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Orientamento sessuale della generazione Z: criteri (e appelli) per riconoscerlo e intervenire

di DOMENICO GUARINO -
16 ottobre 2021
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Quattro domande, che attengono ad altrettante dimensioni della sessualità: il corpo, la mente, il comportamento e l’affettività. Attraverso questo metodo sarà possibile riconoscere l’identità sessuale dell’adolescente. A  proporre questo approccio è stato Carlo Alfaro, pediatra, nel corso del 19esimo Congresso nazionale della Società italiana di medicina dell’adolescenza (Sima), che si è tenuto negli scorsi giorni. Stiamo parlando dello schema di screening del ‘Sex Orienteering’, secondo le linee guida della World psychiatric association 2016, riconosciute in Italia dalla Società italiana di psichiatria sotto la spinta di Amigay aps, l’associazione nazionale che si occupa dei problemi sanitari delle persone Lgbti. Il numero di persone che afferma di essere lesbica, gay, bisessuale, transessuale o interesessuale, è andata crescendo nel succedersi delle generazioni e nella generazione cosiddetta Z (persone nate tra il 1995 e il 2010) supera addirittura il 15%.

Tre ambiti di intervento

“La finalità del ‘Sex Orienteering’ è offrire aiuto concreto all’adolescente e stabilire con lui una solida alleanza terapeutica che sia funzionale alle sue esigenze di salute fisica, benessere psicologico e qualità della vita. “Dopo il ‘coming out” infatti - spiega Alfaro - il medico può intervenire a favore dell’adolescente Lgbti in almeno tre ambiti: sostenere la sua identità sessuale, tutelarlo rispetto a un ambiente omofobo attraverso l’attivazione di un adeguato supporto familiare e sociale, affrontare i problemi di salute fisica e psichica più diffusi in ciascuna tipologia di minoranza sessuale e pianificare servizi e interventi dedicati alla prevenzione e alla cura”.

Sesso biologico

La prima domanda dello screening riguarda il corpo, nella sua fisicità, ovvero il sesso biologico, basato sul corredo cromosomico e sui caratteri sessuali primari e secondari che alla nascita determinano l’assegnazione anagrafica e successivamente nella crescita e nella pubertà la confermano. “Sono note oltre 30 entità nosografiche che rendono la materia altamente complessa” dice Rossella Gaudino, endocrinologa pediatra di Verona. Secondo la quale “proprio per questo la decisione sull’eventuale intervento chirurgico deve tener conto di una serie di variabili genetiche, anatomiche, fisiologiche, psicologiche, e non ultimo del rischio di cancro alle gonadi nel caso di testicolo ritenuto, mentre l’approccio terapeutico ormonale deve essere tempestivo e mirato”.

Mente e identità di genere

Il secondo punto del ‘Sex Orienteering’ è la mente, e quindi l’identità di genere, il processo tramite cui la persona si riconosce, aderisce o si distanzia dalle caratteristiche tipiche del genere maschile o femminile, ovvero la percezione psicologica interna di sé come appartenente all’uno o all’altro genere. “L’identità è un processo di cambiamento continuo che inizia dalla nascita e copre tutti i periodi della vita” illustra l’endocrinologo Piernicola Garofalo. In questo caso per i minori è possibile prevedere il trattamento ormonale con un bloccante GnRH (Triptorelina) ai fini di sospendere l’arrivo della pubertà e concedere qualche anno di tempo per riflettere e mitigare nel frattempo l’impatto dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari, ma questa opportunità è oggetto attualmente di acceso dibattito nel mondo scientifico.

Il comportamento di genere

Il terzo aspetto che viene valutato è il comportamento, ovvero l’espressione obiettiva, pubblica, dell’identità di genere. Esso comprende tutto ciò che la persona dice e fa per indicare a se stessa e agli altri il genere in cui si identifica. Ruolo ed espressione di genere non sono necessariamente legati all’identità di genere e all’orientamento sessuale e sono innati, non modificabili con la volontà e spesso causa di discriminazione, violenza e bullismo, quando ritenuti non consoni.

Classificazione, non introspezione

L’ultimo elemento preso in esame è, come detto, l’affettività, ovvero l’orientamento sessuale e romantico verso un determinato sesso o genere. “Una caratteristica dei giovani di oggi è il bisogno psicologico di autodefinirsi tramite etichette identitarie che si rifanno all’appartenenza a comunità basate sull’orientamento sessuale. Una sorta di schematismo e categorizzazione della propria identità e comportamento relazionale che li fa sentire sicuri di classificare e interpretare quello che sentono, semplificando tutto anziché impegnarsi nell’introspezione” spiega Alvaro, secondo cui il medico, proprio per affrontare tutti questi problemi, oggi deve sviluppare competenze e approcci diversificati.

Appello in quattro direzioni

Infine un appello ai ragazzi: “non ghettizzatevi, non usate la vostra condizione come disabilitante, vivete in pienezza il vostro nuovo ruolo, nella vita di tutti i giorni”, ai genitori: “non osteggiate a priori, non alzate muri, provate a capire, discutere con delicatezza”, agli educatori: “acquisite competenze, siate attenti ai segnali, mantenete il vostro ruolo insostituibile di prime sentinelle nella vita dei ragazzi” e ai pediatri: "aggiornamento continuo, capacità di fare rete con i centri specifici, mantenendo però un coinvolgimento attivo nella gestione complessiva. Passare responsabilità ma mai sottrarsi alle proprie”.