Giovanni Comisso (1895-1969) è una delle personalità più interessanti della
letteratura italiana del '900. Vitalista, irridente, ha posto sempre
la sessualità al centro della propria opera; forse ancora oggi rimane valida la definizione, celebre, che dette della sua opera Goffredo Parise, allievo prediletto, parlando di "
pansessualità".
Cronache dalla Grande Guerra per "liberare se stesso"
La sua esperienza di scrittore si lega alla
Grande Guerra: parte volontario soprattutto per "liberare se stesso" e godere a pieno della vita, di quella esperienza crudele dirà poi, con toni che furono giudicati antieroici, nello splendido "Giorni di guerra" del 1930, in cui trova il senso soprattutto di una prepotente
urgenza biologica, che supera ogni retorica patriottica. Nel 1919 fu a Fiume e militò con i legionari di D’Annunzio (esperienza che rievoca anche nel racconto "Il Minotauro", in cui si parla di un suo amico che si offriva come
drag ai legionari), legandosi in specie all’aviatore Guido Keller e nel 1920 fondò con lui e con altri il
movimento Yoga, un raggruppamento che inneggiava al Rinascimento e alla civiltà contadina con vari sconfinamenti nella teosofia e quella, dopo gli esordi poetici, è la prima esperienza di scrittura giornalistica.
Giovanni Comisso
L'attaccamento alla campagna
Il resto della sua vita sarà un continuo andirivieni tra
viaggi, di cui scriveva come reporter delle maggiori testate nel periodo tra le due guerre, e un attaccamento fortissimo alla
campagna trevigiana. Le sue opere, a partire dall’esordio felice de "Il porto dell’amore" (1925), furono intese inizialmente come legate al filone dannunziano, mentre poi se ne volle mettere in evidenza il tono di prosa d’arte. In entrambi i casi i riferimenti erano superati nella creazione di un universo espressivo che prendeva spesso spunto da
momenti autobiografici e che ha il ritmo di una conquista della realtà, intesa soprattutto
sub specie erotica. La sua percezione del paesaggio è simile a quella di
Filippo De Pisis, poeta e pittore a cui fu legatissimo dal 1919 e basti vedere il lavoro comune per il volume "Questa è Parigi" (1929), raro esempio di una compenetrazione totale di scelte disegnate e scritte.
L'omosessualità: tra scandalo e provocazione
La
scelta impressionistica non viene meno nemmeno negli anni '30, quando vorrà provare a proporre una versione di sé più 'matura', con l’articolato "Storia di un patrimonio" (1933). Esteta sofisticato, trova nella dimensione della campagna una concrezione del proprio io immaginario, affidando spesso gli esiti più felici alla capacità di fissare i dettagli. Il
tema omosessuale, a cui alludono numerose pagine, comincia ad essere più immediatamente riconoscibile in alcune opere concepite alla metà dei quegli anni, tra cui il "Gioco segreto" e il picaresco "Amori d’Oriente", giudicato scandaloso all’uscita nel 1947, in cui si narrano le avventure di una torma di gaudenti italiani in giro per il mondo, a caccia di sesso con donne e/o uomini.
Giovanni Comisso
Negli anni dopo la guerra il suo ruolo come inviato è ridotto drasticamente e passa ad altre collaborazioni giornalistiche, sviluppando una
vena satirica in chiave conservatrice che si confronta con la società contemporanea. La linea memorialistica prende il sopravvento in opere perfette come "La mia casa di campagna" (1958), eppure il gusto della provocazione non lo abbandona, malgrado le sue dichiarazioni contro una letteratura 'd'istinti' di cui è stato maestro. Nel 1949 esce infatti "Una donna al giorno", firmato dal suo
segretario-partner Gigetto Figallo, una "scandalosa" storia della Seconda Guerra Mondiale come sequenza di
performances sessuali, e nel 1964 "Cribol", sperimentalissimo inno alla felicità del corpo al di fuori dalle
costrizioni del gender, dove l’omosessualità diventa
infine per il protagonista una modalità di contatto con il reale.