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Home » Lifestyle » Spiderman, chi è l’Uomo Ragno in ospedale che fa sorridere 1500 bambini l’anno: “Nato per fare questo”

Spiderman, chi è l’Uomo Ragno in ospedale che fa sorridere 1500 bambini l’anno: “Nato per fare questo”

A vestire i panni del noto supereroe della Marvel per i piccoli pazienti dei reparti di Savona (ma non solo) è Mattia Villardita, un ragazzo di 29 anni affetto da tre diverse patologie congenite

Caterina Ceccuti
15 Gennaio 2023
A vestire i panni del noto supereroe della Marvel è Mattia, un ragazzo di 29 anni affetto da tre diverse patologie congenite (foto Instagram)

A vestire i panni del noto supereroe della Marvel è Mattia, un ragazzo di 29 anni affetto da tre diverse patologie congenite (foto Instagram)

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Si chiama Mattia Villardita, ha ventinove anni e lavora come impiegato logistico portuale a Vado Ligure, in provincia di Savona. Ma quando si infila il costume e copre il suo volto con quella maschera che, da generazioni, incanta e fa sognare migliaia di bambini in tutto il mondo, lui diventa Spiderman. E, come il vero supereroe della Marvel, anche Mattia dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri della sua città, ma anche di tutti gli altri ospedali d’Italia. “Inizialmente, quando cinque anni fa ho iniziato questa mia attività di volontariato puro – racconta a Luce! – andavo a trovare solo i bambini dell’ospedale di Savona e di Genova. Ma presto le chiamate hanno cominciato ad arrivare anche dal resto della Penisola e ad oggi posso dire che non ci sia stato ospedale in cui Spiderman non si sia recato”.

A vestire i panni del noto supereroe della Marvel è Mattia, un ragazzo di 29 anni affetto da tre diverse patologie congenite
A vestire i panni del noto supereroe della Marvel è Mattia, un ragazzo di 29 anni affetto da tre diverse patologie congenite

Ogni dettaglio della sua apparizione è studiato per rendere più vera la magia, dinanzi agli occhi increduli e appassionati dei suoi piccoli fan. “Quando la situazione lo consente entro dalla finestra, piuttosto che dalla porta. Nel corso degli anni passati nelle corsie ospedaliere a fianco dei bambini affetti dalle peggiori patologie, ho aumentato e migliorato le mie attività facendo esperienza. Cerco di portare stupore e distrazione all’interno di realtà grigie, tristi e noiose come le stanze degli ospedali. Ho sempre con me delle medaglie da donare ai miei piccoli amici, con l’immagine dell’uomo ragno e delle frasi legate all’amicizia, perché la medaglia è un premio per aver superato le fatiche di una giornata in ospedale e io sono onorato ogni volta che incontro gli occhi commossi ed emozionati di un bambino. Porto loro anche le magliette dell’amicizia, ossia t-shirt tutte bianche che coloreremo insieme con dei colori appositi. Per i miei piccoli e coraggiosi amici ho anche dei bei regali, che mi vengono donati da persone desiderose di contribuire alla mia missione”.

Spiderman in corsia ospedaliera
Spiderman in corsia ospedaliera

Quando ha iniziato a vestire i panni di quello stesso supereroe che da piccolo lo aveva tanto fatto sognare, Mattia aveva solo ventiquattro anni, molti dei quali trascorsi a stretto contatto con la realtà ospedaliera, a causa di tre patologie genetiche: “Fino all’età di ventidue anni ho subito diversi interventi chirurgici, a cominciare da una brutta appendicite, già in peritonite, per colpa della quale stavo per morire. Avevo sette anni. Ricordo che proprio in una triste giornata ospedaliera guardavo fuori dalla finestra, con il mio fumetto di Spiderman nelle mani, e immaginavo che il mio supereroe sarebbe venuto a trovarmi. Ma non è mai arrivato. In seguito ho continuato la mia carriera di paziente per via di una patologia congenita che ha colpito l’arto destro inferiore, motivo per cui ho solo tre dita ad un piede e una gamba e più corta dell’altra di dieci centimetri. A questo problema ho ovviato con tre operazioni al ginocchio, subite tra i quattordici e i diciannove anni. Dopo di che, fino ai ventidue anni, i medici hanno dovuto occuparsi dell’altro mio problema, la semi paresi del nervo ulnare, che ha colpito il mio braccio destro mettendo fuori uso due dita della mano. Per finire, ho anche una malattia cronica intestinale chiamata Colite linfocitica microscopica, pronta a sfociare in un Morbo di Crohn alla prima occasione. Insomma, si può dire che anche la mia salute richieda un bel po’ di dedizione”. Non c’è dubbio che, da Peter Parker, il giovane Mattia abbia ereditato anche l’ironia e la capacità di sdrammatizzare, oltre che l’altruismo e il coraggio.

Spiderman in ospedale per portare un po' di gioia ai bambini malati
Spiderman in ospedale per portare un po’ di gioia ai bambini malati

Come riesce a mantenere tanta positività nella sua vita e, soprattutto, a trasmetterla agli altri?

“Il merito è del volontariato, che mi riempie completamente. Da bambino volevo fare il calciatore, lo stuntman oppure il militare, come papà. Ma purtroppo, per ovvi motivi, non ci sono riuscito. Il calcio ho dovuto abbandonarlo perché, pur giocando con con un grosso rialzo nella scarpa, non reggevo i ritmi degli allenamenti. Diventare stuntman neanche a pensarci, secondo i miei dottori, e la carriera militare è stata stroncata sul nascere dal fatto che non superavo le visite mediche militari. Alla fine il destino ha scelto per me, e non poteva scegliere niente di meglio. Da quando ho iniziato a fare il volontario ci metto tutto me stesso, e posso dire di essere nato per diventare quello che sono”.

Mattia nei panni di SpiderMan con Papa Francesco
Mattia nei panni di Spiderman con Papa Francesco

Il lavoro che svolge come impiegato è impegnativo, così come la sua attività di volontariato. Come riesce a conciliare tutto?

“Non è semplice, perché il lavoro mi porta via energie fisiche e mentali. Al volontariato dedico tutto il mio tempo libero da cinque anni a questa parte, ma non sono un volontario ospedaliero. Faccio esperimenti sociali, diversifico, a volte vado nelle piazze indossando il mio costume per abbracciare semplicemente le persone”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐢𝐚 𝐕𝐢𝐥𝐥𝐚𝐫𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐌𝐚𝐧🕸 (@mattiavillardita)

 

Il pubblico dei social segue con grande interesse le sue attività…

“Oggi uso i social per raccontare le mie avventure, ma quando cinque anni fa ho cominciato non volevo assolutamente. Fu il primario della pediatria di Savona, Alberto Gaiero, a convincermi che avrei dovuto utilizzarli. Mi disse: ‘Esci fuori dal guscio e racconta quello che stai vivendo, perché potresti invogliare altri giovani a seguire il tuo esempio’. Così, sui social racconto le mie esperienze da Spiderman, e le persone mi seguono e si sensibilizzano su varie tematiche che riesco a portare alla loro attenzione. Per esempio la carenza di donatori di sangue e di midollo tra i giovani, una vera emergenza sanitaria. Spero che, attraverso i miei appelli e le testimonianze che riporto, le persone diventino donatori di sangue o si iscrivano al registro dei donatori di midollo. Ma le realtà che hanno bisogno sono moltissime, dalla Croce Rossa ai bambini in ospedale, fino agli anziani nelle Rsa e così via”.

Mattia-Spiderman dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri
Mattia-Spiderman dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri

Quali sono le reazioni dei bambini che la vedono sbucare nelle loro stanze di ospedale?

“Le più frequenti sono stupore, meraviglia, pianti di gioia. Emozioni pazzesche che condividono con me e che rappresentano la benzina che mi fa andare avanti. Di mio ci metto la presenza e la delicatezza, perché il costume non è tutto e i bambini hanno bisogno di vivere un momento di distrazione e leggerezza. Spero che, crescendo, i miei piccoli amici capiscano perché sono andato a trovarli e diventino volontari a loro volta”.

Quanti bambini riesce a visitare ogni anno?

“È facile fare il conto: l’azienda per cui lavoro mi dona ogni anno 1.500 medaglie di Spiderman da consegnare ai bambini… e io le finisco tutte”.

Si sono mai verificate reazioni negative?

“No, nel senso che ormai riesco a coinvolgere anche il pubblico femminile, benché – si sa – le bambine prediligano le principesse. Ma io cerco di adattarmi al momento che viviamo insieme. Se vedo che un bambino ha paura gli faccio capire che sono lì per lui, che sono un amico su cui contare. Ma, generalmente, di reazioni avverse non ne capitano anche perché ho regali adatti anche alle signorine”.

L'incontro tra Spiderman-Mattia e papa Francesco
L’incontro tra Spiderman-Mattia e papa Francesco

Frequenta i reparti ospedalieri più difficili, come quello di ematologia e oncologia. Quali sono stati per lei i casi più dolorosi da accompagnare?

“Purtroppo in questi reparti non tutte le storie finiscono bene. Negli anni ho perso tanti piccoli amici. Posso chiamarli così perché la mia apparizione non si limita alla corsia: con alcune famiglie nascono amicizie che ci portano ad incontrarci anche fuori, per andare a mangiare insieme per esempio. E quando un bambino non ce la fa perdo un amico”.

È mai stato “scoperto” da uno dei suoi piccoli amici?

“Gli unici due bambini che mi hanno scoperto portano due nomi mitologici: Ettore e Achille. Il piccolo Ettore mi chiamava comunque “Spiderman nudo”, aveva 4 anni e oggi non c’è più. Achille grazie a Dio sta bene. Con loro ho imparato cosa siano la forza e il coraggio, nonostante le prove che la vita riserva. La mia speranza è quella di generare bei ricordi, per loro e per le loro famiglie, perché so bene cosa significhi trovarsi a vivere giornate ospedaliere infinite”.

Mattia Villardita è stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica da Sergio Mattarella
Mattia Villardita è stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica da Sergio Mattarella

Quante volte si reca in ospedale a settimana?

“Non esiste un numero di volte preciso, ma potremmo dire mediamente tre volte. Su Savona sono operativo h24. Se il primario mi chiama arrivo subito. Se invece a cercarmi sono ospedali più lontani, allora devo prendere ferie da lavoro. Ecco perché non vado in vacanza da tre anni, perché le ferie le assorbe tutte Spiderman. A cercarmi possono essere anche gli infermieri di un reparto o le famiglie stesse. Allora mando una richiesta formale all’Urp perché venga organizzata una giornata in struttura. Alla fine, mi reputo un freelance, un semplice volontario che ha ben inteso la propria missione”.

Progetti per l’immediato futuro?

“A metà gennaio presenterò ad Arezzo il mio libro Io e Spiderman (Salani Editore), uscito il 25 ottobre scorso. Una storia molto bella che racconta di tutte le mie avventure con i bambini e che ricostruisce il mio percorso di volontario. A fine gennaio invece andrò in Puglia per ritirare il Premio Donato Carbone per il sociale, e già che sarò lì visiterò il Centro Oncologico Nadia Toffa di Taranto”.

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Instagram

  • È nato il primo avatar che parla la Lis, la Lingua dei segni. 

Nella presentazione ufficiale, a Milano, è stato mostrato sullo schermo di un device digitale un uomo che porta il pugno davanti alla bocca, poi incrocia le mani con due dita alzate. È il suo saluto: “Buongiorno”. Risponde una donna, abito nero, orecchini, capelli raccolti in una coda. “Serve qualcosa?” dice con i gesti delle sue mani. 

Dietro alla realizzazione di questo assistente virtuale avveniristico – e capace di abbattere le barriere – c’è “QuestIT”, company nata come spin-off dell’Università di Siena, che per l’occasione ha stretto una partnership strategica con il Santa Chiara Fab Lab dell’Ateneo toscano e con il Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

#lucenews #lis #avatar #questit
  • Una clinica convenzionata rifiuta un paziente “perché senza fissa dimora e analfabeta”. Succede a Palermo. A denunciare il fatto è la Fp Cgil Palermo, che parla di “gravissimo atto di discriminazione” e chiede al presidente della Regione, Renato Schifani, di avviare un’indagine – ci sarà un’ispezione dell’assessorato competente – per accertare i fatti “perché violazioni così gravi di rango costituzionale non debbano più succedere”.

La vicenda riguarda un clochard 67enne con un femore rotto a causa di un incidente automobilistico, che era stato trasportato al pronto soccorso del Policlinico di Palermo dove è rimasto per alcune ore in barella. Terminate le visite il medico ha disposto il ricovero prima di sottoporlo a un intervento chirurgico. Il posto in ospedale però non c’è ma grazie a un giro di telefonate, come previsto dal sistema, si trova disponibilità alla Casa di cura Latteri. Che prima accetta il paziente e poi lo rimanda indietro con questa motivazione: “In atto non è possibile ricoverare il paziente nella nostra struttura in quanto risulta analfabeta, senza parenti e dimora”.

Sulla vicenda arriva, tramite una nota, anche la versione della clinica convenzionata. “La direzione della casa di Cura Valsalva Latteri di Palermo – si legge in una nota – precisa che secondo le normative vigenti può prestare le cure a pazienti che siano in grado di poter dare il loro libero e informato consenso alle cure, diversamente da quanto è tenuta a garantire una area di emergenza pubblica che dovendo prestare istituzionalmente le prime cure può derogare a ciò per il bene del paziente. Nel caso di pazienti non collaboranti si richiede almeno l’assenso del parente più prossimo”. 

Sul rifiuto al ricovero, la clinica dice che “le condizioni di coscienza del paziente, la mancanza di riferimenti familiari che potessero sostituirsi nella espressione dell’indispensabile consenso alle cure, la sua condizione sociale, avrebbero necessitato dell’attivazione dei servizi sociali, che vista l’ora dell’arrivo dello stesso nel tardo pomeriggio non sarebbero stati rintracciabili”. 

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #palermo #discriminazione
  • Jacinda Ardern, premier della Nuova Zelanda, ha rassegnato le dimissioni da capo del governo e convocato nuove elezioni per il 14 ottobre. 

«Ho dato tutta me stessa per essere primo ministro, ma mi è anche costato molto. Non posso e non devo fare questo lavoro se non ho il pieno di energie». 

L’ex premier ha precisato che resterà in carica fino al prossimo 7 febbraio, quindi proseguirà con il suo mandato di deputata fino alle elezioni di fine anno. 

«Avere un ruolo così privilegiato comporta responsabilità, tra cui quella di sapere in quale momento sei la persona giusta per stare al comando e anche in quale momento non lo sei» ha spiegato, specificando che si tratta di una decisione su cui stava riflettendo dall
  • 💍Abiti bianchi e mazzi rossi. I Maneskin celebrano il loro matrimonio… musicale.

In occasione dell’uscita del nuovo album “Rush!” i quattro ragazzi si sono giurati “unione” eterna nel nome del rock and roll e ognuno di loro ha promesso solennemente agli altri di rimanere insieme per sempre.

#lucenews #maneskin #rush #theysaidyes
Si chiama Mattia Villardita, ha ventinove anni e lavora come impiegato logistico portuale a Vado Ligure, in provincia di Savona. Ma quando si infila il costume e copre il suo volto con quella maschera che, da generazioni, incanta e fa sognare migliaia di bambini in tutto il mondo, lui diventa Spiderman. E, come il vero supereroe della Marvel, anche Mattia dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri della sua città, ma anche di tutti gli altri ospedali d'Italia. “Inizialmente, quando cinque anni fa ho iniziato questa mia attività di volontariato puro - racconta a Luce! - andavo a trovare solo i bambini dell'ospedale di Savona e di Genova. Ma presto le chiamate hanno cominciato ad arrivare anche dal resto della Penisola e ad oggi posso dire che non ci sia stato ospedale in cui Spiderman non si sia recato”.
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Spiderman in corsia ospedaliera
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Quando ha iniziato a vestire i panni di quello stesso supereroe che da piccolo lo aveva tanto fatto sognare, Mattia aveva solo ventiquattro anni, molti dei quali trascorsi a stretto contatto con la realtà ospedaliera, a causa di tre patologie genetiche: “Fino all'età di ventidue anni ho subito diversi interventi chirurgici, a cominciare da una brutta appendicite, già in peritonite, per colpa della quale stavo per morire. Avevo sette anni. Ricordo che proprio in una triste giornata ospedaliera guardavo fuori dalla finestra, con il mio fumetto di Spiderman nelle mani, e immaginavo che il mio supereroe sarebbe venuto a trovarmi. Ma non è mai arrivato. In seguito ho continuato la mia carriera di paziente per via di una patologia congenita che ha colpito l'arto destro inferiore, motivo per cui ho solo tre dita ad un piede e una gamba e più corta dell'altra di dieci centimetri. A questo problema ho ovviato con tre operazioni al ginocchio, subite tra i quattordici e i diciannove anni. Dopo di che, fino ai ventidue anni, i medici hanno dovuto occuparsi dell'altro mio problema, la semi paresi del nervo ulnare, che ha colpito il mio braccio destro mettendo fuori uso due dita della mano. Per finire, ho anche una malattia cronica intestinale chiamata Colite linfocitica microscopica, pronta a sfociare in un Morbo di Crohn alla prima occasione. Insomma, si può dire che anche la mia salute richieda un bel po' di dedizione”. Non c'è dubbio che, da Peter Parker, il giovane Mattia abbia ereditato anche l'ironia e la capacità di sdrammatizzare, oltre che l'altruismo e il coraggio.
Spiderman in ospedale per portare un po' di gioia ai bambini malati
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Come riesce a mantenere tanta positività nella sua vita e, soprattutto, a trasmetterla agli altri? “Il merito è del volontariato, che mi riempie completamente. Da bambino volevo fare il calciatore, lo stuntman oppure il militare, come papà. Ma purtroppo, per ovvi motivi, non ci sono riuscito. Il calcio ho dovuto abbandonarlo perché, pur giocando con con un grosso rialzo nella scarpa, non reggevo i ritmi degli allenamenti. Diventare stuntman neanche a pensarci, secondo i miei dottori, e la carriera militare è stata stroncata sul nascere dal fatto che non superavo le visite mediche militari. Alla fine il destino ha scelto per me, e non poteva scegliere niente di meglio. Da quando ho iniziato a fare il volontario ci metto tutto me stesso, e posso dire di essere nato per diventare quello che sono”.
Mattia nei panni di SpiderMan con Papa Francesco
Mattia nei panni di Spiderman con Papa Francesco
Il lavoro che svolge come impiegato è impegnativo, così come la sua attività di volontariato. Come riesce a conciliare tutto? “Non è semplice, perché il lavoro mi porta via energie fisiche e mentali. Al volontariato dedico tutto il mio tempo libero da cinque anni a questa parte, ma non sono un volontario ospedaliero. Faccio esperimenti sociali, diversifico, a volte vado nelle piazze indossando il mio costume per abbracciare semplicemente le persone”.
 
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  Il pubblico dei social segue con grande interesse le sue attività... “Oggi uso i social per raccontare le mie avventure, ma quando cinque anni fa ho cominciato non volevo assolutamente. Fu il primario della pediatria di Savona, Alberto Gaiero, a convincermi che avrei dovuto utilizzarli. Mi disse: 'Esci fuori dal guscio e racconta quello che stai vivendo, perché potresti invogliare altri giovani a seguire il tuo esempio'. Così, sui social racconto le mie esperienze da Spiderman, e le persone mi seguono e si sensibilizzano su varie tematiche che riesco a portare alla loro attenzione. Per esempio la carenza di donatori di sangue e di midollo tra i giovani, una vera emergenza sanitaria. Spero che, attraverso i miei appelli e le testimonianze che riporto, le persone diventino donatori di sangue o si iscrivano al registro dei donatori di midollo. Ma le realtà che hanno bisogno sono moltissime, dalla Croce Rossa ai bambini in ospedale, fino agli anziani nelle Rsa e così via”.
Mattia-Spiderman dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri
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Quali sono le reazioni dei bambini che la vedono sbucare nelle loro stanze di ospedale? “Le più frequenti sono stupore, meraviglia, pianti di gioia. Emozioni pazzesche che condividono con me e che rappresentano la benzina che mi fa andare avanti. Di mio ci metto la presenza e la delicatezza, perché il costume non è tutto e i bambini hanno bisogno di vivere un momento di distrazione e leggerezza. Spero che, crescendo, i miei piccoli amici capiscano perché sono andato a trovarli e diventino volontari a loro volta”. Quanti bambini riesce a visitare ogni anno? “È facile fare il conto: l'azienda per cui lavoro mi dona ogni anno 1.500 medaglie di Spiderman da consegnare ai bambini... e io le finisco tutte”. Si sono mai verificate reazioni negative? “No, nel senso che ormai riesco a coinvolgere anche il pubblico femminile, benché - si sa - le bambine prediligano le principesse. Ma io cerco di adattarmi al momento che viviamo insieme. Se vedo che un bambino ha paura gli faccio capire che sono lì per lui, che sono un amico su cui contare. Ma, generalmente, di reazioni avverse non ne capitano anche perché ho regali adatti anche alle signorine”.
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Mattia Villardita è stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica da Sergio Mattarella
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Quante volte si reca in ospedale a settimana? “Non esiste un numero di volte preciso, ma potremmo dire mediamente tre volte. Su Savona sono operativo h24. Se il primario mi chiama arrivo subito. Se invece a cercarmi sono ospedali più lontani, allora devo prendere ferie da lavoro. Ecco perché non vado in vacanza da tre anni, perché le ferie le assorbe tutte Spiderman. A cercarmi possono essere anche gli infermieri di un reparto o le famiglie stesse. Allora mando una richiesta formale all'Urp perché venga organizzata una giornata in struttura. Alla fine, mi reputo un freelance, un semplice volontario che ha ben inteso la propria missione”. Progetti per l'immediato futuro? “A metà gennaio presenterò ad Arezzo il mio libro Io e Spiderman (Salani Editore), uscito il 25 ottobre scorso. Una storia molto bella che racconta di tutte le mie avventure con i bambini e che ricostruisce il mio percorso di volontario. A fine gennaio invece andrò in Puglia per ritirare il Premio Donato Carbone per il sociale, e già che sarò lì visiterò il Centro Oncologico Nadia Toffa di Taranto”.
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