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Home » Lifestyle » Costumi non binari, l’idea del papà di una bimba trans: “Così le bambinə non si sentiranno più a disagio”

Costumi non binari, l’idea del papà di una bimba trans: “Così le bambinə non si sentiranno più a disagio”

Il canadese Jamie Alexander voleva che la sua Ruby e tutte le persone come lei si sentissero a proprio agio senza attirare l’attenzione o nascondere le proprie forme in situazioni di socialità, da una gita al mare o una festa in piscina

Maurizio Costanzo
27 Luglio 2022
Costumi non binari

Un papà canadese ha creato costumi non binary per le bambine e adolescenti trans come la figlia Ruby

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La piccola Ruby, che ora ha 13 anni, ne aveva 9 quando ha cominciato a non riconoscersi più nel corpo da maschio in cui è nata. Ha iniziato allora un percorso di transizione di genere. Poi è arrivata l’estate, e come ogni bambina, sognava di andare al mare e di vivere le vacanze in tutta serenità. Ma come sentirsi a proprio agio insieme alle amiche, senza dover essere costretti a nascondere le proprie forme? Senza la paura di attirare un’attenzione indesiderata?
I suoi genitori hanno riflettuto a lungo su quanto potesse essere impattante per la figlia, sia psicologicamente che socialmente, indossare costumi in pubblico, in situazioni che non consentono di sentirsi pienamente self-confident. E così, per il bene della loro piccola e di tante bambinə come lei, a questo problema ha pensato di porre rimedio suo papà, il canadese Jamie Alexander, che si è rimboccato le maniche dandosi da fare nel concreto.

costumi non binari
Il canadese Jamie Alexander con la figlia Ruby, che ha iniziato un percorso di transizione di genere da maschio a femmina

La linea di costumi Rubies per bambinə transgender e non binari

Prima di tutto è andato in giro per negozi, ma non trovando nulla di simile in commercio, si è deciso a progettare specificatamente lui stesso, con le proprie mani, una linea speciale di costumi da bagno appositamente pensata per bambinə transgender come la sua Ruby. Costumi che hanno realizzato insieme lui e l’adolescente, che ha collaborato a rendere concreta l’idea di suo papà in prima persona. È nato così il brand di bikini e costumi Rubies, appositamente pensato per bimbi e adolescenti trans e non binari. In particolare lo slip è stato progettato per non comprimere le forme senza mostrare rigonfiamenti. “Non è affatto giusto – ha detto il papà di Ruby, Jamie Alexander – che le ragazze transgender, per il timore di essere giudicate, smettano di fare attività fisica o di andare in spiaggia. Tutti i bambini devono essere attivi e sani”. Come sottolinea l’assistente sociale transgender Mere Abrams: “Se il costume da bagno non si adatta bene in ogni sua parte al corpo, per qualcuno può risultare non solo scomodo ma anche un’esperienza angosciante“.

Costumi non binari
Jamie Alexander, con il supporto di Ruby, hanno realizzato una linea di bikini, costumi interi e intimo modellante

Una tutela per quando si è più espostə

Quella di papà Alexander è una piccola rivoluzione dall’impatto enorme: grazie ai bikini che ha creato, ai costumi interi ma anche grazie all’intimo modellante che ha pensato e realizzato, le persone transgender possono avere col proprio corpo un rapporto sereno anche nelle circostanze in cui si è più esposti agli sguardi altrui, come appunto d’estate sulla spiaggia. Da un’esperienza familiare, come quella con la figlia Ruby, è nato un abbigliamento consono in grado di tutelarlə e farlə sentire se stessə, soprattutto nel momento delicato dell’adolescenza, in cui l’accettazione del proprio corpo deve ancora maturare pienamente. E così sono nati questi costumi che consentono loro di non escludersi, di non sentirsi emarginatə da molte situazioni di socialità, quali possono essere una gita al mare ma anche una semplice festa in piscina. Ma c’è di più. Papà Jaimie e la piccola Ruby hanno anche pensato a chi non ha soldi per potersi permettere le loro creazioni, e così hanno realizzato magliette solidali allo scopo di raccogliere fondi per donare gratuitamente i costumi a chi ne ha bisogno e non saprebbe come acquistarli.

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza

La piccola Ruby, che ora ha 13 anni, ne aveva 9 quando ha cominciato a non riconoscersi più nel corpo da maschio in cui è nata. Ha iniziato allora un percorso di transizione di genere. Poi è arrivata l’estate, e come ogni bambina, sognava di andare al mare e di vivere le vacanze in tutta serenità. Ma come sentirsi a proprio agio insieme alle amiche, senza dover essere costretti a nascondere le proprie forme? Senza la paura di attirare un’attenzione indesiderata? I suoi genitori hanno riflettuto a lungo su quanto potesse essere impattante per la figlia, sia psicologicamente che socialmente, indossare costumi in pubblico, in situazioni che non consentono di sentirsi pienamente self-confident. E così, per il bene della loro piccola e di tante bambinə come lei, a questo problema ha pensato di porre rimedio suo papà, il canadese Jamie Alexander, che si è rimboccato le maniche dandosi da fare nel concreto.

costumi non binari
Il canadese Jamie Alexander con la figlia Ruby, che ha iniziato un percorso di transizione di genere da maschio a femmina

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