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Università, uno studente su tre mente ai genitori sugli esami dati

Da un'indagine condotta da Skuola.net emerge che la paura più comune, per tutti e tutte, è quella di deludere le aspettative dei familiari. Il disagio porta purtroppo spesso a gesti estremi

20 marzo 2023
ricerca universitari

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C'è chi dice di aver completato il ciclo di studi ed essere prossimo alla laurea. C'è chi invece dichiara di aver concluso semplicemente la sessione d'esami o di averne superato uno particolarmente impegnativo. C'è persino chi dice di aver discusso la tesi e di essere soltanto in attesa della proclamazione. Omissioni, bugie, vere e proprie falsità. Dette ai propri genitori per non deludere le loro aspettative. E che nei casi più gravi spingono addirittura a gesti estremi. L'ultimo esempio di una serie che si allunga è quello di Diana Biondi, la 27enne campana che si sarebbe gettata in un dirupo dopo aver detto ai genitori che andava in ateneo per consegnare la tesi di laurea.

La pressione sociale sugli studenti universitari

Secondo l'indagine di Skuola.net uno studente su tre mente ai genitori sugli esami dati all'università

"Gli studenti universitari sono sempre più attanagliati da pressione sociale, aspettative dei genitori, paura del fallimento. Fattori che innescano un disagio molto più generalizzato di quanto ci raccontino le tragedie a cui purtroppo assistiamo periodicamente. Circa 1 universitario su 3, infatti, ammette di aver mentito almeno una volta alla famiglia sul reale andamento della sua carriera di studi". A disegnare un quadro tutt'altro che rassicurante è stato il portale Skuola.net, che nelle scorse settimane ha interpellato 1.100 ragazze e ragazzi attualmente iscritti all'università. La cosa ancora più allarmante è che "in circa la metà dei casi, si parla del 16% del totale, la bugia è sistematica" mentre "se venisse scoperto dalla famiglia sul reale stato delle cose, il 25% ritiene di poter essere preda di uno stato di disperazione e la stessa percentuale afferma di poter ipotizzare anche un gesto estremo". L'obiettivo è quello di provare, attraverso le loro storie, a fare luce su un tema ancora spesso sottovalutato dietro i bagliori dei modelli eccellenti che spopolano sui social e nei canali d'informazione.

Cause e obiettivi delle menzogne

"La miccia - spiega chi ha condotto l'indagine - molte volte è innescata dall'idea che qualche passo falso possa deludere chi ha scommesso su di loro. In primis la famiglia: circa 1 'bugiardo' su 4 dice di aver nascosto la realtà dei fatti per tranquillizzare i propri genitori. C'è, però, pure chi è stato quasi costretto a mentire: circa 1 su 5 lo ha fatto per evitare lo scontro in casa. Mentre uno su 10 è ricorso alla bugia per la vergogna di non essere all'altezza del compito che gli è stato affidato. A volte si inizia senza un motivo specifico: uno su 3 inizia con piccole bugie apparentemente innocue per allentare la pressione, salvo poi ritrovarsi in una realtà parallela che, per uno su 10, diventa una sceneggiatura dalla quale è impossibile tornare indietro e che richiede di continuare a mentire". Alla fine insomma il 72% degli intervistati confessa che genitori, parenti e amici non hanno un'idea chiara di quale sia il proprio rendimento negli studi. Una situazione che, troppo spesso, si prolunga più del dovuto: il 5% di chi si è infilato nel vortice della bugia la sta portando fino alle soglie della laurea, facendo intendere che la data della discussione della tesi sia ormai prossima, quando invece è abbastanza lontana; un altro 10%, analogamente, ha dato l'impressione di aver sostenuto più esami di quelli che ha effettivamente dato. Sono questi i casi più preoccupanti, i più prossimi a trasformarsi in una situazione di crisi. Ma il fenomeno delle aspettative deluse degli universitari è assai più ampio. E coinvolge anche chi sembra non voler cedere alla corte della menzogna, reggendo la pressione. Ma è difficile sostenere il peso delle assillanti richieste del tipo: "Quando ti laurei?" o "Quanti esami ti mancano?". Oltre 3 universitari su 10 segnalano di non sentirsi affatto a proprio agio in questa condizione, tra chi è stato quasi obbligato a fare l'università dal contesto in cui vive e chi avrebbe voluto intraprendere un altro percorso accademico. Tra coloro che hanno fatto una scelta consapevole e autonoma non mancano comunque quelli che si accorgono di aver sbagliato strada: tra questi, oltre 2 su 3 hanno pensato di mollare.

Come aiutare questi giovani

studenti universitari

Tra le soluzioni contro il disagio gli studenti universitari chiedono maggior comprensione da parte dei genitori e un approccio più umano della comunità accademica

Quel è allora il modo per aiutare queste studentesse e studenti, specie quelli in difficoltà? Dall'esterno la strada più semplice sembrerebbe quella del potenziamento del supporto psicologico negli atenei. Ma i diretti interessati non sono della stessa opinione. Solamente per il 15% è quella la chiave di volta. I più, invece, lavorerebbero proprio sulle famiglie, per far comprendere alle più competitive che una laurea non è per forza sinonimo di successo: la vede così ben il 46% degli intervistati. Mentre il 31% si concentrerebbe sull'altro fronte, quello delle università, invitando la comunità accademica a un approccio più umano e comprensivo agli studi. "Non possiamo più nasconderci e aspettare di piangere la prossima vittima. Il fenomeno delle 'menzogne accademiche' è molto più diffuso di quanto si possa pensare e non accenna a diminuire - commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - gli studenti che arrivano a mentire alle proprie famiglie sono circa un terzo del totale, in linea con quanto rilevato sempre da Skuola.net nel 2018 a seguito di un'altra ondata di suicidi fra gli universitari. In questi cinque anni non è cambiato praticamente nulla, anzi le famiglie hanno continuato a pianificare la 'doppietta' liceo-università in barba alle reale aspirazioni dei figli e ai bisogni del mercato del lavoro - aggiunge -. E il paradosso è servito: mentre gli studenti si affannano a raggiungere un pezzo di carta sognato dai propri genitori, magari poco utile ai fini lavorativi, nel contempo ci sono tanti posti di lavoro vuoti, spesso ben pagati, che potrebbero essere occupati tramite percorsi formativi meno accademici e più pratici",