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"Ridaje": un'impresa a vocazione sociale. "Per ripartire da zero di spinte ne occorrono due"

Corsi di formazione e impiego a tempo determinato per riabilitare i senza tetto del territorio romano e riqualificare aree verdi urbane che versano in stato di abbandono

di CATERINA CECCUTI -
7 novembre 2022
ridaje

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Si chiama “Ridaje” la srl romana a vocazione sociale creata da Lorenzo Di Ciaccio e Luca Mongelli - rispettivamente ingegnere informatico e ricercatore per il centro MCE - grazie alla quale vengono offerti due importanti soluzioni sociali alla città di Roma: la riqualificazione e il mantenimento di aree verdi urbane altrimenti abbandonate al degrado, e il reinserimento nella società dei senzatetto che vivono nelle strade di Roma. Sono ben 14.000 le persone senza fissa dimora che arrangiano la propria vita per le strade della Capitale e il 34% di loro vive in queste condizioni da più di 5 anni, principalmente proprio per la difficoltà a trovare un lavoro. “Al tempo stesso - spiega Lorenzo Di Ciaccio, 37 anni, originario di Gaeta - esiste l’equivalente di circa di 6.000 campi di calcio di verde pubblico, di cui si prendono cura appena 164 giardinieri: oltre il 90% dunque, non è mantenuto”. L'idea vincente di “Ridaje” è proprio quella di contribuire concretamente alla risoluzione di entrambi i problemi, offrendo corsi di formazione e impiego, in veste di giardinieri, alle persone senza fissa dimora e “adottando” le aree verdi urbane inserite nell'apposita lista predisposta dal Comune, che evidentemente cerca aiuto per il loro mantenimento. “Dal 2014 -commenta Di Ciaccio - abbiamo già adottato 95 aree, per un totale di 97 ettari, ma c’è ancora tanto da fare”.

Ridaje è un'impresa con vocazione sociale nata da un’idea iniziale di Lorenzo Di Ciaccio e Luca Mongelli

Dottor Di Ciaccio, come nasce l'idea della vostra startup a vocazione sociale? "Sono un ingegnere informatico e un imprenditore sociale. In passato avevo già creato una società che si chiama 'Pedius', nata per permettere alle persone sorde di utilizzare il telefono in maniera autonoma, tramite la generazione di sottotitoli in tempo reale. Un giorno vidi in TV la storia di un ragazzo sordo che non era riuscito a chiamare un'ambulanza. La trovai una cosa inaccettabile e decisi di provare a fare qualcosa. Inizialmente pensai ad una realtà no profit, ma ragionando in termini di impresa esistono molte più opportunità. Sono partito raccogliendo oltre due milioni di euro, anche grazie al contributo di grandi aziende disposte ad investire in progetti a scopo sociale. Arriviamo così anche al progetto 'Ridaje': ho conosciuto il mio socio Luca Mongelli all'Università Luiss, quando mi convocò proprio per presentare la storia della mia startup nel suo corso di Etica di impresa. Insieme avviammo un laboratorio per stimolare gli studenti a pensare l'impresa in un'ottica diversa. L'idea è stata quella di portare all'attenzione dei ragazzi un caso noto e facilmente riconoscibile, come quello della povertà e dei senzatetto. In effetti, da dodici anni faccio volontariato in un dormitorio della Caritas, ed una delle cose che mi ha maggiormente colpito è che, trattandosi di una struttura aperta solo in inverno, le persone che di anno in anno vi si rivolgevano erano sempre le stesse, a dimostrazione del fatto che offrire pasti caldi e un tetto sopra la testa mitiga la povertà ma non aiuta le persone ad uscirne. Luca, invece, aveva fatto ricerca nelle carceri per identificare modelli di riscatto sociale atti ad evitare la recidività. La base di 'Ridaje' nasce così: dall'unione di modelli di empowerment imprendioriale e dall'esperienza diretta nel sociale". Perché avete scelto il nome “Ridaje”? "Perché un 'Daje', ossia una spinta sola, come diciamo dalle nostre parti, non basta... per ripartire da zero di spinte ne occorrono due. Il lavoro da fare è sicuramente molto. Siamo un'azienda che assume persone senza fissa dimora perché si prendano cura delle aree verdi che il Comune dà in gestione tramite apposito bando. Abbiamo cominciato con la mappatura e l'adozione di alcune aree e con il pagamento delle prime ore di lavoro ai nostri giardinieri, di modo che il progetto potesse farsi conoscere e prendere il volo. Oggi, un'azienda ma anche un semplice cittadino, può decidere di acquistare ore di lavoro per i nostri giardinieri, contribuendo a mantenere in salute e bellezza le aree verdi della nostra città. Ovviamente, come azienda, seguiamo anche tutto l'iter burocratico che precede l'avvio dei lavori".

Reintegrare i senzatetto nella società e allo stesso tempo riqualificare aree verdi urbane

Aziende o cittadini che intendano partecipare al vostro progetto possono anche segnalare in prima persona aree verdi da adottare? "Certamente: se queste aree rientrano nella lista prodotta dal Comune possiamo partire subito con la riqualificazione del verde, altrimenti dobbiamo presentare una richiesta. Sul nostro sito si possono visualizzare tutte le campagne di raccolta fondi avviate, per il recupero di specifiche aree verdi di Roma. Quello che ci interessa è che i nostri giardinieri possano andare a lavorare regolarmente”. Offrite loro anche un corso di formazione, giusto? "Esatto, ma prima di coinvolgere una persona dobbiamo avere uno storico della sua vita, per capire se durante gli anni trascorsi in strada si sia mai rivolta ai servizi sociali ecc. Questo è già un primo segno del fatto che quella persona stia cercando un riscatto sociale e che sia disposta a mettersi in gioco per ottenerlo. Caritas, Comunità di Sant'Egidio e altre associazioni del territorio impegnate a favore dei senzatetto sono per noi un punto di riferimento, perché possono segnalarci chi si reca puntualmente alla mensa e chi non fa uso di droghe (in questo caso, offrire un compenso in denaro per un lavoro svolto potrebbe essere pericoloso, per il modo in cui il tossico dipendente potrebbe scegliere di utilizzare i soldi). Il passo successivo per noi è la selezione di dieci persone da inserire nella classe cui saranno offerte 40 ore di formazione, sia pratica che teorica. Le lezioni pratiche riguardano ovviamente la sicurezza sul lavoro e l'uso degli attrezzi da giardinaggio. Nelle 10 ore di lezione teorica invece viene spiegata l'etica del lavoro e offerti insegnamenti di vita sociale di particolare utilità, per esempio come fare per aprire un conto in banca necessario a ricevere lo stipendio. Insegniamo loro anche l'uso di strumenti digitali, perché saper usare Google Maps permette di muoversi in autonomia in città".

Ridaje nasce come spin-off di un progetto di ricerca europeo Horizon 2020* dedicato al tema dei processi di empowerment e abilitazione allo sviluppo integrale promossi dalle imprese sociali.

Quanti giardinieri avete formato fino ad ora? "Fino ad ora 30 giardinieri in tutto. Il nostro impegno è anche quello di aiutarli a trovare un alloggio nei dormitori - che per fortuna a Roma sono numerosi - fornendo referenze che possono dimostrarsi utili anche nella ricerca di un posto di lavoro stabile. Abbiamo anche preso una casa che ci permette di offrire housing con affitto calmierato a chi inizia a lavorare, di modo da aiutarlo ad affrontare la fase intermedia che lo separa dal trovare una casa propria. Quello che offriamo ai nostri giardinieri è un contratto di lavoro part-time, perché nessuno è in grado di passare da 0 a 8 ore di lavoro al giorno in maniere repentina. Mano mano che continuano il loro percorso con noi, le responsabilità e i guadagni aumentano, così come gli oneri e, via via, il coinvolgimento nel pagamento dell'affitto e delle bollette. Alla fine qualcuno ha trovato casa e persino lavoro per conto proprio. Per esempio sei persone sono andate a vivere fuori Roma e attualmente sono indipendenti". Dunque i giardinieri che formate non rimangono con voi a lungo... "Il nostro modello prevede l'offerta di una formazione e, successivamente, di un lavoro cuscinetto tra la strada ed altre possibilità di impiego. Esiste comunque una meritocrazia interna: in ogni classe che formiamo selezioniamo quattro persone cui offrire esperienze lavorative di due settimane. Tra loro, due verranno selezionati per rimanere con noi per altri tre mesi. Ci sono stati casi in cui le persone non hanno completato il corso di formazione o non hanno avuto la volontà e l'impegno di lavorare. Però, una volta reintegrati, i nostri giardinieri fanno colloqui per cercare lavori full-time o per vivere fuori Roma, dove il costo della vita è inferiore. C'è stato anche un ragazzo che ha usato i soldi guadagnati per prendere la patente e avere una competenza in più per trovare impiego. Altri sei, attualmente, lavorano con noi".

Di Ciaccio: "Dopo aver lavorato con noi, alcune persone senza fissa dimora hanno trovato impiego fulltime e sono rientrate a pieno titolo nella società delle persone economicamente indipendenti"

Qualche ricordo particolare legato ai vostri giardinieri? "C'è stato un signore di 54 anni che dopo l'esperienza con la nostra azienda ha trovato lavoro fisso su una terrazza molto prestigiosa di Roma. Un giorno lo vidi fissare una panchina che si trova proprio ai piedi di quel palazzo. Stava piangendo. 'Quando sono finito in strada - mi disse - la prima notte l'ho passata su questa panchina. L'avevo scelta perché si tratta di una zona sicura, trafficata, vicina al commissariato. Con il tempo le mie priorità sono diventate altre, cercavo zone fuori mano, senza rumore di traffico e isolate dalla gente. Quella notte guardai questo palazzo e mi domandai cosa ci fosse su quella terrazza così signorile'. Oggi su quella terrazza lui ci lavora e in strada non vuole tornarci mai più". Con la vostra realtà vi capita di avere più spesso a che fare con i giovani o con gli anziani senza fissa dimora? "Per la maggior parte si tratta di persone di mezza età. I giovani che lavorano con noi sono per lo più migranti; i ragazzi italiani che si trovano in strada hanno spesso problemi di tossicodipendenza e difficilmente sono pronti per un reinserimento lavorativo. Una volta, un ragazzo ha voluto fare una testimonianza pubblica dei propri errori per evitare che altri ragazzi commettessero gli stessi sbagli. Ma tendenzialmente i giovani sono pochi, di solito incontriamo persone sulla cinquantina, con una fragilità familiare pregressa. Per quanto riguarda i migranti, invece, la cosa è diversa. Sono tutti più giovani. In questo momento abbiamo due rifugiati che hanno iniziato a lavorare con noi, hanno molte energie e tanta voglia di riscatto. Con i cinquantenni, il lavoro da fare è molto differente, perché sono più rassegnati e pensano che ormai finiranno la propria vita in strada". Essendo una Srl a vocazione sociale, si può anche scegliere di sostenere “Ridaje” acquistandone le quote... "Sì. Vogliamo cambiare il concetto di donazione. Preferiamo che chi ha fiducia in noi senta di partecipare a un progetto in grado di produrre impatto sociale e profitto. Si possono acquistare ore di lavoro, di modo che i nostri giardinieri non ricevano elemosina ma la giusta retribuzione per il proprio lavoro. Intanto il cittadino paga dei giardinieri per pulire un'area verde di interesse collettivo. Utilizzando il modello aziendale di equity crowdfunding, inoltre, chiunque può acquistare quote della società e scegliere di investire nel nostro progetto, sposando un ideale. Si tenga conto che Ridaje fa parte dei 'Custodi del Bello', un network nazionale attivo in altre cinque città italiane - Milano, Torino, Savona, Brescia e Firenze - che condivide la visione del lavoro come strumento di riscatto sociale".