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Home » Lifestyle » Togli un piatto a tavola per evitare sprechi. Sempre più cibo finisce nella pattumiera, mentre il resto del mondo ha fame

Togli un piatto a tavola per evitare sprechi. Sempre più cibo finisce nella pattumiera, mentre il resto del mondo ha fame

Domenico Guarino
17 Settembre 2021
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Una panzanella salverà il mondo. E, se vogliamo, anche una frittata di pasta o una ribollita. Cibo da scarti di cibo, per evitare che, come accade, ogni anno venga sprecato un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su un’economia già duramente colpita dall’emergenza Covid.

Un vero e proprio paradosso se si considera che ad oggi sono 2,37 miliardi le persone che non hanno accesso a un’alimentazione sana, dati Onu del 2020, in aumento di quasi 320 milioni in un anno.

 

Magnate, arabi, ma buttate meno. Russi virtuosi

 

Nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno circa 67 kg di cibo all’anno per abitante, per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate che vede il nostro Paese al dodicesimo posto della classifica degli “spreconi” dei Paesi del G20. E se si considera solo l’Unione Europea, emerge che i cittadini del Belpaese sono più responsabili dei cugini francesi che in un anno gettano alimentari per 85 chili a testa e tedeschi (75 kg) mentre gli inglesi appena usciti sono a quota 77 kg.

Al vertice della classifica mondiale degli ‘spreconi’ troviamo invece gli sceicchi dell’Arabia Saudita con 105 kg di prodotti alimentari che finiscono nella spazzatura, davanti ad Australia con 102 chili e al Messico con 94 chili, mentre i più virtuosi sono russi (appena 33 chili di cibo buttato), sudafricani (40 chili) e indiani (50 chili).

“Un problema drammatico dal punto di vista etico oltre che economico” denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Che sottolinea “il fenomeno determina anche – precisa la Coldiretti – effetti dirompenti sull’economia, sulla sostenibilità e sul piano ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti: si stima, infatti, che le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentino l’8-10% del totale dei gas serra”.

Dove c’è spreco c’è casa

Colpa della grande distribuzione direte voi? Mica vero (almeno questa volta): a guidare la classifica degli sprechi sono le abitazioni private – rileva Coldiretti che ha diffuso i dati in occasione del G20 di Firenze dove proprio lo spreco è uno dei grandi temi al centro del summit– dove mediamente  si butta  circa l’11% del cibo acquistato mentre mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%.

Ecco che i buoni piatti della tradizione, quelli risalenti agli anni in cui sprecare cibo non solo non era previsto ma non era nemmeno possibile, vista la penuria generale, diventano il vademecum per un mondo più sostenibile e giusto.

 

La pandemia ci ha resi risparmiosi

 Ed infatti, negli ultimi anni, e soprattutto ‘grazie’ alla pandemia più di un italiano su due (55%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno dalla riscoperta in cucina degli avanzi al ritorno ai fornelli per preparare le conserve fino ad una maggiore attenzione alla scelte di acquisto nella spesa quotidiana. Con l’inizio dell’autunno in quasi una famiglia italiana su tre (31%)ha dichiarato di voler cimentarsi nella preparazione della passata di pomodoro, ma anche di conserve e marmellate fai da te. Sempre secondo l’indagine di Coldiretti, maggiore attenzione rispetto al passato viene riservata anche alla scelta delle materie prime che spesso vengono acquistate direttamente dai produttori agricoli in azienda, nelle botteghe o nei mercati degli agricoltori a chilometro zero.

L’allenamento a un più efficiente utilizzo del cibo si traduce anche in una maggiore attenzione nella gestione quotidiana della tavola a partire dagli avanzi. “Nei piatti degli italiani – continua la Coldiretti – sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo un’ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come – rileva la Coldiretti –  ribollita toscana, canederli trentini, pinza veneta o al sud la frittata di pasta”.

La classifica degli spreconi nel G20

 

Paese

Chili di cibo pro capite gettati

nella spazzatura all’anno

1.    Arabia Saudita

105 kg

2.    Australia

102 kg

3.    Messico

94 kg

4.    Turchia

93 kg

5.    Francia

85 kg

6.    Canada

79 kg

7.    Indonesia

77 kg

8.    Gran Bretagna

77 kg

9.    Germania

75 kg

10. Argentina 

72 kg

11. Corea

71 kg

12. Italia

67 kg

13. Cina

64 kg

14. Giappone

64 kg

15. Brasile

60 kg

16. Stati Uniti

59 kg

17. India

50 kg

18. Sud Africa

40 kg

19. Russia

33 kg

Fonte: elaborazioni Coldiretti su dati Onu

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«Ho ricevuto un messaggio dalla scuola... hanno messo tutti i bambini in classe perché c’era dell’attività della polizia e il mio cuore è esploso di paura. Per fortuna non è successo niente perciò sto tornando a casa. Però l’idea che mia figlia di 7 anni, suona l’allarme a scuola e deve di corsa andare in classe e chiudersi a chiave... è assurdo.»

Dopo la preoccupazione, ha postato una nuova storia in cui ha rassicurato tutti, annunciando la buona riuscita dell’operazione.

#lucenews #lucelanazione #biancabalti
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Una panzanella salverà il mondo. E, se vogliamo, anche una frittata di pasta o una ribollita. Cibo da scarti di cibo, per evitare che, come accade, ogni anno venga sprecato un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto, con un impatto devastante sull’ambiente e sul clima, oltre che su un’economia già duramente colpita dall’emergenza Covid.

Un vero e proprio paradosso se si considera che ad oggi sono 2,37 miliardi le persone che non hanno accesso a un’alimentazione sana, dati Onu del 2020, in aumento di quasi 320 milioni in un anno.

 

Magnate, arabi, ma buttate meno. Russi virtuosi

 

Nelle case italiane si gettano mediamente ogni anno circa 67 kg di cibo all’anno per abitante, per un totale di oltre 4 milioni di tonnellate che vede il nostro Paese al dodicesimo posto della classifica degli “spreconi” dei Paesi del G20. E se si considera solo l’Unione Europea, emerge che i cittadini del Belpaese sono più responsabili dei cugini francesi che in un anno gettano alimentari per 85 chili a testa e tedeschi (75 kg) mentre gli inglesi appena usciti sono a quota 77 kg.

Al vertice della classifica mondiale degli ‘spreconi’ troviamo invece gli sceicchi dell’Arabia Saudita con 105 kg di prodotti alimentari che finiscono nella spazzatura, davanti ad Australia con 102 chili e al Messico con 94 chili, mentre i più virtuosi sono russi (appena 33 chili di cibo buttato), sudafricani (40 chili) e indiani (50 chili).

“Un problema drammatico dal punto di vista etico oltre che economico” denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Che sottolinea “il fenomeno determina anche – precisa la Coldiretti – effetti dirompenti sull’economia, sulla sostenibilità e sul piano ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti: si stima, infatti, che le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentino l’8-10% del totale dei gas serra”.

Dove c'è spreco c'è casa

Colpa della grande distribuzione direte voi? Mica vero (almeno questa volta): a guidare la classifica degli sprechi sono le abitazioni private – rileva Coldiretti che ha diffuso i dati in occasione del G20 di Firenze dove proprio lo spreco è uno dei grandi temi al centro del summit– dove mediamente  si butta  circa l’11% del cibo acquistato mentre mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%.

Ecco che i buoni piatti della tradizione, quelli risalenti agli anni in cui sprecare cibo non solo non era previsto ma non era nemmeno possibile, vista la penuria generale, diventano il vademecum per un mondo più sostenibile e giusto.

 

La pandemia ci ha resi risparmiosi

 Ed infatti, negli ultimi anni, e soprattutto ‘grazie’ alla pandemia più di un italiano su due (55%) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno dalla riscoperta in cucina degli avanzi al ritorno ai fornelli per preparare le conserve fino ad una maggiore attenzione alla scelte di acquisto nella spesa quotidiana. Con l’inizio dell’autunno in quasi una famiglia italiana su tre (31%)ha dichiarato di voler cimentarsi nella preparazione della passata di pomodoro, ma anche di conserve e marmellate fai da te. Sempre secondo l’indagine di Coldiretti, maggiore attenzione rispetto al passato viene riservata anche alla scelta delle materie prime che spesso vengono acquistate direttamente dai produttori agricoli in azienda, nelle botteghe o nei mercati degli agricoltori a chilometro zero.

L’allenamento a un più efficiente utilizzo del cibo si traduce anche in una maggiore attenzione nella gestione quotidiana della tavola a partire dagli avanzi. “Nei piatti degli italiani – continua la Coldiretti – sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo un'ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come – rileva la Coldiretti –  ribollita toscana, canederli trentini, pinza veneta o al sud la frittata di pasta”.

La classifica degli spreconi nel G20

 

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2.    Australia

102 kg

3.    Messico

94 kg

4.    Turchia

93 kg

5.    Francia

85 kg

6.    Canada

79 kg

7.    Indonesia

77 kg

8.    Gran Bretagna

77 kg

9.    Germania

75 kg

10. Argentina 

72 kg

11. Corea

71 kg

12. Italia

67 kg

13. Cina

64 kg

14. Giappone

64 kg

15. Brasile

60 kg

16. Stati Uniti

59 kg

17. India

50 kg

18. Sud Africa

40 kg

19. Russia

33 kg

Fonte: elaborazioni Coldiretti su dati Onu

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