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Home » Lifestyle » Neymar è pagato sei milioni l’anno per sorridere ai fans. Ecco la guida per dare e ricevere (gratis) gentilezza nei rapporti col prossimo

Neymar è pagato sei milioni l’anno per sorridere ai fans. Ecco la guida per dare e ricevere (gratis) gentilezza nei rapporti col prossimo

Da quest’anno opera la Scuola di Comunicazione Gentile. Una sorta di accademia dove imparare a essere comunicatori cortesi. In classe da studenti, in rete da utenti, al lavoro da colleghi, leader, sottoposti e nella restante galleria di relazioni interpersonali. Una guida con cinque casi esemplari

Sofia Francioni
10 Settembre 2021
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Neymar con la maglia del Brasile. Il Psg lo paga 500 mila euro al mese per essere gentile con i tifosi

Aver scoperto che il calciatore Neymar viene pagato dal Paris Saint Germain mezzo milione di euro al mese “per essere gentile con i tifosi”, come da clausola nel contratto, ha creato non poco imbarazzo nel mondo del calcio. Altrettanto, sulle tribune. Quanto vale per il talento brasiliano salutare i tifosi? Al Paris Saint Germain costa più o meno di un autografo? E il sorriso alla curva a fine partita è incluso nei 500mila al mese?

Al di là della facile ironia che il cosiddetto “bonus etico”, che vale a Neymar 6 milioni e mezzo a stagione, può scatenare, quel che è certo è che almeno per il momento – come scrive la Bbc – questo contratto choc sta facendo impazzire le valutazioni economiche di qualsiasi altro giocatore. Anche perché, se la gentilezza si può pagare, quanto vale?

“Essere gentili è molto più di un semplice formalismo, della cortesia e della buona educazione. Significa lavorare allo sviluppo di una vera e propria predisposizione interiore e si traduce nella capacità di gestire in modo sano ed equilibrato i rapporti interpersonali”.

A farsi pagare la gentilezza, ma per insegnarla, da gennaio di quest’anno in Italia ci pensa una scuola: la Scuola di Comunicazione Gentile. Sulla carta, un’accademia dove imparare a essere comunicatori gentili: sistematicamente. In classe da studenti, in rete da utenti, al lavoro da colleghi, leader, sottoposti e nella restante galleria di relazioni interpersonali. Nata dall’idea di Adele Iasimone, Genny Di Filippo, Emanuela Amadio e Stefano Colarelli, la scuola propone infatti specifici corsi di formazione e progetti alle scuole, alle aziende con attività di team building, ma anche ai singoli, per insegnare l’arte della gentilezza e proporre un metodo per esserlo in ogni occasione.

 

 

A scuola di comunicazione gentile

 

 

Il metodo della Gentile nasce da un progetto, tenuto a gennaio dai fondatori – tutti educatori – in una IV e V liceo della scuola abruzzese Marie Curie Giulianova su cyberbullismo e fake news: “Da bando dovevamo educare i ragazzi al digitale e fare luce su quello che è l’hate speech in rete, per contrastarlo. Ragionando sul progetto, abbiamo provato a invertire la tendenza: invece che focalizzarci su questi fenomeni, abbiamo proposto ai ragazzi una soluzione, ossia la possibilità di abituarsi a comunicare con gentilezza ed empatia. Volevamo infatti non solo contrastare, ma evitare sul nascere fenomeni del genere”. Dalla teoria – continua Adele Iasimone, tra le fondatrici della Scuola, storica dell’arte e formatrice – “per metterlo in pratica, abbiamo lavorato sulla consapevolezza dei ragazzi, sottoponendo alla classe alcuni esempi di cyberbullismo con le annesse conseguenze. Li abbiamo fatti ragionare sul linguaggio che utilizzano tutti i giorni. Si sono accorti che in alcune situazioni o chat esageravano. Abbiamo fatto in modo che capissero meglio l’online, i social, gli strumenti che utilizzano. Tanto che alla fine abbiamo costruito insieme un sito internet, stilando – nell’interrogarsi sulle parole da usare – un manifesto della classe per comunicare in maniera gentile”.

 

 

Le 10 dritte + 1 per comunicare con gentilezza

 

Difficilmente lo cala dall’alto, perché il metodo della Gentile si basa – sia in classe sia in azienda – sulla co-progettazione, ma l’accademia ha stilato un suo manifesto in 11 punti o “Le 10 dritte + 1 per comunicare con gentilezza”, che vi presentiamo: Fonte: Il manifesto della Comunicazione Gentile, https://www.comunicazionegentile.it/ “La gentilezza ha attraversato i secoli ed è sempre cambiata. Per noi ha delle basi oggettive: si attua nel momento in cui ti poni verso l’altro con rispetto, fiducia e accoglienza. Se sei predisposto a queste caratteristiche fondamentali, sei già un passo avanti nella gentilezza. Poi, c’è anche l’aspetto soggettivo: la gentilezza dev’essere personalizzata perché ciò che io reputo gentile può non esserlo per qualcun altro: ed è per questo che nei nostri progetti ci concentriamo molto sulle parole”, spiega a Luce! sempre Iasimone. “L’altro, condividere, amicizia, grazie, per favore, includere: sono sicuramente alcune delle parole della gentilezza”, dice Genny De Filippo, anche lei educatrice e docente in comunicazione. “Mentre la domanda fondamentale da farsi per essere gentili durante una relazione è chiedersi sempre chi c’è dall’altra parte”.

 

 

Il dizionario delle parole gentili

 

 

Se ve lo state chiedendo: no. La scuola non fornisce un manualetto di bon ton per essere gentili in ogni occasione (anche se Luce! ha ottenuto delle espressioni gentili da utilizzare in alcuni casi particolarmente ostici), perché – come ci spiegano le fondatrici – “la gentilezza non è la panacea di tutti i mali o la risposta a situazioni che dipendono da mancanza di responsabilità individuale”. Detto questo, però, un cambiamento riesce comunque a generarlo: “La gentilezza produce fiducia, crea consenso, include, non esclude e rende le comunicazioni più efficaci: scegliere di essere gentili è sempre la scelta giusta. Il modo in cui diciamo le cose influenza l’esito della conversazione e potrebbe aiutarci anche in situazioni difficili, magari quando abbiamo commesso un errore”.

 

Cinque domande ostiche, cinque buoni consigli (leggi l’articolo)

 

 

Per continuare a familiarizzare con le parole e far apprendere un linguaggio gentile, la Scuola ha in cantiere un Dizionario della Gentilezza, da proporre come offerta formativa nelle scuole: “Uno lo realizzeremo noi, per metterlo a disposizione anche dei docenti; l’altro lo faremo realizzare dalle classi: dalle voci del dizionario fino alla stampa o la rilegatura”. In attesa che il dizionario sia dato alle stampe, ecco le cinque domande scomode da porre con gentilezza, che la Scuola di comunicazione gentile ha scritto per Luce!

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 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Neymar con la maglia del Brasile. Il Psg lo paga 500 mila euro al mese per essere gentile con i tifosi
Aver scoperto che il calciatore Neymar viene pagato dal Paris Saint Germain mezzo milione di euro al mese “per essere gentile con i tifosi”, come da clausola nel contratto, ha creato non poco imbarazzo nel mondo del calcio. Altrettanto, sulle tribune. Quanto vale per il talento brasiliano salutare i tifosi? Al Paris Saint Germain costa più o meno di un autografo? E il sorriso alla curva a fine partita è incluso nei 500mila al mese? Al di là della facile ironia che il cosiddetto “bonus etico”, che vale a Neymar 6 milioni e mezzo a stagione, può scatenare, quel che è certo è che almeno per il momento – come scrive la Bbc - questo contratto choc sta facendo impazzire le valutazioni economiche di qualsiasi altro giocatore. Anche perché, se la gentilezza si può pagare, quanto vale? “Essere gentili è molto più di un semplice formalismo, della cortesia e della buona educazione. Significa lavorare allo sviluppo di una vera e propria predisposizione interiore e si traduce nella capacità di gestire in modo sano ed equilibrato i rapporti interpersonali”. A farsi pagare la gentilezza, ma per insegnarla, da gennaio di quest’anno in Italia ci pensa una scuola: la Scuola di Comunicazione Gentile. Sulla carta, un’accademia dove imparare a essere comunicatori gentili: sistematicamente. In classe da studenti, in rete da utenti, al lavoro da colleghi, leader, sottoposti e nella restante galleria di relazioni interpersonali. Nata dall’idea di Adele Iasimone, Genny Di Filippo, Emanuela Amadio e Stefano Colarelli, la scuola propone infatti specifici corsi di formazione e progetti alle scuole, alle aziende con attività di team building, ma anche ai singoli, per insegnare l’arte della gentilezza e proporre un metodo per esserlo in ogni occasione.    

A scuola di comunicazione gentile

    Il metodo della Gentile nasce da un progetto, tenuto a gennaio dai fondatori - tutti educatori - in una IV e V liceo della scuola abruzzese Marie Curie Giulianova su cyberbullismo e fake news: “Da bando dovevamo educare i ragazzi al digitale e fare luce su quello che è l’hate speech in rete, per contrastarlo. Ragionando sul progetto, abbiamo provato a invertire la tendenza: invece che focalizzarci su questi fenomeni, abbiamo proposto ai ragazzi una soluzione, ossia la possibilità di abituarsi a comunicare con gentilezza ed empatia. Volevamo infatti non solo contrastare, ma evitare sul nascere fenomeni del genere”. Dalla teoria – continua Adele Iasimone, tra le fondatrici della Scuola, storica dell’arte e formatrice - “per metterlo in pratica, abbiamo lavorato sulla consapevolezza dei ragazzi, sottoponendo alla classe alcuni esempi di cyberbullismo con le annesse conseguenze. Li abbiamo fatti ragionare sul linguaggio che utilizzano tutti i giorni. Si sono accorti che in alcune situazioni o chat esageravano. Abbiamo fatto in modo che capissero meglio l’online, i social, gli strumenti che utilizzano. Tanto che alla fine abbiamo costruito insieme un sito internet, stilando - nell’interrogarsi sulle parole da usare - un manifesto della classe per comunicare in maniera gentile”.    

Le 10 dritte + 1 per comunicare con gentilezza

  Difficilmente lo cala dall’alto, perché il metodo della Gentile si basa – sia in classe sia in azienda – sulla co-progettazione, ma l’accademia ha stilato un suo manifesto in 11 punti o “Le 10 dritte + 1 per comunicare con gentilezza”, che vi presentiamo: Fonte: Il manifesto della Comunicazione Gentile, https://www.comunicazionegentile.it/ “La gentilezza ha attraversato i secoli ed è sempre cambiata. Per noi ha delle basi oggettive: si attua nel momento in cui ti poni verso l’altro con rispetto, fiducia e accoglienza. Se sei predisposto a queste caratteristiche fondamentali, sei già un passo avanti nella gentilezza. Poi, c’è anche l’aspetto soggettivo: la gentilezza dev’essere personalizzata perché ciò che io reputo gentile può non esserlo per qualcun altro: ed è per questo che nei nostri progetti ci concentriamo molto sulle parole”, spiega a Luce! sempre Iasimone. “L’altro, condividere, amicizia, grazie, per favore, includere: sono sicuramente alcune delle parole della gentilezza”, dice Genny De Filippo, anche lei educatrice e docente in comunicazione. “Mentre la domanda fondamentale da farsi per essere gentili durante una relazione è chiedersi sempre chi c’è dall’altra parte”.    

Il dizionario delle parole gentili

    Se ve lo state chiedendo: no. La scuola non fornisce un manualetto di bon ton per essere gentili in ogni occasione (anche se Luce! ha ottenuto delle espressioni gentili da utilizzare in alcuni casi particolarmente ostici), perché - come ci spiegano le fondatrici - “la gentilezza non è la panacea di tutti i mali o la risposta a situazioni che dipendono da mancanza di responsabilità individuale”. Detto questo, però, un cambiamento riesce comunque a generarlo: “La gentilezza produce fiducia, crea consenso, include, non esclude e rende le comunicazioni più efficaci: scegliere di essere gentili è sempre la scelta giusta. Il modo in cui diciamo le cose influenza l’esito della conversazione e potrebbe aiutarci anche in situazioni difficili, magari quando abbiamo commesso un errore”.  

Cinque domande ostiche, cinque buoni consigli (leggi l'articolo)

    Per continuare a familiarizzare con le parole e far apprendere un linguaggio gentile, la Scuola ha in cantiere un Dizionario della Gentilezza, da proporre come offerta formativa nelle scuole: “Uno lo realizzeremo noi, per metterlo a disposizione anche dei docenti; l’altro lo faremo realizzare dalle classi: dalle voci del dizionario fino alla stampa o la rilegatura”. In attesa che il dizionario sia dato alle stampe, ecco le cinque domande scomode da porre con gentilezza, che la Scuola di comunicazione gentile ha scritto per Luce!
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