Mahsa Amini, il volto della rivoluzione in Iran sull’aereo delle calciatrici brasiliane. Sono atterrate sorridenti, con la forza di chi non resta indifferente, una “sorellanza” capace di sorvolare gli Stati. Mai stati così uniti. Dal Brasile sono volate in Australia per i Mondiali di calcio femminile.
Sul fianco dell’aereo che ha trasportato le giocatrici della squadra di calcio femminile brasiliana campeggiava la scritta “Nessuna donna dovrebbe coprirsi il capo” e proprio il ritratto di Mahsa Amini, la ragazza curda morta per aver indossato in modo incorretto il velo e simbolo delle proteste del popolo iraniano.
I messaggi di uguaglianza e libertà
Sull’altro lato del velivolo invece il volto del calciatore Amir Nasr-Azdani, condannato a 26 anni di carcere per aver manifestato la libertà femminile.
Un gesto forte e importante a supporto delle sorelle iraniane, quello delle calciatrici sudamericane che in poco tempo ha fatto il giro del mondo.
Le calciatrici brasiliane hanno dimostrato il desiderio di rendere le manifestazioni sportive un’occasione per far passare importanti messaggi di uguaglianza e libertà.
Mahsa Amini, come nascono le proteste in Iran
Era settembre 2022, la giovane si trovava a Teheran insieme ai suoi genitori per fare acquisti quando la polizia morale, un’unità responsabile dell’applicazione del codice per le donne al servizio dell’ayatollah Khomeini, l’ha fermata e arrestata perché indossava l’hijab in modo scorretto e lasciava intravedere dei ciuffi di capelli.
Di qui l’atto di tagliare le ciocche dei capelli adottato da moltissime donne in segno di protesta. Dopo essere stata arrestata, si sono perse le tracce, finché è stata riconsegnata alla famiglia in condizioni disperate.
Presentava ferite causate da percosse, segno del fatto che la polizia l’aveva picchiata fino a farla finire in coma. Dopo tre giorni la ragazza è morta.
La storia di Amir Nasar Azadani
Per un calciatore che sfida il regime, un altro viene condannato: Amir Nasr Azadani è stato condannato a 26 anni di carcere a causa della sua partecipazione alle proteste anti governative in corso da quasi quattro mesi in Iran, ovvero da dopo l’uccisione della ragazza-simbolo della rivoluzione in corso.
Lo sportivo, in passato difensore per le squadre Sepahan e Tractor, è stato condannato a cinque anni per appartenenza a un gruppo illegale con lo scopo di danneggiare la sicurezza del Paese, cinque anni per collusione in crimini contro la sicurezza e 16 anni per “Muharebeh” (guerra contro Dio).
La sentenza per il calciatore è relativa a una dimostrazione a Isfahan dove sono rimasti uccisi tre membri delle forze di sicurezza e che hanno portato alla pena di morte altre tre persone, tra cui il campione di Karate Saleh Mirhashemi.
Le proteste nel mondo dello sport
Altre figure di spicco del mondo dell’arte e dello sport si sono unite ai manifestanti nei mesi scorsi. Si sono esposti, per esempio, molti calciatori come Sardar Azmoun del Bayern Leverkusen che ha condannato le forze di sicurezza su Instagram: “Vergognati per aver ucciso facilmente le persone e le donne vive dell’Iran. Lunga vita alle donne iraniane”.
In un altro gesto di solidarietà per le proteste nel mondo dello sport si è registrato durante una partita di calcio femminile: la giocatrice della squadra Sepahan di Isfahan, Fatemeh Adeli, dopo un gol si è rivolta verso il pubblico mettendo una mano sugli occhi e l’altra sulla bocca, a simboleggiare la dura repressione in atto.
E’ il mondo dello sport che, dentro e fuori l’Iran, si sta battendo per la libertà.