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Urne vicine, si strizza l'occhio ai giovani. Ma finora i grandi Comuni li hanno dimenticati

di DOMENICO GUARINO -
17 settembre 2021
Gli studenti alle prese con la maturità dicono di provare ansia, rabbia, sconforto e desiderio di fuggire (Foto: Ansa)

Gli studenti alle prese con la maturità dicono di provare ansia, rabbia, sconforto e desiderio di fuggire (Foto: Ansa)

L’Italia non è un paese per giovani. Quante volte lo abbiamo sentito dire? E quante volte lo abbiamo constatato per esperienza più o meno diretta? Eppure all’avvicinarsi di una qualsiasi tornata elettorale, i giovani tornano sotto i riflettori. Invocati, evocati, blanditi, vezzeggiati, corteggiati. Promesse, slogan, proiezioni verso il futuro: un crescendo di suggestioni che arrivano fino alle pose giovanilistiche anche dei candidati più attempati. Così è anche questa volta, con il voto amministrativo in alcune delle principali città Italiane: Roma, Milano, Napoli, Torino tra le altre. Nel frattempo 899mila italiani sono andati a vivere all’estero tra il 2010 al 2019, secondo il report “Migrazioni 2019” di Istat, e l’età media degli emigrati è 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Segno che al di là, ed al di qua degli slogan, la realtà per le giovani generazioni in Italia rimane estremamente precaria e difficile. Va detto che le amministrazioni comunali non hanno moltissimi strumenti per creare le condizioni economiche e sociali affinché i giovani rimangano in Italia e non espatrino come sempre più frequentemente accade, per motivi di studio o lavoro. Possono fare invece tanto sotto il profilo culturale ad esempio, o e di formazione all’altezza delle esigenze del tempo libero, creando occasioni di crescita. Oltre che posti di lavoro. Ed allora, come si stanno muovendo le nostre città, ad esempio, sul terreno delle politiche giovanili, dello sport, del tempo libero, e dell’istruzione?

Sport e attività fisiche

Secondo l’analisi della Fondazione Open polis, nel decennio che va dal 2010 al 2019, il numero di giovani in Italia che praticano sport o attività fisica è aumentato. La fascia d’età che ha visto un aumento maggiore è quella da 20 a 24 anni, passata in 10 anni dal 71,3% al 79,2%. Da 15 a 19 anni, a praticare sport nel 2019 erano 8 persone su 10. A cavarsela meglio nella promozione dello sport giovanile è Torino che investe più del doppio delle altre grandi città al voto: 28,56 euro pro capite, pari a circa 24,8 milioni di euro nel 2019. Dietro al capoluogo piemontese figurano Milano, Bologna e Napoli, con spese molto simili tra loro che vanno da 11,37 a 13,14 euro pro capite. Mentre a Roma, nel 2019, sono stati spesi appena 3,97 euro per politiche giovanili e sport. Una cifra sicuramente scadente anche se in crescita negli ultimi anni con un trend costante Tranne Torino e Bologna, dal 2016 al 2019 tutte le città considerate hanno aumentato la spesa in bilancio dedicata a politiche giovanili, sport e tempo libero. Napoli ha più che triplicato gli investimenti, passando in quattro anni da 3,13 a 11,37 euro pro capite, raggiungendo così i livelli di spesa di Milano e Bologna. Come detto, anche Roma ha visto una crescita (da 1,70 e a 3,97). Mentre il comune di Milano è passato da 11,29 a 13,14 euro pro capite in quattro anni.  

Istruzione e diritto allo studio

Se guardiamo invece agli investimenti per l’istruzione e il diritto allo studio, il comune di Milano (206,05 euro pro capite) supera di poco le somme spese rispetto a quello di Bologna (204,30), le uscite a Roma e Torino (a quota 144 euro) si equivalgono e Napoli spende meno delle altre città (51,97). Se consideriamo invece la spesa per infanzia e asili nido, tra le città considerate è Bologna a spendere di più (122,53 euro pro capite), seguita da Milano (115,94) e Roma (103,33). Sommando le cifre inserite nelle due parti in bilancio, gli investimenti maggiori si registrano nel capoluogo lombardo. Per quanto riguarda l’andamento della spesa, dal 2016 al 2019 Roma, Milano e Napoli hanno incrementato gli investimenti, rispettivamente del 5,1%, 5% e del 60,8%. Mentre nello stesso periodo a Torino e Bologna la spesa è diminuita del 3,9% e del 2,4%.

Meno ammiccamenti, più fatti

I comuni italiani investono poco o abbastanza dunque? Difficile dirlo in assoluto. I dati sono questi. Tuttavia, se si considera però che, mettendo insieme sport, tempo libero ed istruzione, un comune come quello di Milano spende meno di 220 euro pro capite, qualche dubbio ci viene. Considerando che stiamo parlando della punta più avanzata in Italia. Forse ai politici gioverebbe qualche sorriso e qualche ammiccamento giovanilista in meno, in cambio di una maggiore serietà nell’affrontare la questione giovanile nel suo complesso con investimenti e strategie che frenino l’emorragia di talenti e di vite che continua a prodursi dalla nostra penisola a vantaggio del resto del Mondo.