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Milano, riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali: via libera di Beppe Sala

Lo ha annunciato il primo cittadino durante il Pride del 2 luglio. Una ripresa della procedura dopo anni di stop

di MARIANNA GRAZI -
3 luglio 2022
MILANO PRIDE

MILANO PRIDE

Il Comune di Milano ricomincerà a riconoscere i figli delle coppie lesbiche e gay. Un annuncio che arriva esattamente nel giorno della parata dell'orgoglio, quando le richieste della comunità Lgbtq+ sono fieramente portate in strada, nelle piazze, in pubblico. A darne notizia è stato il sindaco Beppe Sala, presente al corteo che si è snodato da Piazza della Repubblica all'Arco della Pace, con 300mila partecipanti all'onda arcobaleno al grido "Diritti senza conflitti".

Le Famiglie Arcobaleno all'inizio del Milano Pride 2022 con la parata LGBTQIA, Milano (ANSA)

Sul palco allestito per il grande concerto che ha infiammato Milano fino a tarda notte, con grandi ospiti accorsi ad esibirsi in occasione del Pride, sabato 2 luglio il primo cittadino è tornato a ribadire l'importanza di dare un riconoscimento anche legale ai bambini e alle bambine nati (o adottati) da genitori dello stesso sesso. "Oggi voglio fare un piccolo ma importante annuncio - ha detto Sala -. Abbiamo, da ieri (1° luglio) riattivato il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali". "Perché purtroppo solo adesso? - prosegue il primo cittadino -. Per due motivi: il primo: avevamo avuto delle sentenze avverse e il Parlamento doveva legiferare. Ho aspettato. Ma quando gli altri non si muovono, devo sentire il dovere di fare la mia parte. Secondo: in questo momento storico ci sarà qualcuno che cercherà di elaborare sulle discriminazioni tra gli uomini e le donne, mettere gli uni contro gli altri. È per questo che adesso noi invece dobbiamo mettere tutti assieme".
Beppe Sala

Beppe Sala, sindaco di Milano, al Pride 2022

Una notizia fondamentale, in effetti, che rimarca come essere figli di due mamme o due papà, in Italia, è ancora un problema. Nel nostro Paese manca infatti una legge nazionale che ne tuteli i diritti, a partire appunto dal riconoscimento dei genitori. Un tema delicatissimo, sul quale però molto dipende dalle iniziative delle singole amministrazioni locali. A Milano, come accaduto recentemente anche nella vicina Torino e in altri Comuni, qualche anno fa il servizio era stato bloccato, a seguito soprattutto della sentenza della Cassazione n.12193 del 2019. Nella decisione dei giudici non fu ritenuto trascrivibile sul certificato di nascita italiano lo status genitoriale di uno dei due papà di un bambino nato all’estero. Di conseguenza anche le amministrazioni che prima avevano adottato la procedura erano state costrette a interromperla, in attesa di una legge del Parlamento che garantisse questo diritto. Peccato che questa norma nazionale non sia mai arrivata, nonostante le istanze e le battaglie portate avanti con insistenza da parte di organizzazioni come Famiglie Arcobaleno, l’associazione di riferimento per i genitori LGBT+ in Italia.