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Home » Lifestyle » Shannon Purser, la Barb di Stranger Things: “A Hollywood non c’è spazio per attori grassi”

Shannon Purser, la Barb di Stranger Things: “A Hollywood non c’è spazio per attori grassi”

L'attrice 25enne su Twitter lancia la polemica sulla body representation nell'industria dello spettacolo

Marianna Grazi
28 Giugno 2022
shannon-purser

Shannon Purser è la protagonista del film del 2018

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Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne, non solo dei neri (vedi la polemica, che ha coinvolto anche il nostro Paese sulla Blackface) o delle persone disabili (costantemente interpretate da normodotati). A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in ‘Stranger Things’ e Ethel Muggs in ‘Riverdale’. La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli “attori grassi” a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.

shannon purser attacca hollywood
Shannon Purser, 25 anni, è un’attrice statunitense nota per aver interpretato Barb nella prima stagione di Stranger Things

L’accusa di Shannon Purser: “Non ci sono attori grassi in ruoli iconici”

Su Twitter l’attrice, che ha recentemente interpretato la protagonista del film “Sierra Burgess è una sfigata” ha dichiarato: “Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano – ha aggiunto – perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l’industria ci vede come elementi bidimensionali“.

Il riadattamento di Matilda e le tute ‘da cicciona’

Lo sfogo di Shannon Purser su Twitter contro la politica di Hollywood sugli attori grassi

Sebbene i due fatti non siano direttamente collegati, le osservazioni di Purser sono arrivate pochi giorni dopo la pubblicazione del primo trailer del remake del film “Matilda” su Netflix. Nella nuova versione l’attrice Emma Thompson interpreta il ruolo della Signorina Trinciabue e per farlo ha dovuto indossare una tuta ‘da grassa’, con tanto di pancia, per ricalcare alla perfezione la fisicità del personaggio originale. Un fatto che ha riacceso ancora una volta il dibattito sull’uso delle tute ‘grasse’ nel cinema e nella televisione.

“Il nuovo adattamento di Matilda sembra divertente, ma dovevamo proprio mettere Emma Thompson in una tuta da grassona con protesi facciali?”, ha commentato un’utente sotto il tweet di Shannon. “Sono sicura che ci sono migliaia di attrici di talento che potrebbero interpretare la signorina Trunchbull e che si addicono effettivamente al tipo di corporatura del ruolo“.

“Non posso credere che qualcuno abbia accettato di mettere una persona magra in questo ruolo per ‘Matilda il musical’. L’originale era già abbastanza grassofobico, ma ora hanno messo Emma Thompson in un costume da cicciona”, ha aggiunto un’altra persona.

Una terza persona ha scritto: “Sono un’attrice grassa e per quelle come me è quasi impossibile trovare lavoro. Mentre sto qui a scrivere, non sono nemmeno sicura di riuscire a pagare l’affitto questo mese. Comunque, ecco Emma Thompson in un vestito da cicciona…”.

Il dibattito sulla grassofobia

shannon-purser-1
Shannon Purser è stata Barb nella prima stagione della serie di successo Netflix Stranger Things

L’anno scorso era stata Renee Zellweger, l’indimenticabile Bridget Jones, ad essere messa sotto accusa per aver indossato un costume ingrassante per interpretare Pam Hupp in “The Thing About Pam”. La content creator di body positivity e modella curvy, Jess Megan, ha bollato l’uso di questi stratagemmi di scena come “un altro triste messaggio alle attrici grasse di talento: nonostante il fatto che abbiano l’esperienza di vita di avere quel tipo di corpo, un’attrice magra (secondo loro) interpreterebbe comunque meglio il ruolo”.

Purtroppo, vedere attori magri indossare tute grasse per i loro ruoli non è una novità: a essere state prese di mira dalla – giusta – critica sono state anche Sarah Paulson per l’interpretazione di Linda Tripp in “American Crime Story: Impeachment”, Gwyneth Paltrow per il ruolo di Rosemary in “Shallow Hal” (2001) e Courteney Cox, nei panni della grassa Monica in “Friends”. Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di “Sierra Burgess è una sfigata” (2018): “Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio“, aveva detto all’epoca. “Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità”. E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.

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Instagram

  • Bebe Vio “torna subito" a colpire con il suo ormai proverbiale (auto)sarcasmo.

Sul suo profilo Instagram pubblica una foto delle protesi lasciate sul lettino, prima di fare un tuffo in mare. Libera. 🏊‍♀️

#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne, non solo dei neri (vedi la polemica, che ha coinvolto anche il nostro Paese sulla Blackface) o delle persone disabili (costantemente interpretate da normodotati). A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in 'Stranger Things' e Ethel Muggs in 'Riverdale'. La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli "attori grassi" a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.
shannon purser attacca hollywood
Shannon Purser, 25 anni, è un'attrice statunitense nota per aver interpretato Barb nella prima stagione di Stranger Things

L'accusa di Shannon Purser: "Non ci sono attori grassi in ruoli iconici"

Su Twitter l'attrice, che ha recentemente interpretato la protagonista del film "Sierra Burgess è una sfigata" ha dichiarato: "Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano – ha aggiunto – perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l'industria ci vede come elementi bidimensionali".

Il riadattamento di Matilda e le tute 'da cicciona'

Lo sfogo di Shannon Purser su Twitter contro la politica di Hollywood sugli attori grassi
Sebbene i due fatti non siano direttamente collegati, le osservazioni di Purser sono arrivate pochi giorni dopo la pubblicazione del primo trailer del remake del film "Matilda" su Netflix. Nella nuova versione l'attrice Emma Thompson interpreta il ruolo della Signorina Trinciabue e per farlo ha dovuto indossare una tuta 'da grassa', con tanto di pancia, per ricalcare alla perfezione la fisicità del personaggio originale. Un fatto che ha riacceso ancora una volta il dibattito sull'uso delle tute 'grasse' nel cinema e nella televisione. "Il nuovo adattamento di Matilda sembra divertente, ma dovevamo proprio mettere Emma Thompson in una tuta da grassona con protesi facciali?", ha commentato un'utente sotto il tweet di Shannon. "Sono sicura che ci sono migliaia di attrici di talento che potrebbero interpretare la signorina Trunchbull e che si addicono effettivamente al tipo di corporatura del ruolo". "Non posso credere che qualcuno abbia accettato di mettere una persona magra in questo ruolo per 'Matilda il musical'. L'originale era già abbastanza grassofobico, ma ora hanno messo Emma Thompson in un costume da cicciona", ha aggiunto un'altra persona. Una terza persona ha scritto: "Sono un'attrice grassa e per quelle come me è quasi impossibile trovare lavoro. Mentre sto qui a scrivere, non sono nemmeno sicura di riuscire a pagare l'affitto questo mese. Comunque, ecco Emma Thompson in un vestito da cicciona...".

Il dibattito sulla grassofobia

shannon-purser-1
Shannon Purser è stata Barb nella prima stagione della serie di successo Netflix Stranger Things
L'anno scorso era stata Renee Zellweger, l'indimenticabile Bridget Jones, ad essere messa sotto accusa per aver indossato un costume ingrassante per interpretare Pam Hupp in "The Thing About Pam". La content creator di body positivity e modella curvy, Jess Megan, ha bollato l'uso di questi stratagemmi di scena come "un altro triste messaggio alle attrici grasse di talento: nonostante il fatto che abbiano l'esperienza di vita di avere quel tipo di corpo, un'attrice magra (secondo loro) interpreterebbe comunque meglio il ruolo". Purtroppo, vedere attori magri indossare tute grasse per i loro ruoli non è una novità: a essere state prese di mira dalla – giusta – critica sono state anche Sarah Paulson per l'interpretazione di Linda Tripp in "American Crime Story: Impeachment", Gwyneth Paltrow per il ruolo di Rosemary in "Shallow Hal" (2001) e Courteney Cox, nei panni della grassa Monica in "Friends". Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di "Sierra Burgess è una sfigata" (2018): "Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio", aveva detto all'epoca. "Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità". E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.
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