenti che sono ambasciatori sulla D&I e chiaramente il tema dei diritti della comunità Lgbt+ ce l’hanno molto a cuore. Ai talk e alle iniziative a livello nazionale questi fanno sempre seguire altrettanti impegni a livello locale. Rispetto al lockdown abbiamo attivato per tutte le nostre persone un Employee assistance program, la possibilità di usufruire di un supporto psicologico durante il periodo della pandemia che però sta ancora continuando. Le possibilità di confronto sono veramente ampie, in un programma che rientra in un progetto di welfare più ampio". 

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