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Home » Lifestyle » Le Radici dell’orgoglio: un podcast “per tutti” che racconta i 50 anni della comunità LGBTQ+ in Italia. Ascoltalo su Luce!

Le Radici dell’orgoglio: un podcast “per tutti” che racconta i 50 anni della comunità LGBTQ+ in Italia. Ascoltalo su Luce!

Giorgio Bozzo, curatore insieme a Costantino della Gherardesca di Le Radici dell'Orgoglio, racconta com'è nato e il motivo del progetto. "La gioia delle persone anziane, di cui raccontiamo ricordi rimasti nascosti finora, mi spinge ad andare avanti"

Giancarlo Ricci
17 Maggio 2021
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Qualche giorno fa, il 15 aprile, si è celebrato il 50° anniversario della nascita del Movimento Gay Italiano. Per l’occasione, Costantino della Gherardesca ha prodotto e dato la voce al primo podcast che ne racconta la storia, grazie ai documenti raccolti da Giorgio Bozzo, suo agente, nonché produttore discografico, autore televisivo, commediografo, giornalista italiano e produttore di spettacoli per il teatro. Si intitola “Le radici dell’orgoglio” e lo potrete ascoltare qui su Luce!.

Ascolta “Trailer Le Radici dell’Orgoglio” su Spreaker.

Nel podcast il racconto dei protagonisti e gli interventi di Costantino ricostruiscono la storia della militanza LBGT italiana, dalla prima associazione per i diritti degli omosessuali ai giorni nostri. Ma offrono anche uno spaccato della storia e della cultura del Novecento italiano che non è mai stata raccontata con la dovuta attenzione. Si tratta, insomma, di una vera e propria – accurata – ricostruzione del contesto in cui si è combattuta la battaglia per modificare la percezione dell’omosessualità. Ne esce lo spaccato di un’epoca, osservata da un punto di vista diverso, che ne rivela nuovi aspetti, nuove sfumature.

Per farci raccontare meglio l’iniziativa abbiamo fatto una chiacchierata proprio con Giorgio Bozzo.

Come nasce l’dea di questo Podcast?
“Nel 1992 feci un viaggio negli Stati Uniti e in una libreria acquistai un saggio appena uscito. Era ‘Making History –The struggle for gay and lesbian equal rights 1945-1990’ di Eric Marcus. Si tratta di un volume in cui il racconto di storie personali, sviluppato attraverso testimonianze dirette, descrive il lungo percorso di emancipazione del movimento LGBT+ americano. Lessi quel libro in pochi giorni e rientrato in Italia andai da Gianni Delle Foglie, alla Libreria Babele di Milano, e chiesi qualcosa di simile. La risposta “non c’è nulla, scrivilo tu!” pronunciata dallo storico libraio fu lo stimolo per cominciare. Delle Foglie mi diede qualche nome da cui iniziare e mi misi al lavoro per trovare queste persone e incontrarle. All’inizio andavo solo con un registratore audio poi, nei primi anni 2000 quando mi occupavo di televisione, iniziai ad andare con un carissimo amico operatore che, armato di telecamera, filmava questi nostri incontri. Pian piano ho messo insieme una vasta library di immagini e registrazioni sonore. Mentre facevo questi incontri raccoglievo anche materiali che molto spesso loro mi regalavano: fotografie, volantini, poster, documenti di varia natura. Inizialmente l’idea era quella di fare un libro, poi avevamo pensato anche ad un documentario, ma la verità era che non riuscivo mai ad arrivare a qualcosa di concreto. Pochi mesi fa, chiacchierando con Costantino che ha aperto una sua casa di produzione (la Kidney Bingos, ndr), in una riunione in cui ragionavamo sui nostri prossimi progetti, lui mi ha chiesto: “Ma la tua ricerca sul movimento gay italiano? Perché non facciamo qualcosa su quello?”. E da lì è partito tutto. Ho messo insieme una squadra pazzesca: Jacopo Bedussi, un giornalista e comunicatore che stimo tantissimo; Bianca Rondolino, di cui avevo visto un documentario su un rabbino intersex; Andrea Meroni, che ha firmato due documentari molto interessanti, uno sull’artista Alfredo Coen, l’altro sull’immagine dell’omosessuale nel cinema italiano e siamo partiti. La sfida era ardua: portare a compimento un lavoro di trent’anni, farlo in un’occasione estremamente importante come il cinquantesimo anniversario del movimento e riuscire a ridare un senso a quella parola che viene spesso utilizzata e rivendicata dalla comunità omosessuale: orgoglio. È una parola molto importante e impegnativa, che secondo me rischia di essere mancante di una parte molto importante per avere un senso, cioè la memoria. Ecco perché il podcast si chiama “Le Radici dell’Orgoglio”. Questa parola, se non recupera le proprie radici storiche, può sembrare vuota”.

Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#1 – L’infelice che ama la propria immagine” su Spreaker.

Perché un podcast e non, appunto, un documentario tradizionale?
“Intanto, dovendo autofinanziarci perché i miei tentativi di trovare qualcuno interessato ad aiutarci economicamente sono stati vani, perché fare un podcast era meno costoso. Ci siamo autotassati e poi abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding per poter portare a termine il progetto. Era importante partire. Sapevamo che dopo le prime puntate la gente, ascoltandole, avrebbe capito il valore del lavoro e ci avrebbe aiutato. E così è successo, la campagna sta andando molto bene ed abbiamo ricevuto diverse ed importanti donazioni.
Io non riesco a vedere il podcast come un prodotto minore rispetto ad un documentario. Devo dire che, personalmente, sto godendo molto di più a fare un podcast: è un prodotto facile da fruire, perché non hai bisogno di stare davanti ad un televisore ma ti basta anche un telefonino, e non ci pone limiti di durata. E poi, usare le voci nel modo giusto (quella narrante è di Ivano ‘Lenny’ Pellizzoni, una delle più belle nel panorama della produzione audio-video, ndr), lavorando sulle musiche, crea delle suggestioni fantastiche a chi ascolta. Abbiamo anche un account Instagram, che si chiama “Le radici dell’orgoglio” dove, ogni settimana in contemporanea con l’uscita della nuova puntata, mettiamo quella ventina di foto che possono permettere alla persona che ascolta anche di vedere i volti e i luoghi raccontati nell’audio. Inoltre, la colonna sonora di ogni episodio è anche una playlist su Spotify, per fare in modo che l’esperienza di ascolto sia davvero coinvolgente e unica”.

Nel podcast ci sono molte ed importanti interviste ai protagonisti del movimento LGBT italiano, vuoi citarne qualcuna?
“Le voci che si possono ascoltare sono davvero tantissime. Cito, ma così solo a caso, Dacia Maraini, Natalia Aspesi, Maurizio Costanzo, Giovanni Dall’Orto, un grandissimo storico di tematiche omosessuali, e molti altri ancora. È una storia corale che raccontiamo attraverso i protagonisti diretti o indiretti dei fatti. Ripercorriamo un pezzo di storia d’Italia attraverso la sessualità, che è una delle cose più intime e delicate di ognuno di noi”.

Chi è, secondo voi, l’ascoltatore tipo di questo podcast?
“La nostra prima missione, quando abbiamo deciso di lanciare il progetto, era quello di cercare di arrivare al maggior numero di persone possibile. Non lo abbiamo pensato come qualcosa dedicato a chi appartiene al mondo LGBT ma, sin dall’inizio, abbiamo ritenuto che la storia raccontata nel podcast potesse avere una valenza più ampia e possa risultare interessante davvero per tutti. Mi piace molto che la gente ci scriva dicendo che siamo bravi e stiamo facendo un bel lavoro e il prodotto è godibile. Però, devo essere sincero, questa cosa è voluta: abbiamo voluto rendere interessante e coinvolgente questa storia per chiunque. I risultati ci stanno dando ragione. Ci cono quindi molti destinatari di questo lavoro. Senz’altro sta piacendo alle persone omosessuali molto anziane, perché stiamo narrando un pezzetto della loro adolescenza e della loro gioventù, che magari non hanno vissuto attivamente, ma che comunque ricordano molto bene. Io sono molto commosso dal fatto che, quando a volte incontro alcuni di questi testimoni diretti, molto anziani, mi ringraziano per aver raccontato la loro storia. Molti sono convinti che tutti questi ricordi li avrebbero portati nella tomba e l’aver scoperto che invece qualcuno ha voluto portarli alla luce li riempie di gioia. E per noi non c’è spinta più grande a continuare”.

Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#2 – Quando eravamo invertiti” su Spreaker.

Torniamo a parlare del crowdfunding, dicci qualcosa di più e spiegaci come si può contribuire al vostro progetto
“Come ho già detto “Le Radici dell’Orgoglio” ha come finalità quella di gestire il materiale raccolto negli anni affinché possa rappresentare un bene destinato alla divulgazione e all’arricchimento culturale. È stato spontaneo decidere di costituire un’associazione culturale che avesse questa missione; abbiamo concretizzato e dato un senso al gruppo. Il sogno è quello di realizzare, in seguito, un documentario video, magari una breve serie, perché la storia del movimento e della comunità LGBT+ in Italia è ricca di umanità, coraggio, forza e spesso è molto divertente e merita di essere anche “vista”. Per sostenere l’opera fin qui realizzata e alimentare il futuro progetto, è stata avviata una campagna di crowdfunding. Tutti i dettagli sono sul sito leradicidellorgoglio.it. Abbiamo anche creato una bellissima linea di merchandising, fatta di magliette, calze e poster che possono aiutarci nella raccolta fondi. Quello che abbiamo capito subito è che in molti stanno già credendo in questo progetto, che andrà avanti proprio grazie a tutti coloro che hanno deciso di finanziarlo.

Ogni settimana, qui su Luce! renderemo disponibili i nuovi episodi del Podcast “Le radici dell’orgoglio”. Li troverete tutti su questa pagina dalla quale potrete anche riascoltare quelli già pubblicati. Ringraziamo Giorgio Bozzo, Costantino della Gherardesca e tutta la squadra dietro a questo straordinario progetto per averci dato l’opportunità di essere parte di questa lodevole ed interessante iniziativa culturale.

Puntata 3:
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#3 – Scandalosi quegli anni (1960-1970)” su Spreaker.
Puntata 4:
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#4 – Siete pronti per quello che vogliamo dirvi? (1970-1973)” su Spreaker.
Puntata 5:
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#5 – La politica dei corpi (1974-1975)” su Spreaker.
Puntata 6:
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#6 – Requiem per un poeta” su Spreaker.
Puntata 7: 
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#7 – Elementi di Mario Mieli” su Spreaker.
Puntata 8:
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#8 – Prove tecniche di visibilità (1976-1977)” su Spreaker.
Puntata 9: 
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#9 – Liberi tutti: la creatività come antidoto alla repressione (1977)” su Spreaker.
Puntata 10:
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#10 – E vizietto sia! (1978-1979)” su Spreaker.
Trailer della seconda stagione:
Ascolta “Trailer della seconda stagione de Le Radici dell’Orgoglio – Gli anni Ottanta” su Spreaker.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Qualche giorno fa, il 15 aprile, si è celebrato il 50° anniversario della nascita del Movimento Gay Italiano. Per l’occasione, Costantino della Gherardesca ha prodotto e dato la voce al primo podcast che ne racconta la storia, grazie ai documenti raccolti da Giorgio Bozzo, suo agente, nonché produttore discografico, autore televisivo, commediografo, giornalista italiano e produttore di spettacoli per il teatro. Si intitola "Le radici dell'orgoglio" e lo potrete ascoltare qui su Luce!. Ascolta "Trailer Le Radici dell'Orgoglio" su Spreaker. Nel podcast il racconto dei protagonisti e gli interventi di Costantino ricostruiscono la storia della militanza LBGT italiana, dalla prima associazione per i diritti degli omosessuali ai giorni nostri. Ma offrono anche uno spaccato della storia e della cultura del Novecento italiano che non è mai stata raccontata con la dovuta attenzione. Si tratta, insomma, di una vera e propria - accurata - ricostruzione del contesto in cui si è combattuta la battaglia per modificare la percezione dell’omosessualità. Ne esce lo spaccato di un’epoca, osservata da un punto di vista diverso, che ne rivela nuovi aspetti, nuove sfumature. Per farci raccontare meglio l’iniziativa abbiamo fatto una chiacchierata proprio con Giorgio Bozzo. Come nasce l’dea di questo Podcast? "Nel 1992 feci un viaggio negli Stati Uniti e in una libreria acquistai un saggio appena uscito. Era ‘Making History –The struggle for gay and lesbian equal rights 1945-1990’ di Eric Marcus. Si tratta di un volume in cui il racconto di storie personali, sviluppato attraverso testimonianze dirette, descrive il lungo percorso di emancipazione del movimento LGBT+ americano. Lessi quel libro in pochi giorni e rientrato in Italia andai da Gianni Delle Foglie, alla Libreria Babele di Milano, e chiesi qualcosa di simile. La risposta "non c’è nulla, scrivilo tu!" pronunciata dallo storico libraio fu lo stimolo per cominciare. Delle Foglie mi diede qualche nome da cui iniziare e mi misi al lavoro per trovare queste persone e incontrarle. All’inizio andavo solo con un registratore audio poi, nei primi anni 2000 quando mi occupavo di televisione, iniziai ad andare con un carissimo amico operatore che, armato di telecamera, filmava questi nostri incontri. Pian piano ho messo insieme una vasta library di immagini e registrazioni sonore. Mentre facevo questi incontri raccoglievo anche materiali che molto spesso loro mi regalavano: fotografie, volantini, poster, documenti di varia natura. Inizialmente l’idea era quella di fare un libro, poi avevamo pensato anche ad un documentario, ma la verità era che non riuscivo mai ad arrivare a qualcosa di concreto. Pochi mesi fa, chiacchierando con Costantino che ha aperto una sua casa di produzione (la Kidney Bingos, ndr), in una riunione in cui ragionavamo sui nostri prossimi progetti, lui mi ha chiesto: "Ma la tua ricerca sul movimento gay italiano? Perché non facciamo qualcosa su quello?". E da lì è partito tutto. Ho messo insieme una squadra pazzesca: Jacopo Bedussi, un giornalista e comunicatore che stimo tantissimo; Bianca Rondolino, di cui avevo visto un documentario su un rabbino intersex; Andrea Meroni, che ha firmato due documentari molto interessanti, uno sull’artista Alfredo Coen, l’altro sull’immagine dell’omosessuale nel cinema italiano e siamo partiti. La sfida era ardua: portare a compimento un lavoro di trent’anni, farlo in un’occasione estremamente importante come il cinquantesimo anniversario del movimento e riuscire a ridare un senso a quella parola che viene spesso utilizzata e rivendicata dalla comunità omosessuale: orgoglio. È una parola molto importante e impegnativa, che secondo me rischia di essere mancante di una parte molto importante per avere un senso, cioè la memoria. Ecco perché il podcast si chiama "Le Radici dell’Orgoglio". Questa parola, se non recupera le proprie radici storiche, può sembrare vuota". Ascolta "Le Radici dell’Orgoglio Ep.#1 – L’infelice che ama la propria immagine" su Spreaker. Perché un podcast e non, appunto, un documentario tradizionale? "Intanto, dovendo autofinanziarci perché i miei tentativi di trovare qualcuno interessato ad aiutarci economicamente sono stati vani, perché fare un podcast era meno costoso. Ci siamo autotassati e poi abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding per poter portare a termine il progetto. Era importante partire. Sapevamo che dopo le prime puntate la gente, ascoltandole, avrebbe capito il valore del lavoro e ci avrebbe aiutato. E così è successo, la campagna sta andando molto bene ed abbiamo ricevuto diverse ed importanti donazioni. Io non riesco a vedere il podcast come un prodotto minore rispetto ad un documentario. Devo dire che, personalmente, sto godendo molto di più a fare un podcast: è un prodotto facile da fruire, perché non hai bisogno di stare davanti ad un televisore ma ti basta anche un telefonino, e non ci pone limiti di durata. E poi, usare le voci nel modo giusto (quella narrante è di Ivano 'Lenny' Pellizzoni, una delle più belle nel panorama della produzione audio-video, ndr), lavorando sulle musiche, crea delle suggestioni fantastiche a chi ascolta. Abbiamo anche un account Instagram, che si chiama “Le radici dell’orgoglio” dove, ogni settimana in contemporanea con l’uscita della nuova puntata, mettiamo quella ventina di foto che possono permettere alla persona che ascolta anche di vedere i volti e i luoghi raccontati nell’audio. Inoltre, la colonna sonora di ogni episodio è anche una playlist su Spotify, per fare in modo che l’esperienza di ascolto sia davvero coinvolgente e unica". Nel podcast ci sono molte ed importanti interviste ai protagonisti del movimento LGBT italiano, vuoi citarne qualcuna? "Le voci che si possono ascoltare sono davvero tantissime. Cito, ma così solo a caso, Dacia Maraini, Natalia Aspesi, Maurizio Costanzo, Giovanni Dall’Orto, un grandissimo storico di tematiche omosessuali, e molti altri ancora. È una storia corale che raccontiamo attraverso i protagonisti diretti o indiretti dei fatti. Ripercorriamo un pezzo di storia d’Italia attraverso la sessualità, che è una delle cose più intime e delicate di ognuno di noi". Chi è, secondo voi, l’ascoltatore tipo di questo podcast? "La nostra prima missione, quando abbiamo deciso di lanciare il progetto, era quello di cercare di arrivare al maggior numero di persone possibile. Non lo abbiamo pensato come qualcosa dedicato a chi appartiene al mondo LGBT ma, sin dall’inizio, abbiamo ritenuto che la storia raccontata nel podcast potesse avere una valenza più ampia e possa risultare interessante davvero per tutti. Mi piace molto che la gente ci scriva dicendo che siamo bravi e stiamo facendo un bel lavoro e il prodotto è godibile. Però, devo essere sincero, questa cosa è voluta: abbiamo voluto rendere interessante e coinvolgente questa storia per chiunque. I risultati ci stanno dando ragione. Ci cono quindi molti destinatari di questo lavoro. Senz’altro sta piacendo alle persone omosessuali molto anziane, perché stiamo narrando un pezzetto della loro adolescenza e della loro gioventù, che magari non hanno vissuto attivamente, ma che comunque ricordano molto bene. Io sono molto commosso dal fatto che, quando a volte incontro alcuni di questi testimoni diretti, molto anziani, mi ringraziano per aver raccontato la loro storia. Molti sono convinti che tutti questi ricordi li avrebbero portati nella tomba e l’aver scoperto che invece qualcuno ha voluto portarli alla luce li riempie di gioia. E per noi non c’è spinta più grande a continuare". Ascolta "Le Radici dell’Orgoglio Ep.#2 – Quando eravamo invertiti" su Spreaker. Torniamo a parlare del crowdfunding, dicci qualcosa di più e spiegaci come si può contribuire al vostro progetto "Come ho già detto "Le Radici dell’Orgoglio" ha come finalità quella di gestire il materiale raccolto negli anni affinché possa rappresentare un bene destinato alla divulgazione e all’arricchimento culturale. È stato spontaneo decidere di costituire un'associazione culturale che avesse questa missione; abbiamo concretizzato e dato un senso al gruppo. Il sogno è quello di realizzare, in seguito, un documentario video, magari una breve serie, perché la storia del movimento e della comunità LGBT+ in Italia è ricca di umanità, coraggio, forza e spesso è molto divertente e merita di essere anche "vista". Per sostenere l’opera fin qui realizzata e alimentare il futuro progetto, è stata avviata una campagna di crowdfunding. Tutti i dettagli sono sul sito leradicidellorgoglio.it. Abbiamo anche creato una bellissima linea di merchandising, fatta di magliette, calze e poster che possono aiutarci nella raccolta fondi. Quello che abbiamo capito subito è che in molti stanno già credendo in questo progetto, che andrà avanti proprio grazie a tutti coloro che hanno deciso di finanziarlo. Ogni settimana, qui su Luce! renderemo disponibili i nuovi episodi del Podcast “Le radici dell’orgoglio”. Li troverete tutti su questa pagina dalla quale potrete anche riascoltare quelli già pubblicati. Ringraziamo Giorgio Bozzo, Costantino della Gherardesca e tutta la squadra dietro a questo straordinario progetto per averci dato l’opportunità di essere parte di questa lodevole ed interessante iniziativa culturale.
Puntata 3:
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#3 - Scandalosi quegli anni (1960-1970)" su Spreaker.
Puntata 4: Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#4 - Siete pronti per quello che vogliamo dirvi? (1970-1973)" su Spreaker.
Puntata 5:
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#5 - La politica dei corpi (1974-1975)" su Spreaker.
Puntata 6:
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#6 - Requiem per un poeta" su Spreaker.
Puntata 7: 
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#7 - Elementi di Mario Mieli" su Spreaker.
Puntata 8:
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#8 - Prove tecniche di visibilità (1976-1977)" su Spreaker.
Puntata 9: 
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#9 - Liberi tutti: la creatività come antidoto alla repressione (1977)" su Spreaker.
Puntata 10:
Ascolta "Le Radici dell'Orgoglio Ep.#10 - E vizietto sia! (1978-1979)" su Spreaker.
Trailer della seconda stagione:
Ascolta "Trailer della seconda stagione de Le Radici dell'Orgoglio - Gli anni Ottanta" su Spreaker.
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