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Home » Lifestyle » Sottozero a zero: Tekle Ghebrelul, eritreo, è ct della Groenlandia: “Pronti per vincere il campionato della felicità”

Sottozero a zero: Tekle Ghebrelul, eritreo, è ct della Groenlandia: “Pronti per vincere il campionato della felicità”

Rifugiato in Danimarca, si offrì come insegnante nell'isola polare, dove ha importato il gioco del pallone. "Diamo una motivazione ai ragazzi che finirebbero prede di alcol e depressione durante le notti che durano mesi. Suppliamo alle lunghe distanze con sedute video e allenamenti individuali, ma in estate ci scateniamo"

Saverio Bargagna
10 Maggio 2021
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É ancora freddo fuori: la temperatura gioca con lo zero anche ad inizio maggio. Talvolta cade anche la neve: «qanik» si dice in quella lingua che Tekle Ghebrelul ha imparato da adulto. La notte polare ormai è sconfitta e presto i ghiacci si scioglieranno, così Tekle potrà chiamare i suoi ragazzi: «Andiamo a giocare». Allenare la nazionale della Groenlandia non è il suo vero lavoro: il 52enne di origine eritrea è insegnante di Nuuk, cittadina di meno di 18mila abitanti, capitale di un’immensa distesa di ghiaccio che avvicina l’America all’Europa. Per lui il calcio non è un contratto milionario, coppe da alzare in mondovisione, per lui è solo un gioco. Il gioco della vita.

Tekle Ghebrelul esulta dopo una rete della sua squadra

Ghebrelul, come è arrivato in Groenlandia?
«Sono nato ad Asmara, in Eritrea ,nel corno d’Africa. Mia madre è morta dandomi alla luce e a 10 anni ho perso anche mio padre. Da ragazzo ho combattuto come soldato nella guerra d’indipendenza e ho incontrato i caschi blu dell’Onu dislocati in Sudan. La mia vita è cambiata: ho vinto una borsa di studio che mi ha portato in Europa in qualità di rifugiato politico. Così eccomi giungere in Danimarca».

Che cosa ricorda di quel periodo?
«Tante auto. Un’infinità di case e un mare di gente. E poi il freddo e una lingua sconosciuta. Tutto era diverso e nuovo. Ero solo: mi mancava la famiglia, non avevo amici, ma il calcio mi ha aiutato. Iniziai a giocare come semi-professionista con un solo pensiero in testa: correre. Non smettere mai di correre per lasciare, su un campo di calcio, ogni incertezza e paura. Correvo per chilometri e chilometri, ogni partita sognando di essere come Makelele. La mia vita è diventata migliore».

E poi?
«Un giorno lessi su un giornale un annuncio di lavoro. Cercavano un insegnante in Groenlandia. Sono sempre stato curioso e allora chiesi: ‘Dove si trova questo posto? Vicino al Canada? Ok’. E allora presi la decisione: ‘Proviamo. Solo pochi mesi, poi torno’. Qualcuno mi disse che ero completamente pazzo. E invece…».

Che cosa è per lei la Groenlandia?
«Poche auto, poche case, poca gente. Un posto misterioso e meraviglioso. Ma sono convinto che il luogo non sia tutto:  non è importante dove si vive, ma come viviamo. Dobbiamo tutti perseguire l’obiettivo di ‘vivere bene’ ed è questo che fa davvero la differenza. Quando sono arrivati alloggiavo in un albergo e guardavo fuori queste distese infinite di campi d’erba e sassi: ma non c’era nessun giocatore, nessun allenatore e nemmeno un pallone. Ho iniziato a insegnare e ho pensato che lo sport potesse aiutare i ragazzi, tanto quanto aveva fatto con me».

Perché?
«La Groenlandia è un paese complesso, l’inverno è lungo e buio: la depressione è un nemico subdolo, anche fra i ragazzi, così come la dipendenza dall’alcol. Il calcio, invece, richiede uno stile di vita sano ed è un gioco di squadra dove si creano legami ed amicizie.Così mi sono messo ad allenare e nel 2014 sono stato nominato commissario tecnico della Nazionale».

Tekle Ghebrelul con i giocatori della sua squadra

Dove e quando vi allenate?
«Il problema maggiore è la distanza fra una città e l’altra. Incontrarsi, d’inverno, non è facile per le condizioni meteo e  i molti chilometri da coprire. Così, quando non possiamo vederci sul campo di calcio guardiamo dei video e cerchiamo di seguire programmi individuali e allenarci al chiuso. D’estate, invece, ci scateniamo».

Sogna di vincere la Coppa del mondo con la Groenlandia?
«Vede, questa è una mentalità tipicamente europea e la capisco, ma non è la nostra. Quando guardo il calcio italiano ed europeo vedo persone che cercano la ‘gloria’. Vedo ragazzi guidati come robot e allenatori arrabbiati. Noi, invece, giochiamo per divertirci. Sa dove potremmo vincere?».

Dove?
«In un campionato dove si gioca per la felicità. Ecco, in questo siamo molto forti e ci riesce tutto in modo molto semplice».

Lei è stata vittima anche di offese razziste. Che cosa si sente di rispondere a chi l’ha offesa?
«Viaggiate e imparate. La cultura apre la mente e il cuore. E poi giocate a calcio che lo sport, quello vero, ci rende tutti liberi e tutti uguali».

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
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