C'è chi la luce la trova fuori, nel mondo, nei gesti, chi la vede dentro le cose, chi nelle persone. E poi c'è che ce l'ha anche sulla carta d'identità, alla voce nome. "Ciao sono Luce Scheggi, ho 23 anni abito a Bologna e mi occupo di divulgazione e attivismo sui canali social". Una forza di volontà che le brilla negli occhi, potente. Luce è non binary, non si riconosce né nel genere femminile né in quello maschile, per questo quando chiedo quale pronome preferisce che usi anche la 'definizione' salta: "Sono per la distruzione della lingua", dice. "Prima conoscere, bene, e poi distruggere e ricostruire". Non vale solo per il linguaggio. Giovane ma già abbastanza adulto per aver vissuto esperienze terribili, che inevitabilmente ti segnano. Non solo personali, ma anche intorno a sé. Non è certo una definizione anagrafica che identifica la persona che si è ma voglio credere, parlandoci, che nel suo caso, un po', quelle quattro lettere si avvicinino a descriverlo. In lui, non solo nel nome, c'è luce. Retorica a parte. C'è nella forza, c'è nella speranza che traspare dalle sue parole, c'è nella voglia di lottare e mettersi in gioco e spendersi per gli altri. Non per sé, non solo. Persone che non hanno voce, di cui a mala pena si riconosce l'esistenza, persone che non vengono credute, che sono "estremisti, radicali" per chi non li ascolta ma pretende di ricevere in cambio ascolto e approvazione. Attraverso la sua, di voce, trovano un microfono, trovano risonanza, nelle piazze ma soprattutto attraverso i social, soprattutto le generazioni future, gli adulti del domani, vero motore del cambiamento. È stato, è anche lui uno di loro. "Sono nato e cresciuto in un paesino della provincia di Siena di 600 anime, ci torno poco, il meno possibile. Metà della mia vita è quella".
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