Carolina Marconi e la battaglia per l’oblio oncologico, sognando di diventare mamma. La showgirl e attrice, 45 anni, da qualche tempo ha intrapreso una battaglia che la avvicina a tantissime donne che hanno vissuto come lei l’esperienza di un tumore: il diritto all’oblio oncologico.
“Sarò soddisfatta solo quando ci sarà l’approvazione di una legge italiana per l’oblio oncologico” spiega in un’intervista all’Adnkronos Salute. E aggiunge: “Intanto, però, sono contenta che ci sia attenzione da parte del Governo, delle parole del presidente Giorgia Meloni, dell’impegno di partiti di ogni schieramento su questo tema”.
In altri Paesi “come la Francia questa legge c’è già, anche in Spagna il premier Sanchez ha annunciato il suo impegno e ha percorso questa strada. Adesso anche l’Italia si sta interessando. Il nostro Paese deve avere una legge su questo tema. E parlo da ex paziente guarita dal cancro” dice l’ex concorrente del Grande Fratello.
La donna, infatti, ha affrontato e vinto la battaglia contro il tumore al seno, sempre con il sorriso, condividendo i momenti difficili con i tanti fan e potendo contare sull’appoggio del compagno Alessandro Tulli e della famiglia.
Adesso la showgirl sta bene. Ma lei, che sognava di “stringere fra le braccia un figlio”, e che avrebbe voluto anche “adottarne uno” per dargli tutto il suo amore, ha sperimentato in prima persona quanto sia importante avere questa legge.
“Quando fai la chemioterapia pensi al dopo, pensi a tornare a vivere, a riprendere una vita normale” dice. E spiega: “Io pensavo al mio dopo: farmi una famiglia, magari comprare una casa, pensavo al lavoro. Invece, ho scoperto che noi che abbiamo avuto un cancro veniamo esclusi. E’ così che ci sentiamo di fronte a certi ostacoli”.
Da 13 anni è fidanzata con Tulli. “Quando ho visto i tanti bambini in fuga dalla guerra, che sono venuti anche in Italia, quando vedo i piccoli che stanno nelle case famiglia, che frequento spesso, mi sono detta che avrei potuto adottare uno di questi bimbi” racconta ancora.
“Mi sono informata, ho compilato delle carte, ma il mio avvocato mi ha detto: ‘Carolina ti devo dare una brutta notizia. Un bambino non te lo daranno, hai avuto il cancro’” dice sempre la 45enne.
Così la showgirl ha scoperto “che siamo più di un milione di persone in Italia che abbiamo lasciato alle nostre spalle un tumore e non possiamo accedere ad alcuni servizi: un mutuo, un piccolo prestito, un contratto a tempo indeterminato talvolta”.
Una frustrazione che emerge chiaramente dalle parole della donna: “Viviamo una discriminazione. Io mi sono sentita morire all’idea di non poter tornare alla mia vita di prima perché lo Stato italiano non me lo permette. Noi siamo guariti per i medici, ma per lo Stato ancora no”.
E ancora: “Mi chiedo: ma perché si pensa che gli altri siano immortali? Tutti si possono ammalare di cancro. E allora perché alcune cose vengono precluse solo a chi ha avuto un tumore ed è guarito?”.
“Ci sono dei bambini che vivono anni soli, chiusi fra le mura di un istituto, e magari ci sono famiglie che non possono dargli amore per questo impedimento” ragiona la 45enne pensando in particolare al tema dell’adozione, ma non solo.
Marconi, perché sostenere la Fondazione Aiom
Carolina Marconi, quindi, ha deciso di spendersi per la raccolta firme lanciata dalla Fondazione Aiom per il diritto all’oblio oncologico. “All’inizio le firme erano poche migliaia, ma ci siamo impegnati tanto – dice -. Io mi sono data da fare, ho fatto una vera battaglia sui social per raccogliere più firme possibile e adesso se ne contano più di 106mila”.
Secondo la showgirl “tutti hanno diritto di vivere la loro vita in modo normale, come chiunque altro. Noi così sentiamo invece che la nostra vita è finita”.
La donna racconta di essere in in contatto con donne portoghesi, francesi, belghe, che grazie alle leggi in materia vivono una vita normale “e mi spronano a continuare la battaglia dicendo che ce la possiamo fare anche noi. Queste donne non sono il loro tumore. Non lo siamo neanche noi”.
Ricordando poi che “ci sono tante malattie, non solo il cancro, io sono la prima fan agguerrita di questo diritto. Questa legge deve esistere assolutamente in Italia, non importa di chi sarà il merito”.
L’importanza della legge è presto spiegata. “Si darebbe una chance a tante persone – ce ne sono tante che hanno anche 30-35 anni – di adottare un bambino, di aprirsi un’attività, di comprare una casa. Non sapete quante donne ogni giorno mi raccontano su Instagram delle loro sofferenze al riguardo” incalza la venezuelana di nascita.
“Se una legge ci sarà entro l’estate, la prima cosa che farò quando sarà approvata? Sarei orgogliosa del mio Paese, farei una grande festa con le mie amiche, le mie ‘ex pelatine’. Il tumore farà parte del mio passato, non posso cancellarlo, ma potrò guardare al futuro. E proverei finalmente a realizzare il sogno di avere un figlio” conclude la showgirl.
Oblio oncologico, a che punto è l’iter per la legge
L’oblio oncologico è in discussione in commissione Sanità alla Camera. Sono nove le proposte di legge presentate dai vari gruppi parlamentari e una dal Cnel e le relatrici, Patrizia Marrocco (Fi) e Maria Elena Boschi (Az-Iv) stanno mettendo a punto un testo unificato.
Secondo quanto viene spiegato da una delle due relatrici, l’azzurra Marrocco, il testo dovrebbe prevedere che, nei casi di procedure per l’adozione, richiesta di mutui e pratiche bancarie e assicurazioni, così come nelle procedure concorsuali, non sia ammessa la richiesta di informazioni concernenti lo stato di salute relativamente a patologie oncologiche il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni alla data della richiesta. Tale periodo verrebbe ridotto della metà nel caso in cui la patologia sia insorta prima del ventunesimo anno di età.
“Con la collega Marrocco siamo pronte con il testo unificato. Siamo fiduciose che l’iter in commissione possa essere rapido per arrivare in Aula la prima settimana di luglio come da programma. Sarebbe un bel segnale se venisse approvato all’unanimità. Proprio per cercare di arrivare ad un risultato condiviso abbiamo scelto la strada del testo unificato” sostiene Boschi.