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Home » Lifestyle » Tre donne in fuga dall’Ucraina con le loro cagnoline: la separazione e il nuovo abbraccio

Tre donne in fuga dall’Ucraina con le loro cagnoline: la separazione e il nuovo abbraccio

Olya ha guidato per oltre 15 ore per portare sua figlia in salvo dalla guerra e la madre 83enne, con il bacino rotto, in un ospedale romeno, al sicuro. Grazie a Save The Dogs sono anche riuscite e non lasciare indietro la loro chihuahua Bielka

Marianna Grazi
23 Aprile 2022
Olya e Arina riabbracciano Bielka

Olya e Arina, mamma e figlia ucraine, riabbracciano la loro cagnolina Bielka

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Bielka-chihuahua-fuga-ucraina
Bielka è l’anziana chihuahua di Galina, Olya e Arina affidata per un giorno a Save The Dogs

In fuga con le loro cagnoline dalla città di Kherson, in Ucraina. La storia di tre donne, tre generazioni, dalla nonna 83enne Galina, a mamma Olya alla nipote Arina, che sono riuscite a scappare dall’inferno della guerra portando con sé Feia e Bielka, le loro due amiche a quattro zampe, aiutate anche dalle operatrici di Save The Dogs. L’associazione, fondata in Romania nel 2002, da quasi due mesi si sta occupando di salvare quanti più animali possibili dalla guerra, aiutando i padroni nella fuga. Anche in questo caso le volontarie si sono prese cura di uno dei due animali nel momento in cui la famiglia si è trovata in difficoltà a portarlo con sé, per poi provvedere al ricongiungimento tra l’anziana chihuahua e le sue padrone.

La fuga verso la Romania

A causa della guerra scoppiata il 24 febbraio scorso in Ucraina anche a loro città, Kherson, nella regione meridionale del Paese, è stata bombardata dalle truppe russe nemiche. L’anziana 83enne, con problemi di cuore, si sente male e cadendo si rompe il bacino. Per la figlia e la nipote non rimane che una cosa da fare: raccogliere in fretta i pochi oggetti indispensabili e, con le cagnoline al seguito, partire in macchina alla volta della Romania. L’obiettivo di Olya è portare quanto prima la madre Galina – stesa sul sedile posteriore, incapace di muoversi e attraversata da dolori atroci – in un ospedale, al sicuro. Dopo un viaggio di oltre 15 ore al volante della sua auto, le tre sono riuscite ad arrivare a Isaccea, alla frontiera fluviale con lo stato vicino. Qui alla nonna viene dato un antidolorifico ma la famiglia deve subito proseguire la sua corsa verso l’ospedale di Tulcea. Olya, però, non sa se troverà una sistemazione che consenta anche alle due cagnoline di restare insieme a loro, per questo alla frontiera ha deciso a malincuore di separarsi temporaneamente da Bielka, la più anziana delle due, affidandola alle operatrici di Save The Dog.

La volontaria di Save the Dogs che ha accudito Bielka
La volontaria di Save the Dogs che ha accudito Bielka

La separazione da Bielka

“Abbiamo accolto questa famiglia nel nostro punto di assistenza: la nonna urlava dal dolore dopo aver viaggiato per molte ore stesa sul sedile posteriore dell’auto; la figlia Olya e la nipotina Arina piangevano esauste dopo un viaggio pieno di rischi –dichiara Sara Turetta, Presidente di Save the Dogs –. È stato uno strazio vederle così. Appena ci hanno detto della loro difficoltà abbiamo proposto di tenere noi la piccola Bielka, per dare loro modo di trovare una sistemazione, visto il lungo viaggio e le difficoltà che avevano già affrontato per arrivare fin qui. Le abbiamo rassicurate che ci saremmo occupate di organizzare il ricongiungimento appena fosse possibile per riportare Bielka tra le loro braccia – aggiunge Turetta –. Abbiamo visto una famiglia molto unita e legata ai propri cani: vederle di nuovo riunite il giorno dopo è stata una grande gioia per tutti noi”.

L’impegno di Save The Dogs nella guerra in Ucraina

Bielka in viaggio verso Tulcea
Bielka in viaggio verso Tulcea

Già perché la separazione tra le tre donne e la loro amata chihuahua è durata appena un giorno, il tempo necessario per riuscire ad arrivare nel capoluogo del distretto romeno di Tulcea e far ricoverare Galina in ospedale. Qui Olya e Arina sono state raggiunte da un volontario che con il suo furgone ha riaccompagnato Bielka tra le braccia delle sue padrone. Una pensione poco lontano dal nosocomio infatti ha accettato di accogliere mamma e figlia e le due cagnoline, in attesa che la nonna venga dimessa.
Questo è il terzo ricongiungimento realizzato da Save The Dogs dall’inizio della guerra in Ucraina. L’associazione ha istituito un punto di assistenza fisso alla frontiera di Isaccea, dal quale ha già aiutato oltre 600 persone con animali al seguito, ha inviato a 7 rifugi e a centinaia di volontari della regione di Odessa 30 tonnellate di cibo e ha consegnato 385 trasportini per permettere alle famiglie in fuga di proseguire il viaggio con i loro cani e gatti. Nella sede rumena di Cernavoda, invece, le operatrici si stanno prendendo cura dei 30 cani arrivati dal rifugio Loving Hearts di Odessa, in attesa di trovare una famiglia per loro in Svezia.

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  • Addio alle distinzioni di genere all’Università di Pisa. Arrivano i bagni ‘genderless’, adottati per superare le categorizzazioni uomo-donna, che identificano il genere, e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. 

“È un atto di civiltà per dichiarare in modo fermo il nostro essere un’Università aperta, in cui la differenza è una ricchezza e le discriminazioni non hanno diritto alla cittadinanza", dichiara il rettore Paolo Mancarella.

Sono 86 quelli attivi dal 29 giugno in tutta l’Università di Pisa, la prima in Toscana e tra le prime in Italia ad adottare questa misura. 

"Mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di cambiamenti e che possa essere di ispirazione per le altre università e scuole”, ha commentato Geremia, studente diventato in poco tempo il simbolo della battaglia per l’ottenimento della carriera alias. 

Di Gabriele Masiero e Ilaria Vallerini ✍

#lucenews #lucelanazione #universitàdipisa #unipi #bagnigenderless #genderless #geremia #genderrightsandequality
  • La decisione della Corte suprema americana di abolire il diritto all’aborto come principio costituzionale ha scatenato una vera e propria ondata di terrore anche al di fuori dei confini Usa. Una scelta che ha immediatamente sancito una sorta di condanna per milioni di donne in America ma che ha fatto indignare anche cittadini e cittadine di altri Paesi, non ultimi quelli italiani.

La sola legge 194 non basta più.

Anche se il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere e i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo, a spaventare è l’indagine “Mai Dati!” condotta su oltre 180 strutture dalla professoressa Chiara Lalli e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni.

Il quadro che emerge è drammatico: sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie nazionali con il 100% di personale sanitario obiettore, tra ginecologi, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.

A rimetterci, come sempre, sono però le persone, le donne.

L
  • “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. 

A dichiararlo è Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio. 

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

L’intervista completa a cura di Ilaria Vallerini è disponibile sul sito ✨

#lucenews #lucelanazione #saralorusso #ourgeneration #queerlove #pridemonth #proudtobepride #studenthotelfirenze
  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
Bielka-chihuahua-fuga-ucraina
Bielka è l'anziana chihuahua di Galina, Olya e Arina affidata per un giorno a Save The Dogs
In fuga con le loro cagnoline dalla città di Kherson, in Ucraina. La storia di tre donne, tre generazioni, dalla nonna 83enne Galina, a mamma Olya alla nipote Arina, che sono riuscite a scappare dall'inferno della guerra portando con sé Feia e Bielka, le loro due amiche a quattro zampe, aiutate anche dalle operatrici di Save The Dogs. L'associazione, fondata in Romania nel 2002, da quasi due mesi si sta occupando di salvare quanti più animali possibili dalla guerra, aiutando i padroni nella fuga. Anche in questo caso le volontarie si sono prese cura di uno dei due animali nel momento in cui la famiglia si è trovata in difficoltà a portarlo con sé, per poi provvedere al ricongiungimento tra l'anziana chihuahua e le sue padrone.

La fuga verso la Romania

A causa della guerra scoppiata il 24 febbraio scorso in Ucraina anche a loro città, Kherson, nella regione meridionale del Paese, è stata bombardata dalle truppe russe nemiche. L'anziana 83enne, con problemi di cuore, si sente male e cadendo si rompe il bacino. Per la figlia e la nipote non rimane che una cosa da fare: raccogliere in fretta i pochi oggetti indispensabili e, con le cagnoline al seguito, partire in macchina alla volta della Romania. L’obiettivo di Olya è portare quanto prima la madre Galina – stesa sul sedile posteriore, incapace di muoversi e attraversata da dolori atroci – in un ospedale, al sicuro. Dopo un viaggio di oltre 15 ore al volante della sua auto, le tre sono riuscite ad arrivare a Isaccea, alla frontiera fluviale con lo stato vicino. Qui alla nonna viene dato un antidolorifico ma la famiglia deve subito proseguire la sua corsa verso l’ospedale di Tulcea. Olya, però, non sa se troverà una sistemazione che consenta anche alle due cagnoline di restare insieme a loro, per questo alla frontiera ha deciso a malincuore di separarsi temporaneamente da Bielka, la più anziana delle due, affidandola alle operatrici di Save The Dog.
La volontaria di Save the Dogs che ha accudito Bielka
La volontaria di Save the Dogs che ha accudito Bielka

La separazione da Bielka

“Abbiamo accolto questa famiglia nel nostro punto di assistenza: la nonna urlava dal dolore dopo aver viaggiato per molte ore stesa sul sedile posteriore dell’auto; la figlia Olya e la nipotina Arina piangevano esauste dopo un viaggio pieno di rischi –dichiara Sara Turetta, Presidente di Save the Dogs –. È stato uno strazio vederle così. Appena ci hanno detto della loro difficoltà abbiamo proposto di tenere noi la piccola Bielka, per dare loro modo di trovare una sistemazione, visto il lungo viaggio e le difficoltà che avevano già affrontato per arrivare fin qui. Le abbiamo rassicurate che ci saremmo occupate di organizzare il ricongiungimento appena fosse possibile per riportare Bielka tra le loro braccia – aggiunge Turetta –. Abbiamo visto una famiglia molto unita e legata ai propri cani: vederle di nuovo riunite il giorno dopo è stata una grande gioia per tutti noi".

L'impegno di Save The Dogs nella guerra in Ucraina

Bielka in viaggio verso Tulcea
Bielka in viaggio verso Tulcea

Già perché la separazione tra le tre donne e la loro amata chihuahua è durata appena un giorno, il tempo necessario per riuscire ad arrivare nel capoluogo del distretto romeno di Tulcea e far ricoverare Galina in ospedale. Qui Olya e Arina sono state raggiunte da un volontario che con il suo furgone ha riaccompagnato Bielka tra le braccia delle sue padrone. Una pensione poco lontano dal nosocomio infatti ha accettato di accogliere mamma e figlia e le due cagnoline, in attesa che la nonna venga dimessa. Questo è il terzo ricongiungimento realizzato da Save The Dogs dall’inizio della guerra in Ucraina. L’associazione ha istituito un punto di assistenza fisso alla frontiera di Isaccea, dal quale ha già aiutato oltre 600 persone con animali al seguito, ha inviato a 7 rifugi e a centinaia di volontari della regione di Odessa 30 tonnellate di cibo e ha consegnato 385 trasportini per permettere alle famiglie in fuga di proseguire il viaggio con i loro cani e gatti. Nella sede rumena di Cernavoda, invece, le operatrici si stanno prendendo cura dei 30 cani arrivati dal rifugio Loving Hearts di Odessa, in attesa di trovare una famiglia per loro in Svezia.

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