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Home » Lifestyle » Il prezzo da pagare per le anime non gemelle: quando ‘doppia a uso singolo’ non è più solo la stanza

Il prezzo da pagare per le anime non gemelle: quando ‘doppia a uso singolo’ non è più solo la stanza

Quanto vale la libertà dei single? Tra costi raddoppiati, se va bene, per la spesa alimentare, per l'affitto e per l'auto, a cui si aggiungono le tasse, il prezzo è decisamente spropositato. E non basta certo il santo protettore per compensare

Domenico Guarino
2 Gennaio 2022
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Hanno anche un santo protettore, San Faustino, ma di certo la loro vita non è beata. Parliamo dei single. Le anime ‘non gemelle’ il cui numero è in aumento esponenziale. Per scelta, o per necessità. Vero che la Chiesa, quella con la C maiuscola, ha sempre rigettato al mittente le ‘ardite’ interpretazioni della vita di Faustino, arrestato e decapitato con il fratello Giovita a Brescia, città di cui i due sono diventati patroni. La loro leggenda è tramandata da una Passio di carattere romanzesco (forse non a caso…) composta tra l’VIII e il XI secolo, sulla scorta di un testo più antico non pervenuto. Secondo la Sacra Romana Ecclesia in realtà Faustino sarebbe assurto agli onori dei single semplicemente perché si festeggia il giorno dopo San Valentino, e perché il suo nome, a differenza del fratello, era assonante con quello dell’illustre ‘precedente’ nel calendario. Comunque sia, se non proprio martirizzati, i protetti di San Faustino sono spesso costretti ad una vita irta di difficoltà. E a pagare quello che potremmo definire come ‘il prezzo della libertà’.

Tra affitti alle stelle, confezioni di cibo extra, e bollette concepite per utenze familiari, secondo quanto stimato da Coldiretti il costo della vita per chi vive da solo è in media ben del 78% in più rispetto ad un nucleo familiare composto da tre persone. Un triste realtà che riguarda oramai qualcosa come 8,5 milioni di cittadini italiani (in aumento del 10% negli ultimi 5 anni) che vivono da soli e ogni giorno da soli devono affrontare le spese di una casa, nonché i costi della spesa per mangiare e bere e tutto il resto. Tanto per cominciare la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 285 euro al mese, ovvero il 55% in più rispetto a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di tre persone, che è di 184 euro. Anche perché chi vive da solo è spesso costretti ad acquistare quantità di cibo maggiori di quelle che necessita a causa della mancanza di formati adeguati. Inoltre questi ultimi, anche quando disponibili, risultano molto più cari di quelli tradizionali, con una maggiorazione che non ha spiegazioni se non nel marketing o al massimo nel packeging.

I single hanno inoltre più difficolta ad accedere alle offerte ed alle promozioni della grande distribuzione, esse stesse per lo più ‘tagliate’ sul modello familiare, o comunque ‘matrimoniale’. Una famiglia, con più bocche da sfamare e magari con una casa più spaziosa dove stipare la dispensa, approfitta giustamente di 3×2 o offerte simili, risparmiando fino al 50% rispetto ad acquisti singoli o scaglionati nel tempo. Mentre chi vive solo si ritrova solitamente ad abitare in appartamenti non molto grandi, con poco spazio da cui ricavare una dispensa. Non va meglio se si prende in esame la spesa per l’abitazione: gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto che di affitto. Per fare un esempio il prezzo medio di un bilocale in affitto a Firenze varia tra le 750 e i 900 euro a seconda della zona scelta, mentre per un quadrilocale si spende dagli 850 ai 1150 euro. In media possiamo dire che, anche in questo caso, la ‘tassa single’ ha un carico non indifferente, e vale qualcosa come il 140% del valore totale dell’immobile.

Poi ci sono i costi fissi, come assicurazioni auto, bollette di gas ed energia elettrica. Pur cercando di contenere le uscite economiche, la gestione di un appartamento per un single, secondo il calcolo fatto dal sito SOStariffe.it, costa sempre il doppio, circa il 98% in più, perché niente viene ammortizzato dall’utilizzo in comune o dalla presenza di un secondo stipendio. Ancora: usare l’automobile da soli costa di più. ’assicurazione auto non si può dividere con altri e così il meccanico, la revisione, la benzina. Il costo stesso della auto non rispecchia la dimensione dello spazio per cui un’auto più piccola costa in proporzione più di un’auto più spaziosa. Tirando le somme di tutto questo, secondo le stime più accreditate, in totale il costo della vita mensile incide di più sul bilancio di un single rispetto alla media pro capite dei componenti di una famiglia di tre persone: 1.961 € contro 1.064 €.

Naturalmente non poteva mancare il fisco a metterci del proprio: è la stessa Ocse che ci fa sapere che le tasse  prelevano ad una persona non sposata il 46,5% dello stipendio, mentre la quota dovuta da chi ha famiglia è del 37,5%. E se si decide di andare in vacanza? Peggio. La differenza tra una matrimoniale e una singola o è inesistente o di poco superiore. Al punto che spesso si è indotti a prendere la proverbiale ‘doppia uso singolo’. Insomma, la libertà ha un costo. Che non è banale. Ma, se ci pensiamo bene, anche la libertà, e il coraggio di affrontarla, non è banale. Solo che a queste condizioni, per molti, troppi, il coraggio non basta. E magari si accetta di tenere in piedi situazione di convenienza, rapporti di facciata, a causa di forza maggiore.

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È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
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  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Hanno anche un santo protettore, San Faustino, ma di certo la loro vita non è beata. Parliamo dei single. Le anime ‘non gemelle’ il cui numero è in aumento esponenziale. Per scelta, o per necessità. Vero che la Chiesa, quella con la C maiuscola, ha sempre rigettato al mittente le ‘ardite’ interpretazioni della vita di Faustino, arrestato e decapitato con il fratello Giovita a Brescia, città di cui i due sono diventati patroni. La loro leggenda è tramandata da una Passio di carattere romanzesco (forse non a caso…) composta tra l’VIII e il XI secolo, sulla scorta di un testo più antico non pervenuto. Secondo la Sacra Romana Ecclesia in realtà Faustino sarebbe assurto agli onori dei single semplicemente perché si festeggia il giorno dopo San Valentino, e perché il suo nome, a differenza del fratello, era assonante con quello dell’illustre 'precedente’ nel calendario. Comunque sia, se non proprio martirizzati, i protetti di San Faustino sono spesso costretti ad una vita irta di difficoltà. E a pagare quello che potremmo definire come ‘il prezzo della libertà’. Tra affitti alle stelle, confezioni di cibo extra, e bollette concepite per utenze familiari, secondo quanto stimato da Coldiretti il costo della vita per chi vive da solo è in media ben del 78% in più rispetto ad un nucleo familiare composto da tre persone. Un triste realtà che riguarda oramai qualcosa come 8,5 milioni di cittadini italiani (in aumento del 10% negli ultimi 5 anni) che vivono da soli e ogni giorno da soli devono affrontare le spese di una casa, nonché i costi della spesa per mangiare e bere e tutto il resto. Tanto per cominciare la spesa media per alimentari e bevande di un single è di 285 euro al mese, ovvero il 55% in più rispetto a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di tre persone, che è di 184 euro. Anche perché chi vive da solo è spesso costretti ad acquistare quantità di cibo maggiori di quelle che necessita a causa della mancanza di formati adeguati. Inoltre questi ultimi, anche quando disponibili, risultano molto più cari di quelli tradizionali, con una maggiorazione che non ha spiegazioni se non nel marketing o al massimo nel packeging. I single hanno inoltre più difficolta ad accedere alle offerte ed alle promozioni della grande distribuzione, esse stesse per lo più ‘tagliate’ sul modello familiare, o comunque ‘matrimoniale’. Una famiglia, con più bocche da sfamare e magari con una casa più spaziosa dove stipare la dispensa, approfitta giustamente di 3x2 o offerte simili, risparmiando fino al 50% rispetto ad acquisti singoli o scaglionati nel tempo. Mentre chi vive solo si ritrova solitamente ad abitare in appartamenti non molto grandi, con poco spazio da cui ricavare una dispensa. Non va meglio se si prende in esame la spesa per l’abitazione: gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto che di affitto. Per fare un esempio il prezzo medio di un bilocale in affitto a Firenze varia tra le 750 e i 900 euro a seconda della zona scelta, mentre per un quadrilocale si spende dagli 850 ai 1150 euro. In media possiamo dire che, anche in questo caso, la ‘tassa single’ ha un carico non indifferente, e vale qualcosa come il 140% del valore totale dell’immobile. Poi ci sono i costi fissi, come assicurazioni auto, bollette di gas ed energia elettrica. Pur cercando di contenere le uscite economiche, la gestione di un appartamento per un single, secondo il calcolo fatto dal sito SOStariffe.it, costa sempre il doppio, circa il 98% in più, perché niente viene ammortizzato dall’utilizzo in comune o dalla presenza di un secondo stipendio. Ancora: usare l'automobile da soli costa di più. ’assicurazione auto non si può dividere con altri e così il meccanico, la revisione, la benzina. Il costo stesso della auto non rispecchia la dimensione dello spazio per cui un’auto più piccola costa in proporzione più di un’auto più spaziosa. Tirando le somme di tutto questo, secondo le stime più accreditate, in totale il costo della vita mensile incide di più sul bilancio di un single rispetto alla media pro capite dei componenti di una famiglia di tre persone: 1.961 € contro 1.064 €. Naturalmente non poteva mancare il fisco a metterci del proprio: è la stessa Ocse che ci fa sapere che le tasse  prelevano ad una persona non sposata il 46,5% dello stipendio, mentre la quota dovuta da chi ha famiglia è del 37,5%. E se si decide di andare in vacanza? Peggio. La differenza tra una matrimoniale e una singola o è inesistente o di poco superiore. Al punto che spesso si è indotti a prendere la proverbiale ‘doppia uso singolo’. Insomma, la libertà ha un costo. Che non è banale. Ma, se ci pensiamo bene, anche la libertà, e il coraggio di affrontarla, non è banale. Solo che a queste condizioni, per molti, troppi, il coraggio non basta. E magari si accetta di tenere in piedi situazione di convenienza, rapporti di facciata, a causa di forza maggiore.
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