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Radio Begum: in Afghanistan la voce delle donne continua a farsi sentire. "Non ci arrendiamo"

di MARIANNA GRAZI -
15 aprile 2022
radio begum-afghanistan-donne

radio begum-afghanistan-donne

Si chiama "Begum", come un titolo nobiliare. "È così che si chiamavano le mogli dei maharaja. Questo nome è stato scelto per sublimare la donna", dice Hamida Aman, la fondatrice di questa stazione radio dove si sentono solo voci femminili. L'emittente, nata in un giorno ben preciso e dal valore simbolico, l'8 marzo 2021, fin da subito si è posta come simbolo di resistenza. La sede è a Kabul e la radio è attiva 24 ore al giorno e copre più di otto province."Inform, educate, empower" sono le tre parole guida sulle quali viene strutturata la linea editoriale. Quando a metà agosto i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan la presenza delle donne è stata praticamente eliminata dalla scena pubblica. Zittite, celate, brutalmente represse, inascoltate, costrette al silenzio obbediente, alla fuga o alla morte. Un destino scritto per migliaia di persone, che in pochi giorni hanno perso diritti conquistati a fatica in due decenni di pace. Togli la voce a una donna e toglierai il futuro al Paese. Ed è proprio quello che sta succedendo nello stato mediorientale.
Hamida Aman-Radio Begum

Hamida Aman, fondatrice di Radio Begum

Hamida Aman: "Voglio restituire nobiltà alle donne afgane"

"Alla fine del 2020, quando sono iniziati i colloqui tra americani e talebani, ho sentito il cambio di rotta - ha raccontato Hamida Aman a Le Figaro -. Ero molto preoccupata per la sorte dei miei connazionali. Sapevo che le donne sarebbero state le prime vittime - ha aggiunto - Ho quindi mobilitato tutta la mia rete per fondare la ong Begum Organization for Women con lo scopo di difenderle, sostenerle e promuoverle". Radio Begum ha smesso di trasmettere per un mese soltanto, per poi riprendere le trasmissioni a metà settembre, con la promessa alle autorità del massimo rispetto dei dettami islamici. "Noi non ci arrendiamo" afferma decisa la fondatrice, che è cresciuta in Svizzera dopo che la sua famiglia è fuggita dall'Afghanistan. È tornata a Kabul nel 2001, dopo la caduta del primo regime. "Dobbiamo dimostrare che [i talebani] non riescono a spaventarci. Dobbiamo occupare la sfera pubblica", aggiunge, spiegando anche la scelta del nome per la sua radio: "L'ho scelto per restituire nobiltà alle donne afgane, e in omaggio a mia nonna che si chiamava così".
 
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La radio per continuare ad imparare

ragazze afghane seguono le lezioni trasmesse da Radio Begum

Alcune ragazze afghane seguono le lezioni trasmesse da Radio Begum

Uno spazio dove poter parlare ma soprattutto attraverso il quale continuare a fornire un'istruzione alle tante giovani ragazze private della loro formazione scolastica. Questo luogo di libertà è diventato più necessario che mai: ogni giorno, per circa sei ore, gli ascoltatori possono seguire i corsi di Educazione Nazionale, dalla quinta elementare all'ultimo anno scolastico. "Si tratta di moduli di trenta minuti per livello, che abbiamo impostato con un consulente educativo. Da quando le scuole hanno chiuso, la nostra radio è l'unico mezzo di educazione per le ragazze - spiega Aman -. In un Paese dove ci sono il 57% di analfabeti, il potere della radio è molto importante perché è il mezzo più accessibile. A dicembre, su L'Express, la 13enne Mursal aveva raccontato di aver iniziato a frequentare lo studio dell'emittente due mesi prima, per frequentare le lezioni che vi si tenevano durante le registrazioni di questi programmi educativi: "Le mie materie preferite sono Dari, inglese e matematica. Mi sento male da quando le scuole sono chiuse: siamo state privati dello studio". La giovane si era poi rivolta alle sue coetanee attraverso il quotidiano francese: "Ascoltate attentamente questo programma per approfittare di questa possibilità inaspettata di continuare ad imparare".

Le restrizioni

Dopo la presa di Kabul, Aman è riuscita a ottenere l'autorizzazione dei talebani a continuare a trasmettere, ma le restrizioni sono pesanti: vietata la musica se non quella tradizionale, i contenuti dei programmi sono limitati al volere del governo e il raggio di autonomia è ristrettissimo, dato che l'emittente non ha più pubblicità e la fondatrice è stata costretta aprire una campagna di raccolta fondi su Hello Asso, per sostenere il lavoro quotidiano. Alla radio sono dodici i dipendenti (9 giornaliste e 3 tecnici) e tutti ben consapevoli di quanto siano fortunati: è "un privilegio", dicono diverse di loro, mentre tante donne, comprese le dipendenti pubbliche, non sono tornate al lavoro dall'arrivo dei talebani. Gli spazi tra maschi e femmine sono ben separati, come richiesto dalle autorità, anche se prima di agosto le impiegate di Begum lavoravano con i loro colleghi uomini di una stazione radio giovanile. Ora invece c'è un piano a dividerli e una grande tenda opaca copre l'ingresso dell'ufficio delle donne.
Radio Begum-Afghanistan

Lo studio di Radio Begum a Kabul (Afghanistan), unica emittente femminile ancora in funzione

Il supporto psicologico

La direttrice della stazione radio, Saba Chaman, 24 anni, è una fan di Michelle Obama, svela a L'Express, tanto da aver letto in onda, a beneficio delle sue ascoltatrici, il suo libro Becoming, in dari. L'emittente, oltre ad ospitare in appuntamenti settimanali ginecologi che parlano di educazione sessuale, trasmette infatti anche letture per adulti. Basta infatti ricordare che nel 2016, meno di una donna afgana su cinque (18%) sapeva leggere e scrivere, rispetto al 62% degli uomini, secondo l'ex ministero dell'istruzione. Un programma di cui Chaman va particolarmente fiera è  quello di supporto psicologico per le ascoltatrici, che possono chiamare per domande o confidenze. Un episodio in particolare le è rimasto ben impresso nella memoria: una donna analfabeta ha chiamato e le ha rivelato "il farmacista mi dà sempre medicine scadute. Se sapessi leggere, non lo farebbe. Le persone che non hanno imparato a leggere sono come i ciechi". "Questa radio è un ricettacolo di voci femminili, del loro dolore e delle loro frustrazioni", sostiene Hamida Aman. "La mia unica ragione di speranza, in questo momento, è sapere che sto facendo qualcosa di importante nella mia vita per aiutare le donne afgane", aggiunge Saba Chaman.