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Lavorare col sesso virtuale? Un italiano su due è favorevole: "Basta che non sia mia figlia"

Dall'indagine dell'istituto di ricerca GfK per Xlovecam gli italiani a parole risultano tolleranti e proiettati nel futuro, ma nel privato i pregiudizi resistono e il sesso (non solo online) fa ancora paura

di MAURIZIO COSTANZO -
14 gennaio 2023
shutterstock-dean-drobot

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Film, trasmissioni, dibattiti, convegni. Di sesso se ne parla sempre di più, a scuola come in televisione, sui social come tra amici e sui giornali. Dunque per gli italiani la sessualità ha smesso di essere un tabù? Il muro di pregiudizi si sta scalfendo, e le questioni di genere sono sulla buona strada per essere superate all'insegna dell'inclusione? In pratica, da popolo di moralizzatori e tradizionalisti, gli italiani si stanno realmente trasformando in libertini dalla mente aperta? Così non sembra, almeno guardando all’indagine dell’istituto di ricerca GfK per Xlovecam, realizzata su un campione di circa 1.000 nostri connazionali di età compresa fa i 18 e i 65 anni. Quello che emerge è che gli italiani risultano ancora divisi tra tolleranza e ipocrisie. I dati parlano chiaro: 6 italiani su 10 si dicono sensibili e rispettosi nei confronti della diversità di genere e di orientamento sessuale. Uno su 2 si dice aperto e favorevole tanto ai contenuti erotici online quanto al fenomeno del sex working digitale. Dunque tutto bene? Non si direbbe proprio, perché se a parole tutti sono ben lieti di mostrarsi aperti, tolleranti e proiettati nel futuro, se si va nel privato il sesso (non solo online) fa ancora paura. Nel concreto, se a voler intraprendere il mestiere di professionista del sesso virtuale è il proprio figlio o la propria figlia, allora le cose cambiano.

Diversità di genere e di orientamento sessuale

La diversità di orientamento sessuale e di genere divide la società italiana, tra chi la accetta e chi ancora non è favorevole

Sono le contraddizioni di un Paese che alla fine del 2022 rispetto alle questioni di genere, al sesso e all’erotismo online è ancora diviso tra rispetto per le differenze, ignoranza, curiosità e un filo di ipocrisia. L’indagine ha sondato vari temi tra cui quello dell’atteggiamento personale nei confronti delle questioni relative al genere e all’orientamento sessuale. Il risultato è che ben il 64% degli italiani si ritrova nell’idea che le diversità facciano parte della ricchezza umana e debbano essere accettate e rispettate in quanto tali. Una percentuale altissima se paragonata al quel 10% che ritiene che il genere o l'orientamento sessuale dovrebbero essere binari maschio o femmina, o a quello sparuto 5% per il quale proprio la diversità lo mette regolarmente a disagio. Ma oltre le parole, se si scende un filo in profondità, ecco che le cose iniziano a cambiare. Indagando su come gli italiani si percepiscono sempre rispetto al tema "diversità di genere e diversità di orientamento sessuale", ecco che emergono una serie di sfumature. La maggioranza silenziosa è costituita da un 36% che si considera di mentalità aperta, ma non se la sente di approfondire più di tanto, di leggere, informarsi, confrontarsi o insomma di cercare di saperne di più. Ci sono poi gli “alleati”: è quel 22% di chi ritiene coloro che hanno un orientamento sessuale diverso dal proprio parte, evidentemente, del medesimo genere umano e quindi, dicono "va bene, che cosa c’è di male, anzi i miei migliori amici sono gay". Poi ci sono gli interessati attivi e attivisti, e un 18% che afferma di leggere e informarsi, di sentirsi parte in causa. Alcuni di loro non esitano a impegnarsi per quella che considerano una vera e propria causa. Dall’altra parte della barricata ci sono un 14% di “indifferenti” (che dicono “sinceramente è un tema che non ni interessa particolarmente”) e un 11% di “ostili che si dicono contrari alla diversità di orientamento sessuale o addirittura arrivano a considerarlo un elemento contro natura. In generale, il sesso, nella più ampia accezione del termine, non viene considerato un concetto 'inclusivo', e appena il 28% degli intervistati lo considera tale. Meno di un italiano su tre ritiene di saper e voler distinguere il genere e l’orientamento sessuale altrui senza ricorrere necessariamente a stereotipi o discriminazioni verso specifici gruppi di persone a causa del loro sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia, aspetto fisico, stato sociale. Gli altri oscillano tra chi (22%) ritiene esplicitamente il sesso come un ambito che non può o non deve essere inclusivo, chi si astiene dal rispondere (15%) e la maggioranza che fondamentalmente non sa (35%).

Nello studio si analizza anche il cambiamento nella considerazione dell'immagine femminile

L'immagine della donna online: emancipazione o offesa?

E per quanto riguarda l'immagine e la considerazione al femminile, è cambiato qualcosa in questi anni oppure no? Sempre all’interno del tema "diversità, equità e inclusione", l’indagine GfK per Xlovecam ha voluto analizzare il vissuto degli italiani rispetto all’immagine della donna come segnale del cambiamento in essere negli ultimi anni, sempre più dominati dalle relazioni online e da nuovi tipi di fruizione dell’eros. Un cambiamento per cui sempre più donne decidono se, quando e come mostrare il proprio corpo, in particolare sui social, traendone vantaggio in maniera libera, ragionata e consapevole, è considerato positivo per il 36% degli italiani, a fronte di un 23% che storce un po’ il naso. In mezzo la solita maggioranza di indecisi, pari al 35%. Le perplessità, in ogni caso, toccano di più gli uomini, in particolare gli uomini over 35. E quando è stato chiesto se c’è forse un orientamento dei media, in particolare dei social e del web in genere, che tende a rappresentare le donne in maniera distorta e mistificante rispetto alla realtà? Anche qui le risposte hanno evidenziato una spaccatura tra coloro che vedono in questa "nuova immagine delle donne", in questa esposizione del femminile un riflesso della realtà che incontrano e incrociano tutti i giorni, lo specchio di una emancipazione definitiva, ma anche la forma ultima di esercitazione di un diritto (22%). Sul versante opposto, al contrario, ci sono tutti coloro che considerano tutto ciò una deriva, distorsione, quando non un abuso, un eccesso, o addirittura un'offesa (28%).

“Sex work is work”: la maggioranza degli uomini è favorevole al sex working, ma la percentuale cambia quando si ipotizza che a svolgerlo siano i figli/le figlie

Venendo al tema dei contenuti erotici online qui il livello di accettazione, di apertura, quando non addirittura entusiasmo, sfiora la maggioranza assoluta con il 47% di italiani che si dice, appunto, aperto e favorevole rispetto all’esibizionismo online, a fronte di un 27% di dubbiosi e contrari e un 21% di indecisi. Va da sé che tra gli uomini i favorevoli salgono a oltre il 60% (in particolare tra i giovani maschi) mentre tra le donne sopra i 56 anni il 52% si dice contraria (e appena il 23% le favorevoli). Da segnalare come, a dispetto dei cliché, questi gradi di apertura (accettazione) e di pregiudizio non hanno particolari differenze tra le diverse zone d’Italia. Tanto gli entusiasti libertini, insomma, quanto il popolo dei moralizzatori e dei disgustati vivono al nord come al sud, tanto nelle grandi città quanto in provincia. Nel passaggio dall’esibizionismo al sex working vero e proprio le posizioni si radicalizzano. Se si considera il sex working online come la realizzazione volontaria e consapevole di contenuti e performance erotiche personalizzate a fronte di un pagamento di denaro per periodi più o meno lunghi e in maniera più o meno professionale, la percentuale dei favorevoli sale al 48% - 1 intervistato su 2 - e i contrari scendono al 25%. Il problema arriva se e quando a voler intraprendere la carriera di sex worker del web è il figlio o la figlia. Qui le cose cambiano: i contrari sono il 34% mentre i paladini del libertinaggio e dell’emancipazione femminile scendono al 21% - appena 1 su 5 - mentre il 36% dice che non si opporrebbe. Ma sarà vero?