Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » Mariagiulia e Luca: “Fuga dalla città per vivere nel nostro posto del cuore e ritrovare noi stessi”

Mariagiulia e Luca: “Fuga dalla città per vivere nel nostro posto del cuore e ritrovare noi stessi”

La coppia di architetti adesso si occupa della fattoria di famiglia con l'obiettivo di valorizzare il territorio attraverso un’agricoltura consapevole

Domenico Guarino
3 Novembre 2022
Mariagiulia, suo marito Luca e tutto il clan familiare

Mariagiulia, suo marito Luca e tutto il clan familiare

Share on FacebookShare on Twitter

Questa è la storia di una piccola (grande) rivoluzione. Una storia che parla di futuri possibili, a partire dalla riscoperta delle proprie radici. Di creatività, di progetti, di visione. E, allo stesso tempo, di tradizioni, autenticità, relazioni. Una piccola (grande) rivoluzione individuale e familiare che muove da Firenze e torna sui luoghi dove, 150 anni fa, la famiglia romana dei Bennicelli aveva acquistato una tenuta di 500 ettari. Siamo in Umbria, più precisamente nella Val Tiberina. Ed è qui che Mariagiulia e suo marito Luca hanno deciso di ‘resettare’ e la loro vita, insieme con un intero clan familiare che conta una ventina di adepti, tra parenti, affini e contigui.

La storia comincia durante il lockdown: tutto chiude, spostarsi diventa un problema, le relazioni umane vengono inibite, la città, pur bellissima (parliamo sempre di Firenze) rischia di trasformarsi in una gabbia. E’ allora che Mariagiulia e Luca decidono di raggiungere i genitori di lei, in campagna. L’inizio della nostra storia è dunque questo: due giovani architetti (lei 40 anni, una laurea e un dottorato di ricerca e un’avventura professionale avviata con successo, laureato anche lui) che prendono armi bagagli e trasferiscono i ritmi serrati della vita urbana e di una professione che chiede attenzione costante e continua, nel mondo rurale e ‘fatato’ di una campagna dolce, che sembra addormentata, lontano dai circuiti turistici del Chianti o della Valdorcia.

Mariagiulia e il marito Luca
Mariagiulia e il marito Luca

E qui, piano piano, prima in maniera inconscia, poi sempre più consapevoli, nasce l’idea di cambiare vita. Di ‘resettare’, appunto. Riscoprendo ritmi più naturali, un diverso rapporto col tempo, con lo spazio, con le cose. Con gli altri e con se stessi.

Perché questa scelta?

Mariagiulia: “Con il passare dei giorni mi sono resa conto che il vestito della città, quello che avevo indossato fino ad allora, cominciava a starmi stretto, che avevo voglia di cambiare aria, e anche di mettere in discussione il lavoro per come lo avevo sempre fatto. Di buttarmi in nuovi progetti” .

E quale miglior progetto per il futuro che ritrovare le proprie radici?

Luca: “A un certo punto ti rendi conto che tutto questo non basta, che le cose ti vengono troppo facili ed hai voglia di nuovi stimoli, e che lavorare all’aria aperta è la cosa più bella che si possa fare”.

E l’architettura?

Luca: “Non rinnego nulla della mia esperienza professionale, capiamoci. Il mondo dell’architettura è un mondo fantastico che mi ha dato tantissimo mi ha insegnato la progettualità. Ma ha tempi lunghissimi tra il disegno e la realizzazione, e spesso quando vedi compiuto quello che avevi pensato e progettato arriva il paradosso di non riconoscere più la tua scrittura, la tua calligrafia. Perché nel frattempo tu e la tua attitudine nel fare e nel pensare le cose si sono modificate, talvolta anche radicalmente. Nel lavoro con la natura questo non c’è: il risultato lo vedi se non immediatamente in un tempo ragionevole. E questo cambia completamente la percezione del mondo, della giornata. E’ tutto molto più faticoso ma anche molto più gratificante. Non so se sia una scelta di vita definitiva, ma questo è tutto un altro vivere” .

Una panoramica della tenuta agricola della famiglia Bennicelli
Una panoramica della tenuta agricola della famiglia Bennicelli

Luca di fatto è il ‘tuttofare’ dell’azienda: dal lavoro nei campi, alla riprogettazione degli spazi, al sogno di fare di queste terre un contesto in cui cerare esperienze positive di vita, non solo per sé e la propria famiglia. Mariagiulia si occupa invece della gestione degli immobili, della loro ristrutturazione e dell’accoglienza dei clienti che vengono a degustare e a conoscere il territorio. “Il tutto ispirato dal valore dell’autenticità” racconta.

Ovvero?

Mariagiulia: “Quello che vogliamo restituire con la nostra attività è l’affetto che ci lega alla terra e a queste terre in particolare. Alla loro bellezza, alla loro unicità. Che è anche l’affetto e il legame che ci lega alle nostre radici, con tutto quello che siamo stati da bambini, e prima di noi sono stati ed hanno fatto i nostri genitori e i nostri nonni. Non a caso nell’azienda lavora tutta la nostra famiglia, a vario titolo. Questa per noi non è banalmente una terra che produce, ma un posto del cuore, che ci parla attraverso la sua anima. Un posto in cui ritroviamo la nostra identità. In tutto quello che facciamo c’è questa ricerca, che poi è il frutto del legame con una tradizione”.

Uno scorcio della vigna di Mariagiulia e Luca
Uno scorcio della vigna di Mariagiulia e Luca

In che modo si esprime questo legame?

“In ogni fase della produzione e prima ancora del lavoro che ci mettiamo sulla terra e nell’azienda. Usiamo la tecnologia certo, sarebbe stupido non farlo, ma senza eccessi, senza particolari sofisticazioni. Cerchiamo di innovare il prodotto, ma partendo sempre da quello che il campo offre. Non usiamo prodotti aggressivi, siamo in conversione biologica secondo un iter che termineremo quanto prima, ma di fatto usiamo quella filosofia da sempre. La stessa immagine dell’azienda è quella del racconto, che ci lega ad una storia, ad una terra.

Tradizione, autenticità e?

“La voglia è quella di mettere in tutto ciò che produciamo il meglio che il campo offre. Questo ovviamente ti espone anche a dei rischi, perché la terra è imprevedibile. Quest’anno ad esempio è stato molto molto particolare. Quando hai a che fare con la terra non sei mai padrone assoluto di quello che accade, devi sempre mettere in conto l’imprevisto che la natura si prende come proprio spazio vitale. E’ un po’ come l’architettura: tu progetti, ma poi è il cantiere che ti pone le sfide da superare, è il commettente più o meno bizzoso che ti mette alla prova. Così con la natura, col tempo. Devi essere bravo a programmare ma anche ad assecondare i cambiamenti. Devi essere capace di ascoltare. Così come ascolti l’edificio per capire meglio qual è il progetto giusto, qui ascolti il luogo, la natura. La natura fa quel che vuole e tu devi essere predisposto all’ascolto, ad assecondarla valorizzandola”.

Le cantine della fattoria di Mariagiulia e Luca
Le cantine della fattoria di Mariagiulia e Luca

Progetti per il futuro?

Mariagiulia e Luca: “Innanzitutto portare avanti quello che stiamo facendo, con la convinzione e le idee che ci ispirano. Qui è tutto nuovo, da un certo punto di vista. E le potenzialità sono tante quante quelli che potrebbero apparire come dei limiti. In Val Tiberina non c’è una tradizione vitivinicola, quindi puoi sperimentare in libertà, non dovendo assecondare alcun disciplinare. Ma allo stesso tempo non hai la spinta della tradizione riconosciuta, della ‘zona d’origine’ che è naturalmente un elemento di richiamo oggettivo. Muovendoci tra questi due estremi il tentativo è quello di valorizzare il territorio, migliorando quello che stiano facendo: immaginare un futuro possibile, a partire dalla tradizione e dall’affetto che ci lega a questi luoghi. E continuare ad esser leggermente folli”.

Cosa vi ispira la parola luce?

Mariagiulia: “Il sole e il calore di questa terra. Quello che viviamo ogni giorno. Il colore che ti riempie gli occhi”. Luca: “Per me, dopo anni di tunnel, la luce è questo posto, questo progetto”.

Potrebbe interessarti anche

Lo chef tristellato dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze Riccardo Monco in versione giudice con Alessandro Borghese (a sinistra) e Angela Frenda
Spettacolo

Riccardo Monco, un 3 stelle in tv: “I giovani sognano una giacca da chef”

31 Marzo 2023
Il progetto "Maldives Floating City" (Fonte: Waterstudio / Dutch Docklands)
Scienze e culture

Cambiamento climatico, le Maldive diventeranno città galleggiante

30 Marzo 2023
Riaprono, per il decimo anno consecutivo, le iscrizioni per "Girls Code it Better"
Attualità

Materie Stem, avvicinare le studentesse alle discipline scientifiche

30 Marzo 2023

Instagram

  • Un anno dopo aver appeso sul ponte della Gran Madre lo striscione con scritto “Siamo un PO nella merda” per denunciare il gravissimo stato di siccità del Po, Extinction Rebellion torna a ribadire che “siamo ancora nella merda”, con un gesto più diretto ed esplicito. 

Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Questa è la storia di una piccola (grande) rivoluzione. Una storia che parla di futuri possibili, a partire dalla riscoperta delle proprie radici. Di creatività, di progetti, di visione. E, allo stesso tempo, di tradizioni, autenticità, relazioni. Una piccola (grande) rivoluzione individuale e familiare che muove da Firenze e torna sui luoghi dove, 150 anni fa, la famiglia romana dei Bennicelli aveva acquistato una tenuta di 500 ettari. Siamo in Umbria, più precisamente nella Val Tiberina. Ed è qui che Mariagiulia e suo marito Luca hanno deciso di ‘resettare’ e la loro vita, insieme con un intero clan familiare che conta una ventina di adepti, tra parenti, affini e contigui. La storia comincia durante il lockdown: tutto chiude, spostarsi diventa un problema, le relazioni umane vengono inibite, la città, pur bellissima (parliamo sempre di Firenze) rischia di trasformarsi in una gabbia. E’ allora che Mariagiulia e Luca decidono di raggiungere i genitori di lei, in campagna. L’inizio della nostra storia è dunque questo: due giovani architetti (lei 40 anni, una laurea e un dottorato di ricerca e un'avventura professionale avviata con successo, laureato anche lui) che prendono armi bagagli e trasferiscono i ritmi serrati della vita urbana e di una professione che chiede attenzione costante e continua, nel mondo rurale e ‘fatato’ di una campagna dolce, che sembra addormentata, lontano dai circuiti turistici del Chianti o della Valdorcia.
Mariagiulia e il marito Luca
Mariagiulia e il marito Luca
E qui, piano piano, prima in maniera inconscia, poi sempre più consapevoli, nasce l’idea di cambiare vita. Di ‘resettare’, appunto. Riscoprendo ritmi più naturali, un diverso rapporto col tempo, con lo spazio, con le cose. Con gli altri e con se stessi. Perché questa scelta? Mariagiulia: “Con il passare dei giorni mi sono resa conto che il vestito della città, quello che avevo indossato fino ad allora, cominciava a starmi stretto, che avevo voglia di cambiare aria, e anche di mettere in discussione il lavoro per come lo avevo sempre fatto. Di buttarmi in nuovi progetti” . E quale miglior progetto per il futuro che ritrovare le proprie radici? Luca: “A un certo punto ti rendi conto che tutto questo non basta, che le cose ti vengono troppo facili ed hai voglia di nuovi stimoli, e che lavorare all’aria aperta è la cosa più bella che si possa fare". E l’architettura? Luca: "Non rinnego nulla della mia esperienza professionale, capiamoci. Il mondo dell’architettura è un mondo fantastico che mi ha dato tantissimo mi ha insegnato la progettualità. Ma ha tempi lunghissimi tra il disegno e la realizzazione, e spesso quando vedi compiuto quello che avevi pensato e progettato arriva il paradosso di non riconoscere più la tua scrittura, la tua calligrafia. Perché nel frattempo tu e la tua attitudine nel fare e nel pensare le cose si sono modificate, talvolta anche radicalmente. Nel lavoro con la natura questo non c’è: il risultato lo vedi se non immediatamente in un tempo ragionevole. E questo cambia completamente la percezione del mondo, della giornata. E’ tutto molto più faticoso ma anche molto più gratificante. Non so se sia una scelta di vita definitiva, ma questo è tutto un altro vivere” .
Una panoramica della tenuta agricola della famiglia Bennicelli
Una panoramica della tenuta agricola della famiglia Bennicelli
Luca di fatto è il ‘tuttofare’ dell’azienda: dal lavoro nei campi, alla riprogettazione degli spazi, al sogno di fare di queste terre un contesto in cui cerare esperienze positive di vita, non solo per sé e la propria famiglia. Mariagiulia si occupa invece della gestione degli immobili, della loro ristrutturazione e dell’accoglienza dei clienti che vengono a degustare e a conoscere il territorio. “Il tutto ispirato dal valore dell’autenticità” racconta. Ovvero? Mariagiulia: “Quello che vogliamo restituire con la nostra attività è l’affetto che ci lega alla terra e a queste terre in particolare. Alla loro bellezza, alla loro unicità. Che è anche l’affetto e il legame che ci lega alle nostre radici, con tutto quello che siamo stati da bambini, e prima di noi sono stati ed hanno fatto i nostri genitori e i nostri nonni. Non a caso nell’azienda lavora tutta la nostra famiglia, a vario titolo. Questa per noi non è banalmente una terra che produce, ma un posto del cuore, che ci parla attraverso la sua anima. Un posto in cui ritroviamo la nostra identità. In tutto quello che facciamo c’è questa ricerca, che poi è il frutto del legame con una tradizione”.
Uno scorcio della vigna di Mariagiulia e Luca
Uno scorcio della vigna di Mariagiulia e Luca
In che modo si esprime questo legame? “In ogni fase della produzione e prima ancora del lavoro che ci mettiamo sulla terra e nell’azienda. Usiamo la tecnologia certo, sarebbe stupido non farlo, ma senza eccessi, senza particolari sofisticazioni. Cerchiamo di innovare il prodotto, ma partendo sempre da quello che il campo offre. Non usiamo prodotti aggressivi, siamo in conversione biologica secondo un iter che termineremo quanto prima, ma di fatto usiamo quella filosofia da sempre. La stessa immagine dell’azienda è quella del racconto, che ci lega ad una storia, ad una terra. Tradizione, autenticità e? “La voglia è quella di mettere in tutto ciò che produciamo il meglio che il campo offre. Questo ovviamente ti espone anche a dei rischi, perché la terra è imprevedibile. Quest’anno ad esempio è stato molto molto particolare. Quando hai a che fare con la terra non sei mai padrone assoluto di quello che accade, devi sempre mettere in conto l’imprevisto che la natura si prende come proprio spazio vitale. E’ un po’ come l’architettura: tu progetti, ma poi è il cantiere che ti pone le sfide da superare, è il commettente più o meno bizzoso che ti mette alla prova. Così con la natura, col tempo. Devi essere bravo a programmare ma anche ad assecondare i cambiamenti. Devi essere capace di ascoltare. Così come ascolti l’edificio per capire meglio qual è il progetto giusto, qui ascolti il luogo, la natura. La natura fa quel che vuole e tu devi essere predisposto all’ascolto, ad assecondarla valorizzandola”.
Le cantine della fattoria di Mariagiulia e Luca
Le cantine della fattoria di Mariagiulia e Luca
Progetti per il futuro? Mariagiulia e Luca: “Innanzitutto portare avanti quello che stiamo facendo, con la convinzione e le idee che ci ispirano. Qui è tutto nuovo, da un certo punto di vista. E le potenzialità sono tante quante quelli che potrebbero apparire come dei limiti. In Val Tiberina non c’è una tradizione vitivinicola, quindi puoi sperimentare in libertà, non dovendo assecondare alcun disciplinare. Ma allo stesso tempo non hai la spinta della tradizione riconosciuta, della ‘zona d’origine’ che è naturalmente un elemento di richiamo oggettivo. Muovendoci tra questi due estremi il tentativo è quello di valorizzare il territorio, migliorando quello che stiano facendo: immaginare un futuro possibile, a partire dalla tradizione e dall’affetto che ci lega a questi luoghi. E continuare ad esser leggermente folli”. Cosa vi ispira la parola luce? Mariagiulia: “Il sole e il calore di questa terra. Quello che viviamo ogni giorno. Il colore che ti riempie gli occhi”. Luca: “Per me, dopo anni di tunnel, la luce è questo posto, questo progetto”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto