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Andrea Villa e la provocazione Bronzi di Riace in "Italy is gay"

L'influente street artist europeo noto per la mascherina gigante presenta la nuova opera con una versione inedita dei capolavori ellenici: "La cultura? Determinata dagli omosessuali"

di ELSA TOPPI -
30 marzo 2023
andrea villa-18 copia (1)

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Andrea Villa, nominato da Forbes uno dei più influenti street artist europei, torna a far parlare la sua arte di diritti Lgbtqia+. Dopo l’opera dal titolo ‘Hanno Fifa dei gay’, in cui ha reso Ronaldo e Mbappe i protagonisti di un bacio appassionato, lo ritroviamo con "Italy is gay". Questa volta però, il Bansky torinese, chiama in causa due simboli italici: i bronzi di Riace. Li riprende da una prospettiva insolita e in basso fa campeggiare il titolo dell’opera. I suoi lavori vengono affissi per strada ma diventano subito virali sul web. Il 19 aprile, al cinema Ambrosio di Torino, uscirà invece il suo documentario "Questo spazio può essere tuo". Villa perché proprio i bronzi di Riace? “Volevo mostrare un particolare poco conosciuto che è il retro di queste due sculture. L'Italia è un Paese che deve tantissimo agli omosessuali e alla cultura omosessuale. Dalla moda all’arte, molti erano e sono i creativi e gli artisti gay che danno lustro all’Italia. Nomi prestigiosi, come Leonardo o Michelangelo. Inoltre i Bronzi rappresentano il simbolo dell'arte italiana, ma sono anche molto omoerotici, e rappresentano la dominante cultura omosessuale del mondo classico. Nell’antica Grecia, per esempio, solo chi era nobile poteva avere un amante uomo. Ho voluto ricordare a tutti che le nostre radici classiche, dei nostri antenati, erano basate su relazioni omosessuali”.

"Italy is gay" la nuova opera dello street artist Andrea Villa

Ogni sua opera è una provocazione, cosa spera di suscitare in chi la vede? "Spero di lanciare un dibattito su vari temi, anche se dovessi prendermi insulti e critiche". La scelta di un argomento del genere ha a che fare con la recente polemica sulle famiglie arcobaleno? "Si, mi fa ridere che molti partiti di destra dicano che difendono la cultura italiana ma la nostra cultura classica e storica è stata determinata dagli omosessuali. Tutto ciò che abbiamo di bello lo dobbiamo anche a loro. La storia da ragione a quello che dico". Secondo lei il nostro Paese è pronto per il cambiamento culturale che l'Europa ci chiede? "No. Secondo me, per esempio, Elly Shlein è una leader ottima per un Paese nordico, ma non per il nostro. Non rappresenta esteticamente ciò che l'italiano medio si aspetta ed è troppo progressista, oltre ad essere bisessuale. È la leader giusta per il Paese sbagliato, qui c'è ancora molto lavoro da fare sui temi dei diritti".