Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » “La Dad non ci piace, non andiamo più a scuola”. E i genitori finiscono davanti al giudice

“La Dad non ci piace, non andiamo più a scuola”. E i genitori finiscono davanti al giudice

Per un bimbo di 8 anni non sono serviti né il neuropsichiatra, né l'educatrice a casa. La mamma di un 15enne dislessico: "Mio figlio, distrutto dalla dad". L'abbandono è in crescita, la soluzione si chiama istruzione parentale con esame finale a scuola. Almeno duemila famiglie hanno fatto domanda, in seguito alla pandemia

Claudio Capanni
16 Aprile 2021
Share on FacebookShare on Twitter

I figli in difficoltà con la scuola che decidono di non entrare in classe. E così tre coppie di genitori sono state denunciate e indagate e denunciate per abbandono scolastico in un capoluogo di provincia toscano. I loro figli dopo il primo lockdown, hanno detto ai genitori di non voler più entrare in classe o seguire le lezioni in Dad.

E oggi queste famiglie sono strette tra due fuochi: da un lato la giustizia, dall’altro gli effetti della pandemia. Il reato contestato è la violazione dell’articolo 731 del codice penale: inosservanza dell’obbligo d’istruzione dei minori. Ma dietro c’è tutto il disagio vissuto dai figli che, seppur piccoli, avrebbero già perso la voglia di studiare. I tre procedimenti sono in corso e potrebbero terminare con una condanna soft: 30 euro d’ammenda per ogni famiglia.

Il massimo della pena prevista per questo reato. I minorenni sono in tutto quattro. Hanno tra gli 8 e i 15 anni, non si conoscono fra loro e frequentano scuole diverse. Ma nel periodo tra settembre 2020 e febbraio 2021 hanno collezionato fra le 50 e le 80 assenze. Le motivazioni, secondo quanto spiegato dalle famiglie alle forze dell’ordine, hanno a che fare soprattutto con gli effetti del lockdown.

 

“E’ dislessico, la dad lo distrugge”

Le crisi e difficoltà dei quattro alunni emergono nei verbali delle indagini. Come quelle di un 15enne. I genitori, convocati dalla Municipale dopo la segnalazione del preside, hanno ammesso: “Ha problemi con la didattica a distanza. Soffre di discalculia, disortografia e dislessia. Non ne può più: quando avrà 16 anni ha già detto che smetterà la scuola”.

Difficoltà incontrate anche da un altro dei minori, un bimbo di 11 anni. In quinta elementare ha totalizzato oltre 70 giorni d’assenza. I genitori, nel 2021, hanno così scelto di ritirarlo da scuola. E fare da soli: “Provvederemo noi all’istruzione parentale, da casa” hanno detto mentre venivano ascoltati dalla Municipale. Anche in questo caso le motivazioni sono le difficoltà incontrate a seguire le lezioni durante gli stop and go causati da zone rosse, quarantene preventive in classe e la lunga pausa del primo lockdown di marzo. La scelta dei suoi genitori si chiama anche homeschooling ed è prevista dalla legge.

Da marzo 2020, secondo l’Associazione Istruzione Familiare sono state almeno duemila le richieste di istruzione parentale da parte delle famiglie italiane. Le condizioni sono due: presentare comunicazione al dirigente scolastico. E, come dispone il d.lgs. 76 del 2005 “mostrare di averne la capacità tecnica o economica”. A fine anno, la famiglia che ha richiesto l’istruzione parentale per il proprio figlio, dovrà metterlo in grado di sostenere un esame di ammissione alla classe successiva.

 

La denuncia dei presidi

Gli accertamenti sulle tre famiglie toscane sono scattati dopo la segnalazione di tre dirigenti scolastici di fronte alle troppe assenze. Il picco di vuoti sui registri elettronici, tra le 60 e le 80 assenze come ricostruito dalle indagini di Carabinieri e Polizia Municipale, è stato totalizzato fra lezioni in presenza e Dad negli ultimi sei mesi. Mesi in cui la Toscana, come altre regioni, ha ondeggiato più volte sul confine delle tre zone di rischio. Con almeno sei cambi di colore, da giallo a rosso, solo da novembre.

Dai verbali emerge una situazione di disagio scolastico già esistente nei quattro alunni, tutti con storie di difficoltà nell’apprendimento presistenti. Che il lockdown di marzo e l’ingresso nella seconda ondata a partire dallo scorso novembre, avrebbero accentuato. Prima della segnalazione alle forze dell’ordine, i tre dirigenti scolastici avevano già convocato le famiglie avvisandole delle numerose assenze e chiedendo loro di rispettare l’obbligo di frequenza scolastica. Il minimo di presenze da totalizzare, per legge, è infatti di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato.

 

La mamma e i carabinieri

Tra i quattro minori che si sono arresi, uno ha appena 8 anni. I genitori hanno raccontato alle forze dell’ordine di non essere riusciti ad opporsi al rifiuto. Entrare in aula gli era diventato insopportabile, nonostante l’aiuto di un neuropsichiatra. “Non vuole andarci per mancanza di volontà e non riusciamo a fargli cambiare idea” ha spiegato la madre ai Carabinieri. “Sicuramente ha inciso il lunghissimo periodo di lockdown”. La donna precisa ai militari anche di aver chiesto aiuto ai servizi sociali e a uno specialista.

In questo caso i servizi sociali hanno chiesto l’intervento di un’educatrice a casa per alcune ore la settimana. Ma la situazione non si è sbloccata. Dopo la conclusione delle indagini a marzo, le tre famiglie sono state inviate di fronte al giudice di pace, autorità competente per questo tipo di reato. Starà a lui decidere ora se condannare i genitori.

 

La Comunità di Sant’Egidio: a rischio 1 su 4

Sul rischio dispersione scolastica da lockdown, l’allarme è stato lanciato già a gennaio dalla comunità di Sant’Egidio che ha svolto un’inchiesta su un campione di 2.800 minori appartenenti a 533 tra scuole elementari e medie. Tutti frequentano i centri pomeridiani della comunità in 12 regioni italiane. L’obiettivo era stimare la dispersione scolastica causata dal Covid in Italia. Il risultato: 1 minore su 4 è risultato a rischio dispersione. Mentre il numero di assenze ingiustificate è stato stimato in circa tre al mese.

“Un bambino su due – si legge nel rapporto – avrebbe difficoltà a seguire le lezioni con la didattica a distanza. Anche tra i minori che frequentano regolarmente, le ore di scuola effettive sono molto ridotte. Si pensi che una scuola su nove ha osservato orario ridotto fino a dicembre”.

Potrebbe interessarti anche

L'onorevole Elena Bonetti
Economia

“Parità che genera”: le imprese inclusive fatturano il 23% in più

22 Marzo 2023
Nina Rosa Sorrentino, 19 anni, con sindrome di Down
Attualità

Nina, la sindrome di Down e il no del liceo di Bologna alla Maturità

21 Marzo 2023
Nessun angolo della Terra è libero dall’inquinamento atmosferico (Ansa)
Scienze e culture

L’inquinamento atmosferico ricopre (quasi) tutta la Terra

23 Marzo 2023

Instagram

  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
I figli in difficoltà con la scuola che decidono di non entrare in classe. E così tre coppie di genitori sono state denunciate e indagate e denunciate per abbandono scolastico in un capoluogo di provincia toscano. I loro figli dopo il primo lockdown, hanno detto ai genitori di non voler più entrare in classe o seguire le lezioni in Dad. E oggi queste famiglie sono strette tra due fuochi: da un lato la giustizia, dall’altro gli effetti della pandemia. Il reato contestato è la violazione dell’articolo 731 del codice penale: inosservanza dell’obbligo d’istruzione dei minori. Ma dietro c’è tutto il disagio vissuto dai figli che, seppur piccoli, avrebbero già perso la voglia di studiare. I tre procedimenti sono in corso e potrebbero terminare con una condanna soft: 30 euro d’ammenda per ogni famiglia. Il massimo della pena prevista per questo reato. I minorenni sono in tutto quattro. Hanno tra gli 8 e i 15 anni, non si conoscono fra loro e frequentano scuole diverse. Ma nel periodo tra settembre 2020 e febbraio 2021 hanno collezionato fra le 50 e le 80 assenze. Le motivazioni, secondo quanto spiegato dalle famiglie alle forze dell’ordine, hanno a che fare soprattutto con gli effetti del lockdown.  

“E’ dislessico, la dad lo distrugge”

Le crisi e difficoltà dei quattro alunni emergono nei verbali delle indagini. Come quelle di un 15enne. I genitori, convocati dalla Municipale dopo la segnalazione del preside, hanno ammesso: “Ha problemi con la didattica a distanza. Soffre di discalculia, disortografia e dislessia. Non ne può più: quando avrà 16 anni ha già detto che smetterà la scuola”. Difficoltà incontrate anche da un altro dei minori, un bimbo di 11 anni. In quinta elementare ha totalizzato oltre 70 giorni d’assenza. I genitori, nel 2021, hanno così scelto di ritirarlo da scuola. E fare da soli: “Provvederemo noi all’istruzione parentale, da casa” hanno detto mentre venivano ascoltati dalla Municipale. Anche in questo caso le motivazioni sono le difficoltà incontrate a seguire le lezioni durante gli stop and go causati da zone rosse, quarantene preventive in classe e la lunga pausa del primo lockdown di marzo. La scelta dei suoi genitori si chiama anche homeschooling ed è prevista dalla legge. Da marzo 2020, secondo l’Associazione Istruzione Familiare sono state almeno duemila le richieste di istruzione parentale da parte delle famiglie italiane. Le condizioni sono due: presentare comunicazione al dirigente scolastico. E, come dispone il d.lgs. 76 del 2005 “mostrare di averne la capacità tecnica o economica”. A fine anno, la famiglia che ha richiesto l’istruzione parentale per il proprio figlio, dovrà metterlo in grado di sostenere un esame di ammissione alla classe successiva.  

La denuncia dei presidi

Gli accertamenti sulle tre famiglie toscane sono scattati dopo la segnalazione di tre dirigenti scolastici di fronte alle troppe assenze. Il picco di vuoti sui registri elettronici, tra le 60 e le 80 assenze come ricostruito dalle indagini di Carabinieri e Polizia Municipale, è stato totalizzato fra lezioni in presenza e Dad negli ultimi sei mesi. Mesi in cui la Toscana, come altre regioni, ha ondeggiato più volte sul confine delle tre zone di rischio. Con almeno sei cambi di colore, da giallo a rosso, solo da novembre. Dai verbali emerge una situazione di disagio scolastico già esistente nei quattro alunni, tutti con storie di difficoltà nell’apprendimento presistenti. Che il lockdown di marzo e l’ingresso nella seconda ondata a partire dallo scorso novembre, avrebbero accentuato. Prima della segnalazione alle forze dell’ordine, i tre dirigenti scolastici avevano già convocato le famiglie avvisandole delle numerose assenze e chiedendo loro di rispettare l’obbligo di frequenza scolastica. Il minimo di presenze da totalizzare, per legge, è infatti di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato.   La mamma e i carabinieri Tra i quattro minori che si sono arresi, uno ha appena 8 anni. I genitori hanno raccontato alle forze dell’ordine di non essere riusciti ad opporsi al rifiuto. Entrare in aula gli era diventato insopportabile, nonostante l’aiuto di un neuropsichiatra. “Non vuole andarci per mancanza di volontà e non riusciamo a fargli cambiare idea” ha spiegato la madre ai Carabinieri. “Sicuramente ha inciso il lunghissimo periodo di lockdown”. La donna precisa ai militari anche di aver chiesto aiuto ai servizi sociali e a uno specialista. In questo caso i servizi sociali hanno chiesto l’intervento di un’educatrice a casa per alcune ore la settimana. Ma la situazione non si è sbloccata. Dopo la conclusione delle indagini a marzo, le tre famiglie sono state inviate di fronte al giudice di pace, autorità competente per questo tipo di reato. Starà a lui decidere ora se condannare i genitori.   La Comunità di Sant’Egidio: a rischio 1 su 4 Sul rischio dispersione scolastica da lockdown, l’allarme è stato lanciato già a gennaio dalla comunità di Sant’Egidio che ha svolto un’inchiesta su un campione di 2.800 minori appartenenti a 533 tra scuole elementari e medie. Tutti frequentano i centri pomeridiani della comunità in 12 regioni italiane. L’obiettivo era stimare la dispersione scolastica causata dal Covid in Italia. Il risultato: 1 minore su 4 è risultato a rischio dispersione. Mentre il numero di assenze ingiustificate è stato stimato in circa tre al mese. “Un bambino su due - si legge nel rapporto - avrebbe difficoltà a seguire le lezioni con la didattica a distanza. Anche tra i minori che frequentano regolarmente, le ore di scuola effettive sono molto ridotte. Si pensi che una scuola su nove ha osservato orario ridotto fino a dicembre”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto