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Home » Lifestyle » Roberto Cavalli papà per la sesta volta a 82 anni

Roberto Cavalli papà per la sesta volta a 82 anni

Lo stilista ha avuto il sesto figlio dalla modella Sandra Nilsson. Il piccolo si chiama Giorgio come il padre dell'imprenditore

Eva Desiderio
8 Marzo 2023
Roberto Cavalli sulla copertina di Novella2000 annuncia: "A 82 anni sono di nuovo papà"

Roberto Cavalli sulla copertina di Novella2000 annuncia: "A 82 anni sono di nuovo papà"

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Non è mai troppo tardi per allargare la famiglia. Sembra un po’ questo il significato dietro quel bel messaggio: “È nato Giorgio!” che una settimana fa ha fatto squillare i telefonini degli amici di Roberto Cavalli. E del quale tutti sono stati felici. L’ultimo arrivato in casa del noto stilista è il sesto figlio avuto dalla sua compagna, da molti anni, Sandra Bergman, ex modella nata in Svezia. Cavalli e Bergman, con l’annuncio del lieto evento, sono finiti anche sulla cover di “Novella 2000”.

Un figlio voluto con amore dalla coppia e nato a Firenze, la città amatissima dal grande stilista che ora si gode questi primi giorni del piccolo principe – il sesto dei suoi figli – nella torre medievale a sud della città dove vive da sempre. Roberto ha 82 anni e Sandra 38, quarantaquattro meno, ma il loro amore è fortissimo nonostante le prove dure degli ultimi anni per la salute di Cavalli. Sandra sempre al suo fianco, nella buona e nella cattiva sorte, e oggi finalmente mamma di quel figlio tanto desiderato.

Roberto Cavalli e Sandra Bergman (Instagram)
Roberto Cavalli e Sandra Bergman (Instagram)

Prima del piccolo Giorgio, Roberto Cavalli ha avuto da giovane due figli dal primo amore, Silvana che lui chiama sempre e solo con grande tenerezza ‘Silvanina’, che si chiamano Tommaso e Cristiana. Poi dal secondo matrimonio con Eva Maria Duringer, che lo ha accompagnato durante l’immenso successo stilistico degli ultimi vent’anni, sono nati Daniele, Rachele e Robin. E ora Giorgio che sporta il nome del padre dello stilista, perso quando aveva solo quattro anni a Castelnuovo dei Sabbionivicino Cavriglia, catturato e fucilato dai tedeschi della Wehrmacht a soli 33 anni il 4 luglio del 1944. “Ricordo che ci bussarono alla porta di casa – racconta sempre lo stilista – lo presero e non l’ho più visto”. Poi con la mamma e la sorella Lietta il ritorno a Firenze, a casa del nonno, il pittore macchiaiolo Giuseppe Rossi che li crebbe con tanto amore nella sua casa di Rifredi. Ora un altro Giorgio nella vita di Roberto Cavalli, questo piccolo bellissimo figlio che gli regala gioia e felicità.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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