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Home » Lifestyle » Via libera alle unioni civili: Tokyo studia la legge per i matrimoni tra persone dello stesso sesso

Via libera alle unioni civili: Tokyo studia la legge per i matrimoni tra persone dello stesso sesso

La nuova misura sarà presentata a giugno e potrebbe entrare in vigore a novembre. La capitale diventerebbe così la nona tra le 47 prefetture del Paese a introdurre una forma di partenariato tra nozze di coppie etero e omosessuali

Domenico Guarino
20 Maggio 2022
epa09905957 Supporters of the lesbian, gay, bisexual, and transgender (LGBTQ+) community take part in the Tokyo Rainbow Pride Parade on the streets of Tokyo, Japan, 24 April 2022. Thousands of participants and supporters of the LGBTQ+ community marched the streets in Tokyo's Shibuya district to spread awareness on a society free of prejudice and discrimination.  EPA/FRANCK ROBICHON   EDITORIAL USE ONLY

epa09905957 Supporters of the lesbian, gay, bisexual, and transgender (LGBTQ+) community take part in the Tokyo Rainbow Pride Parade on the streets of Tokyo, Japan, 24 April 2022. Thousands of participants and supporters of the LGBTQ+ community marched the streets in Tokyo's Shibuya district to spread awareness on a society free of prejudice and discrimination. EPA/FRANCK ROBICHON EDITORIAL USE ONLY

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Il governo metropolitano di Tokyo sta vagliando il riconoscimento delle unioni civili delle coppie omosessuali, che con ogni probabilità saranno legalizzate a partire da novembre. Se non è una svolta epocale, poco ci manca, in un continente, l’ Asia, in cui la sola nazione ad aver legalizzato le nozze tra persone dello stesso sesso è stata Taiwan 2019. La notizia è stata resa nota dalle stesse autorità comunali della capitale, tramite la presentazione di un emendamento che si basa su un’ordinanza già esistente, pronto ad essere sottoposto all’assemblea il prossimo mese.

Unioni civili Tokyo
A Tokyo si studia il riconoscimento delle unioni civili tra coppie di persone dello stesso sesso

L’apertura alle unioni civili

La città di Tokyo sarà così la nona tra le 47 prefetture del Paese a introdurre una forma di partenariato dopo quelle di Aomori, Osaka e Fukuoka, tra le altre. Nonostante infatti la costituzione nipponica reciti (articolo 24) che “il matrimonio si basa esclusivamente sul comune consenso dei partner dei due sessi e che lo stesso è fondato sulla reciproca cooperazione di marito e moglie, che vantano tra loro pari diritti”, e non ammetta legalmente il matrimonio tra membri della comunità Lgbtq, diverse municipalità locali rilasciano certificati legalmente non vincolanti, che riconoscono di fatto le coppie appartenenti a minoranze sessuali. Non ci saranno limiti legati alla nazionalità, e dunque saranno inclusi anche i cittadini stranieri che soddisfano i requisiti. In questo modo il governo metropolitano consentirà alle coppie dello stesso sesso di richiedere un alloggio municipale o di poter fornire il consenso agli istituti medici per l’intervento chirurgico sul loro partner, e i candidati con bambini avranno anche la possibilità di includere i nomi dei loro figli sui certificati.

Ridurre i disagi per la comunità Lgbtq

L’intenzione della municipalità della capitale è quella di “promuovere la comprensione tra i residenti di Tokyo sulla diversità sessuale e ridurre i disagi nella vita quotidiana che circondano le minoranze sessuali, al fine di creare condizioni di vita per loro più piacevoli”. Va detto che dalla decisione, già annunciata a fine 2021, non deriverà automaticamente il conferimento alla comunità Lgbtq degli stessi diritti legali offerti agli eterosessuali che convolano a nozze. Ma la svolta di Tokio assume comunque un grandissimo valore simbolico, essendo, tra le altre cose, il Giappone, il solo Paese tra quelli del G7 a non riconoscere le unioni legali per le coppie omosessuali. E questo nonostante un sondaggio del 2015 abbia dimostrato che la maggioranza dei giapponesi sia a favore della legalizzazione del matrimonio egualitario. Rimane il problema dell’articolo 24 della Costituzione, che andrebbe cambiato per allargarlo anche alle coppie dello stesso sesso.

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  • Se spesso sentiamo parlare di body shaming rivolto alle persone in carne, c’è chi invece ha passato anni a sentirsi dire di essere “Troppo magra”. 

Ma ora Ema Stokholma dice basta e spiega il motivo di quel corpo che sia i fan che gli haters si sentono in diritto di giudicare. La 38enne francese naturalizzata italiana ha voluto zittire una volta per tutte quelle dicerie sul suo conto, rivelando di soffrire di un disturbo legato all’alimentazione: soffre di inappetenza, ovvero di mancanza di appetito, da quando era bambina. 

“Inappetenza significa che posso tranquillamente scordarmi di mangiare per più di ventiquattro ore senza sentire i sintomi della fame, soprattutto se lavoro molto o sono in viaggio. Intanto sono sotto peso da sempre e questo non mi sta più bene, voglio prendermi cura del mio corpo e dosare bene le energie che non mangiando non riesco a gestire.
Da 38 anni per mangiare correttamente mi devo sforzare di pensarci, mettere la sveglia apposta e ritagliarmi il tempo perché il cibo è davvero la cosa che più rimando nella vita dando spazio ad altre attività”.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #emastokholma #dca #disturboalimentare #inappetenza
  • Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.
“È stata fatta la volontà di Dio", dice Trump. E ascoltando con sgomento l’ex presidente del Paese che guida il mondo, ho pensato all’abnormità di parole che scavano voragini in ciò che noi occidentali abbiamo conquistato nell’ultimo secolo.

Perché il fondamento dei nostri tessuti sociali e politici è la laicità. È la laicità che ha garantito la nascita delle democrazie e il loro sviluppo, e che insieme alle democrazie ha accompagnato il lento progresso delle conquiste legate alle libertà personali. La laicità ha consentito al nostro mondo la possibilità di diventare – con tutti i limiti del caso – un mondo libero.

Laicità non significa rifiuto o negazione della religione, della fede, di Dio. Significa invece ribadire che la religione, la fede, Dio debbono restare in una sfera che attiene al proprio intimo, alle proprie personali e legittime e sacrosante convinzioni. Senza mescolarsi con lo Stato. Il fondamento della laicità prevede che si preservino i diritti – come quello all’aborto – salvaguardando sensibilità, credenze, ideologie, culture personali.

La laicità, quindi, tutela anche la religione. Anzi, le religioni. Non impone verità assolute, ma garantisce il diritto alla pluralità. Trump invece scomoda Dio e la sua volontà per parlare di una legge degli uomini. Sono parole, le sue, che ci trasportano in un’altra epoca, o perlomeno in un’altra parte del pianeta. Ci trasportano nell’Afghanistan dei Talebani, nell’Iran della Shari’a.

Stati teocratici, appunto, dove alla laicità si sostituisce la religione. Stati che, tra le altre cose, l’America combatte o ha combattuto proprio nel nome di quei “valori occidentali da esportare“. I valori che si fondano sulla laicità.

Così l’ex presidente che invoca Dio mostra tutta la penosa strumentalizzazione e il pericoloso cinismo che la politica più spregiudicata può fare delle libertà e dei diritti. È questo il vero pericolo della strana e difficile epoca che viviamo. È un pericolo per l’America e per tutti noi.

L
  • Quante aziende permettono ai propri dipendenti di portare con sé al lavoro il proprio animale da compagnia? 

Se negli Stati Uniti questa abitudine si sta facendo strada (anche grazie all’esempio di tre “colossi” dell’economia come Amazon, Nintendo e Purina), in Italia non c’è una normativa specifica che disciplini la presenza di animali sui luoghi di lavoro. 

Va detto che oramai 40 milioni di italiano hanno un qualche animale da compagnia, solo tra cani e gatti si contano circa 14 milioni di esemplari domestici, secondo le stime più accreditate. 

Benefici o rischi?

È noto che portare in ufficio il proprio animale da compagnia genera non pochi benefici sul piano della socialità e della produttività nelle aziende che lo permettono. In questo caso si assiste a una riduzione dello stress e dell’ansia da prestazione, a una miglioramento della prestazione lavorativa, a una riduzione del tasso di assenteismo e anche a un marcato rafforzamento socialità e gioco di squadra in ufficio.

Naturalmente esistono anche dei rischi, ma per questi le leggi parlano chiaro: in caso di danni arrecati a luoghi o persone, sarà il padrone del cane a esserne responsabile. 

E voi? Potete portare il vostro cane in ufficio con voi?

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  • Avete una canzone da Pride Month? 🎶

Ecco 3 suggerimenti dedicati a chi si sente un po’ Grace Kelly, un po’ Raffaella Carrà. A ognuno il suo spirito guida per trovare la propria identità.

E non è tutto. Su Spotify troverai la playlist “Born to be a Light”, 10 canzoni in grado di accedere una Luce in ognun* di noi! ✨

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Il governo metropolitano di Tokyo sta vagliando il riconoscimento delle unioni civili delle coppie omosessuali, che con ogni probabilità saranno legalizzate a partire da novembre. Se non è una svolta epocale, poco ci manca, in un continente, l’ Asia, in cui la sola nazione ad aver legalizzato le nozze tra persone dello stesso sesso è stata Taiwan 2019. La notizia è stata resa nota dalle stesse autorità comunali della capitale, tramite la presentazione di un emendamento che si basa su un'ordinanza già esistente, pronto ad essere sottoposto all'assemblea il prossimo mese.
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Ridurre i disagi per la comunità Lgbtq

L’intenzione della municipalità della capitale è quella di "promuovere la comprensione tra i residenti di Tokyo sulla diversità sessuale e ridurre i disagi nella vita quotidiana che circondano le minoranze sessuali, al fine di creare condizioni di vita per loro più piacevoli". Va detto che dalla decisione, già annunciata a fine 2021, non deriverà automaticamente il conferimento alla comunità Lgbtq degli stessi diritti legali offerti agli eterosessuali che convolano a nozze. Ma la svolta di Tokio assume comunque un grandissimo valore simbolico, essendo, tra le altre cose, il Giappone, il solo Paese tra quelli del G7 a non riconoscere le unioni legali per le coppie omosessuali. E questo nonostante un sondaggio del 2015 abbia dimostrato che la maggioranza dei giapponesi sia a favore della legalizzazione del matrimonio egualitario. Rimane il problema dell’articolo 24 della Costituzione, che andrebbe cambiato per allargarlo anche alle coppie dello stesso sesso.
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