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Home » Lifestyle » Women at Business, la piattaforma per far incontrare competenze al femminile e progetti aziendali

Women at Business, la piattaforma per far incontrare competenze al femminile e progetti aziendali

Le fondatrici: "La peculiarità della nostra comunità è l'algoritmo che scardina gli stereotipi di genere: non esistono lavori da donne o da uomini"

Silvia Landi
6 Novembre 2022
Laura Basili e Ilaria Cecchini, fondatrici di "Women at Business"

Laura Basili e Ilaria Cecchini, fondatrici di "Women at Business"

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Una comunità virtuale in cui un algoritmo lavora per far incontrare competenze al femminile e progetti aziendali, con un sistema di AI (intelligenza artificiale) in cui non sono stati codificati quegli elementi che ostacolano le donne nel mondo del lavoro, quali la discriminazione per età, lo stato civile e la maternità. “Women at Business” è un concept di comunità dedicata al lavoro completamente nuovo e innovativo, al cui centro vi sono le donne, le loro competenze e le loro capacità di rinnovare e rinnovarsi di continuo. Fondata da Laura Basili e Ilaria Cecchini, cui si è aggiunta Giulia Bertoli, responsabile commerciale e coordinatrice della squadra delle ambassador, “Women at Business” nasce nel febbraio 2020 per rispondere ad un bisogno sociale, quello di riportare le donne nel mondo del lavoro. “Le donne a casa con competenze ed esperienze sono tante, troppe – spiega Laura Basili – la nostra piattaforma di incontri professionali tra donne e aziende basata su un algoritmo di matching vuole fornire alle aziende un database di competenze che altrimenti andrebbero sprecate”.

Women at Business,la prima piattaforma di incontri professionali tra donne e aziende basata su un algoritmo di matching delle competenze
Women at Business,
la prima piattaforma di incontri professionali tra donne e aziende basata su un algoritmo di matching delle competenze

“Women at Business” rappresenta un’innovazione nel mondo del lavoro al femminile. Come? “La nostra innovazione si basa su due pillars (pilastri, ndr) – spiega Basili -: tecnologia e creazione del valore, abbiamo infatti utilizzato la tecnologia per superare i limiti di un sistema farraginoso, lento e soggettivo. Tramite il nostro algoritmo di matching, che lavora in maniera oggettiva su competenze e profili, bypassiamo gli stereotipi culturali e i limiti del modo di pensare diffuso, che sono i limiti dell’innovazione stessa e del cambiamento. Il secondo pillar è rappresentato dalla creazione di valore sostenibile a lungo termine. La ricaduta sociale, che sintetizza la nostra missione, è realizzata grazie alle aziende e alle organizzazioni che valorizzano le risorse femminili considerando la diversità come elemento che arricchisce, e dove la maternità o la cura non sono visti come problemi ma opportunità. Riassumendo, innovare per noi è sinonimo di rinnovare, di riscoprire il senso del nostro operato, rispetto all’intero sistema economico e sociale. Se il 60% delle donne disoccupate lavorasse ci sarebbe un incremento del 7% del Pil”.

“Women at Business” si rivolge a tutte le donne che desiderano trovare o ritrovare una propria sfera professionale: tra le iscritte al database tante sono le giovani che hanno appena terminato il loro ciclo di studi, ma altrettanto numerose sono le donne che hanno un gap nel curriculum, ovvero che sono fuori dal mercato del lavoro e hanno adesso il desiderio di rimettersi in gioco. Ci sono anche donne attualmente occupate che desiderano verificare il mercato delle proprie competenze e decidere di formarsi per aggiornarle e eventualmente considerare opportunità alternative o, ancora, libere professioniste che desiderano cogliere opportunità professionali e di networking. Per tutte “Women at Business” è un contenitore di opportunità: opportunità di essere viste, di essere prese in considerazione, opportunità professionali e di formazione. Tutto il processo avviene in assoluta privacy: nessuno può fare browsing tra le schede delle donne iscritte e nemmeno tra le posizioni delle aziende.

L’iscrizione è gratuita su womenatbusiness.com, il processo è molto semplice e veloce, una volta completato il profilo questo entra nel database dell’algoritmo di matching dove può essere combinato con le richieste di competenze delle aziende. L’algoritmo di matching abbinerà i profili femminili con le richieste aziendali sulla base di competenze e conoscenze e non sono stati codificati i bias che ostacolano le donne nel mondo del lavoro, ad esempio la discriminazione per età, stato civile e maternità. “Il nostro algoritmo coincide con la nostra missione che è proprio quella di scardinare gli stereotipi di genere: non esistono lavori da donne o da uomini, ma esistono lavori e competenze per svolgerli” ribadisce Basili.

Le aziende clienti e partner sono molto eterogenee, vi sono aziende piccole, startup, ma anche multinazionali e importanti aziende italiane, che si trovano su tutto il territorio nazionale, con un crescente interesse da parte di realtà locali grazie alla collaborazione con InfoCamere e con importanti progetti quali Steamiamoci (https://steamiamoci.it/), per sostiene lo sviluppo della partecipazione femminile al mondo STEM (Science Technology Engineering And Mathematics).

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Una comunità virtuale in cui un algoritmo lavora per far incontrare competenze al femminile e progetti aziendali, con un sistema di AI (intelligenza artificiale) in cui non sono stati codificati quegli elementi che ostacolano le donne nel mondo del lavoro, quali la discriminazione per età, lo stato civile e la maternità. "Women at Business" è un concept di comunità dedicata al lavoro completamente nuovo e innovativo, al cui centro vi sono le donne, le loro competenze e le loro capacità di rinnovare e rinnovarsi di continuo. Fondata da Laura Basili e Ilaria Cecchini, cui si è aggiunta Giulia Bertoli, responsabile commerciale e coordinatrice della squadra delle ambassador, "Women at Business" nasce nel febbraio 2020 per rispondere ad un bisogno sociale, quello di riportare le donne nel mondo del lavoro. "Le donne a casa con competenze ed esperienze sono tante, troppe - spiega Laura Basili - la nostra piattaforma di incontri professionali tra donne e aziende basata su un algoritmo di matching vuole fornire alle aziende un database di competenze che altrimenti andrebbero sprecate".
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Women at Business,
la prima piattaforma di incontri professionali tra donne e aziende basata su un algoritmo di matching delle competenze
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