Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » The Dwarf Artist: “Con la mia vita e la mia arte voglio lasciare qualcosa. Quello che appare non determina ciò che sei”

The Dwarf Artist: “Con la mia vita e la mia arte voglio lasciare qualcosa. Quello che appare non determina ciò che sei”

La storia di rinascita del pittore pisano Luca Fagioli. La sua carriera da attore, prima col teatro di strada, "dove la risata è stata l'adrenalina, è stata catartica" poi su palchi importanti. Da non avere niente ad avere tutto, qualcosa si è rotto: l’incidente e il ritorno alla tela, dove giocare tra figure mostruose e colori sgargianti

Matilde Gravili
13 Novembre 2021
Share on FacebookShare on Twitter

In una cucina di Putignano Pisano (Pi), c’è un uomo che dipinge centinaia di quadri e completa stampe dai colori vivacissimi. Luca Fagioli, in arte the Dwarf Artist, è l’autore di queste opere che ricordano i pittori moderni come Picasso e Dalì, ma anche i più contemporanei, come il writer Banksy.
The dwarf artist, come suggerisce il nome da lui scelto, è un uomo affetto da nanismo, ma questo non lo ha mai fermato.

Com’è stata la sua infanzia?
“Da piccolo avevo paura di scendere per strada perché non avevo ancora accettato me stesso. Ho imparato a farlo grazie a mia madre, che mi ha spinto a uscire per farmi affrontare gli altri da subito. Voleva che mi rendessi conto di com’è fatto il mondo, così sarei stato pronto da grande. Da adolescente, poi, ho fatto il liceo artistico, dove ho imparato che l’arte non ha pareti. Oltre ha questo, ho iniziato a fare teatro di strada“.

Cosa ha significato per lei il teatro?
“La mia vita da lì è cambiata, solitamente le persone ridevano di me mentre, da quel momento, ero io a permetterglielo, facendo il clown. Questo è stato catartico, come se fosse adrenalina. Mi sono iscritto a delle scuole di teatro e sono entrato in una compagnia con cui ho fatto i primi spettacoli. La pittura, però, stava diventando pian piano un hobby“.

E poi?
“E poi è capitata un’occasione grossa: andare a Roma per fare un provino per i film. Mi presero e da lì è cominciato il boom. Ho iniziato a lavorare con compagnie piuttosto grosse, fino ad arrivare a Gabriele Lavia, che un giorno mi vide a Torino e mi disse: “Un giorno io lavorerò con te” e per cinque anni lo feci. Ho lavorato al teatro di Parma, in cui ho fatto dodici episodi del Don Chisciotte interpretando Sancho Panza, ho lavorato con la compagnia di Torino. Ho fatto uno spettacolo da solo chiamato “Questione di Centimetri”, un monologo con tre anni di repliche. Non ero più il nano classico da film, messo lì solo come ninnolo, ma facevo parti grandi. Ma chi troppo ha, troppo vuole“.

Cos’è successo?
“Era un momento in cui non tornava più niente, i rapporti andavano male. Il lavoro c’era ma non la concentrazione. Chi è che ne risente di più in queste situazioni? Il fisico: stavo lavorando con Lavia e non mi ero accorto di essermi rotto due vertebre. Una notte sono stato male e mi hanno operato, solo lì se ne sono resi conto. È come se una forza divina mi abbia fatto fermare, perché io non ci riuscivo. I miei arti si sono bloccati, a cinquant’anni mi sono ritrovato immobile a letto. Da lì, la mia vita è ricominciata. Ho ripreso a dipingere, così, nel 2012“.

Com’è stato ritornare all’arte dopo tanto tempo?
“Buttavo tutta la mia rabbia dentro, tutte le mie fissazioni. Con l’arrivo di Sabrina, la mia fidanzata, le cose si sono sbloccate piano piano. Anche lei ama l’arte e mi ha spronato tantissimo. Siamo come due bambini mai cresciuti su certi aspetti e troppo cresciuti sotto altri. Mi sono messo a leggere e a studiare, mi sono avvicinato agli artisti contemporanei e moderni, anche ai graffiti americani e tedeschi“.

I suoi dipinti sono vivacissimi e pieni di oggetti, persone, animali. Come mai?
“Mi piace frantumare e deformare le figure. Forse è un fatto personale, con la perfezione è tutto scontato. Lavorando in questo modo analizzo quello che vedo, vado in profondità, spacco ciò che vedo e spio cosa c’è dentro. Mi piace giocare con i colori che sono l’anima dei miei dipinti. Le mie figure sono quasi mostruose, mai perfette. Fare fisioterapia con persone focomeliche (affette da una grave malformazione per cui gli arti superiori e/o inferiori non sono sviluppati in parte o in toto, ndr). mi ha aiutato ad arrivarci: all’inizio fanno paura e poi, quando ci sei dentro, ti accorgi che non è niente, è solo un fatto estetico che non determina la persona. Un albero sradicato è un’opera d’arte, perché racconta di una cosa che era e che poi si è trasformata”.

Da dove viene il suo bisogno di esprimersi dipingendo?
“Secondo me, c’è sempre una sorta di disperazione di fondo, che porta a un’esplosione: la forma d’arte. Gli artisti hanno quasi tutti una vita caotica o sregolata. Forse, noi non siamo reali, non siamo quotidiani: o siamo due giorni indietro o due avanti. Siamo controcorrente e felici di esserlo“.

Che progetti ha per il suo futuro?
“Quattro mesi fa, mi sono ripetuto una citazione di Michel Petrucciani “Se non sono normale, allora voglio essere un’eccezione, un artista eccezionale”. Io voglio lasciare questa vita (il più tardi possibile), essendo stato qualcosa, per un fatto di attaccamento. Io ringrazio la mia vita, perché per due volte mi ha dato la possibilità di fare ciò che mi piace. Le voglio provare tutte, voglio fare una mostra investendo tutto, anima e corpo. Sto facendo stampare delle magliette da Versidiversi. Voglio lasciare qualcosa a tutti”.

Potrebbe interessarti anche

Nessun angolo della Terra è libero dall’inquinamento atmosferico (Ansa)
Scienze e culture

L’inquinamento atmosferico ricopre (quasi) tutta la Terra

23 Marzo 2023
I registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini insieme a Lucy Salani (Instagram)
Attualità

L’addio di Lucy Salani: “Perché, una donna non può chiamarsi Luciano?”

23 Marzo 2023
Gianina Marin mette a paragone con un post su Instagram com'è oggi e com'era ai tempi della malattia
Sport

Gianina Marin: “Ero anoressica, ora vado a Miss Universo”

23 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

In una cucina di Putignano Pisano (Pi), c'è un uomo che dipinge centinaia di quadri e completa stampe dai colori vivacissimi. Luca Fagioli, in arte the Dwarf Artist, è l’autore di queste opere che ricordano i pittori moderni come Picasso e Dalì, ma anche i più contemporanei, come il writer Banksy. The dwarf artist, come suggerisce il nome da lui scelto, è un uomo affetto da nanismo, ma questo non lo ha mai fermato.

Com'è stata la sua infanzia? "Da piccolo avevo paura di scendere per strada perché non avevo ancora accettato me stesso. Ho imparato a farlo grazie a mia madre, che mi ha spinto a uscire per farmi affrontare gli altri da subito. Voleva che mi rendessi conto di com'è fatto il mondo, così sarei stato pronto da grande. Da adolescente, poi, ho fatto il liceo artistico, dove ho imparato che l'arte non ha pareti. Oltre ha questo, ho iniziato a fare teatro di strada".

Cosa ha significato per lei il teatro? "La mia vita da lì è cambiata, solitamente le persone ridevano di me mentre, da quel momento, ero io a permetterglielo, facendo il clown. Questo è stato catartico, come se fosse adrenalina. Mi sono iscritto a delle scuole di teatro e sono entrato in una compagnia con cui ho fatto i primi spettacoli. La pittura, però, stava diventando pian piano un hobby".

E poi? "E poi è capitata un'occasione grossa: andare a Roma per fare un provino per i film. Mi presero e da lì è cominciato il boom. Ho iniziato a lavorare con compagnie piuttosto grosse, fino ad arrivare a Gabriele Lavia, che un giorno mi vide a Torino e mi disse: "Un giorno io lavorerò con te" e per cinque anni lo feci. Ho lavorato al teatro di Parma, in cui ho fatto dodici episodi del Don Chisciotte interpretando Sancho Panza, ho lavorato con la compagnia di Torino. Ho fatto uno spettacolo da solo chiamato "Questione di Centimetri", un monologo con tre anni di repliche. Non ero più il nano classico da film, messo lì solo come ninnolo, ma facevo parti grandi. Ma chi troppo ha, troppo vuole".

Cos'è successo? "Era un momento in cui non tornava più niente, i rapporti andavano male. Il lavoro c'era ma non la concentrazione. Chi è che ne risente di più in queste situazioni? Il fisico: stavo lavorando con Lavia e non mi ero accorto di essermi rotto due vertebre. Una notte sono stato male e mi hanno operato, solo lì se ne sono resi conto. È come se una forza divina mi abbia fatto fermare, perché io non ci riuscivo. I miei arti si sono bloccati, a cinquant'anni mi sono ritrovato immobile a letto. Da lì, la mia vita è ricominciata. Ho ripreso a dipingere, così, nel 2012".

Com'è stato ritornare all’arte dopo tanto tempo? "Buttavo tutta la mia rabbia dentro, tutte le mie fissazioni. Con l'arrivo di Sabrina, la mia fidanzata, le cose si sono sbloccate piano piano. Anche lei ama l’arte e mi ha spronato tantissimo. Siamo come due bambini mai cresciuti su certi aspetti e troppo cresciuti sotto altri. Mi sono messo a leggere e a studiare, mi sono avvicinato agli artisti contemporanei e moderni, anche ai graffiti americani e tedeschi".

I suoi dipinti sono vivacissimi e pieni di oggetti, persone, animali. Come mai? "Mi piace frantumare e deformare le figure. Forse è un fatto personale, con la perfezione è tutto scontato. Lavorando in questo modo analizzo quello che vedo, vado in profondità, spacco ciò che vedo e spio cosa c’è dentro. Mi piace giocare con i colori che sono l'anima dei miei dipinti. Le mie figure sono quasi mostruose, mai perfette. Fare fisioterapia con persone focomeliche (affette da una grave malformazione per cui gli arti superiori e/o inferiori non sono sviluppati in parte o in toto, ndr). mi ha aiutato ad arrivarci: all'inizio fanno paura e poi, quando ci sei dentro, ti accorgi che non è niente, è solo un fatto estetico che non determina la persona. Un albero sradicato è un'opera d'arte, perché racconta di una cosa che era e che poi si è trasformata".

Da dove viene il suo bisogno di esprimersi dipingendo? "Secondo me, c’è sempre una sorta di disperazione di fondo, che porta a un’esplosione: la forma d'arte. Gli artisti hanno quasi tutti una vita caotica o sregolata. Forse, noi non siamo reali, non siamo quotidiani: o siamo due giorni indietro o due avanti. Siamo controcorrente e felici di esserlo".

Che progetti ha per il suo futuro? "Quattro mesi fa, mi sono ripetuto una citazione di Michel Petrucciani "Se non sono normale, allora voglio essere un'eccezione, un artista eccezionale". Io voglio lasciare questa vita (il più tardi possibile), essendo stato qualcosa, per un fatto di attaccamento. Io ringrazio la mia vita, perché per due volte mi ha dato la possibilità di fare ciò che mi piace. Le voglio provare tutte, voglio fare una mostra investendo tutto, anima e corpo. Sto facendo stampare delle magliette da Versidiversi. Voglio lasciare qualcosa a tutti".

Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto