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Mariagiulia e Luca: "Fuga dalla città per vivere nel nostro posto del cuore e ritrovare noi stessi"

La coppia di architetti adesso si occupa della fattoria di famiglia con l'obiettivo di valorizzare il territorio attraverso un’agricoltura consapevole

di DOMENICO GUARINO -
3 novembre 2022
Mariagiulia, suo marito Luca e tutto il clan familiare

Mariagiulia, suo marito Luca e tutto il clan familiare

Questa è la storia di una piccola (grande) rivoluzione. Una storia che parla di futuri possibili, a partire dalla riscoperta delle proprie radici. Di creatività, di progetti, di visione. E, allo stesso tempo, di tradizioni, autenticità, relazioni. Una piccola (grande) rivoluzione individuale e familiare che muove da Firenze e torna sui luoghi dove, 150 anni fa, la famiglia romana dei Bennicelli aveva acquistato una tenuta di 500 ettari. Siamo in Umbria, più precisamente nella Val Tiberina. Ed è qui che Mariagiulia e suo marito Luca hanno deciso di ‘resettare’ e la loro vita, insieme con un intero clan familiare che conta una ventina di adepti, tra parenti, affini e contigui. La storia comincia durante il lockdown: tutto chiude, spostarsi diventa un problema, le relazioni umane vengono inibite, la città, pur bellissima (parliamo sempre di Firenze) rischia di trasformarsi in una gabbia. E’ allora che Mariagiulia e Luca decidono di raggiungere i genitori di lei, in campagna. L’inizio della nostra storia è dunque questo: due giovani architetti (lei 40 anni, una laurea e un dottorato di ricerca e un'avventura professionale avviata con successo, laureato anche lui) che prendono armi bagagli e trasferiscono i ritmi serrati della vita urbana e di una professione che chiede attenzione costante e continua, nel mondo rurale e ‘fatato’ di una campagna dolce, che sembra addormentata, lontano dai circuiti turistici del Chianti o della Valdorcia.
Mariagiulia e il marito Luca

Mariagiulia e il marito Luca

E qui, piano piano, prima in maniera inconscia, poi sempre più consapevoli, nasce l’idea di cambiare vita. Di ‘resettare’, appunto. Riscoprendo ritmi più naturali, un diverso rapporto col tempo, con lo spazio, con le cose. Con gli altri e con se stessi. Perché questa scelta? Mariagiulia: “Con il passare dei giorni mi sono resa conto che il vestito della città, quello che avevo indossato fino ad allora, cominciava a starmi stretto, che avevo voglia di cambiare aria, e anche di mettere in discussione il lavoro per come lo avevo sempre fatto. Di buttarmi in nuovi progetti” . E quale miglior progetto per il futuro che ritrovare le proprie radici? Luca: “A un certo punto ti rendi conto che tutto questo non basta, che le cose ti vengono troppo facili ed hai voglia di nuovi stimoli, e che lavorare all’aria aperta è la cosa più bella che si possa fare". E l’architettura? Luca: "Non rinnego nulla della mia esperienza professionale, capiamoci. Il mondo dell’architettura è un mondo fantastico che mi ha dato tantissimo mi ha insegnato la progettualità. Ma ha tempi lunghissimi tra il disegno e la realizzazione, e spesso quando vedi compiuto quello che avevi pensato e progettato arriva il paradosso di non riconoscere più la tua scrittura, la tua calligrafia. Perché nel frattempo tu e la tua attitudine nel fare e nel pensare le cose si sono modificate, talvolta anche radicalmente. Nel lavoro con la natura questo non c’è: il risultato lo vedi se non immediatamente in un tempo ragionevole. E questo cambia completamente la percezione del mondo, della giornata. E’ tutto molto più faticoso ma anche molto più gratificante. Non so se sia una scelta di vita definitiva, ma questo è tutto un altro vivere” .
Una panoramica della tenuta agricola della famiglia Bennicelli

Una panoramica della tenuta agricola della famiglia Bennicelli

Luca di fatto è il ‘tuttofare’ dell’azienda: dal lavoro nei campi, alla riprogettazione degli spazi, al sogno di fare di queste terre un contesto in cui cerare esperienze positive di vita, non solo per sé e la propria famiglia. Mariagiulia si occupa invece della gestione degli immobili, della loro ristrutturazione e dell’accoglienza dei clienti che vengono a degustare e a conoscere il territorio. “Il tutto ispirato dal valore dell’autenticità” racconta. Ovvero? Mariagiulia: “Quello che vogliamo restituire con la nostra attività è l’affetto che ci lega alla terra e a queste terre in particolare. Alla loro bellezza, alla loro unicità. Che è anche l’affetto e il legame che ci lega alle nostre radici, con tutto quello che siamo stati da bambini, e prima di noi sono stati ed hanno fatto i nostri genitori e i nostri nonni. Non a caso nell’azienda lavora tutta la nostra famiglia, a vario titolo. Questa per noi non è banalmente una terra che produce, ma un posto del cuore, che ci parla attraverso la sua anima. Un posto in cui ritroviamo la nostra identità. In tutto quello che facciamo c’è questa ricerca, che poi è il frutto del legame con una tradizione”.
Uno scorcio della vigna di Mariagiulia e Luca

Uno scorcio della vigna di Mariagiulia e Luca

In che modo si esprime questo legame? “In ogni fase della produzione e prima ancora del lavoro che ci mettiamo sulla terra e nell’azienda. Usiamo la tecnologia certo, sarebbe stupido non farlo, ma senza eccessi, senza particolari sofisticazioni. Cerchiamo di innovare il prodotto, ma partendo sempre da quello che il campo offre. Non usiamo prodotti aggressivi, siamo in conversione biologica secondo un iter che termineremo quanto prima, ma di fatto usiamo quella filosofia da sempre. La stessa immagine dell’azienda è quella del racconto, che ci lega ad una storia, ad una terra. Tradizione, autenticità e? “La voglia è quella di mettere in tutto ciò che produciamo il meglio che il campo offre. Questo ovviamente ti espone anche a dei rischi, perché la terra è imprevedibile. Quest’anno ad esempio è stato molto molto particolare. Quando hai a che fare con la terra non sei mai padrone assoluto di quello che accade, devi sempre mettere in conto l’imprevisto che la natura si prende come proprio spazio vitale. E’ un po’ come l’architettura: tu progetti, ma poi è il cantiere che ti pone le sfide da superare, è il commettente più o meno bizzoso che ti mette alla prova. Così con la natura, col tempo. Devi essere bravo a programmare ma anche ad assecondare i cambiamenti. Devi essere capace di ascoltare. Così come ascolti l’edificio per capire meglio qual è il progetto giusto, qui ascolti il luogo, la natura. La natura fa quel che vuole e tu devi essere predisposto all’ascolto, ad assecondarla valorizzandola”.
Le cantine della fattoria di Mariagiulia e Luca

Le cantine della fattoria di Mariagiulia e Luca

Progetti per il futuro? Mariagiulia e Luca: “Innanzitutto portare avanti quello che stiamo facendo, con la convinzione e le idee che ci ispirano. Qui è tutto nuovo, da un certo punto di vista. E le potenzialità sono tante quante quelli che potrebbero apparire come dei limiti. In Val Tiberina non c’è una tradizione vitivinicola, quindi puoi sperimentare in libertà, non dovendo assecondare alcun disciplinare. Ma allo stesso tempo non hai la spinta della tradizione riconosciuta, della ‘zona d’origine’ che è naturalmente un elemento di richiamo oggettivo. Muovendoci tra questi due estremi il tentativo è quello di valorizzare il territorio, migliorando quello che stiano facendo: immaginare un futuro possibile, a partire dalla tradizione e dall’affetto che ci lega a questi luoghi. E continuare ad esser leggermente folli”. Cosa vi ispira la parola luce? Mariagiulia: “Il sole e il calore di questa terra. Quello che viviamo ogni giorno. Il colore che ti riempie gli occhi”. Luca: “Per me, dopo anni di tunnel, la luce è questo posto, questo progetto”.