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Home » Lifestyle » “Per tutti i giorni della tua vita”: Elena Premoli racconta una storia di donne, figli, paure e coraggio

“Per tutti i giorni della tua vita”: Elena Premoli racconta una storia di donne, figli, paure e coraggio

Lo spunto è quello della vicenda di Alfie Evans, ma nel romanzo - un inno alla vita - due voci femminili affrontano con delicatezza e disarmante realtà il tema della genitorialità

Margherita Ambrogetti Damiani
12 Dicembre 2022
Elena Premoli

Elena Premoli

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Liberamente ispirato alla storia del piccolo Alfie Evans, “Per tutti i giorni della tua vita” (Piemme editore), uscito dall’abile penna – tastiera forse è più attuale – di Elena Premoli, scrittrice nata e cresciuta a Laveno (Varese), è una di quelle letture che trapassano i lettori. Un concentrato di verità sbattuta in faccia a tutte e tutti con una delicatezza e una empatia capaci di rendere questo libro un testo leggero e, allo stesso tempo, solido e capace di restare. Premoli ci fa ragionare sul senso profondo di diventare genitore e su un legame pronto ad andare oltre tutto.

 

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Un post condiviso da Elena Premoli (@elena.premoli)

La prima figlia dell’autrice era nata poco prima del caso Evans, in cui la sorte del piccolo Alfie era divisa tra la volontà della famiglia di tenerlo in vita e quella dei medici che, invece, ritenevano giusto interrompere la sua agonia. Una storia di dolore che finì addirittura in tribunale. Da quel crocevia, l’idea di scrivere un romanzo con al centro due valori assoluti, la paura e il coraggio, rigorosamente declinate al femminile. Perché, inutile dirlo, quello di Premoli è un romanzo che parla – anche – di donne. Di una madre, di una professionista e della forza che entrambe hanno saputo dimostrare, ciascuna a loro modo. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con l’autrice in un’intervista.

Quanto di quel coraggio è donna e quanto c’è di ciascuna di noi nelle pagine del suo libro?
“La vicenda è narrata da due voci femminili, per ragioni sia di contenuto che stilistiche. Ho scelto di creare due protagoniste che sono diversi volti di un medesimo universo femminile, composto da tante sfumature. Essere donna oggi, infatti, comprende una riflessione sulla maternità, sull’aspetto fisico, sull’affermazione professionale, sull’accesso ai ruoli di potere, sull’istruzione, sull’emancipazione… Emily e Nadia, le due voci, rappresentano una parte di questo universo e sicuramente molte lettrici si ritroveranno in una o nell’altra protagonista. Sì, il coraggio è donna, necessariamente, perché è ancora difficile per troppe di noi conciliare famiglia e impiego, vedersi realizzate, amate e valorizzate alla pari degli uomini”.

Premoli firma le copie del suo “Per tutti i giorni della tua vita”

Vita, una parola forte e potente, delicata e fragile. Dovesse spiegarla – appunto – a un bambino, quali parole andrebbe a scovare?
“La vita è qualcosa di fresco e leggero come una nuvola. La nuvola sa volare: la vita è quanto ci fa volare ogni giorno. Ma la nuvola è anche capace di contenere tanta pioggia, nonostante sia così leggera tiene dentro infinite gocce d’acqua, come la vita, che contiene in sé gioie, dolori, incontri, pensieri, tutto quello che è il nostro essere nel mondo ogni giorno. E come la nuvola transita nel cielo – oggi c’è, domani invece sarà un azzurro compatto e la nuvola sarà svanita…”.

Nel suo romanzo il tema della genitorialità è al centro e – senza fare spoiler – c’è anche la grande questione del rapporto genitori-figli. Quindi, pratica quotidiana, mestiere e capacità di scelta da parte di due persone che, all’improvviso, si trovano tra le mani il destino di un altro essere umano. Nel paradigma sociale contemporaneo il tema della genitorialità viene gestito e affrontato più sotto il profilo organizzativo (si è genitori e si deve trovare il tempo e il modo di esserlo), lei lo fai con un altro sguardo, con un occhio quasi novecentesco, a mio modo di vedere.

 

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Ma cosa significa, oggi, essere genitori?
“La riflessione mira proprio a distinguere ‘l’essere genitore‘ dal ‘voler fare o fare il genitore’. Essere significa essenza, stato. E questo va al di là delle nostre programmazioni, perché è qualcosa di magico e inaspettato che fa parte, appunto, del grande mistero della vita. Forse dovremmo fermarci più spesso e meditare su questo. La genitorialità a volte è una scelta, vero, ma a volte non lo è: alla base non dovrebbe comunque esserci il nostro volerla incastrare in un vivere dove siamo ormai abituati ad avere tutto e non rinunciare mai a niente. Essere genitori è prendersi la responsabilità di un altro individuo, certo, della sua crescita sia fisica che spirituale, ma questo spesso è un sentire naturale, il coraggio nasce e si ricrea ogni giorno. Anche perché come tutti i cammini è pieno di sorprese e non si può tanto programmare. Sicuramente non bisogna avere paura di qualcosa che è nella natura umana, ma che oggi viene visto troppo come un mestiere, l’ennesimo obiettivo da raggiungere, l’ennesima medaglia da appendere tra le tappe della vita in una società che ama premiare il traguardo più che il percorso. Così, ci ritroviamo pieni di ‘regole’ e ‘manuali’, quando a volte basta respirare, abbracciare, tentare. Essere, appunto”.

Ultima domanda, secca: il contrario di “vita”?
“Assenza”.

La scrittrice Elena Premoli

Elena Premoli con le due figlie

Elena Premoli, classe 1986, nel 2007 è stata finalista del Premio Chiara Giovani. Laureata in Scienze linguistiche per le relazioni internazionali. Ha vissuto a Milano, Pechino e Shanghai e ha messo radici sulle sponde del lago di Como. Ha raggiunto i primi posti in vari concorsi di narrativa, tra cui il Premio Chiara Giovani. Nel 2013, ha pubblicato “Mi salvarono i colli del Galles”, suo primo romanzo. Madre di due bambine, ha scritto “Per tutti i giorni della tua vita” pensandolo e plasmandolo come un vero e autentico inno alla vita.

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  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
  • La tolleranza, l’inclusione e il rispetto svaniscono nel momento in cui ci si mette davanti alla tastiera di un computer. Gli haters non sono spariti né accennano a diminuire. Esistono, sono molti più di prima, attaccano e anzi rilanciano. Oltre lo schermo, sono le donne soprattutto, e poi le persone con disabilità e le persone omosessuali, a essere i destinatari di insulti e offese di ogni tipo.

È questo il triste podio che ci consegna la ricerca condotta da Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha fotografato l’odio via social, in particolare attraverso l’esame dei tweet. E le cose non vanno meglio rispetto all’anno precedente, anzi. Dalla settima edizione di questa ricerca è emerso infatti che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono stati estratti quasi 630mila tweet, 583mila dei quali negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l’anno prima i tweet presi in esame erano stati poco più di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale.

Le donne si confermano essere il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente al centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all’hate speech.

Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E, dunque, è il lavoro delle donne a emergere anche quest’anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita.

Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021. Anche qui, va sottolineata la forte attenzione mediatica che si accende sugli sbarchi dei migranti e sulla situazione dei profughi provenienti dall’Ucraina, nonché dal contesto politico italiano e dalla sua relazione con l’Unione europea circa la gestione della situazione migratoria.

📲Come difendersi? Qual è la cura contro l
  • “Sesso. Libertà. Uguaglianza. Amore in tutti i sensi. E tutti a tavola!”. È il messaggio che Rosa Chemical, all’anagrafe Manuel Franco Rocati, porta a Sanremo 2023 per quello che sarà il suo esordio al festival con il brano “Made in Italy”.

Il rapper classe 1998, arriva da debuttante, ma con una storia già ben definita alle spalle. Poliedrico, eclettico, difficilmente etichettabile, ha dato sfogo alla sua creatività non solo a livello musicale – con influenze che spaziano dall’hiphop alla trap all’elettronica -, ma lavorando anche come modello per Gucci, come art and creative director e dedicandosi anche alla scrittura di videoclip. 

Nel 2019 ha pubblicato “Forever”, il suo primo album, che è stato certificato disco d’oro, da lì una serie di collaborazioni che lo hanno portato anche ad affiancare Tananai l’anno scorso nella serata cover del Festival.

“Molto spesso sono giudicato perché diverso, ma dal diverso bisogna imparare, assorbire. In Italia invece ciò che è diverso è giudicato. E io da diverso in passato mi sono sentito sbagliato” racconta Rosa Chemical. 

Non a caso, a Sanremo, il 25enne paladino della libertà di essere se stessi senza farsi condizionare dalle norme della società, arriva con il brano “Made in Italy” e un obiettivo ben preciso: “portare un messaggio di libertà contro ogni tipo di discriminazione, per promuovere l’uguaglianza e il rispetto. Cerco di creare dibattito: sono sempre pronto a spiegare il mio punto di vista, ma se non c’è apertura mentale non mi sento di dover dire nulla”.

Il brano “È piedi, con cui calpestare ciò che è generalista e che chiude tutto dentro una gabbia fatta di tabù. ‘Made in Italy vuole’ liberarci dalle censure, dagli stereotipi e dal politicamente corretto”. 

Come il titolo e la copertina, anche il testo è provocatorio e racchiude al suo interno tutta l’essenza e l’irriverenza prorompente di Rosa Chemical perché parla in maniera sfrontata di temi ancora oggi considerati tabù come il sesso, la fluidità e il poliamore. 

“Non c’è cosa più ‘Made in Italy’ del Festival di Sanremo. Non vedo l’ora di salire su quel palco”.

#lucenews #sanremo2023 #rosachemical
Liberamente ispirato alla storia del piccolo Alfie Evans, "Per tutti i giorni della tua vita" (Piemme editore), uscito dall’abile penna - tastiera forse è più attuale - di Elena Premoli, scrittrice nata e cresciuta a Laveno (Varese), è una di quelle letture che trapassano i lettori. Un concentrato di verità sbattuta in faccia a tutte e tutti con una delicatezza e una empatia capaci di rendere questo libro un testo leggero e, allo stesso tempo, solido e capace di restare. Premoli ci fa ragionare sul senso profondo di diventare genitore e su un legame pronto ad andare oltre tutto.
 
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La prima figlia dell’autrice era nata poco prima del caso Evans, in cui la sorte del piccolo Alfie era divisa tra la volontà della famiglia di tenerlo in vita e quella dei medici che, invece, ritenevano giusto interrompere la sua agonia. Una storia di dolore che finì addirittura in tribunale. Da quel crocevia, l’idea di scrivere un romanzo con al centro due valori assoluti, la paura e il coraggio, rigorosamente declinate al femminile. Perché, inutile dirlo, quello di Premoli è un romanzo che parla - anche - di donne. Di una madre, di una professionista e della forza che entrambe hanno saputo dimostrare, ciascuna a loro modo. Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con l’autrice in un’intervista. Quanto di quel coraggio è donna e quanto c'è di ciascuna di noi nelle pagine del suo libro? "La vicenda è narrata da due voci femminili, per ragioni sia di contenuto che stilistiche. Ho scelto di creare due protagoniste che sono diversi volti di un medesimo universo femminile, composto da tante sfumature. Essere donna oggi, infatti, comprende una riflessione sulla maternità, sull’aspetto fisico, sull’affermazione professionale, sull’accesso ai ruoli di potere, sull’istruzione, sull’emancipazione… Emily e Nadia, le due voci, rappresentano una parte di questo universo e sicuramente molte lettrici si ritroveranno in una o nell’altra protagonista. Sì, il coraggio è donna, necessariamente, perché è ancora difficile per troppe di noi conciliare famiglia e impiego, vedersi realizzate, amate e valorizzate alla pari degli uomini".
Premoli firma le copie del suo "Per tutti i giorni della tua vita"
Vita, una parola forte e potente, delicata e fragile. Dovesse spiegarla - appunto - a un bambino, quali parole andrebbe a scovare? "La vita è qualcosa di fresco e leggero come una nuvola. La nuvola sa volare: la vita è quanto ci fa volare ogni giorno. Ma la nuvola è anche capace di contenere tanta pioggia, nonostante sia così leggera tiene dentro infinite gocce d’acqua, come la vita, che contiene in sé gioie, dolori, incontri, pensieri, tutto quello che è il nostro essere nel mondo ogni giorno. E come la nuvola transita nel cielo - oggi c’è, domani invece sarà un azzurro compatto e la nuvola sarà svanita…". Nel suo romanzo il tema della genitorialità è al centro e - senza fare spoiler - c'è anche la grande questione del rapporto genitori-figli. Quindi, pratica quotidiana, mestiere e capacità di scelta da parte di due persone che, all'improvviso, si trovano tra le mani il destino di un altro essere umano. Nel paradigma sociale contemporaneo il tema della genitorialità viene gestito e affrontato più sotto il profilo organizzativo (si è genitori e si deve trovare il tempo e il modo di esserlo), lei lo fai con un altro sguardo, con un occhio quasi novecentesco, a mio modo di vedere.
 
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Ma cosa significa, oggi, essere genitori? "La riflessione mira proprio a distinguere 'l’essere genitore' dal 'voler fare o fare il genitore'. Essere significa essenza, stato. E questo va al di là delle nostre programmazioni, perché è qualcosa di magico e inaspettato che fa parte, appunto, del grande mistero della vita. Forse dovremmo fermarci più spesso e meditare su questo. La genitorialità a volte è una scelta, vero, ma a volte non lo è: alla base non dovrebbe comunque esserci il nostro volerla incastrare in un vivere dove siamo ormai abituati ad avere tutto e non rinunciare mai a niente. Essere genitori è prendersi la responsabilità di un altro individuo, certo, della sua crescita sia fisica che spirituale, ma questo spesso è un sentire naturale, il coraggio nasce e si ricrea ogni giorno. Anche perché come tutti i cammini è pieno di sorprese e non si può tanto programmare. Sicuramente non bisogna avere paura di qualcosa che è nella natura umana, ma che oggi viene visto troppo come un mestiere, l’ennesimo obiettivo da raggiungere, l’ennesima medaglia da appendere tra le tappe della vita in una società che ama premiare il traguardo più che il percorso. Così, ci ritroviamo pieni di 'regole' e 'manuali', quando a volte basta respirare, abbracciare, tentare. Essere, appunto". Ultima domanda, secca: il contrario di "vita"? "Assenza".

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Elena Premoli con le due figlie
Elena Premoli, classe 1986, nel 2007 è stata finalista del Premio Chiara Giovani. Laureata in Scienze linguistiche per le relazioni internazionali. Ha vissuto a Milano, Pechino e Shanghai e ha messo radici sulle sponde del lago di Como. Ha raggiunto i primi posti in vari concorsi di narrativa, tra cui il Premio Chiara Giovani. Nel 2013, ha pubblicato “Mi salvarono i colli del Galles”, suo primo romanzo. Madre di due bambine, ha scritto "Per tutti i giorni della tua vita" pensandolo e plasmandolo come un vero e autentico inno alla vita.
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