Immaginate di sedervi al tavolo di un ristorante, ordinare e poi vedervi arrivare il piatto sbagliato. Solitamente lo mandereste indietro, ma non se siete al “Ristorante delle ordinazioni sbagliati” a Tokyo, in Giappone. Qui può succedere di ricevere una zuppa al posto di una porzione di ravioli e nessuno dei commensali si infastidirebbe, ma soprattutto i dipendenti non rischierebbero il licenziamento.
I clienti lo sanno e si lasciano piacevolmente sorprendere e chi ci lavora è felice di farlo.
“I camerieri e le cameriere sono tutte persone affette da demenza. Possono, o non possono, portarvi l’ordine giusto”. Si legge sul sito del locale, che vuole così sensibilizzare con ironia su una malattia solitamente isolante e discriminante per chi ne soffre, ma soprattutto dare a queste persone una possibilità che altrimenti non avrebbero.
Come nasce il ristorante degli ordini sbagliati
L’idea di questo ristorante pop-up nasce dall’incontro tra un regista televisivo giapponese, Shiro Oguni, e una casa famiglia in cui vivono persone affette da demenza, e ha l’obiettivo ambizioso e nobile di cambiare la percezione che si ha dell’invecchiamento e delle sue eventuali conseguenze cognitive, sovvertendo quello che è l’immaginario collettivo su malattie come l’Alzheimer, ad esempio.
Era l’ora di pranzo. Oguni era al tavolo della casa di riposo quando gli è stato servito un piatto di gyoza al posto di una bistecca.
“Mentre tutti intorno a me mangiavano con tanto gusto, io mi sentivo piuttosto confuso e mi chiedevo se forse ero io a sbagliare” ha raccontato ai media giapponesi l’imprenditore.
“Perché alzare le sopracciglia di fronte alla differenza tra una bistecca sfrigolante e un gyoza? ‘Quindi è un errore, beh, va bene’. Con questo tipo di tolleranza, l’esperienza gastronomica può diventare rilassata e piacevole”.
“Come tutti, all’inizio la mia conoscenza della demenza tendeva a immagini negative di persone “radicalmente smemorate” e “che vagano senza meta” – ha spiegato sempre Oguni – Ma in realtà possono cucinare, pulire, fare il bucato, andare a fare la spesa e fare altre cose comuni. Da vicino, di tanto in tanto, possono andare un po’ fuori rotta, ma…”.
Ma va bene così. In questo posto surreale, dove tutto è possibile e l’errore non è giudicato male, al contrario è contemplato.
Può accadere (anzi è molto probabile che accada) che la cameriera si segga al tavolo con gli ospiti o che il cameriere, nel tentativo di girare un grosso macinapepe, non lo faccia cadere precisamente nel piatto.
A nessuno importa, anzi tutto quello che accade diventa un motivo per sorriderne insieme. Un’occasione unica per essere gentili con l’altro.
Reso possibile dall’aiuto di molte persone, il “Ristorante delle ordinazioni sbagliate” è stato inaugurato nel 2017, con un primo evento che poi è stato ripetuto regolarmente visto il successo: in quell’occasione il 37% delle ordinazioni è stato sbagliato, ma il 99% dei clienti ne è uscito soddisfatto.
A dare il via sono stati gli oltre 110mila dollari raccolti attraverso un crowdfunding.
Nonostante il successo può succedere che il format susciti critiche e Oguni era infatti preoccupato di fronte a questa eventualità. Ma una volta dentro al ristorante, vedendo i sorrisi e la gioia di chi ci lavora, diventa impossibile trovarci un aspetto negativo.
“La demenza non è ciò che una persona è, ma solo parte di ciò che è. Le persone sono persone. Il cambiamento non verrà da loro, ma dalla società – ha spiegato Oguni – Coltivando la tolleranza, si può risolvere quasi tutto. Voglio promuovere un Giappone che coltivi un ambiente caldo e confortevole, in modo che le persone tornino a casa con il sorriso e un bagliore nel cuore”.