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Relazioni tossiche in prima serata: come non parlare di violenza di genere in tv

Nel noto programma di Canale 5 "C'è posta per te" fa discutere la storia di Stefano e Valentina. I social divisi tra chi colpevolizza la vittima e chi si scaglia contro la narrazione di certi temi

di MARIANNA GRAZI -
9 gennaio 2023
c'è posta per te

c'è posta per te

Quando la violenza di genere è in diretta in prima serata. Perché quella che è e andata in onda sabato sera, durante la prima puntata della nuova edizione del programma "C’è posta per te", è una storia di mortificazione, di pregiudizi, di speculazione sui sentimenti di una persona, di una donna, "colpevolizzata" in quanto vittima che reagisce. Perché, ed è sotto gli occhi di tutti e tutte, in Italia la violenza di genere prima che un problema sociale da affrontare e risolvere, è un tema da sfruttare per fare share, da spettacolarizzare, di cui parlare per attirare attenzione. E magari per lucrare sul dolore altrui (come ogni giornalista sa bene il sesso è tra gli argomenti che più attirano), perché sapendo di cosa parla la trasmissione gli spettatori siano tentati di cambiare canale e sintonizzarsi sulla storia problematica. E la televisione è la cassa di risonanza privilegiata, per questo tipo di romanticizzazione della violenza, il palcoscenico più ambito per discuterne. A scapito di chi la vive.

Valentina, protagonista di una storia molto discussa a "C'è posta per te"

La vicenda, come al solito, vede contrapporsi due persone da una parte e dall'altra della busta, l'una invitata dall'altra. I protagonisti sono Valentina e Stefano. Lei che per anni è stata vittima delle sue vessazioni, dei suoi comportamenti abusanti ("Per noi lui la tossicità fatta persona" commentano Chiara Ferragni e Fedez in una serie di storie social), che ha trovato una "via d'uscita" nel tradimento, nell'idea della separazione, ma pentita e ancora innamorata cerca di ricostruire la loro relazione invitandolo a parlare nel salotto di Maria De Filippi.

Le parole di Valentina e Stefano

"Amore. È così che ti chiamo da 16 anni, con te ho vissuto la favola più bella, con te sono diventata donna, moglie e mamma - dice la ragazza visibilmente emozionata -. Abbiamo vissuto la nostra favola, abbiamo realizzato il nostro sogno nel matrimonio, abbiamo comprato una casa bellissima e abbiamo avuto 3 splendidi bambini. Poi ho rovinato tutto tradendoti...". Un'ammissione di colpa - nella mentalità comune ovviamente il tradimento è esclusivamente un peccato di chi lo compie - che però nasconde dietro un'esigenza ben più profonda, la necessità di Valentina di ritrovare un rapporto sano, fatto di amore e non di controllo, con un uomo. Perché dietro l'iniziale idea di separazione con il marito, come emerge pochi minuti dopo in piena evidenza, si celava il comportamento molesto dell’uomo, mantenuto costantemente negli anni della loro relazione. "Lo sbaglio l'hai fatto, ci potevi pensare prima, mi dispiace - dichiara laconico Stefano - . Per me le cose andavano bene dentro casa" asserisce. "Andavano bene?" chiede stupita la conduttrice, consapevole delle problematiche che avrebbero spinto la donna alla relazione extraconiugale. "Abbiamo fatto la comunione al bambino, abbiamo comprato il cane... Cioè per me era tutto normale". "Ma lei non era andata via per una settimana a un certo punto?" incalza De Filippi. "Sì purtroppo le discussioni in una famiglia ci stanno", liquida lui, dicendo che l'allontanamento era dovuto a un litigio, che "litigavamo ma sempre per cavolate".
 
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È ancora la conduttrice di "C'è posta per te" a cercare di far ragionare l'uomo, spiegando che sono due cose ben diverse tradire e trattare male una persona, comportamento particolarmente grave. Peccato che la replica sia delle più comuni: "Quindi lo sbagliato sono io?" chiede Stefano. "No, non sei tu ma nemmeno lei è sbagliata". Peccato per quegli episodi che evidentemente Valentina aveva raccontato in precedenza, che dimostrano quanto invece di sbagliato ci sia sì, ma in quella relazione e nei comportamenti del marito: la relazione tra i due si sarebbe iniziata a incrinare nel 2021, quando l'uomo ha iniziato ad aggredirla verbalmente, con offese e insulti. C'è stata, ad esempio, la volta in auto, che cita la stessa Maria De Filippi, in cui mentre Valentina era intenta a parcheggiare, Stefano ha iniziato a urlarle contro "Cogl**na, sei una donna inutile", commentando il suo modo di fare. Ancora, ogni volta che la ragazza desiderava uscire con le amiche lui la riempiva di messaggi con l'emoticon di serpenti e sempre le tre stesse parole: "Sei una serpe". E poi la "volontà" (solo sua) di comprare un cane, le volte in cui, buttando in terra qualcosa, la obbligava a raccoglierla per lui. Insomma, non proprio una storia "da favola". "Queste cose però le dice lei", cerca di giustificarsi Stefano, definendola poi "perfetta", in un tentativo di riabilitarsi di fronte al pubblico.

I commenti e la polemica sul web

Peccato che, e prendiamo in prestito le parole di Carlotta Vagnoli, che ha fatto una lucida analisi della vicenda, "Dare della scema a una vittima perché non riesce a uscire dalla situazione in cui è stata messa si chiama victim blaming. Il victim blaming è la prassi per cui la vittima viene incolpata per la violenza che sta subendo o ha subito" scrive sul suo profilo Instagram l'autrice e attivista. "La frustrazione del non sapersi allontanare dall'ambiente abusante si risolve spesso in anni di senso di colpa. E questo siparietto televisivo e social non farà altro che aumentare quel sentimento nella donna - continua Vagnoli - quando verrà fuori da quella relazione violenta. Per mandare in onda una puntata c'è un lavoro grossissimo di ricerca, stesura, produzione, impostazione della puntata e scelta di come verrà narrata e commentata in studio la vicenda. Che un intero staff non se ne sia accorto è davvero impossibile. Questa è stata una scelta precisa, ovvero quella di fare du spicci sulla pelle di una donna vittima di violenza" evidenzia arrabbiata.
@chiaraferragni♬ original sound - Chiara Ferragni
Chiara e Fedez non sono infatti gli unici ad essersi fatti sentire sui social. La relazione di Stefano e Valentina "andata in onda" su Canale 5 qualche sera fa ha destato un ampio scalpore e, a valanga, migliaia di commenti sui social network, dove la rabbia è montata nel momento in cui Stefano ha deciso di aprire la nota busta, sottolineando però di non essere ancora pronto per lasciarsi alle spalle il tradimento della moglie. Sarà tutto spettacolo, ma suona quasi come una minaccia. Se in molti hanno criticato la protagonista per la relazione sentimentale avuta con un’altra persona, alimentando una forte colpevolizzazione della vittima, Paola Iezzi ha commentato la storia con un: "Che courage!", e non sono poche le persone che invece sostengono che questo tipo di storie non sarebbe dovuto andare in onda: "Ma non si dovrebbe proprio dare spazio ad una relazione così tossica. Salvate 'sta donna". L'ampio scalpore e l'ondata indignata sui social non fanno altro che alimentare una narrazione sbagliata, stereotipata, di una questione delicatissima come la violenza stessa. Nella quale, invece di riconoscere l'urgenza di intervenire a supporto della donna, si è normalizzata la dinamica di potere tra i due, evidenziandola ma non condannandola. Un dato di fatto insomma: lei subisce, tradisce e poi, sentendosi in colpa, cerca di rimediare; lui, causa del suo malessere, del suo disagio, mai pentito non solo evidenzia quanto non passerà sopra alla vicenda, ma la riaccoglie come un padrone riaccoglie lo schiavo che ha tentato di scappare.
Quindi cosa rimane da questo triste siparietto? Probabilmente l'unico 'insegnamento' che se ne può trarre è che una delle condizioni imprescindibili per affrontare in modo efficace il problema della violenza di genere è parlarne, per trovare una soluzione che sia più ampia e condivisa possibile. Ma certo non davanti a una telecamera, davanti a milioni di spettatori morbosamente attaccati al dispositivo per vedere le lacrime dei protagonisti e magari goderne anche, portando avanti così quella cultura sessista che fa sì che, nel nostro Paese, i femminicidi siano all’ordine del giorno e abusi e violenze vengano spesso sminuiti. Perché stigmatizzare la vittima, colpevolizzarla, non ci renderà migliori, dalla parte del giusto. Ci renderà solo più cattivi.