Dalla Francia arriva “un altro sguardo sullo stupro“. In questi giorni in cui in Italia l’attenzione mediatica e dei social è concentrata sullo stupro di gruppo denunciato da una 19enne a Palermo, Oltralpe esce un libro che parla proprio di violenza sessuale.
E sono pagine intrise di intimità, “molta della mia intimità”, confessa la celebre scrittrice belga, Amelie Nothomb, in un’intervista rilasciata alla vigilia dell’uscita di “Psychopompe” (Psicopompo), l’ultima sua fatica letteraria edita dalla francese Albin Michel.
A dare il titolo al nuovo romanzo – già in vendita nelle librerie francesi, belghe e svizzere – è una figura centrale in molte antiche mitologie e religioni: Psicopompo, il ‘traghettatore di anime’, l’entità che accompagna gli uomini dal mondo vivente a quello ultraterreno.
Lo stupro subito a 12 anni
Un dantesco Caronte che dà il senso della difficoltà a elaborare una violenza subita – uno stupro, appunto – quando arriva a uccidere dentro, spezzando i sogni di una vita.
E’ ciò che è successo a Nothomb, alla fine degli anni Settanta, in Bangladesh, sede che fu assegnata al compianto padre, all’epoca diplomatico belga in carriera.
Di quell’episodio, avvenuto quando aveva solo 12 anni, durante un bagno al largo della rinomata spiaggia di Cox’s Bazar, Nothomb aveva già lasciato intuire più di qualcosa in alcuni suoi libri precedenti ma senza riuscire mai a parlarne compiutamente.
Giunta al 32esimo libro, la scrittrice di best-seller tradotti in tutto il mondo consegna ai suoi lettori un nuovo racconto di quell’esperienza che la segnò per sempre.
Perché – come sottolinea a “France Presse” – tra i ‘non detti’, in tempi in cui lo stupro era tabù e i ‘detti troppo’ dell’odierna tendenza alla morbosità dell’informazione, Nothomb trova in questo romanzo “la sua via” per parlare di un evento tanto drammatico quanto cruciale per la sua esistenza.
Il pubblico che la legge dal 1992, a cadenza puntuale, era sicuramente pronto alla consueta uscita della rentrée: dall’esordio a oggi, la prolifica scrittrice è sempre apparsa in libreria a fine estate. Questa volta, però, il ritorno di Nothomb sarà tutt’altro che una routine.
“Lo capisco dall’angoscia che sto provando alla vigilia dell’uscita, non sono mai stata tanto angosciata prima”, ammette ai microfoni di “France Presse” parlando del “momento delicato” e del diverso registro, più profondo, che caratterizza il nuovo romanzo.
Dopo aver descritto, con linguaggio fresco e sincero, la gioventù giapponese e quella europea, la sua infanzia, il mobbing subito in ufficio, a Tokyo ma anche i diversi Paesi in cui ha vissuto al seguito del padre, il rapporto con le tate, con la religione e con una famiglia non certo facile, Nothomb torna quindi a un linguaggio più intimo.
Quello che i lettori hanno conosciuto nel racconto della sua difficile adolescenza, dell’anoressia, dell’alcolismo o in quello, sottilmente tratteggiato in “Biografia della fame” (2004), della violenza subita.
Nel 2017, poco prima dell’esplosione globale del movimento #MeToo – rammenta Afp – la vincitrice del Premio Strega Europeo 2022 svelò a “Le Monde” di esser stata vittima di un’aggressione sessuale compiuta da quattro uomini. Confesserà in quell’occasione “di essere il frutto di un’infanzia felice e di un’adolescenza saccheggiata”.
Su quest’ultima, la pluripremiata scrittrice (già insignita nel 1999 del Grand Prix de l’Académie francaise) si metterà alla prova. E in tanti, in tutto il mondo, sono pronti a scommettere che troverà le migliori parole e la giusta via per farlo.
Amélie Nothomb, chi è
Amélie Nothomb veste regolarmente di nero, indossa imponenti cappelli, scrive a mano, su quaderni che porta sempre con sé.
Dettagli di una personalità eccezionale che si esprime attraverso i suoi romanzi. Nata nel 1967 a Kobe, in Giappone, dove il padre è diplomatico, trascorre l’infanzia e la giovinezza in vari paesi dell’Asia e dell’America, seguendo i genitori nei loro continui cambiamenti di sede.
Approda per la prima volta in Europa, nel Belgio delle sue origini, a 17 anni e poi si iscrive al corso di Laurea in Filologia Romanza alla Université Libre di Bruxelles.
Nel 1988 si laurea e decide di tornare in Giappone perché le aveva donato “l’amour de la beauté”, come afferma lei stessa in quasi tutte le interviste. Quindi il rientro in Belgio nel 1992 dove pubblica “Igiene dell’assassino”, l’origine del suo enorme successo letterario.
Stabilitasi poi tra Parigi e Bruxelles, scrive da quando aveva diciassette anni e con assoluta regolarità, per almeno quattro ore al giorno, esclusivamente al mattino presto, dalle 4 alle 8, dopo aver bevuto mezzo litro di tè fortissimo.