
Millennial e Gen Z hanno un approccio diverso alle mestruazioni
Il ciclo mestruale vissuto non più come un fatto puramente biologico, piuttosto come specchio di progressi culturali, consapevolezze sociali e mutamenti linguistici. A raccontarlo sono i dati della ricerca “Dignity” di Initial, che mette a fuoco le differenze tra Millennial e Generazione Z. Il risultato è il ritratto di due gruppi ben distinti - per contesto e strumenti-, accomunati però da un tabù che, pur indebolito, resiste soprattutto quando ci si trova lontane da casa.

Partiamo dal principio, dal primo ciclo. Un terzo delle Millennial lo ha vissuto senza alcuna informazione preventiva; per loro, famiglia (54 %) e amiche (30 %) sono state le principali fonti di conoscenza, in un perimetro quasi esclusivamente privato. Le Gen Z, invece, possono contare anche sulla scuola (15 %) e sui media (6 %): non a caso il 78 % dichiara di essersi sentita preparata e il 31 % libera di parlarne durante l’adolescenza. La maggiore esposizione al tema non ha però cancellato l’imbarazzo: un quarto delle intervistate, di entrambe le età, racconta di essersi sentita “con gli occhi di tutti addosso” al primo flusso fuori casa, e il 40 % ammette un disagio legato alla paura di doversi alzare per andare in bagno o di non avere assorbenti a sufficienza.
Con l’ingresso nell’età adulta cresce la familiarità: oltre il 70 % complessivo dice di vivere il ciclo con maggiore tranquillità e di chiamarlo “mestruazioni” senza ricorrere a giri di parole. Resta però un freno pratico: il timore di non avere protezioni adeguate porta il 37 % delle Millennial – e il 45 % delle Gen Z – a rinunciare talvolta a impegni personali o professionali. Una donna su due ha sospeso attività sportive o ricreative per mancanza di assorbenti o di spazi idonei, percentuale che sale al 61 % tra le più giovani.
Su queste fragilità insiste il servizio Dignity di Initial, pensato per installare dispenser gratuiti di assorbenti in scuole, aziende e luoghi pubblici. Cosa sarebbe successo se ci fosse stato un dispenser proprio in quel bagno? Se quel giorno, durante la gita scolastica o prima di un colloquio, ci fosse stato un assorbente a portata di mano? Sul piano psicologico, la ricerca conferma che l’accesso libero influisce sul senso di sicurezza. "Il ciclo mestruale non è solo una questione biologica - spiega la dottoressa Elena Carbone, Psicologa Psicoterapeuta e Supervisore EMDR - ma anche culturale, sociale e psicologica. Quando parliamo di mestruazioni parliamo di identità, corpo, libertà. Eppure, ancora oggi, troppe ragazze vivono questo passaggio con imbarazzo o senso di inadeguatezza. La ricerca conferma quello che vediamo ogni giorno nei percorsi clinici: le parole che mancano, i silenzi imbarazzati, la difficoltà a chiedere un assorbente come se fosse qualcosa di cui scusarsi. Abbattere questi muri culturali significa investire nella salute mentale delle nuove generazioni. Installare dispenser di assorbenti non è solo una scelta pratica, ma un segnale preciso: Tu vali, il tuo benessere conta, e il tuo corpo non è un problema da nascondere. Ogni bagno pubblico in cui troviamo un assorbente a disposizione è un piccolo atto di rivoluzione culturale”.
La fotografia scattata da Initial mostra quindi un’evoluzione evidente: le Gen Z parlano di mestruazioni più apertamente, si affidano a scuola e media per informarsi e chiedono di normalizzare l’argomento. Le Millennial, cresciute in un contesto più reticente, hanno compiuto un percorso di consapevolezza che oggi le porta a rivendicare spazi e servizi adeguati. Entrambe, però, condividono l’esigenza di soluzioni pratiche che rendano il ciclo un episodio senza interruzioni né paure. "La nostra volontà - dichiara Costanza Bartolozzi, Digital Marketing & Communication Coordinator di Rentokil Initial Italia - è quella di continuare il percorso di sensibilizzazione avviato un anno fa: se inizialmente abbiamo raccontato i tabù legati al ciclo mestruale – purtroppo ancora presenti – oggi, presentiamo nuovi dati che ci permettono di andare più in profondità, mettendo a confronto due generazioni di donne per comprendere come è cambiato il loro rapporto con il ciclo mestruale. Dignity nasce proprio con questo impegno: accompagnare studentesse, lavoratrici, e ogni donna ciclo dopo ciclo, nelle diverse fasi della loro quotidianità con l’obiettivo di abbattere barriere culturali ancora troppo diffuse”.