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Home » Lifestyle » Kim Kardashian finanzia un volo per salvare oltre 30 calciatrici afghane e le loro famiglie

Kim Kardashian finanzia un volo per salvare oltre 30 calciatrici afghane e le loro famiglie

Dopo il ritorno dei talebani alle donne è stato proibito, tra le altre cose, di fare sport e tutte coloro che in passato sono state atlete oggi rischiano la morte. Ma a raccogliere il loro appello ci ha pensato la star americana, insieme al rabbino di New York e al proprietario del club inglese Leeds United

Marianna Grazi
23 Novembre 2021
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Usare la propria influenza, il proprio nome, ma anche i propri soldi per aiutare qualcuno che rischia una sorte terribile. Sempre più personaggi pubblici, dagli attivisti veri e propri alle star di Hollywood, si stanno occupando delle cause solidali, di dare il proprio contributo nella lotta per i diritti umani.

Kim Kardashian 

Questa volta è stata Kim Kardashan, l’imprenditrice, attrice e modella statunitense, a compiere un bellissimo gesto di solidarietà. La protagonista, insieme alla sua famiglia, del reality show Al passo con i Kardashian, ha infatti finanziato un volo che ha portato (in salvo) dall’Afghanistan al Regno Unito oltre 30 adolescenti della squadra di calcio giovanile del Paese mediorientale, accompagnate dalle loro famiglie. La Associated Press ha dato notizia del loro arrivo all’aeroporto di Stansted, nei pressi di Londra. All’iniziativa hanno partecipato anche un rabbino di New York e il Leeds United, club della Premier League inglese.

Da settembre, poche settimane dopo il ritorno dei talebani al potere, alle donne afghane è proibito fare sport. Il nuovo governo, imponendo il ritorno alle leggi tradizionali della sharia, ha dichiarato che “i principi islamici si oppongono allo sport femminile. Non è adatto né necessario che le donne facciano sport”. Per coloro che hanno provato ad opporsi, ma anche per tutte le ragazze che in precedenza avevano praticato uno sport, magari esponendosi al pubblico internazionale (come il caso di Mahjabin Hakimi di cui avevamo parlato qui), un solo tragico destino: una punizione esemplare, la morte.

Kim Kardashian al Met Gala 2021

Da quel momento un gruppo multinazionale di società sportive e di organizzazioni per la difesa dei diritti umani si è mobilitato per cercare di evacuare tutte le atlete afghane. Anche il rabbino di New York, Moshe Margaretten, ha contributo a portare via le atlete da Kabul, lo stesso che aveva collaborato con Kardashian per sostenere la riforma del codice penale negli Stati Uniti e  per salvare i bambini separati dalle loro famiglie nella capitale afghana. Così, anche nel caso delle atlete, ha deciso di contattare la star della tv per chiedere aiuto. “Forse un’ora dopo, dopo la chiamata su Zoom, ho ricevuto un messaggio in cui Kim mi diceva di voler finanziare l’intero volo”, ha raccontato Margaretten. E pensare che, proprio all’inizio di settembre, Kim Kardashian è stata duramente criticata per aver partecipato al Met Gala 2021 di New York completamente vestita di nero dalla testa ai piedi. I suoi detrattori sostenevano infatti che non stesse considerando la situazione delle donne in Afghanistan, costrette a indossare il burqa dopo il ritorno dei talebani. Come si dice però, l’abito non fa il monaco, e la modella ha dimostrato coi fatti di avere invece molto a cuore il tema.

Alla missione di salvataggio ha partecipato, come abbiamo visto, anche il club della Premier League inglese Leeds United, il cui proprietario di maggioranza è l’italiano Andrea Radrizzani, che ha twittato: “Orgoglioso di essere parte della squadra per rendere tutto questo reale”. Le calciatrici stanno trascorrendo il periodo di quarantena di 10 giorni per il coronavirus, prima di iniziare la loro nuova vita in Gran Bretagna. Come loro tantissime altre donne, comprese le giornaliste, hanno ripetutamente chiesto alle istituzioni straniere di poter essere aiutate a fuggire dal Paese, ma molte di loro sono ancora bloccate nelle loro case in Afghanistan. E chissà che, nel prossimo futuro, non ci sia un nuovo intervento di Kim Kardashian o di altre star come lei per aiutarle.

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Instagram

  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
Usare la propria influenza, il proprio nome, ma anche i propri soldi per aiutare qualcuno che rischia una sorte terribile. Sempre più personaggi pubblici, dagli attivisti veri e propri alle star di Hollywood, si stanno occupando delle cause solidali, di dare il proprio contributo nella lotta per i diritti umani.
Kim Kardashian 
Questa volta è stata Kim Kardashan, l'imprenditrice, attrice e modella statunitense, a compiere un bellissimo gesto di solidarietà. La protagonista, insieme alla sua famiglia, del reality show Al passo con i Kardashian, ha infatti finanziato un volo che ha portato (in salvo) dall'Afghanistan al Regno Unito oltre 30 adolescenti della squadra di calcio giovanile del Paese mediorientale, accompagnate dalle loro famiglie. La Associated Press ha dato notizia del loro arrivo all'aeroporto di Stansted, nei pressi di Londra. All’iniziativa hanno partecipato anche un rabbino di New York e il Leeds United, club della Premier League inglese. Da settembre, poche settimane dopo il ritorno dei talebani al potere, alle donne afghane è proibito fare sport. Il nuovo governo, imponendo il ritorno alle leggi tradizionali della sharia, ha dichiarato che "i principi islamici si oppongono allo sport femminile. Non è adatto né necessario che le donne facciano sport". Per coloro che hanno provato ad opporsi, ma anche per tutte le ragazze che in precedenza avevano praticato uno sport, magari esponendosi al pubblico internazionale (come il caso di Mahjabin Hakimi di cui avevamo parlato qui), un solo tragico destino: una punizione esemplare, la morte.
Kim Kardashian al Met Gala 2021
Da quel momento un gruppo multinazionale di società sportive e di organizzazioni per la difesa dei diritti umani si è mobilitato per cercare di evacuare tutte le atlete afghane. Anche il rabbino di New York, Moshe Margaretten, ha contributo a portare via le atlete da Kabul, lo stesso che aveva collaborato con Kardashian per sostenere la riforma del codice penale negli Stati Uniti e  per salvare i bambini separati dalle loro famiglie nella capitale afghana. Così, anche nel caso delle atlete, ha deciso di contattare la star della tv per chiedere aiuto. "Forse un'ora dopo, dopo la chiamata su Zoom, ho ricevuto un messaggio in cui Kim mi diceva di voler finanziare l'intero volo", ha raccontato Margaretten. E pensare che, proprio all'inizio di settembre, Kim Kardashian è stata duramente criticata per aver partecipato al Met Gala 2021 di New York completamente vestita di nero dalla testa ai piedi. I suoi detrattori sostenevano infatti che non stesse considerando la situazione delle donne in Afghanistan, costrette a indossare il burqa dopo il ritorno dei talebani. Come si dice però, l'abito non fa il monaco, e la modella ha dimostrato coi fatti di avere invece molto a cuore il tema. Alla missione di salvataggio ha partecipato, come abbiamo visto, anche il club della Premier League inglese Leeds United, il cui proprietario di maggioranza è l'italiano Andrea Radrizzani, che ha twittato: "Orgoglioso di essere parte della squadra per rendere tutto questo reale". Le calciatrici stanno trascorrendo il periodo di quarantena di 10 giorni per il coronavirus, prima di iniziare la loro nuova vita in Gran Bretagna. Come loro tantissime altre donne, comprese le giornaliste, hanno ripetutamente chiesto alle istituzioni straniere di poter essere aiutate a fuggire dal Paese, ma molte di loro sono ancora bloccate nelle loro case in Afghanistan. E chissà che, nel prossimo futuro, non ci sia un nuovo intervento di Kim Kardashian o di altre star come lei per aiutarle.
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