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"Vagabondi Efficaci": un progetto contro la povertà educativa per stimolare i giovani ad esplorare e conoscersi

di DOMENICO GUARINO -
1 luglio 2021
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L’accesso alla cultura è uno dei temi più delicati in materia di pari opportunità ed anche tra i più sottovalutati. Si ragiona poco, ad esempio, sul fatto che nelle aree più periferiche, nonostante le nuove tecnologie, e spesso, paradossalmente, proprio a causa di queste, il bagaglio formativo e culturale dei nostri ragazzi rischia di essere drammaticamente meno accurato. Promuovere un’idea di cultura come partecipazione e l'accesso alla cultura come diritto di tutti i cittadini è lo spunto alla base del progetto "Vagabondi Efficaci". Nato nel dicembre 2016, promosso dall’assessorato regionale alla cultura della Regione Toscana, il progetto ha come obiettivo proprio quello di garantire l'accesso alle opportunità culturali ed educative, all'informazione e alla conoscenza, come strumenti indispensabili per esercitare una cittadinanza responsabile. In una più ampia ottica di contrasto alla povertà educativa e di sviluppo della persona e della collettività. Partendo dall'idea di una società democratica, più libera, aperta, creativa e consapevole, che superi le barriere culturali, generazionali, sociali, linguistiche. "Vagabondi Efficaci" si rivolge ai giovani nella fascia di età più delicata, tra gli 11 e i 17 anni, l’"Età dello Tsunami" per citare il libro di Alberto Pellai, il noto psicoterapeuta, coinvolto in una delle attività del progetto. L’età in cui inizia l'esplorazione del mondo e in cui la scoperta e la conoscenza sono fondamentali per la crescita. Tanti i soggetti coinvolti, come Oxfam Italia Intercultura, che ha assunto il ruolo di capofila, Fondazione Palazzo Strozzi, il Centro Pecci di Prato, il Teatro di Pistoia, l’agenzia formativa Forium, l'Istituto Sangalli di Firenze. Presenti anche realtà culturali che operano nelle cosiddette aree interne come l’Associazione Arturo di Santa Croce, il Teatro di Buti, l’Associazione Imberciadori di Castel del Piano, il Teatro Povero di Monticchiello, il Franci di Siena, e poi le scuole e i comuni. Sono coinvolte tutte le zone ad alta rarefazione di servizi. Ne abbiamo parlato con Lucia Guarini di "Forium", esperta di formazione ed orientamento e ideatrice del progetto.   Da dove nasce la povertà educativa? "L’origine può essere la più disparata. La povertà educativa può nascere semplicemente dal fatto che non c’è il bus per raggiungere il centro culturale più vicino. O perché la famiglia di provenienza vive in una condizione di svantaggio socio-economico. O ancora perché e ci sono ragazzi che, per i motivi più disparati, non riescono ad accedere alle informazioni. O, infine, perché li abbiamo chiusi soli nelle loro stanze per via della pandemia". Combattere tutto questo attraverso l'arte sembra una cosa strana. Da dove nasce l'idea? "Il progetto prende in prestito il titolo "Vagabondi efficaci" dal libro di Ferdinand Deligny che mise a punto un modo di agire pedagogico, basato sulla mobilità dei giovani. Ed è tale mobilità che intende attivare il progetto. Mobilità esperienziale ed emotiva tra i giovani adolescenti coinvolti, ma anche mobilità tra gli enti, che porta all’attivazione di sinergie inedite, scambi e confronti tra territori e competenze diversi. È stata, infatti, una vera e propria sfida riuscire in pochissimo tempo a mettere insieme un partenariato di 47 soggetti tra enti di rilevanza regionale. Attraverso il linguaggio dell’arte, la narrazione, l’arte visiva, la musica, il teatro e le decine di laboratori artistici attivati in tutta la regione, a scuola e fuori dalla scuola, in orario pomeridiano, le ragazze e i ragazzi hanno potuto esprimere le proprie emozioni, affrontare le paure, raccontare sé stessi, immaginare, creare, stare insieme, confrontarsi e, appunto, vagabondare". Che reazioni state avendo? "Molte e molto intense. Potrei citare le lacrime di un genitore durante un incontro di gruppo sulla genitorialità, nel rispondere alla domanda da parte della psicoterapeuta "che genitore ti senti?" o due mamme sole che, grazie a questi incontri, oggi sono diventate amiche e possono aiutarsi a vicenda. La reazione di Luca (nome di fantasia di un ragazzo che ha partecipato ad uno dei nostri focus group) che si è sentito offeso dall’intervento di un un’insegnante che alla domanda del mio collega "Che cos'è secondo te la povertà educativa?" ha citato l'assenza di contenuti dei giovani di oggi e i loro gusti pessimi. E ancora l'entusiasmo e la voglia di stare insieme dei ragazzi. Quello che viene fuori in maniera prepotente è che quando si sentono ascoltati e possono esprimersi sono felici".