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Home » Lifestyle » La pandemia ruba la “prima volta” agli adolescenti: boom di sesso e porno on line

La pandemia ruba la “prima volta” agli adolescenti: boom di sesso e porno on line

Allarme della Società italiana di andrologia: 16-17enni senza occasioni di conoscenza e contatto si rivolgono a Internet. Boom di sesso virtuale e disinformazione, soprattutto maschile. Sul punto, ragazze agevolate dalla frequentazione del ginecologo. Rischio per gli adolescenti di crescere "impoveriti e soli"

Federico Martini
12 Settembre 2021
il tempo delle mele

il tempo delle mele

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Niente gite scolastiche, feste vietate tra lockdown e coprifuochi, incontri ravvicinati ridotti al minimo: la pandemia di Covid-19 ha rubato la ‘prima volta’ agli adolescenti italiani. Il ‘tempo delle mele’ è diventato quello dei ‘giochi proibiti’ e gli effetti di questo trend sullo sviluppo fisico ed emotivo dei giovanissimi allarma gli esperti della Sia (Società italiana di andrologia), in Congresso nazionale da oggi fino al 13 settembre a Riva del Garda. Secondo uno studio condotto dagli specialisti, in materia di sesso un ragazzo su due si informa sul web, mentre appena il 5% chiede al medico.

 

Pratica su Internet

 

E nell’ultimo anno si registra un raddoppio di sexting, cybersex e porno online. L’epidemia di contatti virtuali rischia di avere un pesante impatto sulla salute delle nuove generazioni, avvertono gli andrologi che in vista della ripresa della scuola lanciano un monito: “Basta Dad, il rientro in presenza è essenziale e va salvaguardato”. “Oltre un anno di restrizioni necessarie a contenere la pandemia ha impoverito le esperienze relazionali e sessuali dei ragazzi in un’età critica”, spiegano i medici Sia. “I giovani che si affacciano alla vita sessuale – rilevano – sono sempre più disinformati e soli: Internet è diventato quasi l’unica fonte di informazione e anche di pratica sessuale”.

E “anche gli amici, che prima della pandemia erano una risorsa essenziale per saperne di più in materia di sesso, sono sempre più lontani e virtuali. Il rischio concreto della disinformazione, dell’isolamento e della mancanza di punti di riferimento con una solida preparazione sul tema – sottolineano gli esperti – è sviluppare comportamenti sessuali e stili di vita potenzialmente dannosi per un sano sviluppo”. “Mai come oggi la riapertura delle scuole in presenza è cruciale per far emergere i giovani dalla vita in remoto in cui sono annegati a causa del Covid – afferma Alessandro Palmieri, presidente Sia e professore di urologia all’università Federico II di Napoli – E’ fondamentale che i ragazzi imparino a rivolgersi allo specialista della sessualità maschile per aver informazioni corrette, intercettare disturbi, fugare incertezze e vivere una sessualità serena anche negli anni a venire”.

 

Studio su 80 ragazzi e ragazze

 

Lo studio presentato e discusso al Congresso Sia ha coinvolto 80 ragazzi e ragazze di 16 anni, l’età media della prima volta, che nel 2019 e nel 2020 hanno risposto a domande pensate per indagare la consapevolezza sul sesso, sulla contraccezione, sulle malattie sessualmente trasmesse e per capire quali siano i canali usati abitualmente per informarsi su sessualità e relazioni.

 

Sedicenni penalizzati, ma responsabilizzati

 

“Se da un lato la pandemia ha danneggiato i 16-17enni perché ha sottratto loro un anno fondamentale, in cui in genere si fanno le prime esperienze sessuali – evidenzia Palmieri – dall’altro sembra averli responsabilizzati e resi più attenti alle malattie sessualmente trasmissibili, all’uso del preservativo e alla scelta di partner stabili”.

Ma disinformazione, solitudine e isolamento preoccupano gli andrologi. “I dati mostrano che solo un terzo dei giovani (35%) dichiara di essere abbastanza informato – riferisce Francesco Chiancone del Dipartimento di Urologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli, coordinatore della ricerca – Soltanto il 10% ha dichiarato di avere un partner stabile, ma il 27,5 % ha avuto un rapporto sessuale completo. Internet è la prima fonte informativa per uno su due, seguito dagli amici (28,75%). Appena il 5% degli adolescenti coinvolti nello studio ha affermato di avere ottenuto informazioni sul sesso da medici, e il 55 % dei partecipanti non ha mai parlato a qualcuno di sessualità”.

 

Boom di sesso on line

 

E ad aggravare il quadro sono gli effetti di un anno e mezzo trascorso online causa Covid, con la scuola ‘a singhiozzo’ sostituita dalla didattica a distanza.

Un boom di sesso virtuale, raddoppiato secondo l’indagine degli esperti. “Tutto ciò aumenta la confusione e la disinformazione – riflette Chiancone – portando a comportamenti e stili di vita scorretti che possono minare il futuro benessere sessuale dei ragazzi, oltre che quello psicologico: è infatti raddoppiata nell’ultimo anno anche la quota dei giovani che ammettono di sentirsi soli e insoddisfatti”.

 

Ragazze dal ginecologo, maschi mai dall’andrologo

 

“Il problema – rimarca Palmieri – è soprattutto maschile, perché i ragazzi difficilmente, praticamente mai, si rivolgono all’andrologo”, contrariamente alle ragazze più avvezze a rivolgersi al ginecologo. I maschi inoltre “tendono a confidarsi meno con coetanei e familiari rispetto alle ragazze, ritrovandosi così ancora più soli dopo un anno di scuola in remoto e in assenza di rapporti veri”. “Crediamo che l’educazione alla salute sessuale nelle scuole giochi un ruolo primario nello sviluppo di una sana sessualità negli adolescenti”, aggiungono gli specialisti Sia. “E’ importante introdurre programmi scolastici di educazione al sesso – suggeriscono – concentrandosi su progetti di intervento precoce che potrebbero ridurre futuri problemi sessuali e riproduttivi, come infezioni sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate”. “E’ altrettanto necessario far sì che i giovani non abbiano timore a rivolgersi all’andrologo: le loro coetanee hanno i primi colloqui con il ginecologo spesso proprio in adolescenza”, notano gli esperti, mentre “i ragazzi quasi mai vanno dall’andrologo, lo specialista della salute sessuale e riproduttiva maschile. Ciò rischia di non far emergere per tempo eventuali disturbi che possono minare la salute futura e che invece potrebbero essere facilmente risolti se colti tempestivamente, ma toglie anche un’importante occasione di informazione e confronto per vivere una sessualità sana e serena. Favorire il ricorso all’andrologo è quindi essenziale quanto l’educazione sessuale a scuola”.

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 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Niente gite scolastiche, feste vietate tra lockdown e coprifuochi, incontri ravvicinati ridotti al minimo: la pandemia di Covid-19 ha rubato la ‘prima volta’ agli adolescenti italiani. Il ‘tempo delle mele’ è diventato quello dei ‘giochi proibiti’ e gli effetti di questo trend sullo sviluppo fisico ed emotivo dei giovanissimi allarma gli esperti della Sia (Società italiana di andrologia), in Congresso nazionale da oggi fino al 13 settembre a Riva del Garda. Secondo uno studio condotto dagli specialisti, in materia di sesso un ragazzo su due si informa sul web, mentre appena il 5% chiede al medico.  

Pratica su Internet

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Studio su 80 ragazzi e ragazze

  Lo studio presentato e discusso al Congresso Sia ha coinvolto 80 ragazzi e ragazze di 16 anni, l’età media della prima volta, che nel 2019 e nel 2020 hanno risposto a domande pensate per indagare la consapevolezza sul sesso, sulla contraccezione, sulle malattie sessualmente trasmesse e per capire quali siano i canali usati abitualmente per informarsi su sessualità e relazioni.  

Sedicenni penalizzati, ma responsabilizzati

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