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Molliamo tutto e torniamo alla natura, la scelta dei due milanesi di successo: "Obiettivo, aiutare gli animali"

Da 5 anni Giuseppe, avvocato, Emanuela, imprenditrice, e la loro bimba vivono in una tenuta a Castelnuovo in Val di Cecina, immersi nella natura del Parco delle Colline Metallifere

di CATERINA CECCUTI -
26 agosto 2022
Codirosso

Codirosso

Lui avvocato, lei impiegata nell'azienda di famiglia. Giuseppe ed Emanuela, rispettivamente 52 e 53 anni, erano due cittadini milanesi ben inseriti nel frenetico ritmo di vita di una grande città e del nostro tempo, prima di decidere di mollare tutto e trasferirsi in un paradisiaco quanto remoto posto della Maremma Toscana, dove cinque anni fa hanno fondato una tenuta ecosostenibile che si chiama Codirosso. Adagiato sulle colline dell'Alta Val di Cecina, il loro agriturismo però è anche e soprattutto un centro per la fauna selvatica e per gli animali da fattoria che, altrimenti, sarebbero vittime di un destino crudele. "Accogliamo volpi e caprioli feriti, rapaci caduti, cinghialotti rimasti orfani a causa dei cacciatori, ma anche animali destinati al macello", ci racconta Emanuela, che, da quando nel 2017 ha preso tutta la famiglia e si è trasferita in Toscana, ha prestato soccorso a decine di animali in difficoltà. "Quelli che riescono a guarire li liberiamo in natura, all'interno dei cento ettari di collina boschiva di nostra proprietà, che abbiamo recintato per tenere lontani i cacciatori. Ma quelli che purtroppo rimangono invalidi li teniamo con noi alla tenuta, offrendo loro le nostre cure quotidiane e il massimo grado di libertà possibile”. Non sarà strano, dunque, per gli ospiti della tenuta vedersi passeggiare accanto una faina o fare colazione a fianco di una ghiandaia. Mentre stiamo parlando, vicino alla donna passa Circe, una pecora che gira per la tenuta portando sempre con sé la figlioletta Francesca. "Circe è arrivata da noi nel 2019, quando come ogni anno mi sono recata al macello per salvare almeno un agnellino dal suo triste destino. Spesso e volentieri i macellai restano così stupiti nel vedermi arrivare, che neanche mi chiedono soldi in cambio". Ad occuparsi degli animali, dalla cura quotidiana alle attività di primo soccorso e degenza, è Emanuela in persona, mentre suo marito Giuseppe si occupa della cucina della tenuta. Emanuela, da dove nascono la passione per gli animali e la vocazione a volerli salvare?
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Emanuela allatta dei cuccioli di capriolo alla tenuta ecosostenibile Codirosso

"L'amore per gli animali l'ho sempre avuto. Quando vivevo a Milano facevo già parte di una onlus che offriva soccorso e assistenza agli animali domestici e da cortile. Arrivando in Maremma avviai anche qui l'attività di soccorso ad animali da fattoria, perché nei dintorni non esisteva niente del genere. Presto si è sparsa la voce e le persone hanno cominciato a portarmi animali bisognosi di cure, dal cerbiatto ferito al rapace caduto o al cinghiale da latte. Per poter aiutare la fauna selvatica, però, ho dovuto studiare e superare diversi colloqui per ottenere il decreto regionale necessario e diventare Cras (Centro recupero animali selvatici). Sono capace di prestare di persona le operazioni di primo soccorso come somministrare terapie antibiotiche, flebo e medicare ali rotti di uccelli caduti. Ma quando si rendono necessari interventi più complessi, come quelli di tipo chirurgico, devo chiamare un veterinario di fiducia che collabora con noi da anni". Negli anni avete salvato e dato ospitalità a decine di animali. Chi vi aiuta a sostenere le spese? "Abbiamo fondato un'associazione che si chiama Alfa: a light for Animals Onlus, ma purtroppo non riceviamo alcun finanziamento da parte della regione per le attività che svolgiamo a servizio degli animali. Se non ti chiami WWF o LIPU devi cavartela con le tue sole forze, perciò provvediamo a tutto da soli, dalle spese veterinarie al personale. Qualche volta riceviamo donazioni da parte dei nostri sostenitori, o dei clienti dell'agriturismo che, dopo aver trascorso con noi un certo periodo ed aver visto con i propri occhi quello che facciamo, decidono di darci una mano. Per lo più si tratta di donazione di cibo per gli animali. Ma quello che davvero farebbe comodo a me e mio marito sarebbe poter contare su qualche volontario. Purtroppo in questa zona particolarmente isolata è difficile trovare aiuto. Ma il fatto è che quando ti trovi a gestire una tenuta con tanti animali sei per forza costretto ad alzarti dal letto all'alba per dare loro da mangiare e somministrare le terapie, poco importa se, come è accaduto questo inverno, io e Giuseppe eravamo a letto con il Covid e la febbre alta. Ecco allora che una mano esterna ci avrebbe fatto comodo. Se qualcuno fosse interessato a fare volontariato può contattarci".
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Un lupo soccorso dal Cras creato dai coniugi milanesi a a Castelnuovo in Val di Cecina

Cinque anni fa avete lasciato la vostra vita e le vostre carriere avviate per venire a stare "nel nulla" di una suggestiva zona boschiva della Maremma toscana. Come vi è venuto in mente? "In realtà da tempo sentivamo il peso di un sistema che ti obbliga a conformarti a tutta una serie di cose. Con la nascita della nostra quarta figlia abbiamo sentito il bisogno di offrirle una vita diversa, più semplice e a contatto con la natura. L'idea di venire in Toscana è nata per caso, non c'è un motivo se siamo venuti qui. Anni fa ci trovavamo in Florida, da nostra figlia più grande, che studiava lì. Mi capitò di conoscere una signora originaria di Cecina che viveva negli Stati Uniti; diventammo amiche, le parlai della mia passione per la natura e per gli animali e, una volta rientrati in Italia, lei mi mandò il link di questa proprietà in vendita a Castelnuovo Val di Cecina, dicendomi 'Sono certa che ti piacerà'. Aveva assolutamente ragione. Io e Giuseppe venimmo a vederla nel settembre del 2017 e ce ne innamorammo a prima vista. Decidemmo che saremmo vissuti su questa collina, recuperando con le nostre mani questo vecchio casale immerso in 100 ettari di bosco, perché la magia di questi luoghi inseriti nel Parco delle Colline Metallifere -patrimonio dell'Unesco- è una cosa che la maggior parte delle persone percepisce facilmente, anche solo passando attraverso questi luoghi. Si sente nell'aria e nella terra. La decisione di aprire questo tipo di attività rispecchia chi siamo e quello che vogliamo trasmettere. La natura, gli animali. Qui trovi i pappagalli che mangiano a tavola con noi, le faine che ci passano davanti quando usciamo dalla stanza e i cani che girano liberi nelle aree comuni, insieme agli asinelli Gino e Calimero”. Che significa gestire una tenuta ecosostenibile?
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Uno degli animali selvatici salvati da Giuseppe e Emanuele

"Prima di tutto è una scelta di vita, qualcosa che fa parte integrante del nostro modo di essere e di vivere, che mettiamo in pratica quotidianamente. Siamo vegetariani, per esempio; anche per i nostri ospiti prepariamo il caffè solo nella moka piuttosto che con la macchinetta a capsule, e usiamo solo bottiglie di vetro. La struttura dell’agriturismo è in materiali naturali (calce e legno), mentre per le pavimentazioni esterne abbiamo utilizzato pietre che abbiamo trovato nel nostro terreno. Cerchiamo di non sprecare niente e di riutilizzare tutto il possibile. La piscina della tenuta è realizzata secondo i principi del bio-design, ossia è armoniosamente inserita nel paesaggio e il suo fondo non è piastrellato, bensì fatto di una particolare resina color sabbia. La natura che ci circonda è incontaminata. Te ne accorgi uscendo la notte e trovandoti dinanzi a distese di lucciole, oppure camminando nel parco e imbattendoti in animali ormai rari, come i tritoni e le salamandre. Inoltre siamo nel contesto del Parco delle Colline Metallifere, dove avvengono fenomeni geotermici unici nel nostro Paese. Sto pensando ai geyser naturali, del tutto simili a quelli islandesi, e alle biancane, ossia formazioni di roccia di colore chiaro per la presenza di sali, che rappresentano una caratteristica tipica del paesaggio della zona". È vero che ogni anno a Pasqua salvate almeno un agnellino dal macello? "Sì, un agnello oppure un capretto. Ci presentiamo ai macelli con l'intento di comprarli per salvarli, ma spesso, quando ci vedono arrivare, ce ne regalano uno. Nella tenuta comunque ospitiamo anche animali che hanno subito maltrattamenti, sequestri e cessioni. Spesso a portarceli sono i privati, la guardia forestale, i vigili o addirittura i cacciatori".
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Giuseppe con la ghiandaia Sam

I cacciatori? "Proprio così. Negli anni abbiamo imparato a non pestarci i piedi a vicenda. La maggior parte di loro rispetta il nostro lavoro e si tiene alla larga dagli spazi recintati della nostra tenuta. Qualche volta capita che sparino alla madre di un capriolo, di una volpe o di un cinghiale, accorgendosi solo dopo dei cuccioli rimasti orfani. Allora ce li portano e noi li accogliamo, li nutriamo fino a che non sono capaci di procurarsi il cibo da soli, poi li liberiamo in natura, all'interno dell'area protetta, ovviamente". Qualche storia di salvataggio cui siete particolarmente affezionati? "Ce ne sarebbero davvero tante... ma tre in particolare mi sono rimaste nel cuore. La prima riguarda una ghiandaia che è rimasta a vivere insieme a noi per tre anni. Si chiamava Sam, era amata e conosciuta da tutti, tanto che dei clienti le fecero persino un ritratto. È stata una presenza incredibile, perché tra i corvidi la ghiandaia è uno degli animali più intelligenti, arriva persino a risolvere esercizi che farebbe un cane, e non apprendendo per ripetizione piuttosto perché capisce il meccanismo di funzionamento. Sam era molto legata a Giuseppe, quando andava per funghi lo accompagnava, se lui usciva con il quad per la proprietà lo seguiva volando, e ogni sera tornava a dormire a casa. La seconda storia riguarda una volpe, Jedi. Mi è capitato di allevarne diverse, le ultime due sono cresciute in camera di mia figlia che si divertiva a leggergli le favole, e che ora sono tornate libere in natura libere. Ma Jedi, sfortunatamente, era una volpe completamente paraplegica. L'ho tenuta in vita fino a che non ho capito che ero solo io a desiderare che vivesse, allora ho dovuto fare una scelta che mi ha letteralmente spezzato il cuore. Le avevo costruito un pattino per potersi muovere e camminare, le facevo fare fisioterapia tutti i giorni con un sistema inventato da me. Ma la sua forma di tetraplegia aveva preso anche la deglutizione, quindi la alimentavo con potassio e glucosio e facevo l'impossibile per tenerla in vita. Poi, un giorno, lei mi ha guardato e allora ho capito che mi stava chiedendo di lasciarla andare. Ora Jedi è sepolta sotto al noce vicino casa, che per me è un albero catartico, e ogni mattina quando mi sveglio e scendo le scale in cuor mio la saluto".
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Emanuela con in braccio una volpe

E la terza storia? "Riguarda il lupo, anzi la lupa Evita. Per lei sono andata contro tutto e contro tutti, ero appena uscita dal Covid, andai a recuperarla in una giornata in cui pioveva a dirotto. Quando ci venne segnalata era stata investita e le avevano sparato. La setticemia era avanzata. Evita è rimasta con me cinque mesi, poi è morta. Ricordo che mangiava solo se il cibo era toccato da me. In caso fossero state altre persone a darle da mangiare, avrebbero dovuto usare i guanti. Ero io l'unica che lei tollerava all'interno del recinto in cui la tenevamo chiusa, dopo l'operazione ortopedica che aveva subito. Ci rispettavamo a vicenda, è stata un'esperienza molto forte perché Evita è stata l'animale più selvatico con cui sia mai entrata a contatto. Di tutti i selvatici io ho un grandissimo rispetto e so che non devono essere considerati animali domestici, per cui non cerco mai l'approccio. Mi interessa solo fare qualcosa perché possano sopravvivere e tornare in natura, ben sapendo che anche solo il venire a contatto con l'uomo sia già un danno per loro. Una cosa, questa, che purtroppo la maggior parte delle persone non capisce". Siete decisamente contro la tendenza dell'amministrazione regionale che spesso e volentieri apre la caccia agli ungulati...
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Due piccolo cinghialini allattati a Codirosso

"Sicuramente. Abbiamo comprato questi 100 ettari di terreno boschivo e li abbiamo recintati per tenere gli animali al sicuro dalla caccia. I cinghiali e le volpi purtroppo riescono a creare dei varchi, ma la maggior parte degli animali che libero rimane in salvo. Per esempio, nella nostra proprietà abbiamo liberato sei volpi, qualcuna viene ogni tanto viene a far visita al pollaio, purtroppo, ma nella nostra riserva riescono a restare in natura e al contempo essere protette. Passeggiando nel parco talvolta rincontro uno dei caprioli cui ho prestato soccorso in passato. Non mi vengono in contro, certo, ma ci riconosciamo". Come hanno vissuto i vostri figli la scelta di vita che avete fatto? "Tre di loro vivono a Milano, ma la piccola è qui con noi. Ora frequenta la prima media, ma quando è arrivata aveva solo sei anni. Ormai non si rende più conto di cosa sia la città, è talmente abituata alla natura, ai ritmi della vita e della morte, da non comprendere più quelli di un tempo. La quotidianità in campagna è molto cruda. Non è fatta solo delle foto che si vedono sui social, ma soprattutto di tutto quello che c'è dietro. Nostra figlia vive insieme a noi situazioni cruente, notti insonni, inverni rigidi. Qui si fatica. Che tu stia bene o male devi comunque dare la precedenza agli animali che dipendono da te per mangiare e per guarire. La bambina di conseguenza si è fortificata, ha imparato a vivere dell'essenziale e lo apprezza. Tutto il superfluo, negli anni, lo abbiamo accantonato. Una cosa impossibile da capire se non la si mette in pratica, e certamente non si ottiene dall'oggi al domani. Bisogna lavorarci su giorno dopo giorno, con tanta fatica, impegno, ma anche gioia e soddisfazioni. E certamente noi, con convinzione, passeremo il resto della vita qui".