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Home » Lifestyle » Roberta De Leo, la Signora delle Plumerie: “Più forte delle intemperie e delle discriminazioni”

Roberta De Leo, la Signora delle Plumerie: “Più forte delle intemperie e delle discriminazioni”

Donna manager nel settore vivaistico: "Mi piego ma non mi spezzo e tenacemente vado avanti per la mia strada, dritta all’obiettivo"

Guido Guidi Guerrera
22 Ottobre 2022
Roberta De Leo, imprenditrice nel settore florovivaistico

Roberta De Leo, imprenditrice nel settore florovivaistico

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Roberta De Leo è una splendida cinquantenne messinese, una imprenditrice che sin da giovane si è messa in gioco tra le mille difficoltà tipiche delle città del sud. Ha subito con coraggio l’ostracismo maschile, ha sopportato qualche umiliazione, si è vista discriminata durante gli incontri dei vivaisti come lei per consuetudine capitanati da uomini. Eppure Roberta ce l’ha fatta, aiutata ogni giorno dal fratello Massimiliano. “Figlia d’arte”, per merito di una tradizione di famiglia iniziata dal nonno Felice e proseguita dal padre Saro e dallo zio Giuseppe, ha stretto i denti quando è stato necessario e ha affrontato mille problemi: dalle improvvise alluvioni, al freddo gelido, inconsueto per le zone, fino alla recente siccità. Donna tenace e “di ferro” sta portando avanti un progetto interessante che oltre alla tradizionale coltivazione in serra delle chenzie mira sempre più in alto, alla conquista del mercato internazionale grazie alla produzione di una pianta esotica e dal profumo inebriante denominata plumeria.

Roberta De Leo, donna manager nel settore vivaistico
Roberta De Leo, donna manager nel settore vivaistico

Un grande traguardo per l’azienda “Oro Verde” che guarda sempre più alla espansione di questi fiori in molte zone del mondo, tanto attraverso i canali internet che grazie alla vendita diretta alla grande distribuzione e promossa da agenti specializzati. La plumeria viene proposta nelle più importanti fiere internazionali e trova nella esportazione un grande numero di estimatori che, tra le centinaia di specie, puntano anche su esemplari rari destinati ai veri intenditori. Si tratta di una pianta esotica originaria delle regioni tropicali dell’America centrale associata per antica fama ai segni più tangibili dell’accoglienza e della ospitalità, che non a caso nella sua tipologia più comune è conosciuta in diverse parti della Sicilia. Simbolo di pace e di equilibrio, ma anche di resilienza contro le avversità, il fiore della plumeria, conosciuto anche con il nome di “frangipane”, è stato offerto in molte circostanze per stringere alleanze e sedare conflitti, per consolidare patti e quale emblema di fratellanza. Un fiore di grande attualità che in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando è emblema di speranza e di fiducia nel futuro.

La plumeria, pianta esotica e dal profumo inebriante
La plumeria, pianta esotica e dal profumo inebriante

Roberta, in che modo la plumeria può identificarsi con l’eterno femminino?
“La ‘Plumeria Rubra’ è una delle piante più antiche e conosciute dell’America Centrale e dell’Asia. Alcune leggende precolombiane narrano che i Maya furono i primi a chiamare tali pianti ‘Sak-Nicté’, che significa fiore di maggio, dai cui frutti si ricavava una sostanza capace di far sparire la paura. Questa proprietà divina è stata attribuita alla forma del frutto, formato da un pendolo e da due baccelli che rappresentavano il genere maschile e femminile. La plumeria è stata da sempre utilizzata come fiore per eccellenza per le celebrazioni tipiche nei templi, quale offerta o parte centrale dei festeggiamenti nuziali. Sono noti i rituali in cui il fiore era capace di rafforzare i legami tra gli amanti, propiziando un amore eterno e puro. Ci sono anche altre leggende in cui si dice che le donne usassero questi fiori per attirare la persona amata, quindi è usato come ornamento e in occasione di danze tradizionali. Un tempo a Palermo le madri usavano regalare le ‘pomelie’, nome volgarizzato del fiore, alle figlie quando si sposavano per auspicare una felice maternità”.

In Polinesia, uno dei posti di origine, questo fiore è spesso offerto in dono ed è considerato sinonimo ideale di ospitalità. Quale messaggio intende far pervenire dalla sua Messina agli amanti di questa specie?
“Per la nostra azienda è sinonimo di rottura con il passato, quindi, la parola chiave è ‘novità’. ‘Oro verde’ nasce negli anni ma dal 2010 siamo stati i primi floricultori a produrre la ‘plumeria rubra’ in vaso, praticamente sconosciuta ai più, e a esportarla in tutta l’Europa. Puntando su un look gioioso e colorato abbiamo inventato la mini plumeria, una pianta venduta in un vaso piccolo, fiorita, che può essere posizionata su un comune davanzale. Agli amanti del genere, questa pianta evoca i viaggi fatti in Oriente mentre i collezionisti restano affascinati dai colori stupendi e dal profumo inebriante che emana”.

La plumeria viene proposta nelle più importanti fiere internazionali
La plumeria viene proposta nelle più importanti fiere internazionali

Un fiore che è stato definito perfino ambasciatore di pace. In che modo la sua azienda veicola questo particolare significato?
“Lavoro totalmente immersa nella natura, tra alberi, piante e fiori profumati e multicolori: mi ritengo perciò molto fortunata. Lavorare in questo ambiente equivale a un ricaricarsi di energia ogni giorno. Nel contesto molto particolare in cui stiamo vivendo, la mia azienda invita al ritorno alla natura e ad apprezzare le meraviglie naturalistiche che ci circondano, al culto del silenzio e del raccoglimento. Mi piace immaginare che assieme alla sua pianta di plumeria ogni cliente riesca a portarsi un pezzettino del nostro magico mondo, godendo così di una ricchezza sensoriale assoluta”.

Esistono molte varietà. Se volesse identificarne alcune tanto da accomunarle a caratteristiche femminili, quali sceglierebbe?
“La nostra produzione annovera circa un centinaio di varietà di plumerie: alcune sono rivolte alla grande distribuzione e catene di garden mentre altre varietà, molto rare, sono dedicate ai collezionisti. Mi piace ricordare la ‘Divine’ di colore rosa intenso particolarmente adatta alla donna appariscente, con carattere estroverso e vivace. Poi c’è ‘Valentine’, dal colore rosso intenso e brillante, fatta per la donna passionale e volitiva, che sa ciò che vuole e come ottenerlo. Per la donna romantica vanno bene i fiori a stella di ‘Star White’, mentre per quella dal carattere allegro ed estroverso la ‘California Sunset’. La mia preferita? Non ho dubbi: la ‘Xanadu’, dai petali stranamente a punta: la sua fragranza speziata è magica e molto seducente”.

L'imprenditrice Roberta De Leo, la "Signora delle Plumerie"
L’imprenditrice Roberta De Leo, la “Signora delle Plumerie”

Come donna manager di una impresa di successo, quali difficoltà ha trovato?
“La principale difficoltà è stata quella di guadagnare la fiducia dei clienti, dimostrando serietà nel mantenere i rapporti di lavoro e soprattutto attestare l’alta qualità dei nostri prodotti. Per raggiungere questo risultato ci sono voluti anni e il primo in assoluto a credere in noi è stato il mercato estero, poi sono arrivati anche gli italiani che come sempre sono i più lenti nel recepire le novità”.

Ritiene di essersi confrontata con ostacoli particolarmente pesanti proprio per il fatto di essere donna?
“All’inizio non venivo presa assolutamente in considerazione dai miei colleghi, anzi in certi casi perfino derisa. Mi consideravano un’esordiente del settore florovivaistico e in quanto unica donna non mi veniva mai data la parola, tuttavia solo raramente ho ricevuto apprezzamenti pesanti. Adesso ho conquistato il mio spazio decisionale e i rapporti con i miei dipendenti sono improntati al massimo rispetto, alla collaborazione e al sostegno reciproco”.

Si riconosce come “Signora delle Plumerie”?
“Mi lusinga essere definita ‘Signora delle Plumerie’. In realtà sono solo colei che ha fatto conoscere questi fiori nei grandi mercati spendendo tanto lavoro e raccogliendo anche belle soddisfazioni. Mi accomunano a questa pianta la gioia che emana nella sua fioritura, mi piace intraprendere con entusiasmo nuovi progetti e continuare a essere resiliente contro ogni avversità e qualunque intemperie. Anch’io come la plumeria mi piego ma non mi spezzo e tenacemente vado avanti per la mia strada, dritta all’obiettivo che intendo raggiungere”.

 

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Instagram

  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
  • La tolleranza, l’inclusione e il rispetto svaniscono nel momento in cui ci si mette davanti alla tastiera di un computer. Gli haters non sono spariti né accennano a diminuire. Esistono, sono molti più di prima, attaccano e anzi rilanciano. Oltre lo schermo, sono le donne soprattutto, e poi le persone con disabilità e le persone omosessuali, a essere i destinatari di insulti e offese di ogni tipo.

È questo il triste podio che ci consegna la ricerca condotta da Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha fotografato l’odio via social, in particolare attraverso l’esame dei tweet. E le cose non vanno meglio rispetto all’anno precedente, anzi. Dalla settima edizione di questa ricerca è emerso infatti che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono stati estratti quasi 630mila tweet, 583mila dei quali negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l’anno prima i tweet presi in esame erano stati poco più di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale.

Le donne si confermano essere il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente al centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all’hate speech.

Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E, dunque, è il lavoro delle donne a emergere anche quest’anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita.

Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021. Anche qui, va sottolineata la forte attenzione mediatica che si accende sugli sbarchi dei migranti e sulla situazione dei profughi provenienti dall’Ucraina, nonché dal contesto politico italiano e dalla sua relazione con l’Unione europea circa la gestione della situazione migratoria.

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  • “Sesso. Libertà. Uguaglianza. Amore in tutti i sensi. E tutti a tavola!”. È il messaggio che Rosa Chemical, all’anagrafe Manuel Franco Rocati, porta a Sanremo 2023 per quello che sarà il suo esordio al festival con il brano “Made in Italy”.

Il rapper classe 1998, arriva da debuttante, ma con una storia già ben definita alle spalle. Poliedrico, eclettico, difficilmente etichettabile, ha dato sfogo alla sua creatività non solo a livello musicale – con influenze che spaziano dall’hiphop alla trap all’elettronica -, ma lavorando anche come modello per Gucci, come art and creative director e dedicandosi anche alla scrittura di videoclip. 

Nel 2019 ha pubblicato “Forever”, il suo primo album, che è stato certificato disco d’oro, da lì una serie di collaborazioni che lo hanno portato anche ad affiancare Tananai l’anno scorso nella serata cover del Festival.

“Molto spesso sono giudicato perché diverso, ma dal diverso bisogna imparare, assorbire. In Italia invece ciò che è diverso è giudicato. E io da diverso in passato mi sono sentito sbagliato” racconta Rosa Chemical. 

Non a caso, a Sanremo, il 25enne paladino della libertà di essere se stessi senza farsi condizionare dalle norme della società, arriva con il brano “Made in Italy” e un obiettivo ben preciso: “portare un messaggio di libertà contro ogni tipo di discriminazione, per promuovere l’uguaglianza e il rispetto. Cerco di creare dibattito: sono sempre pronto a spiegare il mio punto di vista, ma se non c’è apertura mentale non mi sento di dover dire nulla”.

Il brano “È piedi, con cui calpestare ciò che è generalista e che chiude tutto dentro una gabbia fatta di tabù. ‘Made in Italy vuole’ liberarci dalle censure, dagli stereotipi e dal politicamente corretto”. 

Come il titolo e la copertina, anche il testo è provocatorio e racchiude al suo interno tutta l’essenza e l’irriverenza prorompente di Rosa Chemical perché parla in maniera sfrontata di temi ancora oggi considerati tabù come il sesso, la fluidità e il poliamore. 

“Non c’è cosa più ‘Made in Italy’ del Festival di Sanremo. Non vedo l’ora di salire su quel palco”.

#lucenews #sanremo2023 #rosachemical
Roberta De Leo è una splendida cinquantenne messinese, una imprenditrice che sin da giovane si è messa in gioco tra le mille difficoltà tipiche delle città del sud. Ha subito con coraggio l’ostracismo maschile, ha sopportato qualche umiliazione, si è vista discriminata durante gli incontri dei vivaisti come lei per consuetudine capitanati da uomini. Eppure Roberta ce l’ha fatta, aiutata ogni giorno dal fratello Massimiliano. "Figlia d’arte", per merito di una tradizione di famiglia iniziata dal nonno Felice e proseguita dal padre Saro e dallo zio Giuseppe, ha stretto i denti quando è stato necessario e ha affrontato mille problemi: dalle improvvise alluvioni, al freddo gelido, inconsueto per le zone, fino alla recente siccità. Donna tenace e “di ferro” sta portando avanti un progetto interessante che oltre alla tradizionale coltivazione in serra delle chenzie mira sempre più in alto, alla conquista del mercato internazionale grazie alla produzione di una pianta esotica e dal profumo inebriante denominata plumeria.
Roberta De Leo, donna manager nel settore vivaistico
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La plumeria viene proposta nelle più importanti fiere internazionali
La plumeria viene proposta nelle più importanti fiere internazionali
Un fiore che è stato definito perfino ambasciatore di pace. In che modo la sua azienda veicola questo particolare significato? “Lavoro totalmente immersa nella natura, tra alberi, piante e fiori profumati e multicolori: mi ritengo perciò molto fortunata. Lavorare in questo ambiente equivale a un ricaricarsi di energia ogni giorno. Nel contesto molto particolare in cui stiamo vivendo, la mia azienda invita al ritorno alla natura e ad apprezzare le meraviglie naturalistiche che ci circondano, al culto del silenzio e del raccoglimento. Mi piace immaginare che assieme alla sua pianta di plumeria ogni cliente riesca a portarsi un pezzettino del nostro magico mondo, godendo così di una ricchezza sensoriale assoluta”. Esistono molte varietà. Se volesse identificarne alcune tanto da accomunarle a caratteristiche femminili, quali sceglierebbe? “La nostra produzione annovera circa un centinaio di varietà di plumerie: alcune sono rivolte alla grande distribuzione e catene di garden mentre altre varietà, molto rare, sono dedicate ai collezionisti. Mi piace ricordare la ‘Divine’ di colore rosa intenso particolarmente adatta alla donna appariscente, con carattere estroverso e vivace. Poi c’è ‘Valentine’, dal colore rosso intenso e brillante, fatta per la donna passionale e volitiva, che sa ciò che vuole e come ottenerlo. Per la donna romantica vanno bene i fiori a stella di ‘Star White’, mentre per quella dal carattere allegro ed estroverso la ‘California Sunset’. La mia preferita? Non ho dubbi: la ‘Xanadu’, dai petali stranamente a punta: la sua fragranza speziata è magica e molto seducente”.
L'imprenditrice Roberta De Leo, la "Signora delle Plumerie"
L'imprenditrice Roberta De Leo, la "Signora delle Plumerie"
Come donna manager di una impresa di successo, quali difficoltà ha trovato? “La principale difficoltà è stata quella di guadagnare la fiducia dei clienti, dimostrando serietà nel mantenere i rapporti di lavoro e soprattutto attestare l’alta qualità dei nostri prodotti. Per raggiungere questo risultato ci sono voluti anni e il primo in assoluto a credere in noi è stato il mercato estero, poi sono arrivati anche gli italiani che come sempre sono i più lenti nel recepire le novità”. Ritiene di essersi confrontata con ostacoli particolarmente pesanti proprio per il fatto di essere donna? “All’inizio non venivo presa assolutamente in considerazione dai miei colleghi, anzi in certi casi perfino derisa. Mi consideravano un’esordiente del settore florovivaistico e in quanto unica donna non mi veniva mai data la parola, tuttavia solo raramente ho ricevuto apprezzamenti pesanti. Adesso ho conquistato il mio spazio decisionale e i rapporti con i miei dipendenti sono improntati al massimo rispetto, alla collaborazione e al sostegno reciproco”. Si riconosce come “Signora delle Plumerie”? “Mi lusinga essere definita ‘Signora delle Plumerie’. In realtà sono solo colei che ha fatto conoscere questi fiori nei grandi mercati spendendo tanto lavoro e raccogliendo anche belle soddisfazioni. Mi accomunano a questa pianta la gioia che emana nella sua fioritura, mi piace intraprendere con entusiasmo nuovi progetti e continuare a essere resiliente contro ogni avversità e qualunque intemperie. Anch’io come la plumeria mi piego ma non mi spezzo e tenacemente vado avanti per la mia strada, dritta all’obiettivo che intendo raggiungere”.  
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