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Home » Lifestyle » Colpo di fulmine in convento: la suora e il monaco innamorati nonostante la clausura

Colpo di fulmine in convento: la suora e il monaco innamorati nonostante la clausura

Lisa Tinkler a 19 anni è entrata in convento come suor Mary Elizabeth. Qui, un incontro del destino con il monaco carmelitano Robert ha cambiato la loro vita

Marianna Grazi
2 Gennaio 2023
Il monaco Robert e Lisa Tinkler, ex suora carmelitana (BBC)

Il monaco Robert e Lisa Tinkler, ex suora carmelitana (BBC)

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Cosa succede quando il colpo di fulmine arriva in chiesa? Suor Mary Elizabeth viveva un’esistenza austera e silenziosa, trascorrendo la maggior parte dei giorni nella sua cella di carmelitana, nel nord dell’Inghilterra. Ma un incontro fugace nel salone del convento di Preston, nel Lancashire, con un monaco altrettanto devoto, 24 anni dopo aver preso il velo ed essere entrata nell’ordine, le avrebbe cambiato completamente la vita. Bastarono poche parole, un messaggino che la lasciò sbigottita: “Vuoi lasciare il tuo ordine e sposarmi?“.

Il colpo di fulmine in convento

Frate Robert era in visita dal convento delle Carmelitane di Oxford, così la priora e suor Mary Elizabeth avevano chiesto se volesse qualcosa da mangiare. Ma la superiora era stata chiamata per rispondere a una telefonata, così i due sono rimasti soli: “Era la prima volta che stavamo insieme in una stanza. Ci siamo seduti a un tavolo mentre lui mangiava e la priora non è tornata, così sono stata costretta a farlo uscire”, racconta la monaca alla BBC News. Accompagnandolo fuori dalla porta gli sfiorò la manica e racconta di aver sentito una specie di scossa. “Ho sentito una specie di chimica, qualcosa, ed ero un po’ imbarazzata. Ho pensato: accidenti, l’avrà provato anche lui? Quando l’ho lasciato uscire dalla porta è stato piuttosto imbarazzante”. Ricorda che circa una settimana dopo ha ricevuto il messaggio di Robert che le chiedeva se volesse sposarlo. “Ero un po’ scioccata. Portavo il velo, non aveva neanche mai visto il colore dei miei capelli. Non sapeva nulla di me, né della mia educazione. Non conosceva nemmeno il mio nome da donna di mondo”, continua quella che prima di diventare suora, a 19 anni, era Lisa Tinkler, di Middlesbrough.

La vocazione di Lisa: nasce suor Mary Elizabeth

Lisa Tinkler a 19 anni è entrata in monastero come suor Mary Elizabeth (BBC)

La donna, ancora adolescente, era rimasta colpita dal pellegrinaggio di una zia a Lourdes, si era fatta addirittura costruire un altare in cameretta e si recava da sola in una delle chiese cattoliche della sua città, dove era stata presa da un amore travolgente per la Vergine Maria. Un fine settimana di ritiro in monastero, quando era ancora giovanissima, l’ha poi convinta della sua vocazione. In convento, gestito da monache carmelitane, la vita era particolarmente spartana, appartata e severa – ma lei decise che era proprio quella la vita che voleva condurre. “Da allora ho vissuto come un’eremita. Avevamo due momenti di pausa al giorno, di circa mezz’ora, in cui potevamo parlare, altrimenti eri da sola nella tua cella. Non si lavorava mai con nessuno, sempre da sole”, aggiunge l’ex suora. La donna descrive al quotidiano il modo in cui ha sentito il suo “mondo interiore” aprirsi mentre il mondo esterno si chiudeva intorno a lei. Ma quel giorno, nel parlatorio del convento, tutto è cambiato con il tocco di una manica e un messaggio che le chiedeva se volesse abbandonare la vita monastica e sposarsi.

Il monaco polacco a Oxford e la svolta della suora

Suor Mary Elizabeth non ha dato a Robert una risposta alla sua domanda, non sapeva cosa fare. Durante le sue visite da Oxford al santuario dei monaci carmelitani di Preston, era solito celebrare la messa nel vicino monastero e Lisa aveva assistito ai suoi sermoni da dietro una grata. Ascoltando le prediche ha avuto modo di conoscere frammenti di una giovinezza trascorsa in Slesia, in Polonia, vicino al confine con la Germania, e del suo amore per le montagne. Anche se, a suo dire, all’epoca quelle parole non avevano avuto un impatto profondo su di lei. Poi, improvvisamente, le cose sono cambiate. “Non sapevo cosa si provasse a essere innamorati e pensavo che le sorelle potessero vederlo sul mio viso. Così sono diventata piuttosto nervosa – dice Lisa -. Sentivo il cambiamento in me e questo mi spaventava“. Alla fine ha trovato il coraggio di dire alla sua priora che pensava di provare qualcosa per Robert, ma si è sentita rispondere con altrettanta incredulità. “Non riusciva a capire come fosse successo, perché eravamo lì dentro 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sempre sotto la sua sorveglianza. La priora mi chiese come avessi potuto innamorarmi con così pochi incontri”. “Era stata un po’ brusca con me – prosegue – così ho messo i miei pantaloni e lo spazzolino da denti in una borsa e me ne sono andata, e non sono più tornata suor Mary Elizabeth“, racconta Lisa.

Robert, di origine polacca, è monaco carmelitano a Oxford (BBC)

Robert le aveva mandato un messaggio per dirle che quella sera aveva intenzione di andare di nuovo a Preston, a incontrare un amico in un pub vicino. Lisa decise di andare al locale ma invece di essere un momento di gioia, quella notte di novembre 2015 fu gettata in un profondo turbamento. Addirittura, mentre camminava, è stata attraversata da pensieri suicidi: “Ero davvero in difficoltà, pensavo che avrei dovuto impedire che accadesse tutto ciò e che Robert potesse andare avanti con la sua vita. Ma mi chiedevo anche se fosse davvero convinto di sposarsi”. Arrivata al locale ha trovato il coraggio di entrare solo quando ha visto il monaco attraverso una porta aperta. “Quando l’ho vista, il mio cuore si è fermato”, racconta Robert. “Ma in realtà ero paralizzato dalla paura, non dalla gioia, perché in quel momento ho capito che avrei dovuto dedicare la mia vita a Lisa. Ma sapevo anche che non eravamo pronti per questo”, spiega.

La paura per la nuova vita

Pensatore, accademico e teologo, frate carmelitano da 13 anni, si era avvicinato alla vita monastica alla ricerca di un significato durante quella che descrive come una crisi di fede e di identità. Ma è stato un periodo buio, dopo una relazione fallita, che lo ha portato a continuare la sua ricerca in Inghilterra dove, a dispetto della teologia protestante luterana che aveva scelto, è stato in un monastero carmelitano cattolico romano che ha trovato la sua pace. “Non avevo mai pensato di farmi monaco. In effetti, sono sempre stato molto sospettoso nei confronti di questo tipo di espressione di fede”, dichiara oggi alla BBC. Ma aggiunge che l’ordine gli ha insegnato ad abbracciare l’oscurità, le difficoltà e le crisi finché si è sentito appagato. Tuttavia, l’incontro con Lisa – che allora conosceva appena come Suor Mary Elizabeth – ha sconvolto la sua vita. Il messaggio che le aveva inviato, in cui le chiedeva se potevano sposarsi, era praticamente una lotta intellettuale con se stesso. “Quando è apparsa al pub, il piccolo demone che è in me era terrorizzato. Ma la mia paura non era di tipo religioso o spirituale, riguardava solo il modo in cui avrei iniziato una nuova vita a 53 anni“, continua l’uomo.

Le nozze e il nuovo cammino insieme

Il matrimonio di Robert e Lisa (BBC)

Il passaggio alla loro nuova vita è stata complicato, soprattutto all’inizio. “È stato così difficile perché entrambi ci sentivamo così soli e isolati che non sapevamo come andare avanti. Ma ci siamo tenuti per mano e l’abbiamo superato”, racconta l’ex suora. Ciò che ha portato la pace nelle loro esistenze, infatti, è stata la stessa cosa che li ha guidati verso il monachesimo: il legame con la loro fede personale. “Per tutta la vita religiosa ti viene detto che il tuo cuore deve essere indiviso e donato a Dio. Improvvisamente ho sentito come se il mio cuore si stesse espandendo per contenere Robert, ma ho capito che non avrei perso quello che già c’era. Non ho provato nulla di diverso nei confronti di Dio e questo mi ha rassicurato”, aggiunge Lisa, la quale ha trovato lavoro prima in un’impresa di pompe funebri e poi come cappellano di un ospedale. In quanto a Robert, dopo il turbamento per una lettera di Roma che gli diceva che non era più un membro dell’ordine carmelitano, è stato accettato nella Chiesa d’Inghilterra. Lui e Tinkler si sono poi sposati e ora condividono una casa nel villaggio di Hutton Rudby, nel North Yorkshire, dove è stato nominato vicario della chiesa locale. Il cammino verso la nuova vita fuori dal monastero non è concluso, ma Robert e Lisa lo stanno affrontando insieme.

 

 

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  • “The Last of Us”, il videogioco, è diventato serie tv, l’attesa è finita ma non le polemiche che riguardano Bella Ramsey. 

Già apprezzatissima dalla critica internazionale e italiana, la serie racconta una storia che si svolge vent’anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, un sopravvissuto, viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere. Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e l’astro nascente britannico Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. E proprio sull’attrice 19enne che si sono concentrate diverse polemiche da parte dei fan più accaniti del videogame.

In particolare, le accuse rivolte alla giovane attrice riguardavano l’aspetto estetico visto che non è l’esatta copia della Ellie che i fan sono abituati a vedere nel videogioco dove la protagonista ha il volto dell’attrice Ashley Johnson. I commenti cattivi hanno influenzato non poco l’autostima di Ramsey. 

“È la prima volta che reagisco così male a una cosa del genere. Ci sono state volte in cui l’ho trovato divertente. Ma stavolta, alla fine di 10 minuti in cui non avevo fatto altro che leggere queste cose sui social, mi sono ritrovata a mettere giù il telefono, dopo aver capito che forse non era stata una buona idea. Solo recentemente ho accettato di essere Ellie, di poter interpretare questo personaggio e di essere una brava attrice, ma so già che tutto questo durerà qualche settimana e poi penserò di nuovo di essere terribile”.

Inoltre, proprio come nel videogioco, Ellie è dichiaratamente lesbica. Nella realtà, l’attrice britannica ha recentemente parlato di identità di genere, asserendo di essere “non binaria”. 

“Immagino che il mio genere sia sempre stato molto fluido. Qualcuno potrebbe chiamarmi utilizzando ‘lei’ o ‘lui’ e io non ci penserei. Sono solo una persona, essere di un genere precisonon è qualcosa che mi piace particolarmente."

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #thelastofus #bellaramsey
  • “Mi tremano le mani: per la prima volta in tribunale è stato riconosciuto il peso specifico della discriminazione di genere all’interno di un rapporto di lavoro”. Parola di Giovanna Cristina Vivinetto, docente e poeta transessuale che nel 2019 era stata licenziata dall’istituto paritario Kennedy di Roma. 

Quella scuola l’aveva assunta e licenziata dopo tre settimane nel 2019, ma oggi il giudice ha “riconosciuto a tutti gli effetti la discriminazione di genere come causa scatenante il recesso del rapporto lavorativo stipulato”. Già nel 2019, sempre sui social, la professoressa sfogava il suo rammarico. 

“Mi hanno detto che spiego male e sono indietro col programma. Ma probabilmente c’entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto” denunciava la professoressa riportando le motivazioni del licenziamento seguito “a tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39”.

Adesso il Tribunale è dalla parte di Giovanna Cristina Vivinetto. “Ho vinto. Abbiamo vinto. Un varco è stato aperto ed è da qui che possiamo fare entrare la luce. Sono una docente degna di rispetto. Sono una donna transgenderdegna di rispetto. Come dovrebbe essere in ogni caso. Sta a noi decidere in quale direzione cambiare la nostra società. Starò sempre dalla parte di chi lotta ogni giorno per i propri diritti, per non vederseli più calpestare”. 

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #discriminazione #genderrights
  • 🕸Si chiama Mattia Villardita, ha ventinove anni e lavora come impiegato logistico portuale a Vado Ligure, in provincia di Savona. Ma è quando si infila il costume e copre il suo volto con quella maschera che, da generazioni, incanta e fa sognare migliaia di bambini in tutto il mondo, lui diventa Spiderman. E, come il vero supereroe della Marvel, anche Mattia dedica tutto il proprio tempo libero a servizio del prossimo, specialmente dei bambini che riempiono i reparti ospedalieri della sua città, ma anche di tutti gli altri ospedali d’Italia. 

“Quando la situazione lo consente entro dalla finestra, piuttosto che dalla porta. Nel corso degli anni passati nelle corsie ospedaliere a fianco dei bambini affetti dalle peggiori patologie, ho aumentato e migliorato le mie attività facendo esperienza. Cerco di portare stupore e distrazione all’interno di realtà grigie, tristi e noiose come le stanze degli ospedali.”

"Fino all’età di ventidue anni ho subito diversi interventi chirurgici. Da bambino volevo fare il calciatore, lo stuntman oppure il militare, come papà. Ma purtroppo, per ovvi motivi, non ci sono riuscito. Il calcio ho dovuto abbandonarlo perché, pur giocando con con un grosso rialzo nella scarpa, non reggevo i ritmi degli allenamenti. Diventare stuntman neanche a pensarci, secondo i miei dottori, e la carriera militare è stata stroncata sul nascere dal fatto che non superavo le visite mediche militari. Alla fine il destino ha scelto per me, e non poteva scegliere niente di meglio. Da quando ho iniziato a fare il volontario ci metto tutto me stesso, e posso dire di essere nato per diventare quello che sono”.

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