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Home » Lifestyle » San Francisco, il programma di reddito garantito per la comunità trans, la più colpita dalla pandemia

San Francisco, il programma di reddito garantito per la comunità trans, la più colpita dalla pandemia

L'iniziativa - denominata Guaranteed Income for Trans People - fornirà a 55 residenti idonei 1.200 dollari al mese per un massimo di 18 mesi

Marianna Grazi
22 Novembre 2022
La sindaca di San Francisco insieme ad alcuni membri della comunità trans cittadina

La sindaca di San Francisco insieme ad alcuni membri della comunità trans cittadina

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Servirà ad “aiutare” le persone transgender della città ad “affrontare l’insicurezza finanziaria”, fanno sapere dall’ufficio del sindaco. A San Francisco, nei giorni scorsi, è stato lanciato un programma di reddito garantito per la comunità trans, che è stata tra le più colpite dalla pandemia di Covid-19 e dai suoi effetti. Un assegno mensile da 1200 dollari, per 55 residenti idonei e per un massimo di 18 mesi. L’iniziativa, lanciata in una delle città più progressiste d’America, roccaforte dei movimenti Lgbtq+, si intitola “Reddito garantito per le persone trans” (Guaranteed Income for Trans People – Gift).

Il reddito garantito per le persone trans

A San Francisco introdotto il reddito garantito per la comunità transgender

Ma oltre al denaro i membri della comunità trans riceveranno anche cure mediche per la salute fisica e mentale, e potranno partecipare a corsi di coaching finanziario. Il programma è stato annunciato per la prima volta lo scorso anno, per poi essere lanciato alla vigilia del TDoR 2022; Parisa Safarzadeh, portavoce della sindaca London Nicole Breed, ha spiegato ad Axios che la città ha stanziato 2 milioni di dollari per coprirlo, ribadendo l’importanza di questa misura.  Secondo un sondaggio del 2015 infatti, una grande fetta dei cittadini e cittadine trans californiani vive in condizioni di povertà rispetto alla popolazione generale dello Stato (33% contro 12%). Durante la pandemia, le organizzazioni locali della comunità hanno riconosciuto che i pagamenti diretti (tramite appunto un reddito garantito , misura già sperimentata per altri gruppi sociali nella città californiana) potevano essere uno strumento prezioso per coloro che avevano improvvisamente perso il lavoro. “Sappiamo che le nostre comunità trans sperimentano tassi di povertà e discriminazione molto più elevati, quindi questo programma fornirà un sostegno mirato per risollevare gli individui che ne fanno parte”, ha dichiarato la prima cittadina Breed in un comunicato.

Le altre misure di sostegno cittadine

London breed, sindaca di San Francisco, ha approvato il programma di reddito garantito per la comunità trans

Negli ultimi anni le città di tutto il Paese, da Denver a Des Moines, hanno iniziato a sperimentare programmi di reddito garantito per aiutare i cittadini più indigenti ad uscire dalla povertà. Dal 2020 ad oggi l’amministrazione di San Franciscoha infatti fornito sostegno finanziario a 135 madri durante e dopo la gravidanza, nell’ambito del progetto “Abundant Birth” e, da quando è stato lanciato l’anno scorso, il progetto pilota di reddito garantito per gli artisti ha erogato assegni da 1.000 dollari al mese a 190 musicisti, scrittori, artisti visivi e altri locali. “Gift” sarà quindi il terzo programma assistenziale, rivolto questa volta ad una minoranza sessuale. All’inizio di quest’anno anche Palm Springs ha approvato una misura simile per la comunità transgender, ma è presto per stabilire che tipo d’impatto avranno questi programmi nella società. “Speriamo che il nostro programma di reddito garantito sia l’inizio di un processo riparativo per contrastare le disuguaglianze vissute dalle nostre comunità, aiutarle a sopravvivere in un mondo che discute costantemente del loro diritto a esistere e consentire loro di usufruire dei servizi sanitari in modo modo significativo e che possa cambiare la loro vita”, ha affermato JM Jaffe, direttore esecutivo di Lyon-Martin Community Health Services.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Servirà ad "aiutare" le persone transgender della città ad "affrontare l'insicurezza finanziaria", fanno sapere dall'ufficio del sindaco. A San Francisco, nei giorni scorsi, è stato lanciato un programma di reddito garantito per la comunità trans, che è stata tra le più colpite dalla pandemia di Covid-19 e dai suoi effetti. Un assegno mensile da 1200 dollari, per 55 residenti idonei e per un massimo di 18 mesi. L'iniziativa, lanciata in una delle città più progressiste d'America, roccaforte dei movimenti Lgbtq+, si intitola "Reddito garantito per le persone trans" (Guaranteed Income for Trans People - Gift).

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London breed, sindaca di San Francisco, ha approvato il programma di reddito garantito per la comunità trans
Negli ultimi anni le città di tutto il Paese, da Denver a Des Moines, hanno iniziato a sperimentare programmi di reddito garantito per aiutare i cittadini più indigenti ad uscire dalla povertà. Dal 2020 ad oggi l'amministrazione di San Franciscoha infatti fornito sostegno finanziario a 135 madri durante e dopo la gravidanza, nell'ambito del progetto "Abundant Birth" e, da quando è stato lanciato l'anno scorso, il progetto pilota di reddito garantito per gli artisti ha erogato assegni da 1.000 dollari al mese a 190 musicisti, scrittori, artisti visivi e altri locali. "Gift" sarà quindi il terzo programma assistenziale, rivolto questa volta ad una minoranza sessuale. All'inizio di quest'anno anche Palm Springs ha approvato una misura simile per la comunità transgender, ma è presto per stabilire che tipo d'impatto avranno questi programmi nella società. "Speriamo che il nostro programma di reddito garantito sia l'inizio di un processo riparativo per contrastare le disuguaglianze vissute dalle nostre comunità, aiutarle a sopravvivere in un mondo che discute costantemente del loro diritto a esistere e consentire loro di usufruire dei servizi sanitari in modo modo significativo e che possa cambiare la loro vita", ha affermato JM Jaffe, direttore esecutivo di Lyon-Martin Community Health Services.
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