Piacenza, Patrizia Barbieri: “Chiamatemi pure sindaco, il sessismo non si abbatte a parole”
Patrizia Barbieri, 61 anni, prima cittadina di Piacenza, è l’unica in questo ruolo nelle città sopra i 100mila abitanti
Uno non se l’aspetta, forse. Nel pieno del dibattito sulla parità di genere, la mosca bianca della politica italiana, l’unica «sopravvissuta» nelle grandi città dopo Virginia Raggi e Chiara Appendino, come dice lei in gag, ribalta ogni attesa.
«I nomi sono importanti? Io dico che sono importanti i fatti, non le parole”.
Ma molte sue colleghe e anche molte donne e uomini non la pensano così. Non le pare, tra l’altro, di andare contro un sentire comune?
«Io mi concentro sul ruolo: è un servizio, non un’immagine».
Eppure essere spesso l’unica donna non sarà facile. Fra i capoluoghi dell’Emilia-Romagna non ha colleghe.
«È così. Se sei una perfezionista, passi per la rompiscatole. Se ridi, passi per quella frivola. Se sei ferma, passi per quella rigida. L’uomo, invece, è quello preciso. Oppure il simpaticone. O, ancora, quello forte. Sa quante volte m’hanno fatta passare per l’isterica?».
Dunque il sessismo esiste.
«Ma si combatte con il merito, non con le parole. Sindaco non è mica un’offesa. È il merito che deve emergere, è indispensabile”.
“Più in generale, per una donna fare il sindaco è difficile perché coniugare impegni privati e pubblici è veramente gravoso, devi avere una famiglia che ti comprende».
Patrizia Barbieri, 61 anni, prima cittadina di Piacenza, è l’unica in questo ruolo nelle città sopra i 100mila abitanti
E la sua la capisce?
«Sì, le mie figlie sono grandi ormai, mio marito fa il magistrato (il giudice Pierpaolo Beluzzi, ha seguito Calcioscommesse e la digitalizzazione degli atti su Piazza Fontana, ndr). Sono fuori dalle sette fino alla sera tardi, ma quando dedico a loro del tempo, è un tempo unico, esclusivo. Non passa mattina per me senza andare a trovare i miei genitori. Quest’anno zero vacanze, quest’estate giusto una settimana. Ma non c’è nulla di eroico. Sono un sindaco».
E in casa parlate di politica?
«No, mai».
Lei era stata iscritta a Forza Italia, poi è uscita. E, da civica, è diventata sindaco.
«La società deve aprirsi. Il civismo è fondamentale. Fa uscire il merito. Io sono una moderata, liberale con lo spirito aperto. La mia casa è il centrodestra».
Patrizia Barbieri, 61 anni, sindaco di Piacenza (Foto Facebook)
E ora si ricandida? (Passa una cittadina, lo chiede pure lei, e Barbieri sorride, non dice no).
«Penso a fare il sindaco fino all’ultimo giorno. A breve parlo».
Ma nelle classifiche di gradimento è al top in Italia. E nel 2018 è stata inserita, unica nel Paese, nella lista dei World Mayor.
«La mia vera gratificazione sono i cittadini. Una signora mi ha fermato con garbo una mattina, raccontandomi dell’anziana madre con problemi di mobilità e di un marciapiedi rotto che le impediva di uscire. Ho subito mandato i tecnici, che hanno sistemato tutto. Serve confidenza. Bisogna sapere ascoltare. Questo conta. Sono donna, moderata, non sovranista».
Patrizia Barbieri, 61 anni, prima cittadina di Piacenza, è l’unica in questo ruolo nelle città sopra i 100mila abitanti
L’unica leader politica nazionale è di centrodestra, come lei. Giorgia Meloni. Un caso?
«Anche in questo caso penso che siano state premiate e considerate le sue capacità».
Lei è stata il sindaco della pandemia. Piacenza ha pagato un tributo altissimo al virus.
«In guerra combatti armato contro un nemico. Qui abbiamo combattuto a mani nude. Io stessa l’ho avuto, in una forma pesante. Il sindaco diventa un punto di riferimento in queste situazioni e tu hai mille preoccupazioni. A Piacenza è stata spazzata via una generazione, quella dei nonni».
Ora l’emergenza è anche sociale, quella sanitaria è più controllata.
«Da subito noi ci siamo spesi con pronto spesa, aiuti alle famiglie, poi abbiamo riaperto servizi e centri estivi. Ora dopo due anni bisogna lottare contro le disuguaglianze. Abbiamo in mano i contatti con le imprese, vigiliamo sui posti di lavoro. E poi il futuro: dobbiamo guardare ai ragazzi, ascoltarli, parlare con loro. Capire che questo momento può essere anche un’occasione, lo spunto per cambiare mentalità».