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Home » Lifestyle » Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto: simbolo di sottomissione o di emancipazione?

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto: simbolo di sottomissione o di emancipazione?

Dalla sua comparsa ai giorni nostri, il documentario diretto dalla regista francese Claudia Marschal in onda su Arte Tv racconta l'evoluzione di un piccolo oggetto del desiderio, apprezzato al di là del genere: fra i fan, Harry Styles e Damiano

Letizia Cini
21 Settembre 2022
Rossetto: potere del trucco, diretto da Claudia Marschal, co-sceneggiato con Ian Simpson

Rossetto: potere del trucco, diretto da Claudia Marschal, co-sceneggiato con Ian Simpson

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Simbolo di potere, autoaffermazione o sottomissione, il rossetto non è privo di contraddizioni. Indissolubilmente legato alla storia delle donne, rispecchia perfettamente la nostra società e le sue varie lotte politiche. Il rossetto è un minuscolo oggetto iconico e altamente politico.

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv

La tendenza a colorarsi le labbra esiste dall’alba dei tempi e della primitiva  cosmetica. Tra superstizione, moda e scandali, il rossetto è considerato un simbolo di potere e ribellione al tempo stesso. Donne di potere, attrici, drag queen e rockstar in tutto il mondo se ne sono appropriate nel corso del tempo. Dalla sua comparsa ai giorni nostri, grazie al supporto di materiale d’archivio, animazioni e testimonianze (tra video TikTok e qualche selfie), è nato il documentario diretto dalla regista francese Claudia Marschal (visibile fino al 29 settembre su www.arte.tv/it/videos/104860-000-A/sulle-mie-labbra-la-seducente-storia-del-rossetto/), che ripercorre l’epopea di un oggetto vecchio come il mondo.

Una storia di sottomissione, dominio e affermazione di sé

Dipingersi le labbra è un’antichissima abitudine. Un papiro erotico conservato al museo egizio d Torino, ritrae una donna seduta su un oggetto fallico con un bastone rosso in mano, rivelando che questa abitudine era praticata già sulle rive del Nilo all’epoca dei faraoni. Nella Francia del XVIII secolo la corte andava matta per il trucco e i volti, letteralmente ridisegnati, venivano adornati con colori tenui per distinguersi dai comuni mortali.  Nell’antica Mesopotamia, quando donne e uomini sbriciolavano gioielli semi-preziosi per applicarli su labbra e intorno agli occhi e, tornando in Egitto, la pioniera delle cure di bellezza per eccellenza, Cleopatra, si faceva preparare un rossetto rosso per dipingersi le labbra, ricavato dai pigmenti dei coleotteri e delle formiche.

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto

Nell’Antica Roma, si dice che l’imperatrice Poppea, moglie di Nerone, avesse a disposizione dei ‘beauty expert’ che avevano il compito di prendersi cura delle sue labbra che dovevano essere sempre pittate con il “purpurissum”, il rossetto rosso.
Tutto bene finché la storia non incappò negli anni bui del Medioevo, quando belletti e rossetto venenro bollati come “peccaminosi” e ritenuti opera del diavolo.
Facendo un altro balzo temporale, ritroviamo il principe del make-up realizzato con cera d’api nel XVI secolo alla corte della regina Elisabetta I d’Inghilterra, che lo portava con grande orgoglio. Ma la regina Vittoria e la sua indole puritana lo fecero sparire di nuovo perché era “volgare”.
Ed ecco che germogliarono i primi segnali di ribellione: le donne iniziarono a prodrre il belletto in segreto e a venderlo al mercato nero.
Da lì in poi, nel corso della storia, il rossetto viaggiò sempre in tandem con rivoluzioni, cambiamenti, scelte controcorrente.

Simbolo di una femminilità che non voleva più nascondersi, emblema dei diritti delle donne.

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto

Il Novecento

Fu all’inizio del Novecento che il rossetto iniziò ad affermarsi come prodotto di make-up, prima grazie a Roger & Gallet, che produssero il primo stick labbra, e poi a Elizabeth Arden che lo elesse simbolo delle battaglie femministe delle Suffragette a New York. Era il 1912: pare che la Arden avesse regalato il suo iconico Red Door Red a tutte le donne che passavano per la Fifth Avenue.
Durante la guerra mondiale, le donne dell’esercito americano lo indossavano come parte integrante della loro divisa in una sola tonalità, il Montezuma Red, sempre creato dalla Arden su richiesta ufficiale del governo.
Da lì in poi, grazie anche al fiorire dell’industria cinematografica e delle sue star, il rossetto si diffuse su larga scala. Sulle labbra di Marilyn Monroe, Liz Taylor, Betty Page, Audrey Hepburn… Icone indiscusse di uno stile che veniva imitato in tutto il mondo.

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto

Gli anni ’70

Negli anni’70, il rossetto venne sdoganato come accessorio di ribellione anche da parte dei punk rockers. Uno su tutti, David Bowie che portava sempre le labbra dipinte. Ecco che il piccolo accessorio di bellezza diventa quindi non solo simbolo di emancipazione femminile, ma di un’identità fluida, che desidera sentirsi libera di essere quello che vuole, per citare le parole pronunciate al concerto in Italia di Harry Styles: il cantante è apparso nudo, in calze a rete, mocassini Gucci e con full make-up, smokey eyes, sopracciglia grafiche e contouring sulla copertina del magazine “Beauty Papers“. Un vero e proprio manifesto di unicità che prescinde dal genere.

 

Damiano David dei Maneskin
Damiano David dei Maneskin

Anche Damiano dei Maneskin ha contribuito a sdoganare il trucco per lui ribadendo come sia scoccata l’ora dell’unconventional beauty, una rivoluzione che avrebbe potuto mettere in crisi il mondo della bellezza ma che invece lo ha esaltato. Il modello fluido della nuova estetica con le espressioni di Lgbtqia+ e l’uguaglianza rivendicata da Black Lives Matter portano ad avere per esempio cinquanta sfumature di pelle con speciali fondotinta lanciati per prima da Rihanna con Fenty Beauty, molti prodotti unisex e quindi più che fluidi, ecologia interiore.

Labbra truccate anche per Harry Styles
Labbra truccate anche per Harry Styles
  • Essere se stessi, prima di tutto, è questo l’imperativo. In questa filosofia nuova che parte dalla personalità di ognuno di noi, indipendentemente dall’età e dal tipo fisico, stanno la cura del corpo oltre che della mente, l’attenzione alle mani e ai capelli, l’uso del rossetto a tinte forti e pieno di carattere, le creme a base di erbe e principi naturali. Tanti i prodotti che servono proprio per un effetto a tutta naturalezza: gender natural make up, gli occhi bistrati, correttori per le imperfezioni, smalti verde camaleonte sulle unghie. Ma, soprattutto, le labbra lucide o scurissime, da principe delle tenebre.

Il docufilm di Claudia Marschal

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv

Prodotto da “Un film à la patte”, il docufilm diretto da Claudia Marschal e co-sceneggiato con Ian Simpson “Sulle mie labbra – La seducente storia del rossetto“, parte dalla New York del 1912. Ventimila suffragette manifestarono per il diritto di voto. Le loro labbra erano dipinte di rosso. In un’epoca in cui il rossetto era considerato appannaggio delle donne che non erano “migliori di quanto avrebbero dovuto essere”,  un’espressione rivoluzionaria del loro desiderio di libertà politica. Secondo la leggenda, quando le suffragette hanno marciato oltre il salone sulla 5th Avenue, Elisabeth Arden avrebbe distribuito loro dei rossetti. Questo piccolo oggetto è diventato un simbolo di potere ed emancipazione.
Ma la storia del rossetto è alquanto variegata. Indossato per motivi culturali, per superstizione, per affermare la propria autorità, per indicare superiorità e forza sociale, per seguire una moda, per provocazione, trasgressione o per sottomissione e conformismo. Il rossetto può essere mainstream e poi cambiare rapidamente: quando le persone smettono di indossarlo, anche l’a sua assenza la dice lunga. Perché il rossetto è un linguaggio.
Grazie a materiale d’archivio, estratti di film, tutorial di trucco e altri video di TikTok, il film si imbarca in una vivace visualizzazione di come il rossetto è stato usato nel corso dei secoli, rivelando i suoi molteplici modi audaci, confermandosi ancora oggi una delle principali icone culturali e politiche. Un piccolo pezzo di storia con un tappo.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Simbolo di potere, autoaffermazione o sottomissione, il rossetto non è privo di contraddizioni. Indissolubilmente legato alla storia delle donne, rispecchia perfettamente la nostra società e le sue varie lotte politiche. Il rossetto è un minuscolo oggetto iconico e altamente politico.
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv
La tendenza a colorarsi le labbra esiste dall’alba dei tempi e della primitiva  cosmetica. Tra superstizione, moda e scandali, il rossetto è considerato un simbolo di potere e ribellione al tempo stesso. Donne di potere, attrici, drag queen e rockstar in tutto il mondo se ne sono appropriate nel corso del tempo. Dalla sua comparsa ai giorni nostri, grazie al supporto di materiale d’archivio, animazioni e testimonianze (tra video TikTok e qualche selfie), è nato il documentario diretto dalla regista francese Claudia Marschal (visibile fino al 29 settembre su www.arte.tv/it/videos/104860-000-A/sulle-mie-labbra-la-seducente-storia-del-rossetto/), che ripercorre l’epopea di un oggetto vecchio come il mondo.

Una storia di sottomissione, dominio e affermazione di sé

Dipingersi le labbra è un’antichissima abitudine. Un papiro erotico conservato al museo egizio d Torino, ritrae una donna seduta su un oggetto fallico con un bastone rosso in mano, rivelando che questa abitudine era praticata già sulle rive del Nilo all’epoca dei faraoni. Nella Francia del XVIII secolo la corte andava matta per il trucco e i volti, letteralmente ridisegnati, venivano adornati con colori tenui per distinguersi dai comuni mortali.  Nell’antica Mesopotamia, quando donne e uomini sbriciolavano gioielli semi-preziosi per applicarli su labbra e intorno agli occhi e, tornando in Egitto, la pioniera delle cure di bellezza per eccellenza, Cleopatra, si faceva preparare un rossetto rosso per dipingersi le labbra, ricavato dai pigmenti dei coleotteri e delle formiche.
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Nell'Antica Roma, si dice che l’imperatrice Poppea, moglie di Nerone, avesse a disposizione dei ‘beauty expert’ che avevano il compito di prendersi cura delle sue labbra che dovevano essere sempre pittate con il “purpurissum”, il rossetto rosso. Tutto bene finché la storia non incappò negli anni bui del Medioevo, quando belletti e rossetto venenro bollati come “peccaminosi” e ritenuti opera del diavolo. Facendo un altro balzo temporale, ritroviamo il principe del make-up realizzato con cera d’api nel XVI secolo alla corte della regina Elisabetta I d’Inghilterra, che lo portava con grande orgoglio. Ma la regina Vittoria e la sua indole puritana lo fecero sparire di nuovo perché era “volgare”. Ed ecco che germogliarono i primi segnali di ribellione: le donne iniziarono a prodrre il belletto in segreto e a venderlo al mercato nero. Da lì in poi, nel corso della storia, il rossetto viaggiò sempre in tandem con rivoluzioni, cambiamenti, scelte controcorrente. Simbolo di una femminilità che non voleva più nascondersi, emblema dei diritti delle donne.
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto

Il Novecento

Fu all’inizio del Novecento che il rossetto iniziò ad affermarsi come prodotto di make-up, prima grazie a Roger & Gallet, che produssero il primo stick labbra, e poi a Elizabeth Arden che lo elesse simbolo delle battaglie femministe delle Suffragette a New York. Era il 1912: pare che la Arden avesse regalato il suo iconico Red Door Red a tutte le donne che passavano per la Fifth Avenue. Durante la guerra mondiale, le donne dell’esercito americano lo indossavano come parte integrante della loro divisa in una sola tonalità, il Montezuma Red, sempre creato dalla Arden su richiesta ufficiale del governo. Da lì in poi, grazie anche al fiorire dell’industria cinematografica e delle sue star, il rossetto si diffuse su larga scala. Sulle labbra di Marilyn Monroe, Liz Taylor, Betty Page, Audrey Hepburn… Icone indiscusse di uno stile che veniva imitato in tutto il mondo.
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto

Gli anni '70

Negli anni’70, il rossetto venne sdoganato come accessorio di ribellione anche da parte dei punk rockers. Uno su tutti, David Bowie che portava sempre le labbra dipinte. Ecco che il piccolo accessorio di bellezza diventa quindi non solo simbolo di emancipazione femminile, ma di un’identità fluida, che desidera sentirsi libera di essere quello che vuole, per citare le parole pronunciate al concerto in Italia di Harry Styles: il cantante è apparso nudo, in calze a rete, mocassini Gucci e con full make-up, smokey eyes, sopracciglia grafiche e contouring sulla copertina del magazine “Beauty Papers“. Un vero e proprio manifesto di unicità che prescinde dal genere.  
Damiano David dei Maneskin
Damiano David dei Maneskin
Anche Damiano dei Maneskin ha contribuito a sdoganare il trucco per lui ribadendo come sia scoccata l’ora dell’unconventional beauty, una rivoluzione che avrebbe potuto mettere in crisi il mondo della bellezza ma che invece lo ha esaltato. Il modello fluido della nuova estetica con le espressioni di Lgbtqia+ e l’uguaglianza rivendicata da Black Lives Matter portano ad avere per esempio cinquanta sfumature di pelle con speciali fondotinta lanciati per prima da Rihanna con Fenty Beauty, molti prodotti unisex e quindi più che fluidi, ecologia interiore.
Labbra truccate anche per Harry Styles
Labbra truccate anche per Harry Styles
  • Essere se stessi, prima di tutto, è questo l’imperativo. In questa filosofia nuova che parte dalla personalità di ognuno di noi, indipendentemente dall’età e dal tipo fisico, stanno la cura del corpo oltre che della mente, l’attenzione alle mani e ai capelli, l’uso del rossetto a tinte forti e pieno di carattere, le creme a base di erbe e principi naturali. Tanti i prodotti che servono proprio per un effetto a tutta naturalezza: gender natural make up, gli occhi bistrati, correttori per le imperfezioni, smalti verde camaleonte sulle unghie. Ma, soprattutto, le labbra lucide o scurissime, da principe delle tenebre.

Il docufilm di Claudia Marschal

Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv
Sulle mie labbra, la seducente storia del rossetto, il documentario, disponibile gratuitamente su Arte Tv
Prodotto da "Un film à la patte", il docufilm diretto da Claudia Marschal e co-sceneggiato con Ian Simpson “Sulle mie labbra - La seducente storia del rossetto“, parte dalla New York del 1912. Ventimila suffragette manifestarono per il diritto di voto. Le loro labbra erano dipinte di rosso. In un’epoca in cui il rossetto era considerato appannaggio delle donne che non erano "migliori di quanto avrebbero dovuto essere",  un’espressione rivoluzionaria del loro desiderio di libertà politica. Secondo la leggenda, quando le suffragette hanno marciato oltre il salone sulla 5th Avenue, Elisabeth Arden avrebbe distribuito loro dei rossetti. Questo piccolo oggetto è diventato un simbolo di potere ed emancipazione. Ma la storia del rossetto è alquanto variegata. Indossato per motivi culturali, per superstizione, per affermare la propria autorità, per indicare superiorità e forza sociale, per seguire una moda, per provocazione, trasgressione o per sottomissione e conformismo. Il rossetto può essere mainstream e poi cambiare rapidamente: quando le persone smettono di indossarlo, anche l’a sua assenza la dice lunga. Perché il rossetto è un linguaggio. Grazie a materiale d'archivio, estratti di film, tutorial di trucco e altri video di TikTok, il film si imbarca in una vivace visualizzazione di come il rossetto è stato usato nel corso dei secoli, rivelando i suoi molteplici modi audaci, confermandosi ancora oggi una delle principali icone culturali e politiche. Un piccolo pezzo di storia con un tappo.
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