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Home » Lifestyle » L’università? Va scelta in modo pragmatico: due giovani donne aiutano a orientarsi con il metodo Harward applicato all’Italia

L’università? Va scelta in modo pragmatico: due giovani donne aiutano a orientarsi con il metodo Harward applicato all’Italia

Conoscenza di sé, senza farsi condizionare dalle materie in cui si è bravi. E analisi dell'offerta degli atenei e del mercato del lavoro: così Elisa Piscitelli e Maria Paola Testa di Futurely sostengono migliaia di adolescenti nella scelta più importante della vita. Con l'ambizione di seguirli nel resto della carriera in stile Linkedin

Sofia Francioni
14 Luglio 2021
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“Che cosa voglio fare da grande” è la domanda delle domande. Un punto interrogativo enorme che prende a lampeggiare con urgenza quando gli anni sui banchi delle scuole superiori stanno per scadere e che può diventare un allarme, se passano i mesi, ma la risposta non arriva. O se, quando arriva, è sbagliata. Dati alla mano, gli studenti italiani non vivono bene questo passaggio: secondo i dati forniti da Futurely, uno studente universitario su tre si dichiara insoddisfatto della propria scelta e uno su cinque cambia indirizzo dopo il primo anno. Alla domanda delle domande in effetti la scuola non prepara.

Elisa Piscitelli

“I ragazzi delle superiori questa scelta sono spesso lasciati a se stessi e questo porta a diversi problemi. Le scuole non hanno tempo né risorse per aiutare gli allievi nella fase dell’orientamento e quindi le alternative sono o le università che organizzano open days e presentazioni in classe; o gli psicologi dell’orientamento, chiamati orientatori, che scontano però l’idea diffusa che, per andarci, devi avere per forza dei problemi psicologici. In alternativa, ci sono i webinar organizzati dalle scuole con giovani professionisti: gli istituti più attivi ne organizzano 2 o 3 all’anno, senza però riuscire a seguire ragazzo per ragazzo”.

A parlare è Elisa Piscitelli, 30 anni, laureata in ingegneria gestionale e data scientist alla McKinsey, società internazionale di consulenza manageriale, che – insieme alla socia Mariapaola Testa – ha deciso con “Futurely” di aiutare le nuove generazioni a trovare la propria strada, provando a spacchettare passo dopo passo la domanda delle domande.  

 

“Prima di capire cosa fare, devi sapere chi sei”

Piattaforma di career coaching digitale, Futurely è un percorso interamente on-line, pensato per gli studenti della IV e della III superiore, che devono scegliere l’università. Ma che ha anche l’ambizione di “accompagnare gli iscritti per tutta la loro carriera professionale, alla maniera di LinkedIn”. Un percorso in 20 passi che parte dal “conosci-te-stesso” di antica memoria per arrivare alla scelta dell’università con un approccio insolitamente pragmatico, utilizzando tecniche sviluppate da esperti dell’orientamento di Harvard, adattate per studenti delle superiori, grazie al supporto di psicologi italiani.

“La prima parte del corso è dedicata alla conoscenza di sé. Lo studente deve capire quali sono proprie passioni, le proprie competenze o inclinazioni, senza farsi guidare dalle materie scolastiche in cui è più bravo, ma osservandosi sempre: Come trascorre il tempo libero? In quali situazioni prende più spesso iniziativa? Come sta in famiglia o con gli amici? Per rispondere a queste domande, settimana dopo settimana, viene guidato dalle video-testimonianze di lavoratori, dai colloqui individuali o dai test delle inclinazioni, tutti indirizzati a far emergere chi è veramente”, spiega Piscitelli. L’anno scorso la piattaforma Futurely ha guidato circa 3mila studenti della IV superiore nella scelta dell’università: quest’anno le iscrizioni riapriranno a settembre. Tra le scuole partner della piattaforma, che sono 40, come spiega Piscitelli “ci sono tutti gli istituti che sono finiti nella classifica delle eccellenze italiane. Non solo a Milano, ma anche a Torino, Roma, Pesaro, in diverse parti d’Italia”. 

 

Conoscere il mondo: università e professioni 

L’altra parte del corso consiste invece nella presentazione della carrellata di possibilità che l’istruzione universitaria italiana offre. “Presentiamo le università senza fermarci agli stereotipi, ma con un approccio pragmatico, guardando ad esempio alle competenze maggiormente richieste dal mercato o quali professioni gli studenti andranno a svolgere una volta che si saranno laureati. Per permettere ai ragazzi di figurarsi bene la loro professione futura, è fondamentale il dialogo con i mentors: 300 giovani lavoratori, dall’attore all’ingegnere aerospaziale, che raccontano agli studenti la loro esperienza lavorativa e rispondono alle loro domande”.

“I lavori stanno cambiando: il design ad esempio è un settore che ha un tasso di occupazione molto alto, anche prima del termine del percorso universitario. I settori in cui c’è tanta richiesta da parte del mondo del lavoro, ma dove l’offerta scarseggia, sono le professioni digitali: data scientist, machine learning, ingegneri informatici, sviluppatori. Fino a quattro anni fa le università italiane non avevano specialistiche in grado di formare queste figure, sono nate negli ultimi tre anni e c’è stato un boom”. 

 

Via le barriere alla realizzazione di sé

“Ad oggi – conclude Piscitelli – non esiste un servizio di questo tipo pensato per i ragazzi, che sono troppo spesso lasciati soli nella scelta. Le scuole e i genitori fanno il possibile, ma non sempre ci sono le risorse a disposizione. Conosco bene il paradosso di questa realtà perché è stata anche la mia storia: la mancanza di informazioni e strumenti per fare una scelta consapevole può essere una barriera alla realizzazione del proprio potenziale. Io e Mariapaola abbiamo provato a capovolgere il paradosso e con Futurely speriamo di aiutare tanti ragazzi a trovare la propria strada”. 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
“Che cosa voglio fare da grande” è la domanda delle domande. Un punto interrogativo enorme che prende a lampeggiare con urgenza quando gli anni sui banchi delle scuole superiori stanno per scadere e che può diventare un allarme, se passano i mesi, ma la risposta non arriva. O se, quando arriva, è sbagliata. Dati alla mano, gli studenti italiani non vivono bene questo passaggio: secondo i dati forniti da Futurely, uno studente universitario su tre si dichiara insoddisfatto della propria scelta e uno su cinque cambia indirizzo dopo il primo anno. Alla domanda delle domande in effetti la scuola non prepara.
Elisa Piscitelli
“I ragazzi delle superiori questa scelta sono spesso lasciati a se stessi e questo porta a diversi problemi. Le scuole non hanno tempo né risorse per aiutare gli allievi nella fase dell’orientamento e quindi le alternative sono o le università che organizzano open days e presentazioni in classe; o gli psicologi dell’orientamento, chiamati orientatori, che scontano però l’idea diffusa che, per andarci, devi avere per forza dei problemi psicologici. In alternativa, ci sono i webinar organizzati dalle scuole con giovani professionisti: gli istituti più attivi ne organizzano 2 o 3 all’anno, senza però riuscire a seguire ragazzo per ragazzo”. A parlare è Elisa Piscitelli, 30 anni, laureata in ingegneria gestionale e data scientist alla McKinsey, società internazionale di consulenza manageriale, che - insieme alla socia Mariapaola Testa - ha deciso con “Futurely” di aiutare le nuove generazioni a trovare la propria strada, provando a spacchettare passo dopo passo la domanda delle domande.    

“Prima di capire cosa fare, devi sapere chi sei”

Piattaforma di career coaching digitale, Futurely è un percorso interamente on-line, pensato per gli studenti della IV e della III superiore, che devono scegliere l’università. Ma che ha anche l’ambizione di “accompagnare gli iscritti per tutta la loro carriera professionale, alla maniera di LinkedIn”. Un percorso in 20 passi che parte dal “conosci-te-stesso” di antica memoria per arrivare alla scelta dell’università con un approccio insolitamente pragmatico, utilizzando tecniche sviluppate da esperti dell’orientamento di Harvard, adattate per studenti delle superiori, grazie al supporto di psicologi italiani. “La prima parte del corso è dedicata alla conoscenza di sé. Lo studente deve capire quali sono proprie passioni, le proprie competenze o inclinazioni, senza farsi guidare dalle materie scolastiche in cui è più bravo, ma osservandosi sempre: Come trascorre il tempo libero? In quali situazioni prende più spesso iniziativa? Come sta in famiglia o con gli amici? Per rispondere a queste domande, settimana dopo settimana, viene guidato dalle video-testimonianze di lavoratori, dai colloqui individuali o dai test delle inclinazioni, tutti indirizzati a far emergere chi è veramente”, spiega Piscitelli. L’anno scorso la piattaforma Futurely ha guidato circa 3mila studenti della IV superiore nella scelta dell’università: quest’anno le iscrizioni riapriranno a settembre. Tra le scuole partner della piattaforma, che sono 40, come spiega Piscitelli “ci sono tutti gli istituti che sono finiti nella classifica delle eccellenze italiane. Non solo a Milano, ma anche a Torino, Roma, Pesaro, in diverse parti d’Italia”.   

Conoscere il mondo: università e professioni 

L’altra parte del corso consiste invece nella presentazione della carrellata di possibilità che l’istruzione universitaria italiana offre. “Presentiamo le università senza fermarci agli stereotipi, ma con un approccio pragmatico, guardando ad esempio alle competenze maggiormente richieste dal mercato o quali professioni gli studenti andranno a svolgere una volta che si saranno laureati. Per permettere ai ragazzi di figurarsi bene la loro professione futura, è fondamentale il dialogo con i mentors: 300 giovani lavoratori, dall’attore all’ingegnere aerospaziale, che raccontano agli studenti la loro esperienza lavorativa e rispondono alle loro domande”. “I lavori stanno cambiando: il design ad esempio è un settore che ha un tasso di occupazione molto alto, anche prima del termine del percorso universitario. I settori in cui c’è tanta richiesta da parte del mondo del lavoro, ma dove l’offerta scarseggia, sono le professioni digitali: data scientist, machine learning, ingegneri informatici, sviluppatori. Fino a quattro anni fa le università italiane non avevano specialistiche in grado di formare queste figure, sono nate negli ultimi tre anni e c’è stato un boom”.   

Via le barriere alla realizzazione di sé

“Ad oggi – conclude Piscitelli - non esiste un servizio di questo tipo pensato per i ragazzi, che sono troppo spesso lasciati soli nella scelta. Le scuole e i genitori fanno il possibile, ma non sempre ci sono le risorse a disposizione. Conosco bene il paradosso di questa realtà perché è stata anche la mia storia: la mancanza di informazioni e strumenti per fare una scelta consapevole può essere una barriera alla realizzazione del proprio potenziale. Io e Mariapaola abbiamo provato a capovolgere il paradosso e con Futurely speriamo di aiutare tanti ragazzi a trovare la propria strada”. 
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