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Home » Lifestyle » Indonesia, genitori furiosi per l’inizio della scuola alle 5.30 di mattina

Indonesia, genitori furiosi per l’inizio della scuola alle 5.30 di mattina

La proposta è stata avanzata dal governatore del Kupang, Viktor Laiskodat, con l'obiettivo di rafforzare la disciplina degli studenti. Ma non sono mancate le proteste

Edoardo Martini
16 Marzo 2023
Gli studenti delle scuole superiori di Kupang riuniti per l'appello all'alba (Getty Images)

Gli studenti delle scuole superiori di Kupang riuniti per l'appello all'alba (Getty Images)

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Chi dorme non prende pesci. Potrebbe essere riassunto così il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, che prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

“La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte”

Il governatore indonesiano Viktor Laiskodat (Instagram)

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Rischio stress e danni alla salute

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata. Il governo centrale, però, ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

Gli alunni mentre stanno andando a scuola (Getty Images)

Come funziona la scuola in Indonesia

Il lunedì mattina tutti gli studenti si ritrovano nel cortile esterno della scuola per ascoltare la base dell’inno nazionale chiamato Upacara. È il “Giuramento di fedeltà alla bandiera“, una cerimonia molto comune nelle scuole superiori indonesiane. L’anno scolastico è diviso in semestri e inizia a luglio. La settimana di scuola va dal lunedì al sabato e le lezioni si svolgono generalmente dalle 7.00 alle 15.00, con una pausa di venti minuti nella tarda mattinata. Il venerdì le lezioni terminano alle 11.00 per consentire la partecipazione alla “preghiera del venerdì”. In alcune scuole islamiche la settimana va dal sabato al giovedì con il venerdì come giorno festivo. Solitamente la giornata è divisa in otto sessioni da 45 minuti l’una. Gli studenti indonesiani possono generalmente scegliere tra due diversi programmi di studio: il programma di scienze (IPA) e il programma sociale (IPS). Comuni ai due percorsi troviamo lo studio di lingua indonesiana, lingua inglese, educazione civica, Pancasila (ideologia nazionale) e matematica. Nel programma scientifico le discipline specializzanti sono fisica, chimica e biologia. In quello sociale ci si concentra invece su storia nazionale e mondiale, sociologia, antropologia, economia e una terza lingua straniera. Vengono poi offerti corsi a scelta di sport ed educazione alla salute e lezioni di computer, dattilografia, cucina, ecc. Oltre a questi due percorsi scolastici esistono anche le cosiddette “Vocational High School” con un profilo molto specializzante, come la scuola di arte Karawitan, la scuola d’aviazione, la scuola di tecniche agricole e la scuola di economia domestica. Nel pomeriggio molti indonesiani prendono parte a corsi extracurricolari di musica, danza, pittura, scout, volontariato, ecc. L’istruzione ricopre un ruolo molto importante nella vita dei giovani indonesiani, per questo le lezioni sono molto partecipate e i professori godono di piena autorità e del rispetto di tutta la classe. In quasi tutti gli istituti gli studenti sono tenuti a indossare l’uniforme scolastica (il cui costo è a carico del partecipante), pensata come un modo per eliminare le diversità socio-economiche. Infine, è da sottolineare che alle ragazze non è consentito andare a scuola truccate.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Chi dorme non prende pesci. Potrebbe essere riassunto così il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, che prevede l'entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l'alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

"La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte"

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Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l'orario d'ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: "È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente."

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Gli alunni mentre stanno andando a scuola (Getty Images)

Come funziona la scuola in Indonesia

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