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"Sulle onde col surf adattato con maniglie e cuscini. Perdere le gambe non ha spezzato la mia voglia di vita e di mare"

di IRENE CARLOTTA CICORA -
15 maggio 2021
surfista

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Stare in mare per me è pura terapia, l’acqua è un elemento unico nel suo genere. Puoi lanciarti con il paracadute, scendere giù dalle piste innevate ma solo il mare è capace di sostenerti e al tempo stesso di farti volare - letteralmente - sulle onde. Certe volte quando si fa surf capita di avere un brivido di paura di fronte a muri d’acqua importanti, perché la disabilità fisica li fa sembrare fuori dalla nostra portata. Poi però si prende lentamente confidenza e si riescono a cavalcare onde alte anche due metri. E quella è adrenalina pura”. Massimiliano Mattei, livornese di 44 anni, ha perso l’uso della parte inferiore del corpo in un drammatico incidente in moto che dal 2005 lo ha costringe sulla sedia a rotelle. Dopo un lungo e importante lavoro interiore è rinato grazie all’amore per lo sport. Oggi è un campione di surf adattato (o ‘adaptive surf’) e un istruttore con brevetto da 7 anni. Il suo grande sogno? “Portare questo sport a diventare disciplina paralimpica. La nostra associazione, assieme ad altre nel resto del mondo, punta a traguardare l’obiettivo di Francia 2024 o al più tardi Los Angeles 2028. Sappiamo che l’iter per il riconoscimento è complesso e che serve tempo ma non ci arrendiamo: abbiamo il supporto della Federazione Fisw e delle istituzioni oltre a quello di sponsor, soci e partner. Il surf adattato è ricco di sfaccettature, sia tra gli uomini che tra le donne: c’è l’atleta non vedente, il non vedente parziale, l’amputato con protesi e poi ancora il prono con assistenza in acqua e il prono non assistito, che è la mia categoria”.  

L'incidente che spezza una vita da favola

“Ho imparato ad amare il surf fin dall’età di 15 anni, una passione che si è intrecciata con quella per i viaggi. Fino a 27 anni ho lavorato come cuoco all’estero girando molti Paesi del mondo tra cui Laos e Thailandia, fino a che non mi sono fermato nelle Filippine. E’ qui che ho iniziato la mia carriera professionale, in un luogo splendido e ricamato di isole: perfetto per fare surf e cavalcare onde mozzafiato. Era un momento della mia vita che non esito a definire una favola: avevo in previsione il matrimonio e stavano per arrivare conferme importanti per quanto riguarda la casa e il lavoro. Mi ero anche comprato la moto, quando all’improvviso su questa bella favola si è abbattuto un orco cattivo. Correva l’anno 2005, stavo rientrando sulla mia due ruote da un allenamento di pugilato e poi sarei andato a lavoro. Ho commesso un errore, la strada ha fatto la differenza e ho perso il controllo: ho fatto un volo di sette metri da un cavalcavia. Mi hanno portato all’ospedale di Manila dove ho subito un primo intervento, poi un mese e mezzo dopo sono rientrato in Italia”.  

Ancora nelle Filippine per la rinascita in acqua 

“Ho iniziato il percorso di riabilitazione a Firenze, al centro di Careggi. Qui ho incontrato molti ragazzi con i quali ho condiviso le mie esperienze di vita nelle Filippine. Abbiamo parlato dei luoghi, delle persone e del surf. Lentamente ho messo a fuoco la voglia di ripartire e mentre ero ancora in ospedale già cercavo di capire via web che cosa avrei potuto fare per tornare in mare una volta uscito. Il percorso da surfista disabile non è stato semplice da affrontare, all’epoca in Italia non c’erano molti praticanti di surf adattato. Ho dovuto attendere cinque anni prima di poter rientrare in acqua e ho voluto che ciò accadesse nelle Filippine, dove sono tornato con degli amici. Nel tempo mi sono dedicato anche al tennis, al pugilato e al nuoto ma il mio obiettivo era capire come poter fare ancora surf. La svolta fu quando venne creato il primo prototipo di tavola che faceva al caso mio. Posso cavalcarla da sdraiato, mentre normalmente il surfista sta in piedi. E’ chiaro dunque che stiamo parlando di un oggetto con uno shape molto particolare, provvisto di maniglie e contenimenti ad hoc. Con la parte dei cuscini che è importantissima. Così è iniziato il percorso di Surf4All, che da 5 anni a questa parte è divenuta una scuola con sede operativa a Tirrenia, sul litorale pisano, al Bagno degli Americani”.  

La scuola, l’amore per il mare e la nuova vita

“Il mare non fa distinzioni, accoglie tutti quelli che lo vogliono affrontare. Bisogna rispettarlo sempre e anche chi condivide il mare con te. Il pensiero di buttarmi a prendere le onde mi dà la forza di andare avanti, è per questo che ho voluto dar vita all’associazione Happy Wheels e alla scuola di surf. Qui, grazie alle tavole speciali e all’aiuto degli istruttori, diamo la possibilità di andare in mare a persone con disabilità fisiche e motorie ma anche visive e percettive oltre che sensoriali: quando si raggiunge la spiaggia e si entra in acqua si abbassa ogni barriera. La componente umana ed empatica è legata al concetto di accessibilità ed è cruciale il supporto che arriva dalla famiglia e dagli amici. A giugno torneremo con le attività e gli eventi legati alla scuola di surf: offriremo un calendario ricco, sempre nel rispetto di regole e decreti. Per quanto mi riguarda, avendo praticato per anni il surf ero avvantaggiato rispetto ad altri atleti disabili e così a livello agonistico ho collezionato nel tempo diversi successi prendendo parte a tre mondiali, un campionato europeo e gare internazionali alle Hawaii, in Spagna, Inghilterra e Portogallo. Adesso mi trovo proprio in Spagna, in Andalusia, per allenarmi in vista delle competizioni future: sono qui da ottobre e con me c’è la mia fidanzata Beatrice, che mi supporta e sostiene in tutto. Lo scorso anno sono saltati i mondiali, speriamo in una riapertura e di tornare presto a fare normalmente sport. Cosa penso oggi? Che quando riesco a planare sulle onde, stare in mare e divertirmi mi esce il sorriso. L’umore cambia e divento un’altra persona, che vive in simbiosi perfetta con il mare”.