Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » “Via quella pubblicità con la magrezza malsana della modella anoressica”: l’authority inglese boccia Max Mara

“Via quella pubblicità con la magrezza malsana della modella anoressica”: l’authority inglese boccia Max Mara

Un "esempio irresponsabile": così l'agenzia che controlla l'editoria britannica ha definito l'inserzione della casa di moda italiana, ordinandone il ritiro e vietandone la riproduzione. La pagine della linea SportMax era comparsa sul del domenicale Sunday Times. Quando dall'arte alla pubbilictà un modello estetico sconfina nella patologia

Letizia Cini
10 Maggio 2021
Share on FacebookShare on Twitter
La pubblicità Max Mara al centro della controversia, con la modella filiforme

Una buona notizia sul fronte della secolare lotta alla magrezza patologica, una ’tiratina d’orecchie’ a un brand italiano. Nei giorni scorsi un annuncio pubblicitario della casa di moda Max Mara è stato vietato nel Regno Unito, perché aveva come protagonista una modella di “una magrezza malsana“.  Secondo l’Advertising Standards Authority (Asa), l’organo regolatore dell’industria pubblicitaria britannica, a far risaltare le forme quasi anoressiche della giovane donna ha contribuito la scelta di fotografarla di lato, attirando l’attenzione sulla sporgenza delle ossa, visibili anche attraverso l’abito. A seguito di tre denunce presentate al riguardo, l’authority ha deciso di ordinarne il ritiro e vietarne la riproduzione. L’inserzione pubblicitaria della linea SportMax era comparsa sul supplemento di moda del domenicale Sunday Times, il 28 febbraio scorso.

“Esempio irresponsabile”

«Riteniamo che la modella appaia sottopeso e dunque abbiamo concluso che fosse irresponsabile additarla ad esempio. Abbiamo chiesto a Max Mara di utilizzare solo immagini congrue nelle sue campagne pubblicitarie», il commento dell’ente britannico. Dal canto suo Max Mara ha spiegato come non fosse intenzione del brand “indugiare sulla magrezza della modella, né promuovere ideali irrealistici o malsani, quanto piuttosto esaltare l’eleganza e lo stile degli abiti”. Comunque sia, la pubblicità è sparita: dopo anni di molti annunci e pochi fatti, nell’universo del fashion qualcuno ha preso posizione. I precedenti non mancano: nel 2017 due grandi colossi francesi della moda di lusso, Lvmh e Kering avevano detto basta a ragazzi e ragazze eccessivamente filiformi ma anche troppo giovani. Nel marzo dello scorso anno anche Elisa D’Ospina, modella curvy impegnata da anni in una battaglia contro i disturbi alimentari (di cui per altro anche lei ha sofferto), ha lanciato una petizione su Change.org capace di raccogliere migliaia di firme in poche ore, dopo che sulle passerelle della Milano Fashion Week erano apparse giovanissime donne dalle braccia scheletriche, super magre, filiformi. Sempre di più… fino a scomparire

Modelle nude nell’opera di Vanessa Beecroft, artista specializzata in tableau vivant

 

Extrasmall, un traguardo

Un ideale di fisicità che dalle passerelle internazionali ha contagiato – non da oggi – la popolazione femminile italiana, facendo della taglia extra small un traguardo, sinonimo di forza e di successo. Magro è dunque ancora bello, e non riesce a decollare il millantato ritorno delle forme morbide, sinonimo di salute e benessere psicofisico. L’immagine di perfezione continua a esaltare ossa evidenti e guance scavate anche nella Rete, dove sbocciano continuamente nuovi blog ’pro-ana’ a favore dell’anoressia, pieni di consigli per non mangiare e fare ricorso a purghe e vomito, chat chiuse, dove i partecipanti si spalleggiano a vicenda. Anche la magrezza ha una sua storia testimoniata da documenti, quadri e sculture, come racconta nel libro “Storia della magrezza. Corpo, Mente e Anoressia” (Explora, 2009) un pool di esperti di storia della medicina, sociologia e psichiatria.

Mal d’amore e digiuno sacro

Donatella Lippi, professore associato di Storia della medicina all’Università di Firenze, e Laura Verdi, docente di sociologia della conoscenza e arte e società della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova – curatrici del volume – propongono un punto di vista diverso, affrontando l’evoluzione iconografica della magrezza per spiegare “come e perché l’esasperazione dell’ideale estetico possa trasformarsi in patologia”. Le prime figure sottilissime – assicurano gli studiosi – compaiono già all’epoca degli Etruschi; basta guardare le statuette arrivate a noi. Ma è il passaggio dell’ideale di femminilità greco-romano alle linee ‘purificate’ del gotico, la vera svolta. Nei secoli scorsi la civiltà occidentale ha già conosciuto il rapporto tra il corpo femminile e la magrezza estrema nel Medioevo, al tempo delle sante ascetiche, il cui digiuno mistico si tramutava in un’anoressia non diversa da quella attuale, ma lo stesso si potrebbe dire per epoche ancora precedenti. Fra le cause si spazia dalla consunzione del mal d’amore alle fanciulle miracolose, dal digiuno sacro al corpo dei santi. Tante le ragioni che hanno guidato l’arte figurativa di venti secoli verso strade diverse nella rappresentazione di un corpo rifinito e il rapporto che lega l’immagine alle aspettative socio-culturali evidenziano come sia sempre implicita la proiezione di un modello. Un significato sociale oltre che un’esigenza artistica.

“Puberty” di Puberty (1894-95) di Edvard Munch

Da Munch a Picasso

La magrezza è diventata non solo una tendenza diffusa, ma addirittura si è imposta come il modello prevalente di una nuova femminilità, di un modo nuovo di essere donna che s’illude di trovare nel corpo pelle e ossa un plusvalore.
Da qui il corpo deformato nell’arte, come nelle immagini choc di Oliviero Toscani. Nel secolo scorso Munch è stato uno dei primi a ritrarre nudi di donne in tutta la loro sofferenza: ‘La pubertà’ arriva a esplorare quella zona di confine tra l’organico e lo psichico che è alla base del pensiero freudiano.
Anche Picasso nel suo ‘periodo blu’ ha realizzato opere di grande realismo proponendo soggetti evidentemente sottopeso. E poi le sculture minimaliste di Alberto Giacometti, che richiamano alle memoria l’annullamento ascetico dell’anoressia, le figure allungate di Amadeo Modigliani, le filiformi silhouette di Lorenzo Viani, fino a Vanessa Beecroft: negli scatti dell’artista specializzata in tableau vivant compaiono modelle nude, esposte come statue e la loro magrezza è resa ancor più evidente dalla mancanza di qualsiasi difesa. Un’esaltazione del distacco, della capacità di digiunare letti come superamento di qualsiasi bisogno, prova tangibile di autosufficienza e autonomia.

Boom di casi (anche maschili) durante il lockdown

É esattamente l’errore che stanno commettendo ragazzi e adolescenti in questi mesi difficili. La prova? Il preoccupante aumento dei casi di disturbi alimentari registrati nel nostro Paese, a partire dalle fasce di età più giovani. La chiusura delle scuole e l’assenza di contatto con gli amici presentano il conto agli under 18: la percentuale è lievitata del 30%. Senza contare che l’interruzione delle terapie nel lockdown ha azzerato molti percorsi di cura. Dai dati di un’indagine Survey diffusi dal ministero della Salute risulta che nel primo semestre del 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi (contro i 163.547 registrati nello stesso periodo dell’anno precedente) con un picco in negativo: i soggetti di sesso maschile che si sono presentati al pronto soccorso nell’arco temporale preso in esame, sono aumentati di ben quattro volte. Numeri provvisori. Il prolungarsi dall’emergenza Coronavirus è destinato ad allontanare l’uscita dal tunnel. Un ’dettaglio’ che tutti, signori della moda compresi, dovrebbero tener ben presente.

Potrebbe interessarti anche

Il calciatore iraniano Mehdi Taremi (Instagram)
Attualità

Iran, il calciatore simbolo Mehdi Taremi: “Chiedo il rilascio dei prigionieri”

30 Gennaio 2023
Maggie Maurer, il suo nome completo è Margaret Joy ed è nata nel 1990 nello stato di New York
Lifestyle

Maggie Maurer e il post mentre allatta la figlia nel backstage dello show couture di Schiaparelli

27 Gennaio 2023
Una scena del cortometraggio a luci rosse con Michel Houellebecq
Lifestyle

Lo scrittore più famoso di Francia si dà al porno: video a luci rosse choc

30 Gennaio 2023

Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
La pubblicità Max Mara al centro della controversia, con la modella filiforme
Una buona notizia sul fronte della secolare lotta alla magrezza patologica, una ’tiratina d’orecchie’ a un brand italiano. Nei giorni scorsi un annuncio pubblicitario della casa di moda Max Mara è stato vietato nel Regno Unito, perché aveva come protagonista una modella di "una magrezza malsana".  Secondo l’Advertising Standards Authority (Asa), l’organo regolatore dell’industria pubblicitaria britannica, a far risaltare le forme quasi anoressiche della giovane donna ha contribuito la scelta di fotografarla di lato, attirando l’attenzione sulla sporgenza delle ossa, visibili anche attraverso l’abito. A seguito di tre denunce presentate al riguardo, l’authority ha deciso di ordinarne il ritiro e vietarne la riproduzione. L’inserzione pubblicitaria della linea SportMax era comparsa sul supplemento di moda del domenicale Sunday Times, il 28 febbraio scorso.

"Esempio irresponsabile"

«Riteniamo che la modella appaia sottopeso e dunque abbiamo concluso che fosse irresponsabile additarla ad esempio. Abbiamo chiesto a Max Mara di utilizzare solo immagini congrue nelle sue campagne pubblicitarie», il commento dell’ente britannico. Dal canto suo Max Mara ha spiegato come non fosse intenzione del brand "indugiare sulla magrezza della modella, né promuovere ideali irrealistici o malsani, quanto piuttosto esaltare l’eleganza e lo stile degli abiti". Comunque sia, la pubblicità è sparita: dopo anni di molti annunci e pochi fatti, nell’universo del fashion qualcuno ha preso posizione. I precedenti non mancano: nel 2017 due grandi colossi francesi della moda di lusso, Lvmh e Kering avevano detto basta a ragazzi e ragazze eccessivamente filiformi ma anche troppo giovani. Nel marzo dello scorso anno anche Elisa D’Ospina, modella curvy impegnata da anni in una battaglia contro i disturbi alimentari (di cui per altro anche lei ha sofferto), ha lanciato una petizione su Change.org capace di raccogliere migliaia di firme in poche ore, dopo che sulle passerelle della Milano Fashion Week erano apparse giovanissime donne dalle braccia scheletriche, super magre, filiformi. Sempre di più... fino a scomparire
Modelle nude nell'opera di Vanessa Beecroft, artista specializzata in tableau vivant
 

Extrasmall, un traguardo

Un ideale di fisicità che dalle passerelle internazionali ha contagiato - non da oggi - la popolazione femminile italiana, facendo della taglia extra small un traguardo, sinonimo di forza e di successo. Magro è dunque ancora bello, e non riesce a decollare il millantato ritorno delle forme morbide, sinonimo di salute e benessere psicofisico. L’immagine di perfezione continua a esaltare ossa evidenti e guance scavate anche nella Rete, dove sbocciano continuamente nuovi blog ’pro-ana’ a favore dell’anoressia, pieni di consigli per non mangiare e fare ricorso a purghe e vomito, chat chiuse, dove i partecipanti si spalleggiano a vicenda. Anche la magrezza ha una sua storia testimoniata da documenti, quadri e sculture, come racconta nel libro "Storia della magrezza. Corpo, Mente e Anoressia" (Explora, 2009) un pool di esperti di storia della medicina, sociologia e psichiatria.

Mal d'amore e digiuno sacro

Donatella Lippi, professore associato di Storia della medicina all’Università di Firenze, e Laura Verdi, docente di sociologia della conoscenza e arte e società della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova - curatrici del volume - propongono un punto di vista diverso, affrontando l’evoluzione iconografica della magrezza per spiegare “come e perché l’esasperazione dell’ideale estetico possa trasformarsi in patologia”. Le prime figure sottilissime - assicurano gli studiosi - compaiono già all’epoca degli Etruschi; basta guardare le statuette arrivate a noi. Ma è il passaggio dell’ideale di femminilità greco-romano alle linee ‘purificate’ del gotico, la vera svolta. Nei secoli scorsi la civiltà occidentale ha già conosciuto il rapporto tra il corpo femminile e la magrezza estrema nel Medioevo, al tempo delle sante ascetiche, il cui digiuno mistico si tramutava in un’anoressia non diversa da quella attuale, ma lo stesso si potrebbe dire per epoche ancora precedenti. Fra le cause si spazia dalla consunzione del mal d’amore alle fanciulle miracolose, dal digiuno sacro al corpo dei santi. Tante le ragioni che hanno guidato l’arte figurativa di venti secoli verso strade diverse nella rappresentazione di un corpo rifinito e il rapporto che lega l’immagine alle aspettative socio-culturali evidenziano come sia sempre implicita la proiezione di un modello. Un significato sociale oltre che un’esigenza artistica.
"Puberty" di Puberty (1894-95) di Edvard Munch

Da Munch a Picasso

La magrezza è diventata non solo una tendenza diffusa, ma addirittura si è imposta come il modello prevalente di una nuova femminilità, di un modo nuovo di essere donna che s’illude di trovare nel corpo pelle e ossa un plusvalore. Da qui il corpo deformato nell’arte, come nelle immagini choc di Oliviero Toscani. Nel secolo scorso Munch è stato uno dei primi a ritrarre nudi di donne in tutta la loro sofferenza: ‘La pubertà’ arriva a esplorare quella zona di confine tra l’organico e lo psichico che è alla base del pensiero freudiano. Anche Picasso nel suo ‘periodo blu’ ha realizzato opere di grande realismo proponendo soggetti evidentemente sottopeso. E poi le sculture minimaliste di Alberto Giacometti, che richiamano alle memoria l’annullamento ascetico dell’anoressia, le figure allungate di Amadeo Modigliani, le filiformi silhouette di Lorenzo Viani, fino a Vanessa Beecroft: negli scatti dell’artista specializzata in tableau vivant compaiono modelle nude, esposte come statue e la loro magrezza è resa ancor più evidente dalla mancanza di qualsiasi difesa. Un’esaltazione del distacco, della capacità di digiunare letti come superamento di qualsiasi bisogno, prova tangibile di autosufficienza e autonomia.

Boom di casi (anche maschili) durante il lockdown

É esattamente l’errore che stanno commettendo ragazzi e adolescenti in questi mesi difficili. La prova? Il preoccupante aumento dei casi di disturbi alimentari registrati nel nostro Paese, a partire dalle fasce di età più giovani. La chiusura delle scuole e l’assenza di contatto con gli amici presentano il conto agli under 18: la percentuale è lievitata del 30%. Senza contare che l’interruzione delle terapie nel lockdown ha azzerato molti percorsi di cura. Dai dati di un’indagine Survey diffusi dal ministero della Salute risulta che nel primo semestre del 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi (contro i 163.547 registrati nello stesso periodo dell’anno precedente) con un picco in negativo: i soggetti di sesso maschile che si sono presentati al pronto soccorso nell’arco temporale preso in esame, sono aumentati di ben quattro volte. Numeri provvisori. Il prolungarsi dall’emergenza Coronavirus è destinato ad allontanare l’uscita dal tunnel. Un ’dettaglio’ che tutti, signori della moda compresi, dovrebbero tener ben presente.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto