Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

La salute mentale si cura sul camper: con "Lo psicologo on the road" la terapia su strada

Cinque sedute gratuite, in piazza, sulla strada, per le vie del centro di Figline o Incisa. Il progetto è stato ideato da StudioPsiche Firenze, coordinato dal dottor Maurizio Cinquini e dai suoi colleghi

di GRAZIANO DAVOLI -
24 novembre 2022
Psicologo on the road

Psicologo on the road

I Volkswagen a fiori degli anni '60, che percorrevano l'America “coast to coast” con il loro carico libertà, pace e utopie. A questo si pensa spesso davanti a un camper. Mettere tutta la propria vita su quattro ruote e partire per chissà dove. Ma c'è chi, invece, il camper non lo usa per partire ma per arrivare. Arrivare ovunque, dai pazienti per rendersi disponibili ad aiutarli. Un camper bianco che gira per le piazze, i mercati e il centro storico, con la sua insegna sgargiante, un caldo arcobaleno ocra, arancione e rosso e sotto la scritta "Piscologo on the road - Sali, qui ti possiamo ascoltare". Si tratta di un'iniziativa sperimentale portata avanti da StudioPsiche Firenze, coordinata dal professor Maurizio Cinquini con la dottoressa Camilla Niccolai, la psicoterapeuta e psicologa Clarissa Chiti e la dottoressa e psicoterapeuta Patrizia Gentile, finanziata dal Comune di Figline e Incisa Valdarno, con uno fondo intorno ai 10.000 euro. Cinque sedute a testa, totalmente gratuite, su questa postazione mobile per avere consapevolezza dei propri problemi e allo stesso tempo di sé.

Normalizzare andando contro lo stigma

Il camper dello "Psicologo on the road" fa tappa nei comuni di Figline e Incisa Valdarno. L'obiettivo è abbattere uno stigma ormai superato

"Questo progetto vuole normalizzare l'accesso al supporto psicologico, per troppo tempo appannaggio solo di chi poteva permetterselo - spiega l’assessore alla cultura e alle politiche giovanili Dario Picchioni -. Sta avendo un riscontro straordinario, segno che le Amministrazioni per prime devono andare in direzione di  un accesso gratuito e universale a questo servizio e sensibilizzare per abbattere lo stigma sociale che troppo spesso accompagna chi si rivolge a dei professionisti in ambito psicologico". "In Italia ci sono ancora molte resistenze nei confronti dello psicologo, figura associata a gravi problemi di salute mentale e che invece è un'opportunità per innescare quel piccolo cambiamento nella propria quotidianità che può portare a risultati sorprendenti - puntualizza invece il dottor Cinquini –. È necessario integrare la figura dello psicologo nel tessuto sociale del nostro Paese, nei paesi anglosassoni succede già, come accade col medico di base a cui ci rivolgiamo per risolvere delle piccole difficoltà o prevenirle".

Cosa sta cambiando: il bonus e lo psicologo di base

Non sono stati solo i cittadini ad opporre resistenza davanti all'orecchio teso di un professionista, rispondendo spesso: "Non sono pazzo, posso farcela da solo", ma anche le istituzioni che si sono concentrate solo sui servizi medici di base e sull’assistenza psichiatrica, lasciando la cura del benessere mentale in secondo piano. Oggi sembrano essere più ricettive, lo psicologo di base (che in Toscana c'è già per legge) e il bonus psicologo che ha già avuto un ampio numero di richieste lo dimostrano, ma troppo timidi sono i tentativi e ancora troppo pochi i fondi stanziati. "Ci sono volute la pandemia e l'isolamento sociale per mettere in evidenza il nostro bisogno di confronto con una figura esterna e non solo con un amico o un familiare per risolvere problematiche di adattamento". L'isolamento e l'impossibilità di comunicare dal vivo hanno aggravato situazioni già presenti con gravi crisi depressive e spesso gravi episodi di suicidio”. Secondo le stime della Federazione Italiana Medici Pediatri, i tentativi di suicidio tra i giovani dai 9 ai 17 anni sono aumentati del 75% negli ultimi due anni, in media uno al giorno. Anche "Psicologo on the road" ha registrato una grande affluenza di adolescenti e bambini delle elementari, così come utenti di età superiore ai 76 anni. Giovanissimi e anziani sono infatti le categorie più colpite psicologicamente dalla pandemia. Tutti loro hanno già vinto questa battaglia personale contro lo stigma. "Come si fa prevenzione andando da un dentista per vedere se c'è una carie, è importante, in questa società un po' squinternata, andare da un professionista per vedere se c'è qualche problema dentro di noi. Sembra che lo psicologo sia uno stregone e chi si rivolge a lui un folle, ma bisogna provare per credere".

Dalle radio libere al camper, innovazione contro le convenzioni

Il professor Maurizio Cinquini, ideatore di "Psicologo on the road"

L'esperienza del dottor Cinquini qualche punto in comune con i Volkswagen a fiori ce l'ha: la voglia di cavalcare l'utopia per esplorare nuovi orizzonti e innovare. Uno psicologo e psicoterapeuta, spesso fuori dai bordi di una carriera già disegnata. Una laurea in Scienze dell'educazione e addirittura una in Scienze della Comunicazione, la giovinezza da speaker in mezzo al turbinio delle radio libere (RDF, Lady Radio, Radio Fantasy ecc.) nel 2017 inizia ad insegnare all'UniTre di Piombino ma non solo. Una lunga esperienza in Trenitalia dove, oltre a fornire supporto psicologico ai dipendenti, ha contribuito a realizzare un simulatore di guida per i treni. La nascita di StudioPsiche è una novità nel panorama fiorentino: non solo psicoterapia, sessuologia o gruppi di sostegno ma anche psicologia digitale, psicologia scolastica e i psico-aperitivi a tema, dove si conversa approfondendo numerose tematiche. "Psicologo on the road" è un progetto che gli è scoppiato tra le mani ed è sbarcato a Figline e Incisa dopo aver bussato a diversi comuni. Le porte chiuse in faccia non l’hanno mai scoraggiato, infatti il progetto si prepara a varcare i confini toscani. Innovare a tutti i costi, anche contro il tempo, ha un prezzo che vale la pena pagare.

I pazienti, storie che rompono le distanze

Michele (nome di fantasia) ha più di 60 anni. Non sa stare fermo: la politica, il volontariato, il teatro. L’anima di un vulcano dietro un sorriso e due occhi giocosi. “Siamo già in diretta?!” esclama stupito davanti al registratore. Ha conosciuto l’iniziativa per caso e l’ha subito trovata stuzzicante. Da qualche tempo, per diverse cause, dormiva male e ogni mattina si svegliava più stanco di quando era andato a letto. “Il mio è un problema minimalistico ma curarlo è essenziale, per la salute”. La psiche è un terreno complicato su cui spesso si staglia l’ombra della depressione. Fatima (nome di fantasia) è una ragazza straniera di 30 anni con tre figli. È arrivata in Italia a 17 anni e a 18 ha avuto la sua prima bambina. Ora è casalinga, ma ha studiato e si è sempre data da fare. Il peso delle responsabilità la fatta crescere all’improvviso: “Ora ho trent’anni ma mi sembra di averne sessanta” dice ridendo. Poi la malattia, una patologia autoimmune non pericolosa ma che l’ha colpita sul lato estetico diventando il centro della sua vita e privandola della fiducia in sé stessa. La depressione le ha tolto la forza di fare qualsiasi cosa ma lei non è mai riuscita a parlarne con nessuno. “Non mi sentivo capita, mi dicevano che se nulla mi faceva male fisicamente non dovevo preoccuparmi. Quando parli e  non ti danno importanza, allora preferisci tacere”. Ma Fatima non si arresa, ha rifiutato di prendere qualsiasi pasticca e si è messa in gioco: “Alla prima seduta ho parlato di cose che non ero mai riuscita a esprimere”. Spesso, perché la depressione si affacci nella nostra vita, basta la semplice monotonia. È successo a Roberto (nome di fantasia). Dopo la pensione si è trovato davanti sei giorni alla settimana di solo divano e tv. “Sono andato in depressione e non dormivo più la notte, ero sempre nervoso quando prima non lo ero mai stato”. Con la terapia ha ritrovato la forza di tornare in campo e ora ha iniziato a fare volontariato. “Tutti possono avere bisogno di aiuto, in qualsiasi momento, chi per lavoro o per problemi sentimentali. Per migliaia di ragioni potremmo essere giù, ma prima di chiuderci in noi stessi dovremmo parlarne con la famiglia, gli amici e appunto con uno psicologo”.
camper psicologo

Il camper dello "Psicologo on the Road"

Non solo uno psicologo, ma appunto un vecchio amico che si rincontra ogni settimana. Si ha queste impressione, quando la porta del camper si spalanca e lo psicologo saluta con un sorriso il paziente, a cui spesso regala un abbraccio capace di attraversare ogni parete in cui il dolore viene murato. Pareti a fiori e, in fondo, un pannello con un disegno di Tex Willer che ci ricorda come il nostro inconscio sia una terra selvaggia tutta da esplorare, al bordo di un camper al posto che di una carovana come quelle dei pionieri. Le sedute spesso terminano con la meditazione, pochi minuti dedicati interamente a sé stessi in cui i pensieri diventano foglie su un fiume che galleggiano verso il mare. In uno studio qualsiasi, davanti alle scale che portano agli ultimi piani o all’ascensore che sembra non arrivare mai, si sarebbe tentati di tornare indietro ma non davanti ad un camper. Il camper, proprio come i vecchi Volkswagen a fiori degli anni ‘60, è simbolo di libertà e distanze incolmabili, come quella tra professionista e paziente, che improvvisamente si dissolvono.