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Home » Lifestyle » Tumore al seno, le terapie integrate aiutano ma solo una donna su due le conosce

Tumore al seno, le terapie integrate aiutano ma solo una donna su due le conosce

L'esperta: "Numerose evidenze scientifiche dimostrano l'efficacia nel migliorare la qualità della vita delle pazienti"

Maurizio Costanzo
29 Gennaio 2023
Il 54% delle donne con carcinoma mammario non ha utilizzato una o più terapie integrate

Il 54% delle donne con carcinoma mammario non ha utilizzato una o più terapie integrate

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Un grande aiuto per le donne in cura contro un carcinoma mammario può arrivare dalle cosiddette “terapie integrate”. Dallo yoga all’agopuntura, dalla nutrizione personalizzata a specifici programmi di fitness, fino a consulenze psicologiche e integratori naturali. I benefici sono importanti, per esempio riescono a rendere i trattamenti più sopportabili. Tuttavia nel nostro Paese meno di una paziente su due con tumore al seno ricorre a questo tipo di terapie, il più delle volte perché nessuno gliene parla o per assenza di disponibilità nella struttura in cui sono in cura. Ad alzare il velo su questa carenza sono gli specialisti della Rete oncologica pazienti Italia (Ropi), in una ricerca sull’argomento presentata in occasione del primo incontro “Terapie integrate e carcinoma mammario” che si è tenuto a Roma presso la Fondazione Policlinico “Gemelli” per favorire l’aderenza terapeutica e renderla anche più efficace.

Le terapie integrate possono essere di grande aiuto per le donne in cura contro un carcinoma mammario
Le terapie integrate possono essere di grande aiuto per le donne in cura contro un carcinoma mammario

La ricerca sulle pazienti

La ricerca è stata condotta attraverso l’analisi delle risposte a circa 200 questionari sottoposti a pazienti con carcinoma mammario avanzato in fase precoce e in fase avanzata, in cura in diverse strutture in Italia, in un periodo che va da ottobre a dicembre 2022. Dai risultati è emerso che solo il 46% delle donne con carcinoma mammario ha utilizzato una o più terapie integrate. Di queste donne, il 74% ne ha avuto accesso al di fuori del Ssn e ne ha usufruito per gestire meglio gli effetti collaterali, sia fisici che psicologici, delle terapie e della malattia. Tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente ci sono le cosiddette “discipline body-mind” (22%), tra cui lo yoga, il tai chi, il Qui gong, la mindfullness; e in egual misura (22%) le cosiddette “terapie complementari”, cioè agopuntura, shiatsu, riflessologia. Seguono l’arteterapia (5%), la musicoterapia (2%) e altre non ben specificate.

Yoga e agopuntura tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente
Yoga e agopuntura tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente

I benefici delle terapie integrate

Oltre a rendere i trattamenti più sopportabili, le terapie integrate favoriscono l’aderenza terapeutica e la rendono anche più efficace, riducendo gli effetti collaterali. “Le terapie integrate in oncologia consistono nella combinazione di cure mediche standard con trattamenti complementari, al fine di migliorare la tolleranza alle terapie antitumorali e nella promozione di stili di vita salutari – spiega Stefania Gori, direttore del Dipartimento Oncologico Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella e presidente Ropi -. Promuovere sani stili di vita può ridurre il rischio di recidive tumorali o l’insorgenza di secondi tumori legati al persistere di abitudini comportamentali a rischio”. È lunga la lista delle terapie integrate incluse nelle linee guida della Sio (Society for integrative oncology) accettate anche dalla Società americana di oncologia medica (Asco): musicoterapia, meditazione e yoga per la riduzione dell’ansia/stress; meditazione, rilassamento, yoga, massaggi e musicoterapia per la depressione/disturbi dell’umore; meditazione e yoga per migliorare la qualità della vita; digitopressione e agopuntura per ridurre la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia.

Tumore al seno: le terapie integrate aiutano
Tumore al seno: le terapie integrate aiutano

Terapie integrate, queste “sconosciute”

“Nonostante il 96% delle pazienti ritiene di aver tratto beneficio dalle terapie integrative – riferisce Alessandra Fabi, responsabile della Medicina di precisione neoplasia della mammella al Policlinico universitario Gemelli Irccs – il 54% delle donne con carcinoma mammario non ne ha utilizzata neanche una. La metà di queste pazienti perché non ne ha sentito parlare, il 30% perché non ne ha voglia e tempo, e il 15% perché non ha possibilità di accedervi nella zona in cui vive”. Tra le pazienti che hanno ricorso alle terapie integrate, il 51% si è rivolto a professionisti privati e solo il 21% ne ha usufruito presso il proprio centro di cura. Mentre il 23% ha avuto accesso grazie alle associazioni di volontariato. “Nonostante le numerose evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia delle terapie integrate nel migliorare la qualità della vita delle pazienti e, di conseguenza, anche l’aderenza terapeutica, nonché nel ridurre il rischio recidive, in Italia sono ancora sottoutilizzate – aggiunge Fabi -. Questo perché in parte c’è una scarsa formazione dei medici e in parte perché non tutte le strutture prevedono al loro interno servizi e consulenze mirate a tale scopo. È importante concentrarsi anche sulla ricerca scientifica per sperimentare modalità di nuovi interventi che migliorino la qualità di vita delle pazienti oggi lungosopravviventi”.

Yoga e agopuntura tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente
Yoga e agopuntura tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente

Le “Cenerentole” della ricerca

“I dati indicano chiaramente la necessità di diffondere nozioni relative alle terapie integrate tra gli oncologi e tra quanti gestiscono le pazienti con carcinoma mammario – sottolinea Stefani Gori, presidente Ropi – per permettere la diffusione di una cultura basata sull’evidenza relativa a queste terapie, evitando informazioni non veritiere e il ricorso a terapie alternative da parte delle pazienti. E questo è importante sia per il numero elevato di nuove diagnosi di carcinoma mammario in Italia, nel 2022 è stato infatti il tumore più frequentemente diagnosticato (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), sia per i progressi ottenuti dai trattamenti oncologici nei confronti del carcinoma mammari in fase precoce e in fase metastatica”.

“L’importanza della qualità di vita deve sempre essere un obiettivo della ricerca clinica in ambito oncologico – conclude Massimo Di Maio, direttore dell’Oncologia dell’A.O. Ordine Mauriziano di Torino, e segretario nazionale Aiom -. Questo argomento è stato spesso relegato a endpoint ‘Cenerentola’ della ricerca, ma negli ultimi anni sta acquistando un’importanza crescente per la comunità scientifica e anche nel processo di valutazione dei farmaci da parte delle agenzie regolatorie. La ricerca oncologica deve valorizzare il punto di vista dei pazienti sulle terapie che ricevono. Trovo culturalmente importante che si discuta e si faccia formazione scientifica su questo tema”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Un grande aiuto per le donne in cura contro un carcinoma mammario può arrivare dalle cosiddette "terapie integrate". Dallo yoga all'agopuntura, dalla nutrizione personalizzata a specifici programmi di fitness, fino a consulenze psicologiche e integratori naturali. I benefici sono importanti, per esempio riescono a rendere i trattamenti più sopportabili. Tuttavia nel nostro Paese meno di una paziente su due con tumore al seno ricorre a questo tipo di terapie, il più delle volte perché nessuno gliene parla o per assenza di disponibilità nella struttura in cui sono in cura. Ad alzare il velo su questa carenza sono gli specialisti della Rete oncologica pazienti Italia (Ropi), in una ricerca sull'argomento presentata in occasione del primo incontro "Terapie integrate e carcinoma mammario" che si è tenuto a Roma presso la Fondazione Policlinico "Gemelli" per favorire l'aderenza terapeutica e renderla anche più efficace.
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Yoga e agopuntura tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente
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Oltre a rendere i trattamenti più sopportabili, le terapie integrate favoriscono l'aderenza terapeutica e la rendono anche più efficace, riducendo gli effetti collaterali. "Le terapie integrate in oncologia consistono nella combinazione di cure mediche standard con trattamenti complementari, al fine di migliorare la tolleranza alle terapie antitumorali e nella promozione di stili di vita salutari - spiega Stefania Gori, direttore del Dipartimento Oncologico Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella e presidente Ropi -. Promuovere sani stili di vita può ridurre il rischio di recidive tumorali o l'insorgenza di secondi tumori legati al persistere di abitudini comportamentali a rischio". È lunga la lista delle terapie integrate incluse nelle linee guida della Sio (Society for integrative oncology) accettate anche dalla Società americana di oncologia medica (Asco): musicoterapia, meditazione e yoga per la riduzione dell'ansia/stress; meditazione, rilassamento, yoga, massaggi e musicoterapia per la depressione/disturbi dell'umore; meditazione e yoga per migliorare la qualità della vita; digitopressione e agopuntura per ridurre la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia.
Tumore al seno: le terapie integrate aiutano
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Terapie integrate, queste "sconosciute"

"Nonostante il 96% delle pazienti ritiene di aver tratto beneficio dalle terapie integrative - riferisce Alessandra Fabi, responsabile della Medicina di precisione neoplasia della mammella al Policlinico universitario Gemelli Irccs - il 54% delle donne con carcinoma mammario non ne ha utilizzata neanche una. La metà di queste pazienti perché non ne ha sentito parlare, il 30% perché non ne ha voglia e tempo, e il 15% perché non ha possibilità di accedervi nella zona in cui vive". Tra le pazienti che hanno ricorso alle terapie integrate, il 51% si è rivolto a professionisti privati e solo il 21% ne ha usufruito presso il proprio centro di cura. Mentre il 23% ha avuto accesso grazie alle associazioni di volontariato. "Nonostante le numerose evidenze scientifiche che dimostrano l'efficacia delle terapie integrate nel migliorare la qualità della vita delle pazienti e, di conseguenza, anche l'aderenza terapeutica, nonché nel ridurre il rischio recidive, in Italia sono ancora sottoutilizzate - aggiunge Fabi -. Questo perché in parte c'è una scarsa formazione dei medici e in parte perché non tutte le strutture prevedono al loro interno servizi e consulenze mirate a tale scopo. È importante concentrarsi anche sulla ricerca scientifica per sperimentare modalità di nuovi interventi che migliorino la qualità di vita delle pazienti oggi lungosopravviventi".
Yoga e agopuntura tra le terapie integrate a cui si ricorre maggiormente
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"I dati indicano chiaramente la necessità di diffondere nozioni relative alle terapie integrate tra gli oncologi e tra quanti gestiscono le pazienti con carcinoma mammario - sottolinea Stefani Gori, presidente Ropi - per permettere la diffusione di una cultura basata sull'evidenza relativa a queste terapie, evitando informazioni non veritiere e il ricorso a terapie alternative da parte delle pazienti. E questo è importante sia per il numero elevato di nuove diagnosi di carcinoma mammario in Italia, nel 2022 è stato infatti il tumore più frequentemente diagnosticato (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), sia per i progressi ottenuti dai trattamenti oncologici nei confronti del carcinoma mammari in fase precoce e in fase metastatica". "L'importanza della qualità di vita deve sempre essere un obiettivo della ricerca clinica in ambito oncologico - conclude Massimo Di Maio, direttore dell'Oncologia dell'A.O. Ordine Mauriziano di Torino, e segretario nazionale Aiom -. Questo argomento è stato spesso relegato a endpoint 'Cenerentola' della ricerca, ma negli ultimi anni sta acquistando un'importanza crescente per la comunità scientifica e anche nel processo di valutazione dei farmaci da parte delle agenzie regolatorie. La ricerca oncologica deve valorizzare il punto di vista dei pazienti sulle terapie che ricevono. Trovo culturalmente importante che si discuta e si faccia formazione scientifica su questo tema".
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