Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » Lavorare col sesso virtuale? Un italiano su due è favorevole: “Basta che non sia mia figlia”

Lavorare col sesso virtuale? Un italiano su due è favorevole: “Basta che non sia mia figlia”

Dall'indagine dell'istituto di ricerca GfK per Xlovecam gli italiani a parole risultano tolleranti e proiettati nel futuro, ma nel privato i pregiudizi resistono e il sesso (non solo online) fa ancora paura

Maurizio Costanzo
14 Gennaio 2023
Gli italiani parlano di  sesso: c'è più apertura ma il moralismo è duro a morire

Gli italiani parlano di sesso: c'è più apertura ma il moralismo è duro a morire

Share on FacebookShare on Twitter

Film, trasmissioni, dibattiti, convegni. Di sesso se ne parla sempre di più, a scuola come in televisione, sui social come tra amici e sui giornali. Dunque per gli italiani la sessualità ha smesso di essere un tabù? Il muro di pregiudizi si sta scalfendo, e le questioni di genere sono sulla buona strada per essere superate all’insegna dell’inclusione? In pratica, da popolo di moralizzatori e tradizionalisti, gli italiani si stanno realmente trasformando in libertini dalla mente aperta? Così non sembra, almeno guardando all’indagine dell’istituto di ricerca GfK per Xlovecam, realizzata su un campione di circa 1.000 nostri connazionali di età compresa fa i 18 e i 65 anni. Quello che emerge è che gli italiani risultano ancora divisi tra tolleranza e ipocrisie. I dati parlano chiaro: 6 italiani su 10 si dicono sensibili e rispettosi nei confronti della diversità di genere e di orientamento sessuale. Uno su 2 si dice aperto e favorevole tanto ai contenuti erotici online quanto al fenomeno del sex working digitale. Dunque tutto bene? Non si direbbe proprio, perché se a parole tutti sono ben lieti di mostrarsi aperti, tolleranti e proiettati nel futuro, se si va nel privato il sesso (non solo online) fa ancora paura. Nel concreto, se a voler intraprendere il mestiere di professionista del sesso virtuale è il proprio figlio o la propria figlia, allora le cose cambiano.

Diversità di genere e di orientamento sessuale

La diversità di orientamento sessuale e di genere divide la società italiana, tra chi la accetta e chi ancora non è favorevole

Sono le contraddizioni di un Paese che alla fine del 2022 rispetto alle questioni di genere, al sesso e all’erotismo online è ancora diviso tra rispetto per le differenze, ignoranza, curiosità e un filo di ipocrisia. L’indagine ha sondato vari temi tra cui quello dell’atteggiamento personale nei confronti delle questioni relative al genere e all’orientamento sessuale. Il risultato è che ben il 64% degli italiani si ritrova nell’idea che le diversità facciano parte della ricchezza umana e debbano essere accettate e rispettate in quanto tali. Una percentuale altissima se paragonata al quel 10% che ritiene che il genere o l’orientamento sessuale dovrebbero essere binari maschio o femmina, o a quello sparuto 5% per il quale proprio la diversità lo mette regolarmente a disagio. Ma oltre le parole, se si scende un filo in profondità, ecco che le cose iniziano a cambiare. Indagando su come gli italiani si percepiscono sempre rispetto al tema “diversità di genere e diversità di orientamento sessuale”, ecco che emergono una serie di sfumature. La maggioranza silenziosa è costituita da un 36% che si considera di mentalità aperta, ma non se la sente di approfondire più di tanto, di leggere, informarsi, confrontarsi o insomma di cercare di saperne di più. Ci sono poi gli “alleati”: è quel 22% di chi ritiene coloro che hanno un orientamento sessuale diverso dal proprio parte, evidentemente, del medesimo genere umano e quindi, dicono “va bene, che cosa c’è di male, anzi i miei migliori amici sono gay“. Poi ci sono gli interessati attivi e attivisti, e un 18% che afferma di leggere e informarsi, di sentirsi parte in causa. Alcuni di loro non esitano a impegnarsi per quella che considerano una vera e propria causa. Dall’altra parte della barricata ci sono un 14% di “indifferenti” (che dicono “sinceramente è un tema che non ni interessa particolarmente”) e un 11% di “ostili” che si dicono contrari alla diversità di orientamento sessuale o addirittura arrivano a considerarlo un elemento contro natura.

In generale, il sesso, nella più ampia accezione del termine, non viene considerato un concetto ‘inclusivo’, e appena il 28% degli intervistati lo considera tale. Meno di un italiano su tre ritiene di saper e voler distinguere il genere e l’orientamento sessuale altrui senza ricorrere necessariamente a stereotipi o discriminazioni verso specifici gruppi di persone a causa del loro sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia, aspetto fisico, stato sociale. Gli altri oscillano tra chi (22%) ritiene esplicitamente il sesso come un ambito che non può o non deve essere inclusivo, chi si astiene dal rispondere (15%) e la maggioranza che fondamentalmente non sa (35%).

Nello studio si analizza anche il cambiamento nella considerazione dell’immagine femminile

L’immagine della donna online: emancipazione o offesa?

E per quanto riguarda l’immagine e la considerazione al femminile, è cambiato qualcosa in questi anni oppure no? Sempre all’interno del tema “diversità, equità e inclusione”, l’indagine GfK per Xlovecam ha voluto analizzare il vissuto degli italiani rispetto all’immagine della donna come segnale del cambiamento in essere negli ultimi anni, sempre più dominati dalle relazioni online e da nuovi tipi di fruizione dell’eros. Un cambiamento per cui sempre più donne decidono se, quando e come mostrare il proprio corpo, in particolare sui social, traendone vantaggio in maniera libera, ragionata e consapevole, è considerato positivo per il 36% degli italiani, a fronte di un 23% che storce un po’ il naso. In mezzo la solita maggioranza di indecisi, pari al 35%. Le perplessità, in ogni caso, toccano di più gli uomini, in particolare gli uomini over 35. E quando è stato chiesto se c’è forse un orientamento dei media, in particolare dei social e del web in genere, che tende a rappresentare le donne in maniera distorta e mistificante rispetto alla realtà? Anche qui le risposte hanno evidenziato una spaccatura tra coloro che vedono in questa “nuova immagine delle donne”, in questa esposizione del femminile un riflesso della realtà che incontrano e incrociano tutti i giorni, lo specchio di una emancipazione definitiva, ma anche la forma ultima di esercitazione di un diritto (22%). Sul versante opposto, al contrario, ci sono tutti coloro che considerano tutto ciò una deriva, distorsione, quando non un abuso, un eccesso, o addirittura un’offesa (28%).

“Sex work is work”: la maggioranza degli uomini è favorevole al sex working, ma la percentuale cambia quando si ipotizza che a svolgerlo siano i figli/le figlie

Venendo al tema dei contenuti erotici online qui il livello di accettazione, di apertura, quando non addirittura entusiasmo, sfiora la maggioranza assoluta con il 47% di italiani che si dice, appunto, aperto e favorevole rispetto all’esibizionismo online, a fronte di un 27% di dubbiosi e contrari e un 21% di indecisi. Va da sé che tra gli uomini i favorevoli salgono a oltre il 60% (in particolare tra i giovani maschi) mentre tra le donne sopra i 56 anni il 52% si dice contraria (e appena il 23% le favorevoli). Da segnalare come, a dispetto dei cliché, questi gradi di apertura (accettazione) e di pregiudizio non hanno particolari differenze tra le diverse zone d’Italia. Tanto gli entusiasti libertini, insomma, quanto il popolo dei moralizzatori e dei disgustati vivono al nord come al sud, tanto nelle grandi città quanto in provincia. Nel passaggio dall’esibizionismo al sex working vero e proprio le posizioni si radicalizzano. Se si considera il sex working online come la realizzazione volontaria e consapevole di contenuti e performance erotiche personalizzate a fronte di un pagamento di denaro per periodi più o meno lunghi e in maniera più o meno professionale, la percentuale dei favorevoli sale al 48% – 1 intervistato su 2 – e i contrari scendono al 25%. Il problema arriva se e quando a voler intraprendere la carriera di sex worker del web è il figlio o la figlia. Qui le cose cambiano: i contrari sono il 34% mentre i paladini del libertinaggio e dell’emancipazione femminile scendono al 21% – appena 1 su 5 – mentre il 36% dice che non si opporrebbe. Ma sarà vero?

Potrebbe interessarti anche

La 19enne russa Olesya Krivtsova
Attualità

Olesya Krivtsova, chi è l’adolescente russa con il tatuaggio contro Putin

30 Gennaio 2023
Centro associazioni contro le nuove linee guida dell'ISS (Ph: Angsa Bologna)
Scienze e culture

Cento associazioni contro l’ISS: “Così taglierete il diritto alla cura di migliaia di bambini autistici”

2 Febbraio 2023
Lo psicologo e psicoterapeuta Jacopo Casiraghi
Scienze e culture

Atrofia muscolare spinale, 12 favole per raccontare il male a ragazzi e genitori

31 Gennaio 2023

Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Film, trasmissioni, dibattiti, convegni. Di sesso se ne parla sempre di più, a scuola come in televisione, sui social come tra amici e sui giornali. Dunque per gli italiani la sessualità ha smesso di essere un tabù? Il muro di pregiudizi si sta scalfendo, e le questioni di genere sono sulla buona strada per essere superate all'insegna dell'inclusione? In pratica, da popolo di moralizzatori e tradizionalisti, gli italiani si stanno realmente trasformando in libertini dalla mente aperta? Così non sembra, almeno guardando all’indagine dell’istituto di ricerca GfK per Xlovecam, realizzata su un campione di circa 1.000 nostri connazionali di età compresa fa i 18 e i 65 anni. Quello che emerge è che gli italiani risultano ancora divisi tra tolleranza e ipocrisie. I dati parlano chiaro: 6 italiani su 10 si dicono sensibili e rispettosi nei confronti della diversità di genere e di orientamento sessuale. Uno su 2 si dice aperto e favorevole tanto ai contenuti erotici online quanto al fenomeno del sex working digitale. Dunque tutto bene? Non si direbbe proprio, perché se a parole tutti sono ben lieti di mostrarsi aperti, tolleranti e proiettati nel futuro, se si va nel privato il sesso (non solo online) fa ancora paura. Nel concreto, se a voler intraprendere il mestiere di professionista del sesso virtuale è il proprio figlio o la propria figlia, allora le cose cambiano.

Diversità di genere e di orientamento sessuale

La diversità di orientamento sessuale e di genere divide la società italiana, tra chi la accetta e chi ancora non è favorevole
Sono le contraddizioni di un Paese che alla fine del 2022 rispetto alle questioni di genere, al sesso e all’erotismo online è ancora diviso tra rispetto per le differenze, ignoranza, curiosità e un filo di ipocrisia. L’indagine ha sondato vari temi tra cui quello dell’atteggiamento personale nei confronti delle questioni relative al genere e all’orientamento sessuale. Il risultato è che ben il 64% degli italiani si ritrova nell’idea che le diversità facciano parte della ricchezza umana e debbano essere accettate e rispettate in quanto tali. Una percentuale altissima se paragonata al quel 10% che ritiene che il genere o l'orientamento sessuale dovrebbero essere binari maschio o femmina, o a quello sparuto 5% per il quale proprio la diversità lo mette regolarmente a disagio. Ma oltre le parole, se si scende un filo in profondità, ecco che le cose iniziano a cambiare. Indagando su come gli italiani si percepiscono sempre rispetto al tema "diversità di genere e diversità di orientamento sessuale", ecco che emergono una serie di sfumature. La maggioranza silenziosa è costituita da un 36% che si considera di mentalità aperta, ma non se la sente di approfondire più di tanto, di leggere, informarsi, confrontarsi o insomma di cercare di saperne di più. Ci sono poi gli “alleati”: è quel 22% di chi ritiene coloro che hanno un orientamento sessuale diverso dal proprio parte, evidentemente, del medesimo genere umano e quindi, dicono "va bene, che cosa c’è di male, anzi i miei migliori amici sono gay". Poi ci sono gli interessati attivi e attivisti, e un 18% che afferma di leggere e informarsi, di sentirsi parte in causa. Alcuni di loro non esitano a impegnarsi per quella che considerano una vera e propria causa. Dall’altra parte della barricata ci sono un 14% di “indifferenti” (che dicono “sinceramente è un tema che non ni interessa particolarmente”) e un 11% di “ostili” che si dicono contrari alla diversità di orientamento sessuale o addirittura arrivano a considerarlo un elemento contro natura. In generale, il sesso, nella più ampia accezione del termine, non viene considerato un concetto 'inclusivo', e appena il 28% degli intervistati lo considera tale. Meno di un italiano su tre ritiene di saper e voler distinguere il genere e l’orientamento sessuale altrui senza ricorrere necessariamente a stereotipi o discriminazioni verso specifici gruppi di persone a causa del loro sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia, aspetto fisico, stato sociale. Gli altri oscillano tra chi (22%) ritiene esplicitamente il sesso come un ambito che non può o non deve essere inclusivo, chi si astiene dal rispondere (15%) e la maggioranza che fondamentalmente non sa (35%).
Nello studio si analizza anche il cambiamento nella considerazione dell'immagine femminile

L'immagine della donna online: emancipazione o offesa?

E per quanto riguarda l'immagine e la considerazione al femminile, è cambiato qualcosa in questi anni oppure no? Sempre all’interno del tema "diversità, equità e inclusione", l’indagine GfK per Xlovecam ha voluto analizzare il vissuto degli italiani rispetto all’immagine della donna come segnale del cambiamento in essere negli ultimi anni, sempre più dominati dalle relazioni online e da nuovi tipi di fruizione dell’eros. Un cambiamento per cui sempre più donne decidono se, quando e come mostrare il proprio corpo, in particolare sui social, traendone vantaggio in maniera libera, ragionata e consapevole, è considerato positivo per il 36% degli italiani, a fronte di un 23% che storce un po’ il naso. In mezzo la solita maggioranza di indecisi, pari al 35%. Le perplessità, in ogni caso, toccano di più gli uomini, in particolare gli uomini over 35. E quando è stato chiesto se c’è forse un orientamento dei media, in particolare dei social e del web in genere, che tende a rappresentare le donne in maniera distorta e mistificante rispetto alla realtà? Anche qui le risposte hanno evidenziato una spaccatura tra coloro che vedono in questa "nuova immagine delle donne", in questa esposizione del femminile un riflesso della realtà che incontrano e incrociano tutti i giorni, lo specchio di una emancipazione definitiva, ma anche la forma ultima di esercitazione di un diritto (22%). Sul versante opposto, al contrario, ci sono tutti coloro che considerano tutto ciò una deriva, distorsione, quando non un abuso, un eccesso, o addirittura un'offesa (28%).
“Sex work is work”: la maggioranza degli uomini è favorevole al sex working, ma la percentuale cambia quando si ipotizza che a svolgerlo siano i figli/le figlie
Venendo al tema dei contenuti erotici online qui il livello di accettazione, di apertura, quando non addirittura entusiasmo, sfiora la maggioranza assoluta con il 47% di italiani che si dice, appunto, aperto e favorevole rispetto all’esibizionismo online, a fronte di un 27% di dubbiosi e contrari e un 21% di indecisi. Va da sé che tra gli uomini i favorevoli salgono a oltre il 60% (in particolare tra i giovani maschi) mentre tra le donne sopra i 56 anni il 52% si dice contraria (e appena il 23% le favorevoli). Da segnalare come, a dispetto dei cliché, questi gradi di apertura (accettazione) e di pregiudizio non hanno particolari differenze tra le diverse zone d’Italia. Tanto gli entusiasti libertini, insomma, quanto il popolo dei moralizzatori e dei disgustati vivono al nord come al sud, tanto nelle grandi città quanto in provincia. Nel passaggio dall’esibizionismo al sex working vero e proprio le posizioni si radicalizzano. Se si considera il sex working online come la realizzazione volontaria e consapevole di contenuti e performance erotiche personalizzate a fronte di un pagamento di denaro per periodi più o meno lunghi e in maniera più o meno professionale, la percentuale dei favorevoli sale al 48% - 1 intervistato su 2 - e i contrari scendono al 25%. Il problema arriva se e quando a voler intraprendere la carriera di sex worker del web è il figlio o la figlia. Qui le cose cambiano: i contrari sono il 34% mentre i paladini del libertinaggio e dell’emancipazione femminile scendono al 21% - appena 1 su 5 - mentre il 36% dice che non si opporrebbe. Ma sarà vero?
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto